Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 16 - 31 agosto 1904

RIVISTA POPOLARE .423 ram~a (1). Si può fin d'ora predire che in Italia le cose seguiteranno ad andare come prima, dato anche l' atteggiamento assunto fin dal principio dello screzio della parte intransigente, proclamante la sottomissione delle minoranze alle decisioni prese dalla maggioranza del partito. In Francia le cose potrebbero andare altrimenti; ma questo lo vedremo più tardi e sarà oggetto del nostro studio quando dovremo parla1·e dei resultati pratici del Congresso. Intanto e fino dall' inizio delle sedute s'e avverato un fatto che non vogliamo e i:ion possiamo passare sotto silenzio. Intendiamo parlare della presenza di _un delegato giappones6 al Congresso. Il partito Socialista al Giappone data da ieri, come da ieri data il rinnovamento civile e lo sviluppo industriale della Inghilterra dell'Estremo Oriente. Eppure malgrado questa sua giovinezza nel campo delle rivendicazioni sociali il delegato Katayama ha parlato al Congresso in tal senso, che ha fatto ricordare le energiche e fiere dichiarazioni di Bebel e Liebkneckt al tempo della guerra Franco-Prussiana nel 1870. Noi comprendiamo lo scoppio d'irrefrenabile entusiasmo che ha accolto le parole internazionaliste 4el Giapponese e ancor più la calda e significativa stretta di mano fra Katayama e Pleckanoff. Quelle parole snonavan.o alta e fiera protesta contro i mali della guerra, erano l' affermazione generosa di molti uomi11i contro tutti i mali causati dall' egoismo capitalista. La stretta dì mano voleva dire che al di sopra e al di là dei miserabili interessi dei capitalisti che provocano e vogliono le guerre, gli interessi dei lavoratori tendenti alla pace ed alla fratellanza unì versale si stringono d'ogni dove, ed ogni dove penetra Ja nuova parola, il desiderio grande della pace, del benessere e della libertà dei popoli. Ed è confortante vedere come da ogni parte del mondo gli interessi dei proletari stringano in un unico fascio Je forze operaie di tutto il mondo , ed un solo è il desiderio e il volere di tutti coloro che soggiacciono allo sfrattamento capitalista. Naturalmente non si può non riconoscere che questa guerra erft,, ed è, per il Giappone questione di morte o di vita. Messosi su la via dell' industrialismo, data la sua sempre crescente popolazione, l' aumento dei bisogni , che in un popolo anche sobrio come il giapponese sono notevoli, ris9ltanti dal nuovo ìndir.izzo politico e commerciale; la espansione e la necessità di grandi mercati aperti al suo commercio diventano una questione vitale per il Giappone. D'altra parte le mire della Russia non erano velate: oggi, subdolamente, intendeva strappare la Manchìuria alla Cina; domani si sarebbe ipocrita.mente insediata nella Corea per finire col pigliarsi, violentemente, il Giappone. Come ci piacque la fiera ·e spietata invettiva di Tolstoi contro la gnerra così ci è piaciuta la misurata ma energica parola del delegato giapponese, che in nome dell' umaniM. , e dei lavoratori giapponesi, mandati a morire su i campi di battaglia per interessi che a loro non danno verun vantaggio, ha protestat,o contro lo sperpero di vite e di energie che sì fa in questa guerra, ed e venuto a portare ai lavoratori d'Europa la parola della solidarietà dei loro lontani fratelli dell'Asia. Significante e questo saluto, e se lo colleghiamo alla rinascita delle forze e delle energie della razza gialla in Asia dobbiamo essere lieti di questo primo atto di fratellanza di popoli che potrebbero esserci temibili, pericolosi nemici più tardi, se le forze proletarie là sviluppatesi non potessero mettere un' argine alle ingorde brame di conquista e di sfruttamento, caratteristiche principali di ogni società capitalista. {l) Ci occupiamo