.. RIVISTA Po POLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al P&rlamento) Esce in ·Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia; anno· lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: O01·so Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI ~uuo X - Num. 19 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Ottobre 1~04 SOMMARIO: N.oi: Gli avveulmentt e g·Ji uomini: (L'Estrema nell'imbarazzo - Per la difesa della italianità - 11 malcontento delle Puglie pel nuovo trattato di commercio coll'Austria-Ungheria - I Doukhobors. Dall'antimilitarismo alla follia - Ancora· de~ krumiraggio degli italiani in Germania - N. C. : Achille Maiocchi) - La Rivista : Scioperi .... e scioperi (Constatazioni di Ferri. Esempi della Germania. Logica di Bebel) - Georges Weulersse : Il pericolo giallo - Dott. N. Colajanni : Errori ed illusioni dei liberisti italiani: L'emigrazione e il regime doganale ;_ Vittorio Palmari : Come si amministra la giustizia in Italia - Fabio Luzzatto : I giudici delle paghe - N. N. : Quistiçme ferroviaria - Le nostre colonie: Per una « più grande» Italia - A. Agresti: ltassegna scientifica - lUvtsta delle Hlviste: Sdopero o Rivoluzione? ( Vita Internazionale) - Il Congresso di Amsterdam (Re-vuedes Deux :M.ondts) - La proteiionc internazionale dei lavoratori (L' Européen) - Le colonie agricole italiane nell' America del Nord (Nuova Antologia) - La questione delle abitazioni in Prussia (Socialistische Monatshefte) _:, I miracoli della vita (Die Zukunjt) - Recensioni - Illustraztonl nel testo: . . . GLI . ftVVENI/1.ENTI e GLI ·uoMINI L'Estrema nell'imbarazzo - Il presidente Biancheri non ha accolto la domanda di convocazione immediata. della Camera. La risposta era preveduta e non ha sorpreso alcuno. . Ohe cosa farà l' Esl'rema vedendo respinto quel mimininum dei suoi desiderata, eh' era concentrato nel1' ordine del giorno Pellegrini? Noi non possiamo anticipa1:e la risposta perchè la riur1ione plenaria dei tre gruppi è fissata pel giorno 16. Abbiamo detto plenaria per modo di dire, perchè argomentando dalle varie manifestazioni che sinora si sono avute pare che i: 1·adicali brilleranno per la loi;o assenza e i 1·epubbli-· cani vi saranno poco numerosi. Pei 1·udicali, a parte le note manifestazioni di ll1radeletto, di Sanarelli, di Mangiagalli e di altri è significante la lettera di Rampoldi, spirito largo ed equanime, che pur si è levato contro Sacchi perchè non accentuò il suo biasimo contro lo sciopero generale. I 1·epubblicani non potranno esser neppur essi contenti a continuare la loro solidarietà coi socialisti, che per mezzo dell'Avanguardia hanno dichiarato sprezzante mente in quale conto li tengano. Ma l' Avangna 1rdia é forse il partito socialista parJementare? Cosi non dovrebbe esse1·e ; ma cosi è· e noi saremmo molto sorpresi se vedessimo Enrico Ferri sot~rarsi all'egemonia del triumvirato, Labriola, Lazzan, Braccialarghe. . Tutto ben ponderato la riunione plenaria dell' Estrema il giorno 16 si ridurrà a quella del gruppo socialista con qualche solitario repubblicano e radicale. Ma anche da solo il gruppo socialista si troverà più imbarazza to che mai e le sue proposte saranno prive di autorità: non potrà parlare di dimissioni in massa e non potrà minacciare l'ostruzionismo. Potrebbe .assumere una vigorosa attitudine rivoluzionaria ; ma non lo vorrà. Non lo vorranno .i 1-ifO'rmisti perchè dalla rivoh1zione rifuggono per convinzione ; non lo vorranno i rivoluzionari perchè sono rivoluzionari .... per burla. Un socialista ben noto, che vive in .Roma e che ha ammirazione ed affetto per Earico Ferri dice che gli uomini del suo, gruppo costituiscono la coniglie1·a 'rivoluzionaria. E poi si tenta una rivoluzione senza un obbiettivo? E i rivoluzionari della coniglùrra l'obbiettivo non l'hanno: non è la repubblica, perchè essi credono che tale sciocca anticaglia non valga la vita di un solo proletario ; non è il collettivismo perchè Enrico Ferri nel suo bellissimo articolo dell'Avanti I ha espresso il convincimento che lo vedranno solo i figli dei figli dei nostri figli .... Ah! si tènterebbe la rivoluzione per ottenere un cambiamento-di ministero .... e per fare uscire l' Est1·ema dall'imbroglio, in cui si è ficcata?! Sarebbe la grande novità di qnesto principio di secolo. ♦ Per la difesa della italianità. - Parecchi giornali si sono occupati della relazione dell'on. Oolajanni al Congreéso della Dante Alighieri senza averla letta, ma in base ad accenni monchi ed inesatti , che ne furono dati immediatamente. · Su questi accenni una rivista battagliera., che abbiamo lodato molto per la sua franchezza e per la mancanza d'ipocrisia, Il Regno di Firenze, ha voluto ricamare questo commento : e Tutti quelli che han saputo leggere ed han voluto capire la relazione dell' on. Oolajanni - relazione appena a~pena. commentata da una solitaria protesta e, -in generale , accolta aa fervorose approvazioni - han compreso che ari.che la Dante Alighieri muta strada, e si mette al servizio delle cosiddette correnti dominanti della pubblica opinione. ~ e La· proposta dell' on. Oolajanni è semplicissima e sembra logicissima: egli osserva-con quella particolar tenerezza per le cifre che lo distingue-che l'emigra- , zione italiana nelle Americhe, e soprattutto negli Stati Uniti del Nord, è infinitamente più numerosa ed importante di quella che s'indirizza al Levante e all'Egitto. Ora sembra, e l' on. Oolajanni l' ha dimostrato con grande liberalità di cifre, che i mezzi e l'attività della Dante Alighieri impiegati nel levante e nell'Egitto siano_proporzionalmente assai maggiori di quelli dedicati all'emigrazione nel nord America. • « Tutto ciò sembra, io dicevo, molto semplice Q · logico; e ragionevolissima sembra la richiesta di modificare in conseguenza il bilancio. Ma tutto ciò nasconde un tranello , il solito tranello : si tratta di distrarre l' attenzione dell'Italia da quelle terre, nelle quali un
