278 RIVISTA POPOLARE e leali di modo che essi riguardarono lo sciopero come una quistione di onore. E fu così generale il sentimento della· sollevazione contro l' inaudita condotta (del ministro cioè e del presidente) che anche gli alti e vecchi impiegati fecero causa comune con gl' impiegati inferiori. Questa sol idariet:i. fra impiegati e lavoratori fu certo il momento più espressivo di tutto il movimento; essa diede a questo una forza d1 azione; che il go'lerno non avrebbe supposta e la quale lo atterrì anche. La cessazione del lavoro si verificò sulla maggior parte delle linee il 19 aprile alle ore 6 di sera con il totale inceppamento di ogni comunicazione e commercio. La prima risposta data dal sorpreso governo fu l'arresto di circa mille impiegati a caus:1 di rifiuto di servizio. Interpellato (il govenw). nella camera dei deputati dichiarò altieramente, che non poteva tratt:1re con elementi scioperanti e che sarebbero prese tutte le misure per ristabilire l' ordine invocando la forza armata e che le comunicazioni sarebbero state mantenute con i ferrovieri militari. Quest' ultima cosa non gli riuscì ed esso dovette in vece dopo vani tentati vi sospendere le coruunicazioni e scendere a trattative con il comi.,ato dello sciopero. I ferrovieri insistettero sulle loro pretese c~postc 111 un memorandum e chiesero· inoltre l' amnistia per tutti I capi della iivolta e la liberazione dei carcerati compagni. Il governo assunse una posizione singolare ; abbandonò il contegno terrorista di fronte all'organizzazione fèrroviera, si dichia1 ò , disposto a riconoscere ed ~pprovare il congresso ed anche a concedere l'amnistia a' capi dello sciopero; solo per la quistìone pecuniaria concesse poco, ma si mostrò alla fine anche qui propenso a cedere in quanto v;leva revocare l'attuale sua proposta sul regolamento degli stipendii ed aggiornare la faccenda fino alla con vocazione e decisione del congresso ferroviario. Una d.irezione che iosse stata da luoghi anni organizzata e disciplinata avrebbe con calore raccomandato ai ferrovieri l'accettazione di queste benchè piccole concessioni e nessun mezzo avrebbe tralasciato per l'applicazione delle stesse e ciò per ragioni di tattica. Poichè queste concessioni significavano una vittoria morale de' farovieri e davano ad essi libera la via ad una durevole organizzazione del lavoro. Ed esse non avrebbero nemmeno mancato allo scopo di produrre un'im-- pressione favorevole e seria sulla camera dei deputati e di gettare le basi per un più equo regolamento degli stipen<lii. Ed inoltre la supposizione, siccorne la sicurezza dell'organizzazione era riposta naturalmente solo nella ferma volontà degli impiegati, di non lasciare in abbandoùo la nuova sociftà e di affermare co' fatti anche nell'avvenire la concessa solidarietà per l'abbandono del lavoro. Una parte del comitato di sciopero era disposto di accogliere queste proposte del governo, rna la maggioranza si astenne dal raccomandare di accettare le stesse e cosi sotto quest'impressione il comitato mantenne ferme tutte le altn~ pretese fatte. Cosi naufragarono le trattative ed incominciò una !otta di potere contro potere e cosi brutale come l'eguale finora non era stata vista e condotta in nessun altro paese. E allora si vide che le forze della giovane organizzazione ferroviera di appena alcune settimane di vita, nulla raggiunsero contro la forza del potere ungarico, che non si sbigotti di fronte a qualsiasi obbrobriosa azione indietreggiò e qualunque ·attentato alla costituzione, per superare la sua momentanea debolezza e soffocare la rivolta. Esso mobilizzò di accordo col governo austriaco le compagnie ferroviere, chiamò tutte le riserve in servizio, iscrisse volontarii che dalla classe degli ingegnt:ri e dalle scuole tecùiche superiori, si offrivano in gran numero e chiamò infine sotto le armi tutti qU:ei ferroyieri scioperanti i quali erano ancora obbligati al servizio militare. Questo ultimo ordine naturalmente solo per obbligare