Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 13 - 15 luglio 1904

RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COL!JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d' ogni mese Italia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno Iire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n. 0 115 NAPOLI Anno X. - Num. 13 ABBONAMENTO POSTALE Homa., 15 Lng·lf o 1H04: SOMMARIO: Noi: Gli avveulment,i e gli nomini: (Carlo Pisacane - Il traditore - La sci<,sione socialista - Combes - Per l'antiparlamentarismo di Rastignac - Tolstoi contro la guerra) - I ,silon: L'inefficacia del cc>ntrollo finanziario italiano - Sperimentalismo sociale: Progresso economico italiano - Dott. N. Colajanni: Soci:.dismo e criminalità ( contirmnz.ione) - Guglielmo Evans: L'operaio americano - G. Lanzalone: L' indipe 1denza nell'arte? - GustavoDel-Vecc-.io: L'inchiesta soi1ra i Kartelle in Germania - GiacomoPavoni: Le nostre colou ie: Lettere Argentine -· A. Agresti: lt~ssegna sc1entlfica - H,tvlsta delle Hlviste : Il popolamento francese ,1ella Tunisia (Musée Social) - Trusts e Trades Unions e i loro mutui rapporti (Political Science Quarterly) - La l0tta pacifica tra la Francia e l'Inghilterra CR.Jvue des deux :JvCondes) - Da chi è 5.-,inta l'Inehìlterra alla lega doganale d'impero ? (Sozialistische :M.onatst~fte) - Il male de l'Irlanda (L' Europèen) - Per la riforma dei Tribunali del lavoro (L' ll1tlia Moderna) - Ravvicinamento di popoli (Die Woche) - Recensioni - Illustrazioni nel testo. AVVI.SOIMPORTANTE Preghiamo vivamente tutti gli abbonati al quali scade l'abbouamento il 30 g·iugno, di volere subito s1>ed1re l'importo per il nuovo anno, per rispa.rmlarct il lavoro e la spesa dell'invio di ch-colarl. - Sl preg·ano poi nel modo più caloroso g·li abbonàti, che non banuo ancora pagato l'abbonamento dello scorso anno di volerlo pagare coJJa massima sollecitndtue. Il loro ritardo, che trattandosi di somma 1nolto esigua, non può dipendere che da d·mentlcanza arreca imbarazzo all'amministrazione. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Carlo Pisacane. - IJ giorno 3 Luglio in Sanza (provincia di Salerno) venne inaugurato un monnmento a Carlo Pisacane; gli on. Carnera e De Marinis pro - nnnziarono i discorsi di occasione. Il nome di Carlo Pisacane non dovrebb'essere ignorato da q nauti tengono in pre- . /~ l' importanza del fattore economico nella evoluzi.one politica e sociale e la formnla di Mazzini, libertà ed associazione, intese in modo che _può anche oggi passare per un precursore degli anan:hici . come la importanza data al fattore economico può farlo ritenere, in sostanza come nn sostenitore gio la virtù, l'elevatezza della mente, l'eroismo. Di lui dovrebbero dire i libri scolastici ,.,. i:.._,._:..·.. --1> del materiiilism1) storico. Egli fu repubblicano e socialista nel vero senso della parola e i suoi pensieri tramandò in diversi scritti ; alcuni dei qua.li furono ripubblicati a Bologna con una prefazione dell'on. Colajanni (1). e non dei tanti omicciattoli ch'ebbero la fortuna di appartenere alla dinastia sabauda o che ne furono gli umili ed inconclndenti cortigiani. Ma e~li è q nasi un ignoto per la grande massa dei contemporanei italiani ; nè certo potevano adeguatamente farlo conoscere gli oratori della inaugurazione del monumento. Carlo Pisacane nacque in Napoli il 22 Aprile 1818 da famiglia aristocratica. I suoi primi anni servirono a dargli una soda e vasta coltura, che seppe elaborare in modo originale. La repubblica romana lo tro- i' ,. 'ti..'lt.N-.,.-,,,.;-.., ,, ,.- ~. ç, io!. '- "' . ., " vò tra i suoi più valorosi difensori ; e durante la gloriosa· difesa di Roma come membro della Commissione di guerra e come capo dello Stato Maggiore mostrò la sua grande capacità militare riconfermata poscia negli scritti. Caduta Roma riparò nel Regno di Piemonte e nello esilio l'animo rivolse sempre alla liberazione del suo natio pa-ese dal giogo borbonico. L) originalità di Pisacane stette m questo: vide Ma Pisacane durante l'esilio non coltivò :-iolamente la mente; l'altezza de! pensiP-rO era pari al bi~ugtJo cieli' azione. Perciò in ttlla a Fa.nel I i, a Fabrizi e ad altri µatrio ti i lhdendosi sui seutimenti delle popolazioni meridionali organizzò una piccola spedizione, che partita da Genova il 25 giugno 1857, sbarcò a Sapri provincia di Salerno), dove in vece di coopera tori e di uomini pronti ad insorgere trovò masse non solo indifferenti, ma avverse, che lo assalirono coadiuvando nell'opera reazionaria cogli sgherri del Borbone. Sfuggito alla soldatesca borbonica nello attacco di Sapri venne il 3 luglio rnassi:-crato dalla feroce plebaglia di Sanza, che ora avrà dovuto assistere vergognosa all'apoteosi del martire ! Fu più fortunato Garibaldi, che sbarcato in Sicilia (1) :iag'} i :;to,·ico-pol it ici-iniii,tari $ull' Italia - Editore L. Beltrami.