506 RIVISTA POPOLARE attività commerciale o coloniale troppo intensa potrebbe, in un lontano avvenire, trascinarla a un'azione politica e militare. Questo tremendo pericolo non esiste per l'America del Nord ; bisogna dunque indirizzare tutte le nostre energie a quel paese, e dimenticare la tradizione veneta e genovese del Levante e non esagerare - la parola è del relatore - l'importanza delle nostre colonie in Egitto. Le cifre son tutto per l' on. Colajanni e compagni: la storia non conta. » « E_ cosi è di tutte le nostre attività: che fin q~ando rimangono fra pochi individui di buona volontà - com'era la « Dante » fino ad alcuni anni or sono - possono ispirarsi ad intenzioni' energiche e ad un virile amor di patria; quando poi confluiscono nel lento e -melmoso fiume della nostra vita pubblica si lordano della comune viltà e si gravano della sonnolenta pigrizia che e' impedisce di vedere più in là di una spanna. > Passiamo sopra all' ultimo periodo, che non può riKUardare l' on. Colajanni , che ai giovani del Regno può ricordare , non le chiacchiere , ma i fatti ispirati ad intenzioni energiche e ad un virile amor di patria. E i fatti crediamo che valgono un poco di più delle chiacchiere. Veniamo ai commenti sulla Relazione Anzitutto si noti che la Relazione si occupava del1' Emig'razione e delle scuole italiane all'estero. Occuparsi della _emigrazione segnava un nuovo indirizzo per la Dante? L'on. Colajanni avrebbe potuto esserne lusingato, tenendo conto anche della accoglienza entusiastica avuta dalla sua relazione ; ma pur troppo il merito di aver fatto opera di novatore fortunato non gli spetta : senza citare il Pullé, eh' è un eterodosso, il Galante e tanti altri, basta rammentare che Pasquale Villari nei suoi magistrali discorsi per la inaugurazione dei Congressi della Dante Alighieri all'emigrazione accennò con simpatia viva; e l'opera del sodalizio si svolse in tempo non remoto a benefizio del1' emigrazione temporanea , specialmente in !svizzera. ·Esorbita o degenera la Dante occupandosi della emig'razione? Ecco qua: obbiettivo precipuo, essenziale, unico della Dante Alighieri è que1lo della conservazione e della diffusione della lingua nostra, della nostra coltura, della italianità. Non è dunque suo compito, suo dovere indeclinabile quello di difendere la lingua, la coltura, l'italianità degli emigrati, di quattro milioni d'italiani, che vivono all'estero? Non pare che ci possa cader àubbio su tale compito. E che la lingua, la coltura, l' italianità di quei quattro mlli01ri d' italiani corrano gravi pericoli , l'on. Colaj:mni dimostrò con quella copia di cifre e di fatti , che immediatamente dette ai nervi del signor Riccardo Forster e più tardi a quelli degli scrittori del Regno; ma che convinsero le centinaia di delegati della Dante. I quali in minissima parte dividevano gJ'ideali politici dell'on. Oolajanni, eppure fo ascoltarono con religiosa attenzione per circa due ore e mezzo e che lo interruppero soltanto per applaudirlo calorosamente. Rileviamo alcune inesattezze. Non è vero che .l' on. Colajanni· abbia proposto che la Dante volga la sua attenzione all'America del Nord; invece raccomandò che essa si curasse maggiormente dell'Europa e dell'Africa e sostenné che lo Stato provvedesse più efficacemente alle colonie italiane, nemmeno del Nord, ma del Sud; e con particolarità di quelle del Brasile e dell' Argentina. E' vero, però , che egli deplorò che lo Stato - non la Dante-per le Scuole italiane all'estero spenda 900 mila lire all' anno nel bacino del Mediterraneo dove non sono neppure 150 mila italiani - i 38 mila italiani dell' Algeria non contano perchè nulla hanno speso per essi la Dante e lo Stato; e il governo fran-· cese nulla forse permetterebbe che si spendesse - e non spenda neppur 300 mila lire in America dove vivono oltre 3 milioni d' italiani .... Oh! scagliatevi pure _co~t~ola l~gic~ delle cifre o colleghi del Regno .... Noi viviamo sicun che essa quando vi passerà l'uzzolo di attaccare chi ha la colpa di sostenere ideali diversi dai vostri finirà col lasciarvene convincere. Nutriamo tale fiducia perchè non vi supponiamo in mala fede. Ma gli scrittori della Rivista fiorentina, con:e qualche voce solitaria nel Congresso della Dante, vorrebbero che la sperequazione nella politica scolastica dello Stato - non della Dante _: perdurasse solo perchè nel Levante e' è la tradizione veneta e genovese .... E perchè non mettere in conto anche la tradizione latina, che c'imporrebbe l'obbligo di occuparci di tutta l'Africa bagnata dal Mediterraneo , di una parte dell' Asia, e · di quasi tutto il continente europeo e della Grati Bretgna? Via!· smettiamola con questa retorica che se non è pericolosa è poco seria. E' la storia, cui bruciano il loro migliore incenso i colleghi del Regno, che insegna che gli obbiettivi e il Jampo di azione sua si spostano continuamente. Così avviene che gl'italiani che sino a cinque secoli fa esercitavano una grande influenza nel Levante ora ve ne esercitano una minima; invece potrebbero ·esercitarne una assai considerevole nel Brasile e nell'Argentina. Che razza di politica dovrebbe essere quella che dovrebbe avere di mira la difesa degli italiani dove non sono e dove si vorrebbe che fossero per trascurare quella degli italiani dove realmente si trovano, noi non riusciamo a comprendere ... Certo non è la politica, che può venir fuori dalle storie di un certo Macchiavelli , che passò per il primo positivista, che teneva in gran conto la realtà e i fatti e che non dispregiava le cifre .... Gli scrittori del Regno , sinceri come sono, però , non nascondono le loro recondite intenzioni e lasciano intendere chiaramente che vogliono spiegata l' azione della Dante nel Levante - e quali g-randi cose potrebbe operare coi mezzi copiosi di cui dispone!? ... - nella speranza che possa trascinarvi l}Italia ad un azione politica e militare. Alla buon ora! Ma anche questo punto di vista non trascurò l' on. Colajanni ed amante com'è delle realtà e della sincerità consigliò coloro che nel Levante volevano cercare que'relles d' Allemands a non mandarvi maestri ed aprirvi scuole tisicuzze , ma di preparare navi e cannoni. .. E i pochi militari eh' erano nella sala del Congresso allora non contenti di applaudire a squarcia gola levarono le braccia in alto, agitando nervosamente i berretti. Un ultima parola. Gli scrittori del Regno vorreb bero mettere in contraddizione le cifre colla storia. Noi mentre possiamo assicurarli che i' on Colajanni è un modesto e appassionato cultore di stndi storici e che non. presume molto dalle sole cifre, vorremmo avere sufficiente autorità per richiamarli alla giusta valutazione dei rapporti tra le une e l' altre. Una storia contro le cifre non si capisce neppure; una storia senza cifre non appartiene più ai tempi nostri; Se gli storici antichi non ne fecere largo uso, ciò si deve al fatto che essi poche, pochissime ne avevano sottomano; e come raccolte! Gli storici moderni, che volessero farne a meno non sarebbero presi sul serio e seri ve- ·rebbero dei libri che dal punto di vista scientitit;o verrebbero considerati come lavori romantici, che dei buoni romanzi non avrebbero le speciali attrattive. ♦ Il malcontento delle Puglie· pel nuovo trattato di commercio coll'Austria-Ungheria - Cresce il malcontento nelle Puglie per la conclusione del trattato di commercio coll'Austria-Ungheria e soffiano nel fuoco alcuni interessati e l'Avanti I che rivol8e accuse assurde contro i negoziatori italiani ed accampa pretese che si spiegano soltanto· colla follia liberista, da cui sono dominati alcuni suoi redattori.
