RIVISTA POPOLARE 527 di malcontento e un impulso pericoloso a disfare, ma che in esse e nei loro capi manca la coscienza di un fine positivo ed immediato da raggiungere. Onde quel vasto movimento finì in un mare di chiacchiere e climostrq la propria inanità. I meno .avvantaggiati ne escono i lavoratori organizzati, di cui fu resa manifesta la impotenza di fronte alla massa amorfa, e ne escono i rivoluzionari di professione, che a tutto si chiarirono inetti salvo che a vociare e a scrivere frasi grossolan.amente odiose, rafforzando, col mostrarsi civilmente inferiori ad essi, quei poteri che volevano abbattere o sminuire. Così l' opera di cotesti rivoluzionari ebbe per immediata conseguenza di stimolare lo spirito di conservazione sociale, come - a non citar altro - si vide a Milano con gli applausi per gli arresti degli ultimi ·giorni, e l'adunanza degli esercenti ed industriali; a Venezia con la protesta del sindaco e il rifiuto dell' on. Fradeletto di aderire· alìa protesta del Gruppo parlamentare democratico; a Genova con la sottoscrizione ·aperta per i militari, che tennero in freno le turbe tumultuanti. Non ostante le grandi frasi di (< esperirnento rivoluzionario >) di « dittatura proletaria )) ecc., con cui tentano soffocare la coscienza della propria sconfitta, cotesto << sciopero generale » pensiamo che ai suoi varì promotori abbia tolto di testa l' idea di ricorrere altra .volta ad arma cosi pericolosa, -se pur non siano pazzi da catena. Tutto questo che siamo andati scrivendo con la nostra abituale indipendenza di giudizio , e quali che siano i torti dei politicanti che hanno avuto mani in pasta in quel movimento, non deve dispensare le classi dominanti e gli uomini del governo dallo studiare ed attuare i modi di toglier via il malcontento e il fermento rivoluzionario che per cause molte esiste nelle masse lavoratrici. Il programma di mera libertà negativa, con cui è durato a vivere il ministero Giolitti, non basta , tanto più quando così spesso rendonsi necessari fatti di cruenta repressione, come quelli onde ha tolto b spinta il recente sciopero. Il programma di libertà ha da essere iute-grato da quei provvedimenti d' indole sociale ed economica , che migliorando le condizioni di esistenza del proletariato, ne rendano possibile una meno imperfetta educazione politica, una più sicura fiducia nella propria azione civilme·nte esplicata nell'arringo politico e nella competizione delle classi sociali per il maggior progresso proprio e del paese. Se il popolo d' Italia ritorna all' anarchismo originario, dobbiamo avere il coraggio di confessare che la colpa di tale reversione è imputabile a ben più vasto ordine di persone e di cose che non siano pochi agitatori arrabbiati ; la colpa è un po' di tutti e a tutti incombe il dovere di porvi riparo. (La Vita Internazionale, 20 settembre). ♦ . ]. 'IJourdeau: Il Congresso dl .Amsterdam.- Diverse cose lo resero interessante; l'intervento di un marxista giapponese, di un indiano, dei rivoluzionari russi; ma sopratucto h discussione tra Bebel e Jaurès. Non c'erano proletari ; o se vi erano avevano l' aspetto di grossi borghesi. Dal Congresso emerge che il movimentù socialista si svolge in due direzioni: dal basso in alto, cioè dai sindacati coll' arma degli scioperi e dall'alto in basso coll'influenza che i politici socialisti acquistano nella municipalità, nel Parlamento. Il socialismo politico e il socialismo teorico sono di origine borghese. Le organizzazioni socialiste francesi sembrano debolissime comparate a quelle straniere. I gruppi di Guesde e di Vaillant non contano che 16000 membri paganti ; hanno fatto eleggere 13 deputati e le loro candidature hanno raccolto 487,000 voti; i jauressisti non sorpassano 8500 membri organizzati, ai quali appena si possono strappare 30 centesimi all' anno; malgrado ciò essi hanno ottenuto · 406,377 voti, e più di trenta seggi alla Camera Jei deputati .