338 RIVISTA POPOLARE vi trovò 1•op11lazionic, he lo accolsero come liberatore e non come nemico. Giuseppe Mazzini che lo amava intensamente, benchè dissentisse da lni su di alcune vedute economiche e religiose scrisse di Carlo Pisacane all'indomani della sua tragica morte: .. Perdemmo l'uomo che per quanto io lo conobbi, • identificava più in sè il pensiero e l'azione e le doti " generalmente disginnte, scienza e spontaneità, istru- • zione guerresca, energia e riflessione pacata, calcolo « ed entusiasmo. Gnardava dall' alto le cose e nondi- • meno ne afferrava i menomi particolari. A111ava di « amore intensamente devoto l' amica e la fanciulla e che gli era figlia, ma non sacrificava a quei santi e affetti, un solo dei suoi doveri verso la patria. Mo- « veva ad un'impresa che doveva co.jtargli la vita, e « dava, lo stesso giorno, l'ultima lezione di matematica « ad un allievo. l) Noi che non abbiamo alcuna simpatia per la facilità con cui si erigono monumenti a molti che furono al di sotto della mediocrità, riconosciamo che a Carlo Pisacane ne era dovuto uno grandioso. Pure non ci rallegriamo di qnello che venne inaugurato il 3 Luglio. Il martire di Sapri lo meritava in Roma, e non in un piccolo paese del mezzogiorno, che contro di lui vivo si mostrò crudele. E Pisacane repubblicano o socialista doveva essere ricordato da due monarchici? Uno di questi, l'on. De Marinis, poco opportnnamente, Rtando alla relazione che del sno discorso dettero i giornali, poco opportunamente colse l'occasione per iscagliare una frecciata alla memoria di Giuseppe Mazzini, cui assegnò la responsabilità della fallita spedizione. Senza esaminare la esattezza dell'accusa a noi sembra doveroso chiedere al rappresentante per Salerno: ma senza l'opera di Giuseppe Mazzini si sarebbe mai creato il movimento che riusci all'unità d'Italia? E non fu Carlo Pisacane che , ammaestrato dal passato, manifestò energicamente la propria diffidenza contro la Casa di Savoia? ♦ Il traditore. - Premettiamo subito, e a scanso di equivoci: l'uomo è ignobile, e se non fosse chE noi siamo, per centomila ragioni che non è ora il momento di esporre, avversari dichiarati della pena di morte, noi diremmo : è ignobile e merita la morte. Questo uomo che è investito d'una carica, d'un grado che gli concede la fiducia del paese , questo militare che il paese considera come dedicatosi esclusivamente a difenderlo, e che per questa sua promessa di difesa gode dal paese certi privilegi che non godono tutti i cittadini, può essere - e con pieno consenso del paese - dati certi momenti , al di fuori e al di sopra delle leggi , q nesto uomo cui il paese si fida come il figlio si fida del padre ; quest' uomo che ha detto al paese: Io, venuta l'ora opportuna, contro il nemico, per te, darò la mia vita ; questo sacerdote dalla violenza cui il paese ha detto: Per quella tua promessa io ti faccio un posto a parte nella mia società , ti onoro del mio rispetto ed a11che del mio amore , e ti dò i miei figli per condurli , quando che occorra , alla morte per la mia salvezza, e ti faccio conoscere i segreti della mia terra perchè più efficaci sieno la tua opera in mia di fesa, e la tua azione di offesa contro il nemico: quest' uomo privilegiato che un consenso unanime fa quasi sacro; quest'uomo che ab11sa della fiducia del paese, che ne sfrutta ìa buona fède e l' affetto e tradisce; è ignobile; e come degna di morte è la spia che s'insinua nei ranghi di partiti ribelli e tradisce i segreti che riesce a carpire, o che gli sono affidati, e i compagni che credettero in lui, così questo Ercolessi que.3to rettile immondo, meriterebbe la morte , se - data la nostra società ·- la morte non rivestisse il carattere odioso dell' assassinio patentato, catalogato, registrato, ipocrita e vile. Eg"li però merita di essere segregato per sempre dalla società. In un atto solo, in un caso solo ci sentiamo disposti a trovare logica e giusta, la vendetta collettiva ; ed è que:3to ca!-lo.E nell' a t.to del traditore che dà nelle mani il nemico -- e nemico è quegli che. pur tendendoci la destra, tien nascosto nella manica il coltello per colpire - il mezzo di opprimere la terra ove nacque il tra di tor e , la terra che ospita la madre di lui, la terra che nella sua opera e nella sua parola ebbe fiducia. Ma bisogna anche salire più in alto; bisogna anche guardare al di sopra e al di là del traditore, ed allora noi vediamo che egli è la punizione del delitto che egli stesso commette. Egli è ignobile ma non è solo. E chi lo paga e chi lo compra , e chi paga e chi compra i suoi pari è tanto ignobile quanto lui. Il denaro di Giuda non fece infame Giuda soltanto, ma anche i sacerdoti del Sinedrio che glielo diedero. E <J.Uestadiventa ora un'altissima questione morale che va più alto della colpabilità dell'Erco1essi o della innocenza di Dreyfus; che va oltre il rasoio del co· ]on.nello Henry e il giuramento di Schwartzkoppen, e l'assicurazione del colonnello Panizzardi, che va oltre e al disopra della parola e dell' atto dell' uomo e si collega a t:1tta la morale dell'odierno sistema sociale, e ne pronunzia la condanna; la condanna inappellabile e dura, ma inesorabilmente giusta, com'è la giustizia immanente nelle cose: per dove a come avete mancato sarete puniti. L'antico proverbio popolare: - Ohi tal fa tale riceve - è la conferma della fati:i.lità di tale ' . principio, di tale fatto che incombe , su gli individui come su le società. Non impunemente si lede la worale, non impunemente si pratica a danno di altri un metodo cattivo, tosto o tardi il disordine provocato presso · gli altri da1la morale offesa da noi si ritorce contro di noi , e noi ci troviamo ad avere contro di noi le risultanze vergognose del medesimo fato che facemmo subire ad altri. Certamente il traditore è infame , il tradimento è vile , è odioso, ma è forse meno ignobile , meno vile, meno infame, meno odioso colui che mantiene, istiga, paga il traditore? . . . E se venisse un'altra volta l'Uomo G-1mto e c1 d1· cesse : Ohi non peccò scagli la pietra - siamo noi certi che la nostra mano oserebbe alzarsi contro il colpevole e punire? _ Noi manteniamo e paghiamo in altri paesi alleati ed amici un servizio di spionaggio quanto più completo è possibile; non siamo dunqlle anche noi, non è dunque anche il nostro paese, e il nostro governo, e la nostra s9cietà degna di una parte di quell'obbrobrio che ca.de oggi sul capitano Ercolessi e su la sua malonesta femmina? Il militarismo è una scuola altamente immorale; l' insegnamento militarista è falso da cima a !ondo; falso ne' snoi scopi, falso oe' suoi mezzi, falso nei suoi principi. D:dla abit,udine della violenza alla ~ommessìone bruta che si esige nella disciplina; dal disprezzo per le sofferenze altrui ai metodi subdoli, onora~i co~e intelligenti, per guadagnare. la vittoria,. tutto 11. militarismo è anti-umano. Questa sopravvivenza d1 età barbare che nella nostra società rimane, ed ha saputo - grazie a quella ferocia di cui non siamo ancora rinsciti a spogliarci - ed ha saputo imporsi a tutta la nostra vita sociale da , e darà sempre e dovunque i medesimi frutti avvèlenati e si chiamano: violenza feroce sebbene mascherata, e furberia subdola; Modugn.o o Ercolessi i due genuini esponenti di tutti. i vizi del militarismo. Modugno che in Cina, da conquistatore saccheggia e violenta e in patria uccide; ~rcolessi che vende all' estero i piani delle nostre ~1f~se! come noi da altri Ercolessi forestieri compriamo 1 piam rubati della difesa di altri paesi. _ . Si· lo ripetiamo Ercolessi è ignobile, ogm traditore ' ' 1 a· è ignobi1e; ma non bisogna dimenticare che i tra 1mento è una mala pianta amorosamente coltivata dal