gli stessi sotto il coniando ferreo e indiscutibile della disciplina militare. Ma siffatta ù1tirr1a misura significa indubbiamente offesa allo statuto, poichè l' imperàtore non può liberamente disporre dell'esercito, ma solo nei limiti della legge, secondo i quali gli obbligati alla milizia possono ess~re chiamati in caso di necessità solo per classi di età e non per categorie professionali; ed inoltre il mantenimento delle comunicazioni ferroviarie non trovasi in nessun rapporto con la difesa del paese. Ma siffatte considerazioni giuridiche delicate non ebbero valore per il governo ungarico e nemmeno per quello austriaco a lui legato. Per coutrarfo il go·,erno ungarico, provveduto del decreto alla chiamata dell'esercito, attaccò in Budapest i ferrovieri lottanti come se si trattasse di un interno nemico. Esso fece circondare la sala della riunione degli scioperanti da due squadroni di ussari, fece arrestare i capi dei sollevati perchè avevano discusso il decreto reale, ed a tutti gli altri ferro-· vieri scioperanti, che si trova,tano nell'assemblea, e ch'erano obbliaati al servizio militare fece consegnare l'ordine di pre~ t, . sentarsi dichiarando con ciò sciolta la riunione dello sciopero. Sotto tale violento assalto doveva certo abortire lo sciopero. Non contento il governo di questo successo fece inoltre imprigionare i membri del comitato dello s.::iopero e annullò tutte le concessioni fatte nella precedente riunione , dichiarò dispotkamente cessato lo sciopero e si sottrasse alla poco piacevole discussione della camera dei deputati , nella quale il partito di opposizione aveva presentata una energica protesta , con l' aggiornamento della stessa. Gli avvenimenti di Budapest non rimasero sema conseguenze sugli altri circvli del paese. In Czegedin, Grosswardein, Debreczin vi fu uno sciopero più esteso assai, al quale presero parte lavoratori di altra specie. In alcune localita. si venne in duro conAitto tra gli scioperanti e la gendarmeria ed anche la milizia. In Grosswardein la sede degli scioperanti è circondata dalla milizi:i cd in Elendx .tirò la gendarmeria sulla folla per cui 23 furono uccisi e 40 feriti. I morti sono per lo più contadini romeni. Int auto l' imprigionato comitato di sciopero fu da un nuovo comitato sostituito sotto la direzione del deputato Vazsonyi, il quale in vista della posizione creata dal governo per le misure coercitive prese dichiarava essere inutile ogni ulteriore resistenza e poneva così termine allo sciopero. La direzione del partito socialista non accettò l'intervento a favore degli scioperanti mediante uno sciopero generale e ciò per ragioni tecniche. Uno sciopero generale non avrebbe per nulla giovato ai ferrovieri, anzi ne avrebbe peggiorato assai la situazione ed avrebbe distrutto il giovine movimento dei lavoratori. Cosi ebbe termine la grande rivolta dei ferrovieri, l'energia rivoluzionaria dei quali ebbe un momentaneo successo ed obbligò quasi il governo a capitolare. La fatalità di questo movimento fu che ad e~so mancarono i freddi ed influenti duci i quali avrebbero troncata la lotta nel giusto momento, quando appunto il governo faceva le sue concessioni. Siffatti duci si .form:1110soltanto in un lungo lavoro di organizzazione e di ·scuola attiva ed appunto nella mancanza di questi fra i ferrovieri ungheresi deve trovarsi la ragione precipua dell'esito infelice del loro movimento. Senza organizzazione non è possibile alcuna lotta efficace e felice o per lo meno nessuna certezza di successo. Ed anche quando i ferrovieri nel momento opportuno si fossero mossi ed avessero accettato le concessioni del governo , forse a stento sarebbe stato loro possibile, per mancanza di detta scuola e disciplina ap;-unto , · di sostenere questo loro successo in tutta la su:i. estensione, poichè la strapotente amministrazione ferroviaria favorendo singole categorie di impiegati tosto avrebbe distrutta la loro i1nione e concordia. È
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