Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 15 - 15 agosto 1904

RIVISTA POPOLARE 417 di Mosca e di Pietroburo-o e in alcune grandi città, c'erano o 50,000 spie pagate dai proprietari. Sotto la forma di sorveglianze eccezionali, la Russia intera si trovava in realtà sotto il regime dello Stato d'assedio. Ogni individuo, che invitava in sua casa più di dodi.;i persone era tenuto a dare i nomi e gl'indirizzi dei suoi invitati. Un professore di Università o di Liceo se vuol dare lezioni private ai figli dei contadini, per insegnar loro a leggere e scrivere, è obbtigato di domandare un'autorizzazione speciale al Commissario di polizia. Munito di questa autorizzazione può poi ottenere quella dd ministro. Sono queste vessazioni: l'antisemitismo, la persecuzione delle nazionalità - Finlandia, Armenia, Georgia - e la caccia agli intellettuali in generale, e sopratutto agli studeuti e agli operai, che rendevano il nome di Pkhwe odioso a tutti i russi. Senza esagerazione si può dire, che ad eccezione delle spie e delle sue creature, non un solo uomo degno di questo nome avrà rimpianto la sua scomparsa (Les Temps 'N..,ouvertttx, 6 agosto). ♦ L. De Iohannis: La decadenza della g'nerra. (1)- Ci pare degno di attenzione il modo col quale per molti sintomi appare ,entito il conflitto russo-giapponese e il modo con cui sono apprezzati i diversi episodi della guerra. A parte ogni considerazione sulle cause della lotta, cause che hanno una origine nel contatto di razze diverse , una delle quali sente il bisogno di espandersi tanto più prepotente quanto più avverte la propria forza ; ed a parte anche ogni costatazione sullo stato disordinato e meno organico che rappresenta il grande Impero, sul quale più che altrove dominano i vecchi e condannati sistemi, uon si può a meno di ritenere che il pubblico si mostra tutt'altro che appassionato per la guerra e per i suoi episodi ed anche gli atti più evidenti di eroismo che sono cornpiuti dall'esercito e dalla armata giapponese non valgono a interessare l'opinione pubblica, almeno a_quel modo col quale seguiva le ultime grandi guerre del 1870-71 o del 1878. Invano i corrispondenti dei grandi giornali nei loro dispacci e più ancora nelle loro lettere cercano di adoperare il rettorico linguaggio dei tempi passati, col quale si magnificavano gli atti di audacia e di abnegazione co!11piuti da questa o quella delle parti combattenti ; qu-:sta devozione fino alla morte rivolta ad ammazzare, sembra non corrisponda più ad alcun sentimento generale e non abbia più la efficacia di un tempo per occupare la pubblica opinione. Non diremo che vi sia un completo disinteressamento del pubblico per questa lotta; ma notiamo solo che se appassiona la questione politica che in essa è racchiusa, non appassionano altrettanto i modi con cui questa questione si svolge; ed anche coloro che possono desiderare la vittoria di uno piuttosto che dell'altro dei contendenti, non per questo apprendono con gioia le stragi che subisce la parte meno simpatica. E, se si eccettua qualche scrittore militare che parla ancora con ostentata indifferenza della « carne da cannone » e delle « meraviglie » di questo o quello strumento bellicoso, pare a noi che in genere gli scrittori sorvolino volentieri sui particolari più strazianti delle battaglie. Se non ci inganniamo nel rilevare questo nuovo modo col quale è sentita la guerra , crediamo che esso dimostri una grande modificazione nelle tendenze delle moltitudini. Si direbbe quasi che esse si domandino : ma è proprio vero che con tanta decantata civiltà, col sentimento di fratellanza che si vuol vivo fra tutti i popoli, si intraprenda da due popoli ( 1) Il titolo originario dell'articolo è: La guerra rusro-giappo11ese. N. d._R. civili una guerra cosi micidiale e cosi violenta, al solo scopo di conquista? Ancora: si può comprendere come un _frutto della stessa civiltà una guerra di liberazione da inumani sfruttamenti, come fu la guerra di Cuba, ma questo conflitto Russo-Giapponese da qual causa giusta può essere spiegato, specie dalla parte della Russia, che non ha certo bisogno di espandersi per eccesso di popolazione ? E si manifesta quindi una specie di sgomento ad ogni noti~ia di battaglie, di assalti, di migliaia di morti o di feriti di mine nascoste di caunon~ che infilano le schiere ' ' serrate, di torpedini che affondano navi. Ma sono uomini questi che combattono? pare che molti si chiedano; e si vede chiaro che le figure rettoriche di un tempo oggi non hanno più la stessa presa; quelle enormi masse che si ammazzano scambie,·olmente senza sapere perchè e solo in obbedienza ad ordini ricevuti, o per una esaltazione che sa del superstizioso, sembrano non appartenere al gener~ umano moderno. Non diremo che, se domani scoppiasse una guerra in Europa, i popoli non accorrerebbero con entusiasmo alla difesa; ma la indifferenza odierna ci lascia quasi dubitare che sia possibile intrapren<lcre una guerra di conquista e che i governanti devono essere molto incerti del sentimento delle moltitudini. Questa tendenza, che va -ielineandosi , cosi francamente ostile alla guerra, è essa una consegueoza del diffondersi di una più chiara intelligenza del fatto economico ? Sentono le moltitudini che la guerra non può che essere una causa potente di malessere cconomicp; trovano che sempre meno altre cause possÒno prevaler~ così da rendere la guerra necessaria? Parliamo di tendenza, e siamo forse all'inizio del suo manifestarsi, quindi non è da farne ancora assegnamento come di un sicuro fattore di pace; riia l:t tendenza è però di tale natura che va studiata ed analizzata giaccliè può rinvigorirsi cosi da modificare , più presto che non si creda, le basi stesse della politica internazionale. (L' éi;onomista, 31 luglio). ♦ Karl Kautsky: Il cou;.n·esso inten1aziouale di Amsterdam. - La più importante delle questioni da trattare sarà anche sta volta quella che da vari anni occupa il socialismo internazionale, e che diede la sua impronta anche al nostro congresso di Dresda dopo essere stata già discussa a quello icternazionale di Parigi: la questione Jrlla tattica. Ma oBgi Li situazione è piu semplice e chi.ua che non fosse nel 1900 e anche più chiara potrà essere l.1 soluzione. Allora Millerand era ministro solo d1. un a'l110; quella nomina aveva preso il sociaLsmo alla spro,·vista, e ~ì scusava come un sacrificio portato alla repubblica. Solo d,)po a poco a poco si veune formando la teoria che l'ingresso di un socialista in un ministero borghese è una tappa ne~essaria della conquista del potere politico. L'atto di Millerand non poteva essere coud:10nato in rrin-· cipio nemmeno da coloro che, come i più di nui, non credevano ch'esso fosse stato necessario alla salvezza della repubblica. Nessuno ha mai considerato come un tradimento del principio della lotta di classe l'entrata di Blanqui il 4 settembre 1870 nel governo della difesa nazionale. Tali appoggi al governo in particolari momenti di necessità , e per un (lete1minato scopo, sono inevitabili in qualche carn anche per i più decisi partiti di opposizione. Ma non hanno nulla ,l che fare con la conquista del potere politico. Ora la questione dell'entrata di un socialista in un nu01stero borghese non vien più trattata dal punto di vista di una necessità transitoria, ma solo da quello della conquista del potere, e si è mutata, ampliandosi, in quest'altra que-

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