RIVISTA POPOLARE 339 militarismo che ostensibilmente dichiara di farne suo prò , e non bisogna dolersi poi troppo qua:udo constatiamo che il male ha allungato Je sue radici fin sul nostro suolo. Col militarismo noi l' abbiamo voluto. Il fatto è infame, il fat.to è indegno, il fatto è immorale ma i difensori del militarismo - e son quelli che per il caso strillano come oche spennate ·- sono risibilmente illogici. Credono essi forse che soltanto per il beffardo ghigno del teschio sia stato scritto l' hodie mihi cras tibi °i Il militarismo . e per lui l' ignobile capitano Ercolessi, s'è!dato la briga. di dimostrar loro il contrario. ♦ La scissione socialista (1) - Tanto tuonò che piovve! La scissione tra riformisti e rivoluzionari oramai è un fatto compiuto. I risentinienti e le antipatie personali sino a questo momento costituiscono la differenza tra gli uni e gli altri; poichè riformisti o rivoluzionari hanno giuocato di abilità per tenersi fedeli al programma marxista, anzi entrambi le frazioni pretendono di darne l'autentica interpetrazione. Ma non è improbabile che gradatamente la scissione avvenga e tra le persone e tra le cose. Sarebbe tanto di guadagnato per la correttezza e per la sincerità politica. Alcuni com1ervatori di corta vista se ne rallegrano come se si fossero liberati da 1m incubo. Nulla di meno probabile della realizzazione del1e loro speranze. Certe divisioni sono la conseguenza fatale dello sviluppo di un partito e non ne indicano nè la diminuzione , nè la morte prossima. Per tenerci nell'orbita dei partiti costituzionali italiani ricorderemo che destra e sinistra sono state divise e suddivise. I repubblicani, anch'essi, dissentono tra loro su molti punti. Nel partito socialista, inoltre. la divisione è a!Ja superficie e tra gl' intellettnali; la grande massa, che in verità forse poco capisce di riforrnis!lJo e di rivoluzionarismo, rimane compatta ed un-ita nella comune aspirazione al miglioramento economico; A non è improbabile che sul terreno elettorale essa riesca a fare stringere la mano a quelli che sembrano cani e gatti. ♦ Combes. - È un lottatore, è un carattere nel senso più nobile della parola; e tntte le sue energie e le sue buone qualità le ha messe al servizio della repubblic:-t con un disinteresse e con una abnegazione, che costringe all'ammirazione anche coloro ehe non tutti i suoi atti poterono lottare. Egli è uscito testè da una vera prova del fuoco e n' è uscito più puro , più fiero e più grandioso che· mai. La prova dalla quale è nscito ha dovuto costargli dolori inenarrabili , poichè un accozzaglia vergognosa di clericali , di militaristi e che hi:1. avuto l'appoggio non mai abbastanza stigmatizzato di repubblicani e dell'ex socialista Millerand, verso il quale non mancarono in altri tempi le nostre simpatie , cercò proditoriamente colpirlo con un assalto contro l'onore del figlio Edgardo. Questi veniva subdolamente accusa.to di aver tentato di scroccare denari ai celebri monaci fabbricanti di Chartreuse promettendo di non farli espellere dalla Francia· come furono espulse tutte le altre congregaz10n1. L'accusa ignobile, che avrebbe rappresentato uno dei casi più tipici e più turpi di corruzione politica non era stata nettamente formulata; ma i sospetti, le voci insidiose, i raggiri , i misteri intorno ai famosi milioni che si assicurava essere stati chiesti ai Certosini erano coordinati in guisa che nell' oscena trama avesse dovuto trovarsi impigliato l'onore dei Combes, (1) Su questo argomento nel prossime numero pubbliche. r emo un articolo dell'on. Ciccotti. direttamente o indirettamente. L' intervento di Millerand accrebbe il mistero e i sospetti. Una Commissione d'inchiesta fu nominata dalla Ca- °:1era dei deputati'· tale Com~issione in maggioranza nsultò composta d1 avversari del Gabinetto Combes. Questa circostanza che avrebbe potuto se11b1rare sfavorevole in vece ha servito per far meglio rifulgere la rettitudine dei Combes padre e figlio, poichè la mag gioranza dei clericali e dei naziona.lititi è stata costretta a metterli fuori causa- nell'imbroglio dei milioni dei Certosini in modo assoluto. Un incidente intanto valse a mettere seiuµre più in evidenza la energia e l'assenza completa di ipocrisia del Presidente del Consiglio della Repubblica francese. In seguito ad una richiesta della sopracennata Commissione il Procuratore generale del1a Repubblica ordinò una perquisizione in casa di un certo Cha bert e in un documento ufficiale lanciò una ingiuriosa insinuazione contro Millerand .... Questi e l' ex ministro Leygues portarono il fatto alla Camera e strepitarono parecchio. Millera,nd sopratutti atteggiandosi a vittima ed a vindice delle buone norme repubblicane esclamò , chiedendo prnnta soddisfazione: « Il Governo tenta di disonorare i suoi avversari. _Non vi è più alcuna sicurezza pei cittadini se la maggioranza copre questi fatti, se il pericolo attuale perdura il regime repubblicano stesso ne è minacciato•. Gli applausi dei reazionari avrebbero dovuto avvertire che egli per attaccare Combes rendeva un cattivo servizio alla repubblica. Ma egli fu punito dal Presidente del Consiglio che con ammirevole lealtà da un lato deplorò la frase del Procuratore Generale e riconobb_e legittime le proteste di Millerand ; dall'altro soggiunse: « Il procuratore del1a Repubblica espresse il suo rammarico e dichiarò di avere agito con buone intenzioni. Qneste spiegazioni basterebbero in caso ordinario; ma l'occasione è troppo buona per farne risalire la responsabilità al Governo. Se Millerand ebbe ore di amarezza l'oratore ebbe a subire per parecchi anni le calunnie d'un partito, pel quale la. calunnia è un'arma. ~ « Mi si attaccò nell'onore - soggiunse Combes. Mi si disse compli•)e di ricatti immorali. Perchè non aspettare il rapporto dt>lh Comm -1sione;perchè si ha tanta fretta di vendica rr l' 01101 <"' di Millerand ~ si è così lenti nel vendicare il mio? " Combes, perciò, chiese ed ottenne il rinvio della interpeJlanza L6ygues con una maggioranza di 37 voti. Il risultato venue a~colto al grido di: Viva la Repubblica I Abbasso i Bm·ili I Inta11to con un esempio raro di correttezza, che in.Jarno ;-,i cercherebbe sotto la monarchia i11 Italia iJ Pro<':ti htore Genera.le espiando l'imprudenza commessa lanciando una insinuazione contro MiJlerand ha presentato le proprie dimissioni. Combes è uscito sinora trionfante da tutti i ripetuti e violenti attacchi, anche dei più insidiosi venutigli da Millerand e da Doumer, che bruciano del desiderio di riafferrare il potere; ma non si creda che egli resista nella lotta per ambizione o per vanità. E' deciso ad andarsene non appena compiuta l'opera di liberazione della repubblica dalla lebbra clericale; ed il proposito ha fatto manifesto con queste parole pronunziate in una conversazione recente: « Ho assunto a malincuore il potere, obbligatovi dal dovere e per eseguire risolutamente il programma della soppressione delle congregazioni che a guisa di gramigna invadono tutta la Francia , e della legge sulla pubblica istruzione. Questo programma sta per essere completainente realizzato e la mia opera è finita. Occorrerà fra pochi mesi , poichè questo programma è espletato, formularne un altro, e per eseguirlo converrebbe rimaneggiare il Gabinetto , che credo ho avuto l' onore di condu~-re alla vittoria. Potrei essere capo di questa, per me indispensabile combinazione, ma non lo sarò , anche perchè dovrei privarmi di alcuni

