426 RIVISTA POPOLARE Intransigenza, unità e repubblica al Congresso di Amsterdam In altra parte della 'l(ivista vengono rilevati un episodio caratteristico del Congresso di· Amsterdam l'accordo tra Plekhanofl e Katayama, e il voto sullo sciopero generale. Qui vogliamo occuparci di altri punti interessanti e di certe manifestazioni equivoche sul principio repubblicano (1). Gl'intransigenti italiani, con a capo Errico Ferri, gongolano di gioia pei successi, che hanno ottenuto al Congresso di Amsterdam le loro idee e i loro metodi. Fu votata la intransigenza , cioè la lotta di classe nel senso più rigido e come contorno allegro anche l' unita del partito. Gl' italiani ne sono allegri perchè i due voti corrispondono a quelli del Congresso di Bologna ed anche di quello di Brescia, che alla toro volta furono rifritture dei voti del Congresso di Dresda, di cui si parlò molto nella metropoli commerciale dell'Olanda. L'intransigenza votata ha carattere internazionale ed .impone l' uniformita ai socialisti di tutte le naz10m. Ora l'uniformità dei metodi e dei principi colla profonda differenza delle co·ndizioni politiche, intellettuali e morali rappresenta la negazione del!' esperienza e del metodo positivo e darebbe sempre risultati disastrosi se non ci fosse il correttivo del contrasto tra la pratica e la teoria. Quando si tratta di applicare i principi si trova sempre modo di accomodare Ja coscienza agli strappi dati e da dare a tutti i voti dei Congressi socialisti.... ed anche repubblicani. In teoria, in ogni modo, ha rrjonfato l' assurdo e di fronte alla decretata soppressione di ogni autonomia nazionale Gerault Richards nella Petite Republique melanconicamente osserva « una formula redatta da Kautsky e commentata da Bebel si applicherebbe a tutte le circostanze, a tutte le crisi, a tutte le quistioni di dottrina o di tattica, in tutti i partiti socialisti dell'universo. Non ci sarebbe per i proletari del mondo intero che un cervello, quello di Kautsky; che una voce, quella di Bebel. Certuni spingono l'audacia sino a dire che questo è insufficiente. >) (N.0 del 19 agosto). Undici anni prima di Gerault-Richards, all'indomani del Congresso di Zurigo (1893) Bernstein, che allora passava per ortodosso nella Neue Zeit scriveva : « A causa delle differenze politiche , sociali ed economiche dei diversi paesi , le quistioni di tattica non rientrano, a mio avviso, nel circolo delle quistioni che un Congresso internazionale deve troncare. E' impossibile fissare una linea di azione che abbia la medesima opportunità in tutti i paesi. Una misura buona in uno può essere cattiva in un· altro ; ciò che produce poche difficoltà all'uno, impone grandi sacrifìzi ad un altro >). La rievocazione dei . deliberati del Congresso di Dresda, di cui non si volle neppure l'attenuazione nella forma, quasi a solo titolo di cortesia, chiesta dall'emendamento Vandervelde-Adler, fu cagionata dai casi della Francia e discussa e votata quasi in odio a Millerand ed a Jaurès. Fu la partecipazione (1) Sui rapporti tra repubblica e socialismo richiamiamo l'attenzione dei lettori sull'articolo di' A. Naquet che troveranno nella 'Rj.vista delle Riviste. dei socialisti al governo borghese e il loro appoggio al medesimo che determinò il voto e la discussione. Ma anche sull' uno e sull' altro lo stesso GeraultRicl1ard con fine ironia osserva: « che colpa hanno i socialisti francesi se in Francia si è creato uno stato di cose che permette ad un socialista di accedere il potere ? E che possono farci essi se l' Imper,1tore di Germania non si degna di chiamare Bebel al posto di von Bulow; se lo Czar non sostituisce Plekhanofl: a de Plehwe ? » I due grandi giornali socialisti quotidiani della Francia, L' I-fumanité e La Petite republique si compiacciono poi nel constatare, che i paesi liberi Inghilterra, Svizzera, Olanda, Danimarca e parte della Francia - votarono per la mozione Adler Vandervelde, contro l'assolutismo di Dresda, - e che al1' intransigenza dettero il loro voto la Russia, la Spagna .... Il tracollo in favore dell'intransigenza venne da] rappresentante del Giappone, dove il socialismo non ha il diritto all'esistenza. Non va dimenticato neppure che la mozione intransigente di Dresda trionfò come certi accusati in Corte di Assise : per la parità dei voti , 21 contro 21. L' unità del partito socialista in tutto il mondo fu votata all' unanimita .... Questa stessa unanimità toglie serietà al voto; e che cosa possa valere noi lo sappiamo dalla triplice incarnazione dell' unità uscita dal Congresso di Bologna. Il voto non sopprirnera nè Jaurès in Francia, nè Bernstein in Germania, nè Turati in Italia; e non sopprimerà neppure tutte le differenze, che il socialista tedesco Robert Michels ha chiamato incoerenze internazionali ; e sono numerosissime come può apprendere chiunque vorra leggere l' articolo pubblicato nella 'RJJ orma sociale del 15 agosto. Se l'intransigenza che ha trionfato possa nuocere o giovare al socialismo si può infine desumerlo sino ad un certo punto dal contegno dei suoi avversari. I quali, in Francia almeno dove ha la mozione di Dresda un significato speciale , ne sono più contenti di Ferri e di Walter Mocchi. Gli organi della borghesia ed il capitalismo, infatti, esultano e profondono lodi a Guesde, Vaillant e agli altri rivoluzionari, per la loro logica, pel loro carattere ecc. Questo dato non potrebbe servire per dimostrare che il possibilimio di Jaurès, tanto odiato dai reazionari , abbia giovato alla causa socialista ? ♦ ' Ed ora veniamo al punto che c'interessa maggiormente. Al Congresso di Amsterdam si parlò di repubblica non dai soli repubblicani, come Jaurès, ma anche da quelli che lo sono in forma equivoca, come Bebel. · Passiamo sopra alla settaria dichiarazione di Jules Guesde: egli pur di nuocere a Jaurès e di negare la benemerita opera sua disse che 11011 c' era da salvare la repubblica in Francia, perchè essa non aveva corso e non corre alcun pericolo .... Che magnifica faccia tosta ! Quanta ragione ha avuto Bonanet a rimproverare a questo inacidito settario il funambolismo di cui dette prova nel 1893, quando, perchè eletto deputato , si rimangio , senza creparne d' indigestione, tutta la sua precedente intransigenza; e quanta giustificata amarezza c'è nel rimprovero mosso ai repubblicani francesi per non aver saputo ptotestarg
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==