RIVISTA POPOLARE 507 Non abbiamo spazio a sufficienza per occuparceue oggi ; ma ritorneremo di proposito sull'argomento interessante nel prossimo numero. ♦ I Doukhobors. Dal11antimilita1·ismo alla follia - Iu questa nostra rivista, nei suoi prillli anni. di vita 1in arti<.:olosimpatico fu cousacrato da G. Bucco a questa setta religiosa, da cui potrnbbè dirsi che è derivato il tolstoismo o la dottrina della non 'resistenza. I contadini russi che si chiamano doukhobors odiano le armi e la guerra e non ci fu modo di sottoporli alla coscrizione militare. Ma essi non erano ribolli : non opponevano resistenza ai giudici e alla polizia; si lasciavano condannare ed arrestare pacificamente. Non odiavano lo Ozar, non combattevano il governo; perciò il governo più autocratico e più intollerante del mondo finì col rispettare q uest,i singolarissimi eretici e li lasciò emigrare in America, anzichè deportar I i in Siberia. I douk.hobo1·s emigrati nel Oanadà sotto l'occhio benevolo delle autorità politiche formarono delle comunità pacifiche. Con accanimento silenzioso dissodarono le terre loro concesse, coltivarono delle virtù pastorali e divennero un popolo semplice e puro. Ma cominciarono a dar segni di alienazione mentale quando per eccessiva zoofilia , per risparmiare gli animali , essi stessi si attaccarono ai carri. Fecero in questa loro qualità di vice-animali le spese dei giornali illustrati; ma poi si tacque sul loro conto. Ora si riparla dei Doukhobors perchè essi per ragioni mistiche incomprensibili dalla comune dei mortali si rifiutano di vestirsi e camminano nudi per le strade .... Il Canadà forse sarà costretto ad espellerli essendo sca.rsa la speranza di convincerli. Dove andranno? Per loro pare che ci voglia oramai un gigantesco manicomio. . ♦ Ancora del crumiraggio degli italiani 1n Germania.. - Avevamo per debito di lealtà, accennato ad una smentita che il Dottor Caselli, direttore della Pat1·ia di Friburgo, aveva mandato alle corrispondenze da Berlino alla Tribuna ed agli articoli delP Ope1·aio italiano della stessa Berlino, sull'accusa cui eravi fatta segno l' Ope1·a di, assistenza di Monsignor Bonomelli di essersi messa ai servizi dei capitalisti e degli imprenditori svizzeri e tedeschi fornendo loro e accaparrando c1·umù-i italiani, che dovevano sostituire i la.v:oratori tedeschi in isciopero. Ritorniamo sulla q11istione che tanto interessa i lavoratori italiani e il buon nome d' Italia per notare che nell' Ope1·aio italiano del 24 -Settembre e nalla 'lhbuna del 3-4 ottobre c'è una risposta precisa e documentata alle difese del Caselli. E' tale che la 'Tribuna, che non è poi l'organo dei socialisti, invoca un'inchiesta per mezzo dei nostri consoli; tanto più necessaria, ,soggiunse l'autorevole giornale di Roma che l' Opera di assistenza di Monsignor Bouomelli è sussidiata dal Commissariato italiano per l'emigrazione. Ben venga l'inchiesta; ma praticata per mezzo dei consoli riuscirà alla giustificazione dei clericali, se non altro per fare dispetto ai socialisti. Questa discussione, intanto, servirà a. mostrare che avevano. ragione gli on. Cabrini, Colajanni e Pantano che nell'ultima discussione sul bilancio del Commissariatò proposero e sostennero la cancellazione del sns-- sidio di L. 20,000 all' Ope1·a del Bonomelli. La Camera ingannata dalle apparenze filantropiche invece lo portò a L. 35,000. Bene impiegato il prodotto delle tasse pagate dai poveri emigranti ! Nor ♦ Achilla Ma.iocchi. - Noi non siamo teneri per i monumenti e per le necrologie; ma sentiamo ,il bisogno, anzi il dovere, di consacrare poche parole a oerte figure, che scompa.iono, special mente se vissero modesti. integri e furono esempio vivente di fede inconcussa in un ideale, di carattere adamantino. Tale Achille Maiocchi morto a Torre d'Isola (Pavia) ad 83 anni. Crebbe nella fede di G. Mazzini; fu tra i preparatori delle cinque giornate di Milano nel 1849; tra i difensori di Venezia nel 1848-49 ; tra i cacciatori delle Alpi nel ·1859; tra i Mille di Marsala - e fu sempre e dapertutto valoroso e lasciò un braccio a Calata fimi. L'eroico mutilato venne elettù deputato di Borghetto Lodigiano - un collegio delle tradizioni veramente democratiche - 11el 1876; da Milano nel 1886. E alla Camera continuò l'opera iniziata sui campi di battaglia sempre pronto a difendere la libertà e tutte le cause giuste; tra le quali quella della Nazione m·mata, che sostenne anche dalle colonne del Secolo. Ci fu sempre amico sincero e caloroso e per lui sarà sempre la nostra ammirazione e il nostro affetto. N. O. 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 li lii I I I I I IIII I IIIII Per un disguido postale non ci sono giunti alcuni stelloncini e te riviste delle riviste inglesi. 111111111111111111111111111111111111111111111, 11111111111111111111111111111111111111111111 Scioperi .... e scioperi (Constatazioni di Ferri - Esempi della Germania Logica di Bebel). Le discussioni nella riunione deJ l'Estrema sinistra del 21 settembre furono contrassegnate da alcune constatazioni di Enrico Ferri tanto oneste quanto interessanti, .sulle quali non volemmo accennare nell'articolo: L' Estrtnia nell'imbarazzo pubblicato nel numero precedente della 7.?J,vista, perchè le ritenemmo meritevoli di un' apposita trattazione. QueJle constatazioni hanno specialissima imp~)ftanza perchè la loro valutazione è superiore agli interessi contingenti dei vari partiti e dovrebbero suggerire criteri diversi da quelli prevalsi di ordinario nel giudicare degli avvenimenti ed una tattica alquanto diversa da quella seguita e raccomandata sistemati.:amente dai socialisti italiani; e con particolarità dai rivoluzionari, di cui è capo nominale il Direttore dell'Avanti ! L'importanza di quelle constatazioni" dovrebbe imporsi a tutti i partiti ; poichè esse inducono a ritenere che certi avvenimenti, sotto la monarchia e sotto la repubblica; col ministero Giolitti o col ministero Sonnino o co:1 uno presieduto da un qualsiasi radicale potrebbero ripetersi con dolorosa uniformita, che non sarebbe spiegabile se, presentandosi sotto istituzioni e con uomini diversi, delle medesime constatazioni non si tenesse il dovuto conto. Enrico Ferri; adunque, in quella riunione, dopo avere stigmatizzato fieramente e giustamente l'uso delle armi, che con tanta frequenza si fa dalla forza pubblica contro le masse lavoratrici, specialmente nei conflitti fra capitale e lavoro , i fermava su questa circost,inza ; gli eccidi sono frequentissimi nel Mezzogiorno e in Sicilia , ben rari nel Settentrione. Infatti nella serie non breve e dolorosa di episodi tragici , di cui tanto si discute ora e che provocarono la prima prova di sciopero generale, Candela, Giarratana , Torre Annunziata ecc. ecc. sono località e date che ricordano il Mezzogiorno e la Sicilia , che ne è la continuazione geologica, intellettuale, economica e fisiologica. Buggerru fa