340 RIVISTA POPOLARE miei collaboratori, compagni nelle aspre battaglie che combattemmo insieme. Ciò può parere non logico, se si tiene conto della maggioranza compa.t,ta, che ha seguito e segue la nostra bandiera, ma ciò è necessario per il bene della Repubblica. Il mese di novembre, non mi vedrà più al palazzo di piazza Beauveu. » I nemici della repubblica in Italia sperarono sempre che dalla Francia venissero esempi da poterla discreditare; d'oltr' Alpi invece da alcuni - anni ci pen·engono notizie di atti che servono a rialzare enormemente il credito del regime rappresentativo e delle istituzioni repubblicane. ♦ Per l'antipa.1:lamentarismo di Rastignac. - Nella 1.'ribim1i del 2 Luglio Rastignac risponde alla parte dello stelloncino: E dalli al Pm·lamento ! pubblicato in questa medesima rubrica nella Rivista del 15 Giugno, che noi non abbiamo avuto la premnra poco delicata di mandargli segnata in rosso e azz11rro per la semplice ragione, che m1rndiamo sempre la Rivista al giornale in cui egli collabora e che il niandarla segnata ci sarebbe sembrata una provocazione, che non era nelle nostre intenzioni. Pas::iiamo sopra a qualche punta c0ntro la forma letteraria nostra perchè riconosciamo ch'essa è davvero deficiente; ma provando rammarico pel fatto, che non sappiamo scrivere meglio non ne siamo, però, desolati sapendo che i lettori non cercano nelle nostre pagine le preziosità letterarie e veniamo alla sostanza della sua risposta. Rastignac dice: 1 ° non cercò mai di entrare a Mòntecitorio, ma, invece, quando un collegio gli fu offerto lo buttò dalla finestra con una lettefa di vitupero contro gli elettori; 2° non dissimulò mai l'avversione sua al parlamentarismo. In q nan to alla prima osservazione ci preme dichia rare che ci avevano assicurato che anche Rastignlic era stato al tra volta alla ricerca affannosa di un Collegio. Egli afferma il contrario e noi prendiamo atto della smentita dolenti di esserci ingannati contando sulle asserzioni altrui. Ma questo è un incidente di scarso valore di fronte al contenuto del precedente nostro stelloncino I nomi di coloro che vituperano il parlamento pur desiderando e tentando di farne parte hanno una importanza deì tutto secondaria ; ne ha una massima il fatto che il vituperio trovi ospitalità sistematicamente in uno dei più autorevoli giornali d'Italia e che rappresenta 11na delle maggiori correnti parhmentari. E Rastignac confe~sa che noi non ci eravamo ingannati nell' apprezzare alcuni suoi articoli recenti. Nè egli, come qualcuno potrebbe supporre, cer~a distinguere tra regime rappresentativo e parlameutarismo, ritenendo il secondo una degenerazione del primo. E Rastignac dichiara che egli scrive non preoccupandosi di altro che di f afre son bon plaisfr ; e non saremo hoi ad additare ad un pubblicista del suo valore un compito più elevato. Ci permettiamo. però, di ricordargli che della campagna sua antiparlamentare qualche brutto giorno potrebbe pentirsi, come_all'indomani del delitto di Bresci si pentì dell'apologia che aveva fatto dell'anarchismo e dei delitti anarchici non ricordiamo bene se in occasione dello assassinio dell'Imperatrice d' Austria o di Canovas del Ca.stillo. Per un monento, almeno, egli dovette pentirsi di scrivere semplicemente pour fafre son bon plaisfr. ♦ 'l'olstoi conti·o la guerra. - La voce fiera che da Isnaia Poliana s'è levata tante volte a rimproverare agli uomini colpe, vergogne ed errori; s'è alzata ancora una volta, in un momento tragicamente solenne, e ha squillato attraverso l'Europa un'altra parola di verità. - Abbasso la guerra - dice il vecchio pensatore; abbasso la guerra che è delitto di popoli , che è barbarie, che è ferocia , abbasso la guerra che è la contradizione stridente di ciò che noi chiamiamo civiltà a?ba_sso_ la. ~uerra che. è la negazione di quelle reli' g1om d1 c1111 due pJpoli combattenti si dicono seo·uaci. Il Buddismo che è religione di pace, il Oristian~simo che è religione d'amore. E sia. Abbasso la gnerra ! Nui pure lo diciamo vo-· l~ntieri, noi che non ci stanchiamo mai di ripetere e duuostrare le immora~ità del militaris~o ,e la stupidità barbara - la sopravvivenza delle feroc1ta del cannibalismo - _della viole_n~a o d~lla forza messa al posto de~la _ragione e d~l d1ntto. Sia pure: abbasso la guerrn po1che per essa e perpetuata la miseria, l'oppressione l'ignoranza, la servilità dei popoli ai loro padroni po~ litici ed economici. E' vero che la guerra, provocata dai giapponesi è stat~ vo~nta d8: ttn pi?colo gruppo di russi, di plu 1 tocra~1, d1 affans~1, d1 gente losca speculante su le r~v1_ne~el p_ropr10_paese per impinguare i proprii forzieri, d1 m1serab1h che sapevano il disordine della amministrazione russa, l' impreparazione ·dell'esercito rùsso , la n1iseria della finanza russa; di mascalzoni cui non era ignota la imbecillit.i. vanil:iosa del Kouropatkine , e la vacuità parolaia del!' Alexeie:ff, di alta canaglia che stava assai vicino allo 'rsar per conoscerne e sfruttarne le debolezze; di birbaccioni che d~lla rovina del loro paese traggono occasione per giocare fortunosa.men te al rialzo a Pietroburgo. al ribasso a Londra e a New York. E' vero che la guerra ha avuto per punto di partenza, per ragione intima e prima da parte dei russi una ignobile qnestione di terre comprate a usura , di boschi acq nistati senza pagare, di meschini, volgari, vili intere:-1si. Vanamente certi microcefali pelati, difensori della guerra a t:itt'oltranza cercava di trovare una ca:1sa più alta a qnesta guerra, e fingono di g1iardare oltre i perchè dell' eroismo di quelli che mnoiono. No; non bisogna svisare i fatti, non bisogna nasconderli: S_i, si, i soldati che muoiono sul campo di battaglia sono eroi , son valorosi , son degni d'epico, soprattutto dell'epica salumaia di certi guerrafondai , essi russi , poveri , ignari montoni che vanno a morire senza s1;1perepercbè, come il bue che va portato dal macellaio all'ammazzatore. Sono grandi, eroici, valorosi, muoiono con grande coraggio, ma son docili e ignari e non contro loro parla Tolstoi, ma contro 'l uel piccolo gruppo di malviventi che per i loro vili e meschini interessi vollero la guerra; e contro costoro Tolstoi ha ragione; e noi ci uniamo a lni e con lui gridiamo ai fautori di codetita guerra e di tutte le guerre di aggressicne siano russi o giapponesi, austriaci o italiani, tedeschi o francesi: Assassini! Assassini ! Assassini ! Una sola guerra noi riteniamo santa e doverosa : q nel la a difesa del proprio paese , quella per conq uistare o mantenere la libertà ! Ma la voce di Tolstoi anche contro queste guerre si leva fedele alla massima ultra-evangelica del : non opponete 'resistenza I In questi casi la sua voce riesce antinazionale ed antiumana; non è e non merita di essere ascoltata! Nor · 1111111111111111111111111,1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Sommario <lei n. 115 dell' EMPOlUU-1\'I Artisti contemporanei: M. H. Baillie Scott, E. della Rottcole (con 20 illustrazioni) - Leaerati contemporanei: Paul e Victor Margueritte, Rina Faccio ( con 8 illustrazioni) - La mostra d'antica arte senese, Giovanni Poggi (con 18 illustrazioni) - I grandi illustratori moderni: Daniel Urrabieta Vierge, Vittorio Pica (con 24 illustra.zioni) - Note scientifiche: Il radio, Doctor ..Atienus (con 12 illustrazioni) - Miscellanea: Un quadro sconosciuto di Simone Martini, E. Modigliani (2 illustrazioni) - Il « Pe□satorç » d'Augusto Rodio (1 illustrazione) - Esposizione di Previati ·e d'altri artisti V. P. (3 illustrazioni) - Il monumento ad Ale~sandro II di Arnaldo Zocchi, a. j. r. (5 illustrazioni.) - La trasformazione del Campidoglio, ~ ..Artioli (2 illustrazioni) - In biblioteca.

