. RIVISTA POPOLARE 573 I letterati e la politica ----~·---- Quando io dico « letterati >, non intendo già soltanto quelli, che scrivono romanzi e poesie; ma, in g-enerale. tutta la gens de l,ett1·es. cioè tutte quelle persone che si occupano di letteratura, sia in qualità di critici e novellieri, sia come poeti e professori. Parlo adunque di «letterati• nel senso più largo della parola.· Sia come si voglia, critici, novellieri, e professori si trovano alquanto a disagio nella vita politica, di cni la maggior parte si occupa poco o nnlla; appunto perchè ritiene che l' uomo di lettere, -se lascia i snoi castelli in aria e va verso la vita dando nna capatina nella cosiddetta « cucina d'interessi ]a sua dignità e guasta la altrui > , menoma studiosi di lettere, l' apatia perdura ancora nella maggior parte dei letterati, e se i professori amano fare la politica d' intrighi e di corridoio, piagnucolando e raccomandandosi per l' auo1ento dei quattrini e attaccandosi alla coda di rondine di qualche superiore. a scopo di pel'venire col metodo Nasi, fanno le boccacce, 9- nando si tratta di politica seria - nell' interesse di tutta la nazione - e gridano impauriti: e Vade 1·etro, satana• oppure dicono che di tale roba non se ne occu i:-ano. Molti professori e letterati non leggono nevpure giotnali politici: stimando più opportuno imparare a memoria, puta caso, un' ode di Orazio o di chiosare per la millesima volta un verso oscuro di Dante, verso che, dopo la chiosa, diventa più oscuro di prima. (1) Dunque, nella massima parte, i letterati si occupano poco di politica e non hanno sua posa di cittadino appartenente alla città del1e Il Padreterno in Vaticano un concetto sicuro e pre - ciso sul come la cm;a pubblica dovrebbe procedere. Per essi solo esistono i classici - che leggono , rileggono e chiosano - e le visioni or liete ed or tristi dei poeti ; e con la testa µiena di favole più· o meno verosimili si trovano come spostati nella vita reale deÌ tempo. E l'esclusivismo di certuni aJTivi:t al punto che tutto fanno consistere nelle Lettere.· come Petronio - l' « arbiter elegantiae » - tutto riassumeva nel!' estenuvole. È qnesto un µregi ndi zio che fino a pochi anni fa durava abbastanza diffuso tra la gente di Jettere; e anche il prof. Nicola Misasi, noto romanziere dei briganti calabresi, la riconformava in parte ::;ulle colonne del J.l!fattino, uianifestando il sno orrore per i propositi espressi nell'ordine del giorno BarbHgallo-Garoglio, al Congrosso dei profes ·ori secondarii, a Roma. I fieri propositi dei congressisti si rid11cevano a questo: i::;crivere la Federazione degl' insegnanti alla Camera del Lavoro e appoggiare, nelle elezioni politiche , i. candidati democratici. Ma ,,_ tica, reputando un' azione morale o immorale secondo che risponq.eva o no alle leggi di essa. ciò non andò a sang11e del prof. _Misasi , il quale, p11r avendo chi sa quante volte inneggiato dalla cattedra al « lavoro > e alle mani « in- - Sono Iddio e vorrei parlare col mio ministro. Ma pur tuttavia parecchi si occupano di politica, anche per nec~ssi tà professio - nali, specie se si tratta di critici e professori; e allora il principio, che abitualmente ·accettano, è quello - Mi dispiace, caro signore-, ma qui non si può entrare coi piedi nudi! calli te > , affermò che i professori si degrada vano scendendo allo stesso livello degli operai, persone rispettabili, senza dubhio, ma pur sempre tant.o diverse dai professori per educazione e· coltura. Così il " lavoro » e le « mani incal - lite» - a cui i lettera.ti inneggiano dalla cattedra e -negli scritti - diventano nella pratica cose da fuggirsi, non solo in forza del pregiudizio detto sopra; ma anche a ragione della mentalità speciale, del!' abito e dei sentimenti psichici , che l' assiduo studio esclusiva men te letterario forma nei critici e nei romanzten. Ora questo pregiudizio dei letterati va 1~erdendosi, e critici e professori - sull' esempio deJle masse . che pnr qualche cosa hanno insegnato e potrebbero insegnare ai letterati - pigliano anch' essi la corsa verso la politica. Ma l' assenteismo è ancora diffuso negli (dall'Asino) della reazione , colla scusa dell'ordine . e .dell' imperialismo ad oltranza col pretesto delle gonfiature patriottiche. E ciò è corrispondente alla mentalità speciale, che si forma nei letterati. L' Ramon scriveva nel suo libro Psychologie de l'a,uirchiste-socialiste che lo spirito d'esame e di critica - derivato morfologico della tendenza alla rivolta - si manifesta nella maggior parte degli nomini dediti alle scienz.e, alle lettere e alle arti. Senza dnbbio uno scienziato, un letterato e nn artista deve avere l' intelletto largamente predisposto all' esame e alla critica, perchè un esperimento o una ricerca scientifica e perchè un O) Fin dall'Università i profossori si educano all' assenteismo. Così gli studenti di lettere , che s' occupano di politica, s0n0 p::>chie tra essi i socialisti e i repul-iblicani sono addirittu1·a 1•a,ra, a,vis e costituiscono "la gente che non vuol far carriera,,: abbondano i preti borbonici e temporalisti.
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