508 RIVISTA POPOLARE entrare in iscena .ora la Sardegna; ma è noto che anche questa isola disgraziata. psicologicamente, moralmente ed economicamente si rassomiglia alla Sicilia ed al continente meridionale. · Il Settentrione non vi figura da alcuni anni, che per la sola Berra. D'onde la diflerenza ? Si deve attribuire addirittura a malignità di governanti che danno ist;uzioni diverse pel Settentrione e pel Mezzogiorno, per riuscire a quella capricciosa politica a zig-zag altra volta rimproverata da Turati al Presidente attuale del consiglio dei ministri ? Enrico Ferri, che non ha simpatia alcuna pel govèrno in genere e per Giolitti in ispecie , lo . escluse con ragionamento acuto, equanime, e coraggioso, che non sarà mai abbastanza lodato. Aggiungiamo che il ragionamento ci sembra coraggioso, perchè certe verità riescono assai ostiche a proclamarsi dagli uomini· di parte-e parte rivoluzionaria - specialmente quando esse logicamente valutate, possono servire ad attenuare la responsabilità degli avversari e ad infirmare i propri assunti teorici e metodologici. Il direttore dell' t.Avanti ! ficcando lo viso al fondo, corystatò che se colle medesime leggi e istituzioni, e con identici criteri di governo applicati dagli stessi uomini si hanno ri5ultati tanto diversi al nord e al sud nei conflitti tra capitale e lavoro, ciò si deve non a capricciosa malvagità il. Tizio o di Filano ; ma a profonda differenza che sta nelle cose, o meglio negli uomini delle due parti che rappresentano classi e interessi op!Josti. Nel Settentrione, egli continuò, c'è una borghesia più ricca, più colta, più evoluta, che si rende ragione dei tempi; che tratta volentieri coi rappresentanti dei lavoratori; che si difende quanto più può, ma scende in ultimo alle concessioni; che si trova - e questo maggiormente importa - in condizioni economiche di poterle fare senza condannare sè stessa a sacrifizi gravi, che ~mpòngano privazioni dolorose. Nel Mezzogiorno, invece, c'è una borgh~sia, in generale molto magra, ihcolta, politicamente arretrata; che guarda con dispetto e con sospetto ogni elevazione delle classi lavoratrici , che considera come naturalmente destinate a rimanere· in soggezione ; e sopratutto stremata di forze economiche ed in condizioni tali che per soddisfare le esigenze nuove, anche modeste, dei lavoratori vedreb~e assottigliati i suoi già scarsi mezzi di sussistenza. L'ignoranza tecnica e la ù1ancanza di capitali non consentono poi al proprietario della terra e al piccolo industriale di migliorare e intensificare la produzione in guisa che venga creato un nuovo margine di reddito, che possa servire al miglioramento indispensabile delle classi lavoratrici. E' bene aggiungere che le difficili condizioni dei proprietari del mezzogiorno, creanti un ostacolo economico al miglioramento dei lavoratori, vennero lumeggiati da A. Lucci nella CriticaSociale un paio di anni fa. Questa realistica descrizione del Ferri, in quanto ali' agricoltura del Mezzogiorno e di una buona parte della Sicilia, per essere completamente esatta non ha bisogno che di un'ultima pennellata: di quella sul sistema dell'affitto e del sub affitto che aggrava le conseguent.e della scarsa produzione. Dei magri prodotti, infatti , la maggior parte viene presa dal grande proprietario assenteista, che si sottrae anche al pagamento delle imposte; che non _vuol sapere di miglioramenti e di indispensabili costruzioni; che tutto consuma parassitariamente nell'ozio, nel lusso, nella deboscia, nelle roulettes di Montecarlo , di Roma , di Napoli, di Palermo ; e per la Sicilia anche di Madrid. Questo insieme di condizioni della borghesia meridionale fa si che essa non si sa e non si può adatt:ire all' ascensione delle classi lavoratrici , che dovrebbe verificarsi a sue spese; e votrebbe impe·- dirla ad ogni costo. Perciò le denunzie anonime alle autorità contro Le Leghe, le richieste d' inter- · vento della forza a difesa dei proprii interessi. In . questa guisa si moltiplicano le occasioni di conflitti sanguinosi; e 1a moltiplicazione delle occasioni e stata grandiosa negli ultimi anni, come tutti sanno e come ha riconosciuto l' Econòmùta di Firenze. Si rifletta, infatti, che gli scioperi furono 383 nel 1900 e salirono a 1042 nel 1901 ; a 780 nel 1902 ; a 528 nel 1903. Alla differenza che tra il Mezzogiorno e il Settentrione sta in alto, nei proprietari, nelle classi dirigenti ne corrisponde una perfettamente identica in basso - tra i lavoratori. Questi ultimi nel Mezzogiorno sono più analfabeti, più ineducati politicamente, più violenti; perciò più facilmente si ribellano e più frequentemente vogliono imporre· la propria volontà negli scioperi e nelle lotte pur sanie e giuste per la loro finalità, ai compagni dissidenti. Ed ecco, quindi , come dalla parte op- . posta a quella della borghesia e della classe dirigente si moltiplicano e si rendono pericolosissime l~ occasioni di conflitti sanguinosi! Ed ecco come cogli stessi criteri di governo , cogli stessi gover- . nanti, colle stesse leggi ed istituzioni si arri va nel Mezzogiorno e nel Settentrione a risultati tanto differenti nelle controversie tra capitale e lavoro .... Le perspicue ed oneste constatazioni, che potremmo chiamare confessioni, dell'on, Ferri 'Ci procurano una speciale sòddisfazione. Esse danno piena, completa ragione a noi che da tanti anni insistiamo sulla differenza delle condizioni politiche, intellettuali economiche e morali tra nord e sud ; differenza sulla quale, all'insaputa del Ferri ed alcune ore prima di lui, aveva insistito l' on. Colaja,1ni nella riunione del gruppo parlamentare repubblicano. La conoscenza di tali differenze logicamente indusse il nostro direttore a combattere il movimento dei Fasci in Sicilia, di cui previde con mate,matica precisione le vicende e la fine e porto noi: ad avversare l' unicità dei metodi nella propag:rnda e nella lotta politica e sociale nelle varie regioni d' Italia; a deplorare e deridere la fatuità e l'ubbriacatura di coloro, che in un fiat pretendono fabbricare le nuove coscienze - fabbrica di coscienze, che ha ..trovato testè un flagellatore in Guido Podrecca, il simpatico socialista, che dirige L' t.Asino. La grande differenza nelle condizioni dei proprietari e dei lavoratori tra il Nord e il Sud d'Italia · si riscontra , in quanto agli ultimi, tra due maggiori unità_ politiche: tra la Germania e l' Italia. La constatava l'on. Colajanni nella riunione ple- ' naria dell'Estrema sinistra; e riiercndo cio che l' amico Amedeo Morandotti gli aveva detto sul con~ tegno degli openii tedeschi in isdopero notava che .. ,,