RIVISTA POPOLARE 341 L'inefficacia del ontrollo finanziario italiano ----~----- La discussione del 28 giugno alla Camera, sui cinque milioni circa di eccedenze delle Poste e 'Telegrafi, si presterebbe a commenti alquanto aspri per le strane dichiarazioni che vi furono enunciate e per le conseguenze che se ne vollero trarre. Ma non ne rileviamo che alcune , perchè si sappia con quali criteri si amministri il danaro dei contribuenti. La Giunta del Bilancio propose un ordine del giorno , in cui si deplorava che i sistemi seguiti dal Ministero delle Poste non fossero conformi alle p1·esc1·izioni e alle 1·egoleco11tabili; l'On. Giolitti dichiarò di non accettarlo se non modificato almeno nel senso che dicesse soltanto che non fiirono osservate le buone no,rme di contabilità; e la Giunta , riunitasi durante la sospensione· della seduta, convinta che non sarebbe stata cosa equa dare un carattere individuale ad un sistema che dura da anni ed anni sotto tutti i ministeri, finì col mutarlo, affermando 8emplicemente la nt cessità che in tutte le amminist-ra zioni gli stanziamenti corrispondano alle necessità dei servizi , pe1· evitare le eccedenze, e p1·endendo · atto delle clichiarazio11i del Governo _chein avvenire non si 1·ùinove'ranno gl'inconvenienti rilevati. Così l'ordine del giorno si ridusse alla riproduzione di quanto 1' On. Luzzatti pochi momenti prima aveva detto alla Cao1era, affermando di avere concesso ai vari bilanci le dotazioni di cui avevano effettivo bisogno , e dichiarando che con questo egli credeva di avere evitato le eccedenze future. Noi non siamo finanzieri, e lascìamo perciò di buon grad8 l'On. Luzzatti cullarsi nella speranza di evitare le eccedenze con l'accrescimento degli stanziamenti. Tutti siamo propensi a credere che a vendo più denari a propria disposizione meglio si può evitare di indebitarsi, ma l' esperienza insegna che per i prodighi e i disordinati la cosa corre altrimenti. E le nostre Amministr.:1zioni hanno dato troppe prove di essere disor dinate e prodighe; le recenti rivelazioni lo hanno pro.- vato in maniera tale , che non possiamo astenerci dal ritenere che eccedenze ne avremo egualmente, anche con dotazioni maggiori. Ma attenderemo di riparlarne quando avremo visto i risultati del rendiconto dell'esercizio in corso; l'On. Luzzatti deve riconoscere che non possiamo essere più ragionevoli. Del resto questa è una antica idea del Luzzatti; anche tempo fa, rispondendo al Di~·ettore di questa Rivista , che richiamava all' attenzione del Ministro, sul funzionamento dell'uffizio che compila i bilanci e i rendiconti , egli dichia.rava che le eccedenze erano dovute alla insufficienza degli stanziamenti. Quel tanto di meno, egli esclamava, che si prevede negli stati di previsione. ricompare come eccedenza nel rendiconto consuntivo. A costo di parere pjù teneri dello ste:;so Ministro della stretta osservanza di quelle buone norme di contabilità, che vengono invocate così spes::ioe delle quali nessuno si occupa sul serio, noi teniamo a dichiarare che 1_uesta teoria ci pare tanto comoda quanto è infondata. Essa astrae completamente dalle· norme· prescritte per l' Amministrazione del danaro pubblico, e se non giustifica , ammette che le pubbliche amministrazioni, qnando i fondi votati dal Parlamento siano inferiori alle necessità dei vari servizi, possano continuare a spendere o ad impegnare lo Stato, senza te~ nere alcun conto delle somme votate: Non ci saremmo aspettati, lo confessiamo, di sentir ennnciare dall'On. Luzzatti concetti amministrativi di tal gènere. Noi ci permettiamo di non essere del suo avviso; noi pensiamo che, anche quando il fondo votato per un dato servizio è inadeguato ai bisogni, non dovrebbe, in un'amministrazione che funzioni regolarmente, nascerne un'eccedenza; l' amministrazione dovrebbe tener nota delle spese che imputa allo stanziamento , e quando lo ba esaurito dovrebbe 0hiedere, JJrima di impegnare nuove spese, ulteriori fondi al Parlamento, o un prelevamento dai fondi di riserva. E questo non si fa. Perciò siamo condotti a sostenere che il disordine esistente nelle contabilità delle amministrazioni pnbbliche è la causa precipua di tutti i mali; non si tengono regolarmente i conti delle spese che si vanno facendo, é non si sa quindi ciò che si è speso in conto degli stanziamenti dei singoli capitoli, e nemmeno se essi sono stati oltrepassati. Questo è un fatto positivo, innegabile. La ragioneria generale dello Stato non tiene la contabilità delle entrate e delle spese prescritta dalla legge; nelle ragionerie mini:;teriali, che anch'esse procedono senza una contabilità regdare, si accentra per conseguenza tn tto il lavoro conta bile della preparazione dei bilanci e dei rendiconti. Temiamo quindi che l' accrescimento delle dotazioni nc,n varrà ad impedire le eccedenze, se non a patto che si riordinino i sistemi di contabilità usati in luogo di quelli prescritti dalla legge, e che danno risultati così poco confortanti. Le nostre Amministrazioni non tengono in evidenza. che i soli risultati della cassa, ossia le sole riscossioni e i soli pagamenti, e non seguono il movimento degli impegni di spese; perciò la gestione del bilancio dà luogo a fenomeni così stupefacenti. Noi nou insistiamo particolarmente sulle eccedenze delle Poste e Telegrafi, che venivano impegnate a carico dei capitoli del bi-- lancio e pagate con fondi d.i altra provenienza; lo strano procedimento usato per pagarle non ~i co1umuove troppo, perchè quei fondi venivano reintegrati dopo approvate le eccedenze. Questo non ci i rn pedisce di cumulare quelle delle Poste con tutte le altre eccedenze dei vari Ministeri, dovute sopratutto all' incredibile disordine dei loro conti, alla quasi completct assenza della contabilità degli impegni passivi. Ma anche quando voglia ammettersi che esse dipendano dalla insufficienza degli stanziamenti, questa. non sarebbe che una colpa di più dell'uffizio centrale che compila i documenti finanziari ; è ben una colpa il preparare preventivi artificiosamente al di sotto del vero. E non crediamo che l'on. Lnzzatti possa opporci che sono gli altri ministeri che domandano somme inferiori ai bisogni. Si parla sovente della Corte dei Conti , come dell'ultima ratio rimasta al Parlamento; ma alla frequenzn. delle deplorazioni non fa mai contrapposto l'investigazione del modo come essa fonziona. Non pretendiamo