•.. Il rev1s1onismo in Francia ha trovato la sua più vigorosa espressione. (Revtte des Deux Mondes, I 5 settembre). ♦ Jean Garnès: La protezione internazionale clel lavoratori. - Si sente la necessità di unti. unità più alta· che le unità par~icolaristiche degli Stati. L'unità in materia di legislazione operaia o almeno l'armonia interna donale s'impone sempre maggiormente. L'opera di protezione legale dei lavoratori non si sviluppa, negli Stati industriali, che stentatamente. I codici operai nascenti soffrono perchè sono nazionali, poichè misure per le quali potrebbero perfezionarsi e completarsi diventano nocive per la nazione che s:irebbe sola ad adottarle. Nessuno può o vuol prendere l' iniziativa di un miglioramento; molte riforme operaie impongono grnvezze alle industrie. Occorre perciò per adattarle esser certi che le adotteranno anche i concorrenti stranieri. In altri termini occorre procedere con un' intesa internazionale e con riforme simultanee. E questa intesa. si propone di realizzare _l' Associazione internazionale per la protezione legale dei lavoratori, giovane società nata nel 1901 dallo stesso movimento che produsse nella Svizzera l'Ufficio internazionale del lavoro. Molti Stati la sovvenzionano ed inviano delegati ai suoi congressi quantunque sia d'iniziativa e di carattere privato ; tanto che può dirsi che il suo prossimo congresso a Basilea avrà quasi carattere d'un atto diplomatico. Il suo prossimo congresso, il terzo, dovrà discutere di cose interessantissime. Prenderà risoluzioni definitive io ciò che concerne i due problemi della interdizione del lavoro n~tturno alle donne e quell<, dell'abbandono da parte dell' industria della biacca e del fosforo bianco. Si è di accordo nei due cast sulla urgenza di proteggere la salute e la vita degli operai, minacciate da pratiche detestabili ed inutili : resta solo ad intendersi sui mezzi da adottare. Tutti sono di accordo nel voler sopprimere il lavoro notturno dell~ donne. Proteggere la donna significa proteggere il fanciu~lo, significa rendère possibile l' esistenza normale della famiglia operaia. Dovunque fu soppresso il lavoro notturno le operaie trovarono da lavorare di giorno, quindi non regge l'obiezione di coloro che dicono essere impossibile per le donne di trovare altre occupazioni. Nè è a parlare di libertà per un essere adulto e ragionevole di lavorare come e quando meglio vuole. Nel Congresso di Colonia fu ammessa la soppressione: la commissione che ~ovrà riferire nel prossimo congresso su questo argomento è incaricata solo ài « r-icercare i mezzi di introdurre questa interdizione ed eventualmente di esaminare come le opposizioni che esistono ancora contro tale soppressione potrebbero essere tolte». Attualmente la situazione internazionale è la seguente: La Svizzera ha completamente abolito il lavoro notturno delle donne; l'Inghilterra, l'Austria, la Germania, l'Italia, la Francia, i Paesi Bassi quattro degli Stati Uniti ( Indiana, Massacbussets New Jersey e New- York) lo interdissero sul principio, ma lo tollerano; gli altri Stati non hanno nessuna legge al riguardo. Quindi da una parte bisogna spingere gli Stati fin qui refrattari ad ammettere il principio dell'interdizione e dall' altra occorre ottenere nei paesi che hanno regolata la cosa a sopprimere tutte le eccezioni tollerate. Queste eccezioni sono del resto risultato di necessità artificiali. In queste tre industrie in cui è permesso il lavoro notturno in opifici a fuoco continuo, piegatura dei giornali, pulimento delle lampade dei minatori , è· facile sostituire l'uomo nel primo caso, le macchine nel secondo, ed un aumento di lampade nel terzo. Nelle industrie dette di s_tagione, mode , confetture, conserve alimentari ecc. basterebbe sacrificare i capricci della clientela nelle industrie riguardanti
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