RIVISTA POPOLARE 509 in Germania le truppe non intervengono nei conflitti tra capitale e lavoro per la sempHcissima ragione che esse con tutta la buona e dispotica volontà dei governanti non hanno alcuna occasione d'intervenire ... A questo punto Enrico Ferri interruppe: Perfett~rnente!I ~avoratoritedeschiin iscioperodt ordinario rimangono in casa.... Quest'ultima osservazione serve a completare le precedenti e le allargano: le diH:erenze tra nord e sud d' Italia si riproducono e si intensificano tra italiani e tedeschi. Se in Germania le truppe non caricano i lavoratori e non avvengono massacri come quelli di Candela, di Giarratana , di Torre Annunzi~ta ecc. ciò non si deve a liberalismo di governanti, ad umanitarismo di funzionari , a pazienza di soldati e di gendarmi ... Oh no! Il merito è tutto nei lavoratori che non mettono alla prova nè gli uni, nè gli altri ed in qu::ilcbe altra circostanza. Anche in Sicilia quando gli operai si sono comportati civilmente·, le cose si sono passate come in Germania. Sia ricordato ad esempio lo sciopero meraviglioso dei zolfatai di Caltanissetta, che solo la mala voiop tà di qualche magistrato messo a posto dal compianto prefetto Bondi, cercò di turbare. E si potrebbe citare un migli:1io di esempi simili nel resto cl' Itali:1 e con p:1rticobrid nel settentrione. Dall'esame obbiettivo degli avvenimenti e srJpratuteo dalle comparazioni fatte da Enrico Ferri emergono lamp:rnti queste conclusioni : l. 0 Non tutta la colpa è della monarchia e di Giolitti se sono frequenti gl' interventi della truppa nei conflitti tra capit:1le e lavoro e se tali interventi terminano spesso tragicamente; una parte, e non piccoL1, della respons:1bilità va ai lavoratori. 2.0 E' grandissima la responsabilità del governo e delle classi dirigenti, che· non pensarono mai ad elevare sul serio le condizioni intellettuali e morali del proletariato. 3.0 E' doverosa la prudenza nella propaganda dei socialisti; essi dovrebbero pensare che il predicare la lotta di classe dove è vivissimo l'odio di classe; dove male si comprende, dove manca la coscienza netta dei doveri e dei <li.ritti, r:ippresenta un grande pericolo sociale , che può proct1rarci le più ingrate e dolorose sorprese. Siamo sicuri che queste conclusioni si additeranno come delle :1ttenuanti per l' on. Giolitti; e in realtà attenuano le sue responsabilità. Ma ciò non ci trattiene menornamente dal formularle e <l:ill'esporle. Se esse sern brano oggi fatte per uso e consumo del!' :lttuale Presidente de.I Consiglio , domani potranno servire per l'on. Sonnino o per l'on. Sacchi sotto la monarchia ; posdomani per l' on. Pantano sotto la repubblica. A noi , per esporle con tutta tranquillità e colla coscienz:1 di compiere un dovere, basta conoscere che servono per uso e consumo della causa della progressiva evoluzione politica e sociale ciel nostro paese. Ogni abbietta malignazione di avvers:1ri contro di noi si spunta del resto , pel fatto che non da oggi e per i casi presenti formuli~1mo ed esponi:uno queste conclusioni, ma da molti anni in circostanze e sotto ministeri diversi, che ilbbi:uno aspramente com battuti. ♦ LJ enorme importanda cli ciò che :1bbiamo osservato sulla differenza nella condotta delle autorità politiche e militari e dei lavoratori tra la Germania e l' Italia ci consiglia ad insistervi e ad illustrarla colla parola di chi nella quistione ha maggiore autorità di Ferri e Morandotti e milita nello stesso loro partito. Ricorderanno i nostri lettori che nel n.0 del 31 agosto occupandoci del Congresso internazionale di Amsterdam chiamammo volgare e calunniosa la filosofia della storia di Augusto Bebel , che per combattere Jean Jaurès, attaccò la repubblica in Francia ed esaltò la Germania imperiale; per deprimere la repubblica non esitò a mettere innanzi un confronto sull'argomento di cui oggi ci occupiamo_. Egli accusò la repubblica dello intervento sanguinoso delle trappe nei conflitti tra capitale e lavoro, come un qualsiasi Comunardo Braccialarghe può accusarne e ne ha accusato oggi, più che la monarchia, l'on. Giolitti. · Ma quello stesso Karl Eisner, che mise Bebel in contraddizione con .... Bebel sul valore delle istituzioni repubblicane, ha pensato a dimostrare volgare e calunniosa la sua comparazione tra la repubblica e l'Impero in quanto a siffatti interventi delle truppe nei sopracennati conflitti. Il direttore del Vorwiirts, infatti, così ha risposto a Kautsky, che ha fatto proprie le accuse di Bebel contro la repubblica francese: « E' sempre lo stesso « argomento dell'intervento d~i soldati negli scio- « peri e della legislazione fiscale prussiana che viene « invocata contro la repubblica francese ed in fa- « vore del governo prussiano. Si può comprendere « che si meschini inganni siano adoperati nella « loro lotta interna di partito dai socialisti fran- « cesi;· ma è incomprensibile, che si ricorra a sif- << fatti argomenti nella Germania della legge sui « socialisti, del progetto di legge che condannava « alla galera gli scioperanti, dell'ordinanza sui do- (\ mestici, della legge sulla rottur:1 del contratto « di lavoro , nella Germania di Lobtau e di Lau- « rab utte. » « Si ha dunque completamente dimenticatç> che « il sogno eterno di Bismarck fu quello di abbat- « tere il proletariato tedesco i~ una sanguinosa « battaglia ? Se di ordinario in Germania non si (< invia alcun soldato contro gli scioperi è questo « un merito della nostra polizia e della meravigliosa << disciplina del proletariato socialista. La polizia ar- « resta tanto a tempo opportuno i primi manife- « stanti che l' esercito non ha più niente a fare. « Su chi tirerebbero i soldati? Essi non trovereb- « bero innanzi :1 loro nelle strade che delle <limo- « strazioni .... di padroni e di gialli (l). E il so- « cialismo ha educato il prolet,ariato te- « desco a sot,t,oinettersi a quest.a {lisci- « plina di poJizht ed a, rinunzi.are alle « 1nanifest,azioni. Se in Germ:1nia avvenissero « delle dimostrazioni come quelle di Ch:1lon , oh! « quanti anni di galera vi sarebbero e quanti ca- « daveri .... » « E non è tutto. Si dimentica quanti anni di « galera sono stati inflitti in Germania agli operai << soltanto colpevoli di avere violato una frivola « ordinanza di polizia.... se anche essi realmente ( 1) I nostri crumfri; cioè gli operai che non sono solidali cogli scioperau ti. N. d. R.