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Su ciò è da notare ..... che il tener dietro agli « impegni che si assumono dai ministeri, controllandoli <I di fronte agli stanziamenti del bilancio, ed impe- « dendo che eccedano, è un desideratitm ... che non si « è ancora tradotto in '\tto... Certo è che la Corte dei ~ Conti nè ha obblip.;odi tener registro degli impegni • derivanti da decreti del ìV1 11i:c- 1ero... , nè ha facoltà « di impedire che se ne as..;•mano per somma ecce- ,. dente i fondi stanziati , t.,>me l' ha dalla legge di « contabilità (art. 561 per impedire ia emissione dei • mandati di pagamento . Sareli' , dunque utile deplorare un po' meno il prete.:v non fnnzionamento della Corte, per accertare invece come funziona realmente, per sapere se quel desideratum è rimasto sempre un deside,ratum. Nessuna opposizione ci muove verso l·On. Ministro del Tesoro, del quale riconosciamo l'alta mente, ma vorremmo che approfondisse le cose se non altro pee non essere smentito poi dai fatti. E' perciò :;he tempo fa, a proposito della unificazione delle ragionerie, il Direttore della nostra Rivista lo esortava ad ::1ccertarsi se la ragioneria generale dello Stato teneva i conti delle entrate e delle spese , la qual cosa il Ministro non fu in grado di affermare. Cosi gli diciamo oggi che se egli di parecchie ragionerie sprovviste di contabilità regolare ne farà.una sola, farà una rugioneria unica sì, ma sempre priva di una regolare contabilità. L' on. Luzzatti avrebbe torto di non seguire il nostro modesto comiiglio; investigando lo stato delle çose egli non comprometterebbe nulla. Ma torna odo al nostro ragionamento, noi l'ensiamo che tutti gli inconvenienti che si lamentano nella gestione del danaro pubblieo siano dovuti sopratutto aila mancanza di mente direttiva, e alla inosservanza delle pre~crizioni della legge. Non è questione di aumenti di dotazioni. E quando la legge non può venire trasgredita senza scandalo, allora... la si modifica. Ne diamo un e!-empio, tipico davvero dopo gli abnsi avvenuti nella gestione dei sussidi nel Ministero dell' Istruzione ricordando il D. R. 29 Maggio 1898 che autorizzò lei emissione dei mandati di anticipazione a favo're degli economi-cassie1·i, anche sui capitoli di spesa, destinati esclnsivamente ai siissidi. Fu per mezzo di tale decreto che vennero resi possibili gli abusi sud detti; esso incomincia col ricordare la legge di contabilità generale - e probabilmente fu preparato da quella ragioneria generale destinata ad evitare ogni e qualunque inconveniente nell'amministrazione finanziaria - e un decreto precedente , per giustificare poi con le esigenze del servizio le facilitazioni accordate, delle quali si è fatto così buon uso. Non diciamo di più. IPSILON SPERIMEMTALISMO S CIALE Progresso economico italiano In Italia si verifica un caso strano : gl' italiani si ostinano a veder nero sulle cose loro ; gli stranieri invece vedono roseo. A noi in questo momento non preme dare la spiegazione del contrasto; preferiamo invece dare un largo riassunto dell' ultimo giudizio ottimista che è stato enuneiato all'estero sul nostro progresso economico. Viene da persona autorevole - da Percy Bennett , addetto commerciale presso l' ambasciata inglese in Roma - ; ed è autorevole perchè non espone riflessioni, ipotesi, simpatie, sp~ranze; ma fatti, fatti. fatti. E i fatti quali li espone il Bennett , senza il permesso dei libe1'isti - l' impertinente ! - dovrebbero far tacere le qnerimonie di quei pessimisti ostinati, che non si accorgono che da pochi anni in qua le cose volgono al meglio e che lo infondere in tutti la coscienza di questo miglioramento non può, che contribuire ad affrettarlo e ad intensificarlo. Ed ora lasciamo la parola all'attachè dell'ambasciata inglese (1). Il carattere più importante nel progresso economico generale dell'Italia negli ultimi anni vien dato dal rapido sviluppo industriale del paese. Generalmente parlando questa fase interessante dell'incremento della prosperità nazionale è la conseguenza naturale della migliorata condizione finanziaria dell'Italia. 'T'ra i fattori di questo miglioramento dev' essere fatta speciale menzione della emigrazione. I benefizi ricavati da questo fenomeno sono stati di tre specie: 1. Un enorme incremento nei depositi disponibili delle casse di risparmio nel paese. Questi risparmi sono stati largamente impiegati nelle compre di rendita italiana; circostanza che ha facilitato il ritorno dei titoli italiani e liberato lo stato dai pericoli di un cambio sfavorevole. 2. Una graduale estensione nella coltivazione delle terre. 3. I lavori degli emigranti, il cambiamento di clima e le aspre fatiche hanno prodotto effetti tonici (hm·d toil produce a hm·dewing, bracing) sull'emigrante col risultato che esso è tornato spesso in patria cittadino più utile di quello che fosse partito. Si calcola che ogni emigrante porta o manda m patria da 400 a 760 franchi all'anno in oro, e siccome il numero degli ellligranti è adesso di circa 300,000 all'anno è facile apprezzare l'importante influenza che l' emigrazione esercita s11Ile condizioni finanziarie del paese. Un'altra circostanza favorevole all'incremento finanziario deH' Italia sta nella lentezza colla quale si sviluppa nelle clas::3i popolari il desiderio delle cose di (1) Diplomatic and consula1· repo1·ts. N° 610. Miscellaneous Se?'ies. Report on the industriai developement of' Italy by Mr. A. Pèrcy Bennet, Commerciai attacM to Bis Majesty's Emba11y at Rome. (Receiwed at Foreign Office, May 2, 1904),

