• RIVISTA POPOLARE 555 tare in una falsa situazione, giustiftcando equivoci di non lieve ent.ità. e - stieno sicuri i riformisti - dinastia e borghesia saranno contro di loro. Assai sovente si è ribattuto intorno all'a,mona1·chismo dei riformisti, per intrattenercene a lungo, specie in qnesta Rivista , nella quale spesso se ne indugia, con la nota competenza ed energia, l' illustre Direttore. L' on. Turati è costretto a ricorrere ai più sottili sofismi per sostenere la sua tattica definita amona,,chica ed il sno rartito deve a tale tattica, destituita d'ogni fondamento, il giusto rimprovero di rinnegare così le proprie finalità. Osserva il Turati che non conviene dichiarare guerra alle attuali istituzioni politiche dinastico-borghesi, finchè .... guerra non sia da esse dichiarata. Ora se e il Rocialismo non si potrà, in via definiti va adagiare nelle istituzioni politiche borgh!lsi » , pare a noi non e possa, tn tta via, per un certo tratto del suo di venire, non trovarsi in aperta e immediata opposizione con esse» (1) o quasi. Per lo meno, occorre affrettare tale stadio tran-- sitorio, ove si debba subire, se non si vuole ritardare l'avvento di quelle forme istituzionali politiche insieme all'attnazione delle idealità più elevate. Già, i preposti interessati sostenitori delle attuali istituzioni dinastico-borghesi non sarebbero così ingenui da camminare a braccetto con i fautori della abolizione di esse, se l'opera comune all'abolizione davvero conducesse. E poi 1 come mai in Italia è sostenibile la tesi del Turati, se le attua.li istituzioni non consentono quasi neanche l'attuazioue delle più prossime idealità attuali? Come p11òdalle istituzioni attendersi la dichiarazione di guerra, se non si attaccano di fronte e persistentemente per la riduzione delle spese militari e delJe liste civili, l'abolizione dei dazi doganali, la riforma . tributaria, tendente allo alleviamento dell'onere tributivo delle classi diseredate ecc. ecc. ? Tutto ciò: - è vero - l'on. Turati ha formulato anche testè nell'ordine del giorno presentato nella convocazione del gruppo parlamentare socialista del 16 ottobre; ma tutto ciò non potrà integralmente ottenersi all' ombra delle vigenti istituzioni. Che se anche tali riforme i radicali - i quali prescindono dalla forma di governo - propugnano, noi riteniamo ingenua la pretesa; nè sapremmo delimitare fin dove, per numero e per misura, le suddette riforme saranno consentite dalle vigenti istituzioni. Ma v'ha ancora di più. Nelle più recenti polemiche tra radicali e riformisti, questi 11ltimi, nello sforzo di far rifulgere un carattere differenziale che dai primi li distingna, pretendono affermarlo nella lotta di classe, propri a, essi asseriscono, dei social i s ti. Ora, cosi essendo, è mai ammessibile che le istituzioni dinastico-borghesi consentano quella lotta che dinastia e borghesia ferisce in pieno petto? Le riforme propugnate dall' on. Turati debbono ottenersi dando all'azione del proprio partito un carattere specifico, inspirandosi, cioè, al principio della lotta di classe, differentemente dal modo come i radicali sono autorizzati a lottare. Ed allora: o le istituzioni dinastico-borghesi consentono la lotta di classe, ed in tal caso è evidente che la lotta di classe si fa per burla: o si fa sul serio (1) Confr. C1·it ica ,'iociale cit. p. 197. Ecco, dunque, la necessità di uscire dà quell'amonm·chismo che tanto danneggia i riformisti, attirando loro l'accusa di far l'occhio di triglia ai portafogli. Ma si dirà: mirando, nel carattere politico della lotta anche alla forma di governo conviéne sperdere le proprie forze, racchiudendosi in una pregiudiziale che paralizza l'azione economico-sociale? Ecco l'errore: Pregiudiziale mai ! e Un partito che per amore del la sua concezione toerica - dice bene il Groppali (1) - si isola dalla realtà e si condanna a vivere prigioniero delle proprie formule, è un partito che non ha più ragione di esistere 1;. E poi, la lotta per le istitnzioni non deve mai disgiungersi da quella per le riforme economico-sociali , così come mai devesi disgiungere forma da sostanza. Ben si ribella il Turati al Groppali a tal proposito, riaffermando che, tanto filosoficamente quanto economicamente e politicamente, forma e ::sostanza « non sono due reali distinti, ma due aspetti, due atteggiamenti necessariamente corrispondenti dello stesso inscindibile reale>. Il separarli, il considerarli l'uno indipendente dall'altro è affatto arbitrario ed erroneo (2) ,. . Dunque la lotta per strappare alla c·asse dominante riforme economiche e sociali, deve, ad un tempo, mirar~ con specifico carattere alla riforma e trasformazione delle istituzioni politiche. Ed in ciò non bisogna mai perdere di vista l' altro canone di politica così bene formulato da Groppali (3): « I partiti non devono mai perdere il contatto con la vita vissuta e devono , continuamente trasfo1·mandole, adattare le proprie formule alla realtà, e non sagrificare questa a guelle >. I repubblicani, in Italia, possono benissimo ingaggiare la lotta per le riforme economiche e sociali senza il menomo pregiudizio del loro programma politico, relativo alla riforma e trasformazione delle istituzioni. Lo dimostrano tutti i giorni gli on. Colajanni e Pantano, che mai sterilizzarono una sola volta, l'opra loro in una vacua pregiudiziale formalistica. Diciamo ancora di più : poichè in politica tutto è opportunismo e relatività: 1.1oicrediamo che al governo possano partecipare anche uomini politici, i quali ,mirino sul serio alla trasformazione della forma di go verno, ove - beninteso - venissero accettati. Non ci stupiremmo della tendenza di un socialista riformista di afferrare un portafoglio. ove ciò si faccia - ipotesi as3urJa - col tenace e purissimo intendimento di dare precipuo impulso all'opera evolutiv-i sociale tanto dal lato sostanziale ( riforme economiche) quanto formale (trasformazione delle istituzioni) E molto si potrebbe aggiungere s•t tale argomentazione, se il dire non si facesse troppo lungo. Concludendo, i riformisti, pur mirando all'attuazione di nn programma - che è parte del proprio - comune coi radicali dovrebbero da qnesti differenziarsi per il carattere specifico della lotta, là, ove essa la richiede, in qnanto che dovrebhero tendere ad un tempo, e alle (1) op. cit. pag. 1. (2) op. cit. p. 197. (3) op. cit. p. 2.
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