dei risultati del Congresso i o. altra parte della Rivista. La Redazione L' Aust1·alia. e il pe1·icolo giallo. - Gli Anglosassoni in generale - Inglesi, Oanadìanì, Nord-americani - simpatizzano coi giapponesi ; la Grande Brettagna, anzi, colla sua alleanza col Giappone gli salva le spalle nella presente guerra. O'e una eccezione per gli anglo-sassoni: quella del1' Australia. L'Australia è troppo vicina e troppo inferiore pel numero degli abitanti-meno di 5 milioni e. con una densità dì 0,5 per chilowetro quadrato - al Giappone - con circa 50 milioni di abitanti e con una densità di oltre 113 - per non sentire istintivamente il pericolo dello incremento della potenza de11'Impero del Sole levante. La sua avversione verso la razza gialla, poi, da molti anni ha fatta manifesta con una legislazione rigorosa che esclude dal suolo della repubblica australiana i Cinesi e i Giapponesi. E che nell' Australia non sì nutrano benevoli sentimenti verso il Giappone e non si provi alcuna gioia per le sue vittorie ce lo apprende esplicitamente un articolo di Temperley nella The Contempo1·a1·yReview (Luglio). I timori degli australiani. vengono giustificati dal linguaggio dei giapponesi. Il ministro delle finanze del Giappone e parecchi altri uomini eminenti di quello impero non si sono limitati a biasimare le leggi di espulsione e di esclusione della razza gialla dall'Australia, ma dichiarano esplicitamente che il Giappone ha bisogno assoluto di espandere la sua sovere.hia popolazione nellà vicina repubblica e che quelle leggi non potranno durare a lungo. Queste intenzioni attualmente trovano un freno nell'allenza e nel timore delle Gran Brettagna, che protegge naturalmente l'Australia; e nel pericolo giallo si può essere sicuri che ci sarà un motivo poderoso per istrìnguere più saldamente i legami tra la colonia del Pacifico e la metropoli europea. Ma quando il Giappone sarà riuscito - e non sarà opera lunga - ad esercitare la sua egemonia sulla Corea e sulla Cina e sarà riuscita a risollevarne le forze militari , allora verrà il quarto d'ora di Rabelais per gli. anglo sassoni e per l'Europa tutta, che nella Cina hanno esercitato taute infamie e tanta violenza. Allora solamente si vedrà in tutta la sua interezza che cosa sia il pe1·icolo giallo j e la prima a pagare per tutti sarà l'Australia, che cesserà di essere bianca. ♦ Per una rettifica desiderata dai socia.listi di Forlì. - Lo stelloncino pubblicato in uno dei precedenti numeri della Rivista ha indotto il sig. Aurelio Valmaggi segretario della Federazione collegiale socialista di Forlì a chiedere una rettifica. Egli ritiene falsa la nostra asserzione sulla condotta tenuta dai socialisti nel ballottaggio tra Gaudenzi repubblicano e Albicini monarchico e assicnra che i socialisti di ForJì combatterono semp1·e i reazionari. Non occorre fare appello alla nostra lealtà giornalistica per indurci a, confessare che abbiamo errato, quando ci convinciamo dell'errore lo confessiamo spontaneamente ; ma in questo caso abbiamo poco o nulla da rettificare. Non a noi il sig. Valmaggi si deve ri.volgere ; ma all'Italia del Popolo che nel suo numero 1202 del 30 aprile pubblicò una corrispondenza assai ben ragionata ed anche docnmentata, che ci precedette nell'affermazione, che oggi solleva le sue pro-teste. Fu- tratto in errore anche il giornale repubblicano di Milano ? Non pare. I voti che nel ballottaggio si riversarono in favore dell' Albicinì da soli lo esclude-- rebbero. Ci fu poi qualche cosa di più solido: una deliberazione del Consiglio generale della Federazione socialista che espelleva dal partito alcuni elettori perchè presero parte alla votazione dì ballottaggio Ora questa deliberazione comunicata dallo stesso Val

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==