.. RIVISTA POPOLARE 343 lusso al paragone del rapido aumento nel paese delle risorse è della produzione. Inoltre la maggior parte dei depositanti nelle Banche e nelle Casse di risparmio si contentano del tenue interesse che loro danno e non cercano investimenti più remunerativi. Le banche così hanno grandi capitali coi quali aiutano le intraprese commerciali e industriali. È un fatto curioso che in Italia fioriscono di verse industrie che prima a vista sembrano mancanti delle loro condizioni essenziali. Così l'industria del cotone che rit;ra dall'estero la materia prima, le macchine e le sostanze coloranti, ciò non dimeno compete con successo nel mercato mondiale coi prodotti della Germania e della Gran Brettagna. Lo stesso può dirsi per le costruzioni navali, mncchine a vapore, biciclette, drapperie e industrie dei cappelli di feltro. Indubbiamente i dazi doganali hanno fav01·ito il loro sviluppo, perchè essendo estremamente protezionisti possono aver creato artificialmente il mercato interno. Ma il successo industriale dell' Italia deve principalmente attribuirsi all'ingegno innato degli operai italiani. I metodi di produzione vi sono rapidamente maneggiati e quasi inconsciamente migliorati. L'Italiano sembra che possegga in un grado notevole la facoltà di superare le difficoltà tecniche e di migliorare e perfezionare i processi adoperati. Questo ingegno viene dimostrato non solo dai direttori e dai capi operai ma anche dai semplici lavoratori con un azione benefica sul costo e sulla qualità della produzione. Questo fatto combinato coll'esistente buon mercato del lavoro e ]a continuata prosperità finanziaria, eventualmente farà dell'Italia un grande paese industriale, specialmente nelle industrie tessili, che hanno già raggiunto un rimarchevole sviluppo. I dati ricavati dalle statistiche ufficiali danno una idea del recente progresso industriale del paese ; e il progresso si può rilevare meglio paragonando i dati tra il 1892 e il 1902. Il confronto dimostra che mentre l'importazione di prodotti manifatturati è cresciuta lentamente , la loro esportazione si è più che raddoppiata. Invece è aumentata rapidamente l'importazione di materie grezze e di prodotti semimanifatturati. Il movimento si riassume in questo prospetto: Materie grezze necessarie dell'industria . Materie semimanifatturate . Prodotti manifatturati Sostanze alimentari Valore in milionidi lire Importazioni I Esportazioni 189211902I Aumentoj 1892,1902I Aumento I 400 650 250 175 200 25 200 350 150 350 500 150 275 350 75 125 300 175 300 350 50 275 350 75 Totale 1175 1700 525 925 13601 425 Uno studio dettagliato delle shltistiche dimostra i seguenti fatti: a) Importazioni. 1. Notevole incremento nella importazione delle seg,uent· ~aterie grezze necessarie alle industrie: carbone, legname, radici per tingere, juta, cotone, bozzoli, seta greggia, fosfati, corallo grezzo, concimi e gomma elastica. Vi è incremento, ma più lento nella importazione di gomma, resine, lana grezza, e semi oleosi. 2. Tra le materie che hanno subìto una mezza lavorazione, ci fo aumento più• o meno sensibile nei seguenti articoli: olio minerale, potassa, soda caustica, alcaloidi, carbonati, ossidi, cloridi, nitrati, solfati, paraffina, lana pettinata, seta greggia torta e tinta, polpa legnosa, ghisa, rame , cuoio , zinco e stagno , ferro e zioco in lastre. L'importazione di acidi, olio di palma e di noce è rimasta stazionaria, mentre c'è stata diminuzione in lino, canape, ecc., cotone, lana, cementi e calce idraulica. 3. C'è stata diminuzione notevole nella importazione dei seguenti prodotti manifattura ti: lino, canape, tessuti di lana e di cotone, terracotta, maiolica , vetro, specchi e cappelli. Diminuzione meno sensibile vi è stata nella importazione di ferro, rame, oggetti in vetro, mercerie, ecc. Invece rimase stazionaria quella di petrolio, sapone, forniture, carta bianca e colorata e oggetti di orologeria. D'altra parte vi fu incremento nel1' importazione di vernici , tessuti di seta, carta da involgere, tipi, carta da parati. tubi di ferro, prodotti in ferro completi , ferro in lastre , utensili in ferro, caldaie, macchin@,strumenti ottici. vagoni per ferrovie, orologi, mattoni, porcellana, amido, avorio grezzo, madreperla e gomma elastica. 4. L'importazione di so.stanza alimentari è a.urnentata per l' olio di uliva , olio di cotone , caffè , frumento e lardo; diminuita per la birra, zucchero . bestiame f. formaggio; 'stazionaria pel pesce in conserva. b) Esportazione. 1. C'è stato aumento nelle seguenti materie grezze, che servono per l' industria: canape, seta grezza, legname da costruzione, minerali, cemento, calce i_draulica e zolfo. È rimasta stazionaria quella di tartaro, lana e radici. 2. Nei prodotti semimanufatturati ci fu aumento: olio essenziale di arancio, acido gallico e tannico non purificato ; acido tartarico , liquirizia , lino, canape e cotone, Sfta tratta grezza, seta torta, trecce di paglia per cappelli , cuoio conciato, ecc. Rimase stazionaria. l' esportazione ài acido borico ; e diminuì quella di canape. 3. Nei prodotti manufatturati ci fu aumento nell'esportazione : zolfanelli, corde, tessuti ed altri prodotti roanifatturati di seta , canfl.pe, lino, cotone, lana; forniture, cappelli di paglia, carta da scrivere e da avvolgere, caratteri tipografici, caldaie, macchine, strumenti scientifici, marmo lavorato, tegole, mattoni, corallo lavorato, gomma elastica lavorata e cappelli di feltro. Stazionaria: sapone. cuoio lavorato ecc. Diminuita: guanti di capretto. 4. Nelle sostanze alimentari presentano aumento nell'esportazione: vino in botti, conserva di pomidoro, vegetali secchi. patate, riso. paste di farina di frnmento, aranci e li1uoni, frutti fre.-;chi e secd1i, frutti e vegetali in conserva, prodotti vegetali, bestiame, carne salata e affumicata, pollame, burro, formaggio e uova. L'esportazione di vino ed olio di oliva naturalmente è