-510 RIVISTA POPOLARE « l'ahbiano oltrepassata? La si finisca, dpnque, con « questa leggenda di fabbrica recente >) (1). Offenderemmo i nostri lettori se commentassimo queste argomentazioni dell' Eisner, che confermano a capello le nostre. E agli amici repubblicani, che potrebbero aversi a male che il socialista direttore del Vorwarts senza volerlo sia venuto in aiuto di Giolitti ricordiamo che egli ha ricordato i fatti e le ragioni, che nel momento possono loro_ dispiacere per difendere la repubbliea contro gli assalti dei Bebel, dei Ferri,. <lei Turati ecc. che predicano la indifferenza più o meno larvata in tema di forme di governo (2). La Rivista (1) Questi brani sono tolti da un articolo di Jean Jaurès pubblicato nell'Humanité del I 9 settembre. (2) A proposito di Turati. Nell'ultimo numero della Critica sociale c'è un interessante articolo, che collima col nostro del numero scorso, sullo sciopero generale: 'ma YÌ sono riprodotti i sofismi di Kautsky e di Bebel contro la repubblica senza che si accénni alla staffilate loro assestate da Eisner. 1111111111111111111! 11111111111111111111111111111, 111111111111, JI li I I I 11111111111111111111 IL PERICOLO GIALLO ci) Esso è imminente ; nè è un semplice pericolo economico, ma un pericolo militare, politico, o, se si vuole, economico-militare. Non è da temersi l'invasione dei Gialli sul nostro territorio d' Europa; ma dobbiamo temere di essere cacciati a forza di armi dai territori che occupiamo nell' Estremo Oriente ; dalle colonie che hanno tanto nella nostra vita politica quanto nella nostra vita economica un posto tanto importante. Questo pericolo, si potrebbe dire che dat:1 dal giorno in cui gli Europei si sono stabiliti alle porte del mondo giallo: per quanto si appartenga ad una civiltà superiore , non ci si installa senza rischi - qualche centinaio o anche qualche migliaio - alla portata di quattrocento milioni di uomini che ci disprezzano e ci detestano. Il pericol.o latente si accentua il giorno in cui il popolo giallo più facilmente accessibile alla civiltà occidentale se ne appropri:1 subito i mezzi di difesa e di oHesa, precisa111ente per sfuggire alle imprese dello straniero. La rivoluzione del 1868, da cui nacque il Giappone moderno , si fece al grido di « abbasso lo straniero » e occorse tutto il buon senso, tutta la diplomazia di un uomo di Stato come Okoubo (2) per impedire alla restaurazione imperialistica di tradursi immediatamente all' estero in una politica di espansione e di conquista. Non fu senza stento che il Giappone rinunziò nel 1873 all'invasione della Corea e che abbandoJJÒ ai Russi nel 1875 l' isola di Sakb.aline. Vent' anni scorsero ; durante i quali il nuovo Giappone ingrancli per popolazione , per ricchezza, sopratutto per forza militare. Nel 1894 le sue ambizioni per la Corea si risveo-liarono: per quel nuovo Stato era un mezzo di ~ffermare la sua giovane potenza , di sfuggire a difficoltù interne e di procurarsi novelle risors.;!. Con quanta faciltù trionfò dell'immensa Cina è (1) L'a. di que_st~ ~rticolo, ch_e vi\'am~nte rìngrazi~mo, ha pubblicato due libn mtcr~s~ant1 sulla Crna e. sul G1~ppone di cui s' intrattenne la 'RJ,vista. Molte profezie sue si sono avver:-tte. N. d. R. (2) Vedere su Okoubo il libro di M. Courant. - Paris. Alcan, 1904. noto. Come premio della vittoria ottenne due cose: una congrua indennit::ì. di guerra che gli servi a costituire una flotta ed un esercito di prim'ordine e l'indipendenza della Corea, vale a dire la facoltà di stabilirvi il suo protettorato. Ma per la prima volta anche il Giappone cozzò coll'Europa rappresentata dalla triplice russo-germano-francese e fu . costretto a rendue Wei-ha-wei e Porto Arthur che ben tosto l' Ingbilterra e la Russia occuparono in vece sua : ogni pretesa gli sembra oramai interdetta sulla Manciuria sul Chan-toung, su tutta la Cina del Nord; Formosa, che gli si lascia, sembra rivolgere la sua nione verso uno scopo meno prossimo, meno distinto: la Cina del Sud. Nel 1900 scoppia la sollevazione cinese. Più o meno direttamente tutti gli stabilimenti occidentali in Cina sono minacciati. Quale sad l'attitudine del Giappone? Si può credere un momento che, profitterà dell' occasione di vendicarsi dell' Europa e dello scacco che cinque anni prima. questa gli inflisse. Che cosa sarebbe avvenuto se il Giappone si fosse unito colla Cina ? Invece si videro i Giapponesi distinguersi per il loro ardore e reprimere l'insurrezione cinese; mandare i primi all'assalto di Pekino , sbalordire gli Europei con meraviglioso slancio guerriero contro i loro fratelli di razza. Quando la Russia occupò la Manchuria che cosa ottenne il Giappone per · tale grande sagrifi.cio ? Nulla in apparenza, molto · in realt2. Esso posò a campione della civiltà ed obbligò tutte le potenze al rispetto , e si acquistò la stima. particolare di una di esse che, obbligata a portare il suo sforzo principale in Africa, c·erca nell'Estremo Oriente un appoggio, presto un alleato e lo troverà nel Giappone. Ma collo stesso colpo si è il mondo giallo diviso in due tronchi irrimediabilmente ostili? Ne.Il' ora in cui la Cina desta inquietitudine all'occidente con un inatteso scoppio di nazionalismo e con la rivelazione dei suoi progressi militari, quale sicurezza vi è nel pensare che il Giappone, già cosi potentemente armato, dopo avere per due volte combattuta e vinta la Cina non potrà più unirsi ad essa! Illusione pericolosa alla quare voglia Iddio che un prossimo avvenire non dia una troppa sanguinosa smentita ! Prima del 1900 il riavvicinamento della Cina· e del Giappone si era già operato. Già ufficiali giapponesi avevano rimpiazzati gli ufficiali europei nell' istruzione del nuovo esercito cinese. Dopo il 1900 centinaia di allievi ufficiali e di studenti sono andati a compiere i loro studi a Tokyo mentre nel cuore dell'Impero di mezzo si moltiplicavano gl' istruttori nipponici e professori giappònesi si installavano ali' università di Pekino. I Cinesi non amano i Giapponesi più di prima; ma hanno appreso a non più disprezzarli ed hanno sentito che avevano bisogno di essi. I nipponici non potevano augurarsi di meglio. . Frattanto l' espansione giapponese si. estende oltre. Relazioni politiche sono annodate col Siam; ufficiali giapponesi vanno ad istruire le truppe ~iamesi. Spie giapponesi percorrono tutta l'Indo Crna francese e minuziosag1ente ne preparano il piano d'invasione. Come mai i Giapponesi potrebbero trascurare la Corea che è alle loro porte? I loro coloni vi divengono ogni giorno più numerosi , la loro jnfl-uenza nel commercio ingrandisce continuamente. E come nello stesso tempo la Russia si