344 RIVISTA POPOLARE molto fluttuante in relazione alla produziene annua. Negli ultimi anni l'esportazione di vino è diminuita a causa della minore domanda dell'Austria Ungheria. L' esportazione di porci, confetture ecc. è rimasta stazionaria. Il sig. Percy Bennett dopo una sintetica e lucida esvosizione delle condizioni delle singole industrie conchiude colle seguenti notizie sulla forza motrice delle medesime. Vapore. Al principio del 1898 il numero delle caldaie a vapore impiegato nel!' industria e nell' agricoltura - escluse q u.-lle Jll-1 vali e militari, trasporto, opifici ecc. - enrn" J 7 ;166 cou una forza motrice complessiva di 297,591 c:n !'liii. A 1 principio del 1899 erano rispettivamente 21,725 e 389,650; del 1901 rispettivamente 23,879 e 516,780. J.lfotori a gas. 'fra il 1898 e il 1901 il numero dei motori a gas impiegati in Italia crebbe da 3000 a 3456 e la forza motrice da 16,4ì0 a 25,454 cavalli. Motol'i id,-mdici. Nel 1901 la forza motrice totale impiegata neìl' indm,tria italiana e derivata da corsi di - acque pubbliche e da canali ammontò a 431,600 cavalli. La totale forza motrice a disposizione dell'industria e dell'agricoltura così in tutto ammontò à.d 1,000,000 di cavalli - esclusa la forza motrice p6i trasporti di terra e di mare e per le industrie navali e militari. F01·za elettrica. L' utilizzazione della forza elettrica ha subito uno straordinario sviluppo dal 1890 in poi. Impianti considerevoli sono stati fatti a Milano, Roma, Genova , 'l'orino e Napoli. L'ultimo impianto soltanto a Milano produce una forza motrice di 20000 cavalli; quelli di Roma, Genova, Torino e Napòli rispettivamente di 2000; 1500; 1000; e 3000 cavalli. I meno important.i di Livorno, Palermo, Riracusa, Terni, Cuneo , Pordenone , Bassano , 'l'reviso e Alzano Maggiore generano approssimativamente una forza mo trice di J 0,000 cavalli. Non vi sono dati statistici sulla forza motrice dei piecoli impi.-1.nti sp;i.rsi per tutta la penisola nel 1890; ma è improbabile che la in tera forza motrice elettrica in Italia in quell'anno su peras:se i 20,000 cavalli. Oggi l'elettricità produce 11na forza motrice di più di 200,000 cavalli. l\lilano i;olo dispone di 20,000 cavalli e la nuova grande stazione idro-elettrica di Vizzola vieino :Milano di:stribui.:;ce 18000 cavalli nelle provincie di Milano e di Como. Altre stazioni importanti in Lombardia sono q nelle di Galvagese, Varese e Campodolcino. In Piemonte fur(?DO fatti quattro impianti dalla Società del!' Alta Italia tra il 1890 e 1901 a Lanzo, Bni,;soleno, t-,ta111binelloe Germagnano; generano un a for:,.a di_ ] 2000 Ccvìal li. Altro importante impiaDto fu fatto sin -lai 1890 a Cossogno ·(Novara) e dalla Cowpagnia Cascìlese nella provincia di Alessandria. Inoltre in Lomb<1rdia e Piemonte furono fatti altri numerosi impianti, specialmente nelle provincie di Torino, Novara, Berg<1mo, Brescia e Como che distribuii;con() una forza di 5000 citvalli. La stazione centrale di Gt:nova g1-mera e distribaisce 8000 cavalli, e q nelle d1 Napoli e Koma 10,000 per una. Il nuovo impianto di Cellina tra breve putrà distribuire 18'000 cavalli nelle provincie di Udine, Treviso e Venezia. Nell'Umbria vi sono due grandi impianti utilizzati da fabbriche locali che distribuiscono 18000 cavalli. Nel 1890 la trazione elettrica era utilizzata soltanto nella linea Firenze-Fiesole; oggi , oltre le linee complete urbane e suburbane di Milano, Napoli, Genova, Roma, Firenze, Livorp.o, Palermo, Perugia e Varese (1) vi sono le linee elettriche Milano-Monza, Milano-Gallarate-Varese, Lecco-Colico, Terni-Oollestatti , LeccoSan Cataldo ed alt,re linee della Riviera italiana. Nel 1890 vi erano sopra 400 Comuni illuminati a luce elettrica. Oggi vi sono almeno 600 comuni. Lo sviluppo dell' applicazione dell'elettricità agli scopi industriali è davvero notevole in Italia e col continuato impiego della forza idraulica, di cui è ricco il paese , si può prevedere un maggiore progresso in tale senso. (1) E Torino f N. d. R. 1111 t 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Sociali~rr,o e c~irr,111al1tà ~---- (cont. vedi num. I, 2, 4 e 8, anno X). Il secondo gruppo per Jiffusione del socialismo comprende Berlino) R.euss j. 1. e Lubecca: occupano rispettivamente nei rè:lti in generale il VII, V e IV posto; nelle violenze e minaccie il V, III e VI; nelle lesioni gravi il II, I, I; nei furti il V, VI e IV; nelle frodi il V, VI e IV. Le capitali quasi dapertutto danno la più elevata criminalita; ·Berlino socialista si può dire che costituiscè una vera eccezione : sta nel mezzp pei furti e per le frodi; occupano posto eccellente, il II per le lesioni gravi. Il 3° gruppo per diffusione <lel socialismo comprende il Regno di Sassonia, Schwarzburg Rudolstadt e Sassonia Coburgo-Gotha, che occupano rispettivamente pei reati in generale il VI, VIII e IX posto; per violenze e minacce VI, VI e II; per lesioni gravi I, IV, II; per furti IV, VII e III; per frodi IV, VII e IV. Nello insieme lo Schwarzburg Rudolstadt, che ha dato il 48,64 per cento dei voti ai socialisti si trova in cattive condizioni per la criminalita; ma si trovano in condizioni assai buone il Regno di Sassonia e la Sassonia Coburgo-Gotha. Il quarto gruppo comprende Brema, Anhalt, Sassonia, Altenburg, Potsdam e Brannschweig. Rispettivamente essi" occupa110: nei reati in generale il IX, V, III, V e V posto ; nelle minaccie etc. VII, IV, I, V, I; nelle lesioni IV, III, I, III, II; nei furti VII, IV, V, IV, IV; nelle frodi X, XII, V, II, III. Complessivamente in questo grupp? la ~rimi?-a~it~ è al disotto della media ; men tre 1 voti socialisti vanno da 40,06 °/0 (Brannschweig) a 46,61 (Brema). Il posto peggiore indubbiamente l'occ~pa Brema col massimo di frodi e con una proporz10ne superiore alla media dei furti. Il quinto gruppo comprende lo Schleswig-Holstein , Schwarzburo--Sondershausen , MecklemburgSchwein , Magdeb~rg , Sassonia Weimar, Sassonia Meiningen, Mittelfrnnken e Assia. Rispettivamente essi occupano i seguenti posti: reati in generale III, VI, llI, V, III, VI, VIII e IV; nunacce etc. VI, III, II, IV, III, IV, III, II; lesioni r

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