RIVISTA POPOLARE 511 stabilisce in Manchuria, le due potenze divengono, per cosi dire vicine e non si minacciano più soltanto attraverso il mare: s'incontrano ed il conflitto scoppia. Per la seconda volta la lotta è ingaggiata tra bianchi e gialli. Nello stesso modo come nel 1900 poteva domandarsi se il Giappone non si metterebbe a fianco alla Cina , ci si domanda ora : la Cina si porrà a fianco del Giappone? L' unità del mondo giallo spezzata nel 1895 e nel 1900 non si ricostituirà ? Quale eventualità più terribile per l' Occidente? Cinesi e Giapponesi, unendo le loro qualità rispettive si completeranno meravigliosamente e se questa unione si realizzasse sui campi di battaglia il pedcolo per l'Occidente sarebbe immediato. Ora corre voce che come nel 1900 le società segrete cinesi si agitino ; come nel 1900 i missionari, ben situati per essere avvertiti, danno l'allarme e si dice che emissari giapponesi organiz~ zino questo movimento. Pertanto, finora il governo cinese ha effettivamente conservata la neutralità e forse la conserverà fino alla" fine poichè tutte le potenze fanno pressione su di esso ; senza dubbio anche perchè il Giappone non desidera per il momento un intervento aperto della Cina in suo favore. . Malgrado ciò l'esito del gigantesco duello resta ancora incerto ed il pericolo giallo non· è scongiurato. Si supponga un istante il Giappone trionfante, che scacci i Russi dalla Manchuria; che stabilisca il suo protettorato in Corea ; la sua influenza non sarebbe tanto potente alla corte di Pekino e la riorganizzazione della Cina non si compirebbe sotto la sua direzione ed a suo profitto nel modo più pericoloso per l'Occidente ? Bisogna pur dirselo : il trionfo completo del Giappone sarebbe per l'Occidente un disastro. Difendendo la Manchuria sono tutte le colonie europee dell'Estremo Oriente che la Russia difende. La loro causa è la nostra, quella dell'Europa. In una recente intervista pubblicata dal Temps M.r Kourino l'antico .ministro del Giappone a Pietroburgo, lasciò intendere che i Giapponesi non hanno per la Russia un odio particolare, che se essi la combattono oggi e perchè invece di entrare nella com binazione grandiosa che dovrebbe rendere « l'Asia agli Asiatici » èssa sembrava voler fare del dominio della razza gialla un campo di colonizzazione per la razza bianca. Mentre tutti gli occidentali rimprovernno alla Russia di essere asiatica più che europea , è proprio l'Europa che il Giappone com batte in essa: ' se il Giappone riuscira a cacciare la Russia dalla Manchuria sa bene che avrà i mezzi , se non di distruggere, almeno di arrestare nel loro sviluppo tutti gli stabilimenti europei in Oriente. Ebbene! . anche situandosi dal punto di vista superiore dell' umanita è permesso di pensare che non sarebbe bello di abbandonare al solo Giappone, al popolo neofita ancora novizio alla civiltà, i destini di un quarto della razza umana; che l'.ora non è ancora giunta per l'Occidente di abdicare alla sua missione civilizzatrice f! che l' Occidente ha il diritto, se non il. dovern di conservare le sue pos1z10ni, di mantenere la sua influenza, Che il Giappone abbia la sua parte nell'opera immensa della rigenerazione dello Impero Cinese è semplice giustizia; esso ne deve essere uno degli artefici; ma che voglia riservarsene i benefici esclusivi quando senza l'Occidente non avrebbe neppure saputo concepirne l'idea - è forse ciò che sogna - ma è ciò che l'Occidente non saprebbe, a nostro avviso, tollerare senza intervenire per mantenere i suoi diritti. L'Europa e l'America stessa cominciano a rendersene conto. Gl' Inglesi che hanno da principio accolto con tanto entusiasmo le vittorie dei loro « alleati >> cominciano ad esserne spaventati. Recentemente un giornalista russo ricordava loro a tal proposito che inviati giapponesi avevano senza prevenirli percorso l' Afganistan e faceva loro presentire il contraccolpo che il trionfo giapponese produrrebbe in tutta l'Asia centrale, sino alle. frontiere indiane. Anche l' attitudine degli Stati Uniti sembra cambiata: hanno ricordato che i Giapponesi non erano del tutto innocenti di ogni interve1~to nell'insurrezione delle Filippine e gli eccessi stessi delle vittorie giapponesi li hanno speventati per l'avvenire; certo è che sono sembrati meno disposti quest'ultimo mese· ad applaudire a tutte le audacie del vincitore ! La situazione oggi è più netta di quella del 1900; il pericolo più chiaro: l'Occidente riprende coscienza di sè stesso e la solidarietà delle potenze si stringe un po' più fortemente. Ciò significa, forse, che ci auguriamo lo schiacciamento finale del Giappone, il trionfo completo della Russia? Questo pure sarebbe per l'umanità intera un male e per l'occidente un pericolo. Il Giappone non può cessare di essere una grande nazione e la civiltà umana sarebbe come mutilata se quello Stato ritornasse a decadere. Il pericolo cino-russo d'altra parte non sarebbe meno da temere del pericolo cino-giapponese. L'equilibrio del vecchio mondo sarebbe cosi ugualmente rotto e il progresso dell'umanità ritardato. . A noi importa che Russia e Giappone in Asia si neutralizzino. Questa neutralizzazione avrebbe potuta essere pacifica: con una limitazione reciproca di ambizione rivale, con un'equa divisione dei domini contesi, i due pericoli si sarebbero l'un l'altro scongiurati ed il riposo del mòndo non esigerebbe questo orribile e vergognoso maceilo. Esso esige almeno che di questa spaventevole guerra nessuno esca trionfante, ma che quando l'ora suonera del regolamento finale, la mediazione suprema dell'Occidente eguagliando le parti del Giappone e della Russia, sia riservata quella dell'Europa e del- !' A in erica. Il pericolo giallo non spa rid che con la cooperazione dell' umanità : possa venire il giorno in cui lo si benedirà per avere aiutata a realizzare la solidarietàbianca ! GEORGES WEULERSSE Il 111111111111111111 I I I I I I I lii 11111111111111111111 li I I I li I I I I I I 111111111111111111111111111 Erroriedillusiondi eiliberisti taliani ----~---- L'emigrazione e il regime doganale Si è costituita in Italia una Lega antiprotezionista, di cui fanno parte ottimi elementi anche di parte repubblicana come il Chiesa e il Giovannini e nella quale non mancano , come in tutte le collettività, fanatici e ciarlatani. Essa si propone gli stessi scopi della famosa Ant-corn league: abolizione del dazio sui cereali e e conseguente adozione del liberismo dogan,d.e. I mezzi dovrebbero essere identici: propaganda
512 RIVISTA POPOLARE per mezzo delle conferenze, degli articoli nei giornali e nelle riviste , dei parnphlets chiari e convincenti. Sebbene in Italia non sia sperabile che si arrivi a creare un grande movimento della opinione pubblica , che possa esercitare una efficace pressione sul Parlamento e sul governo; pure qualche cosa essi possono ottenere specialmente pel fatto , che alla Lega antiprotezionista hanno fatto adesione la grande maggioranza dei socialisti e che si va predicando ai lavoratori, che essi devono la loro miseria e i loro guai al protezionismo doganale. Perciò nulla c' è. di più deplorevole e di più musulmano della sicurezza , in cui si cullano coloro che dalla campagna antiprotezionistica verrebbero direttamente danneggiati; coloro, cui sta a cuore con altrettanta sincerita, quanta ce ne mettono i liberisti nella foro propaganda, il miglioramento delle classi lavoratrici e di tutta la pubblica economia. Alla Lega antiprotezionista italiana mancano gli uomini della fede, della energia e della eloquenza di Riccardo Cobden e di John Bright; ma i loro epigoni, qualche volta lilliputtiani, al difetto di quelle qmilita sperano supplire col lusso delle statistiche e colla eleganza delle rappresentazioni grafiche che riescono spesso ad intontire ed a convertire coloro che non le sanno leggere e non le . capiscono. Mancano sopratutto in Italia le .condizioni speciali che prepararono ed assicurarono il trionfo all' Ant-corn laegue in Inghilterra; ma anche a questa 111ancanza si può supplire colla enunciazione di teoremi, di assiomi, di leggi naturali infallibili , che valgono per ogni tempo, per ogni luogo e per ogni popolo. La Lega antiprotezionisticaitaliana si è messa all' oper::1. I suoi membri hanno tenuto conferenze e pubblicato articoli , nei quali per attirare nel movimento le masse socialiste e lavoratrici si cerca dimostrare che il protezionismo deprime i salari ed i consumi, arresta o diminuisce il movimento commerciale , crea la miseria ecc. E tra gl' indici di questa miseria si pone l'emigrazione. Mi propongo di esaminare uno ad uno i punti principali della dimostrazione che si tenta ; e intendo specialmente rilevare quali siano i veri rapporti tra protezionismo e salari , protezionismo e consumj, protezionismo e movimento commerciale ecc.; ma comincio oggi dall'esporre qual'è il vero significato dell' emigrazione come indice di miseria e questa come conseguenza della besti::i. nern dei liberisti. Comincio dall' emigrazione perche è_ un fenomeno di cui possediamo i dati statistici relativamente esatti e per lunga serie di anni; perchè è un fenomeno , la cui importanza si avverte sopratutto in Italia in questo momento ed è di grande e vera attualità. Esaminerò l' emigrazione nelle sue due forme, permanente e temporanea e nelle diverse regioni d'Italia dal 1876 al 1903 al lume delle statistiche ufficiali. Le tavole delle statistiche ufficiali ci permettono di esaminare l' influenza , che ha potuto ~sercitare il mutamento nella politica doganale avvenuto come si sa nel 1887. L'esame del decorso dell'emigrazione ci dirà se il movimento ascensionale fu deterniinato o non dall' adozione del protezionismo o se ne è indipendente ed è do·vuto ad altre cause. Questo esame non lo porterò su tutti i con1partimenti; ma lo. limiterò ai tre del settentrione ed a quelli del mezzogiorno: nei primi, si svilupparono le industrie ; negli altri si assicura che si verificarono le maggiori perdite pei danni che ricevette l' agricoltura. Nell' emigrazione permanente abbiamo i seguenti salti: il Piemonte passa da 2542 nel 1876 a 12180 nel 1887 ; poscia arriva ad un massimo di 17241 nel 1893; ma discende a 6638 nel 1897 e si arresta a 16332 nel 1903. Nell-a Liguria da 1885 nel 1876 sale sempre sino a 5200 nel 1884; a 4734 nel 1887; il massimo dell' intera serie si ha nel 1888 con 5224 e poscia p~r molti anni si mantiene attorno ai 3500; è a 4320 nel 1903. In Lombardia da 6755 si arriva, dopo sensibili diminuzioni, a 12784 nel 1887 ; tocca il massimo di 18788 nel 1891 - anno della grave crisi industriale -·e discende gradatamente a 4723 nel 1900, per risalire a 7749 nel 1903. Nel Veneto era di 3233 nel 1876, e dopo varie oscillazioni la troviamo a 26239 nel 1887; sale vertiginosamente a 81043 neì 1888 per discendere con altrettanta rapidità a 5541 nel 1889 e risalire l'anno successivo a 68417 e ridiscendere quasi al punto di partenza a 4679 nel 1903. L'ascensione più colossale e più regolare, prima e dopo l' adozione del protezionismo , avviene nel mezzogiorno. Abruzzi e Molise 84 nel 1876 e 12247 nel 1887; avvengono diminuzioni notevoli, sino a 6942 nel 1894, per risalire ad un massimo di 51159 nel 1901 e fermarsi a 39,953 nel 1903. Campania : abbastanza elevato pel mezzogiorno il suo punto di partenza, 1310; sale sino a 20786 nel 1887 ; presenta ascensioni e discese dopo , col massimo di 59,857 nel 1902 ed un minimo di 13196 nel 1889; si ferma a 47294 nel 1903. Paglie : 177 nel 1876; 908 nel 1887 con un minimo di 28 nel 1877; oscilla dopo e monta al massimo di 14180 nel 1901; è a 9177 nel 1903. Basilicata: 1006 nel 1876; sale regolarmente e quasi costantemente sino a 12058 nel 1887 ; discende dopo sino a 7250 nel 1894 e tocca il massimo di 16586 nel 1901 - nel quale anno si arriva ad una emigrazione di 3380 per 100,000 abitanti! :__. e si arresta a 13354 nel 1903. Calabrie: 5;.30 nel 1876; ascensione quasi continua sino a 12938 nel 1887; nel secondo p_eriodo si ha un minimo di 9469 nel 1892 e risale al massimo assoluto di 33121 nel 1903 - con una proporzione di 2387 per 100,000 abitanti. Sicilia: 207 nel 1876; 4148 nel 1887; s::ile quasi ininterrottamente e tocca il massimo di 33594 nel 1902 - 937 emigrati per 100,000 abitanti - e discende a 29646 nel 1903. Nel Regno da 59756 pel 1876 si passa a 127748 nel 1887 ; sale alla cifra altissima di 195993 nel 1888 ; ma ridiscende sino a 104733 nel 1890, a 107369 nel 1892·, a 105455 nel 1894 e arriva improvvisamente, con un aumento di quasi 100000 sull'anno precedente, nel 1901; è a 230,841 nel 1903. ln conclusione nel mezzogiorno, prima de] 1887 aumenta di oltre 14 volte negli Abruzzi in undici anni; e si triplica appena in 16 anni, sino al 1903. Negli stessi periodi si accresce di oltre 15 volte nella Campania nel 1 ° pe"riodo e non arriva a triplicarsi nel 2°. Pu.glie : non arriva a quadruplicarsi nel 1 ° e si decupla nel 2° 'Basilicata : aumenta circa 11 volte nel 1 °; l'aumento non arriva al 30 % nel secondo. SiC'ilia: cresce di 20 volte nel 1 °, e non arriva a tripHcarsi nel secondo.
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