Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 10 - 31 maggio 1904

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONECOLA.JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Jt-alia; anno lire 6; semestre lire 3,50 -Estero: ::111110 lire 8; semestre lire 4,50 · Un numero separ_ato .Cent. 30 Amministrazione: Corso V-ittol'ioEmanuele n.0 11/5 NAPOLI Anno X. - Num. 10 ABBONAMENlO POSTALE SOMMARIO: Noi: Gli avvenimenti e g·H nom1ni: (I fatti di Cerignola - La nma vaticana - Cbassez-ctoisez clericali - Occhio alla Russia - Ancora Salvago Raggi - Per la scuola popolare - Ancora a proposito di processi - · Le trattative commerciali) - Deputato Salvatore Bal'zilai: Politica di Guerra? - La Rivista: L'idillio radicale - G. Sorel: Due anni di anticlericalismo in Fran-:ia - ll giudizio di Eliseo ~dus sulle Razze inferiori e Razze superiori di N. Colajanni - Francesco Gaeta: Um polc:mica divertente - G. N. Bresca: La teoria dei falsi ideali - Mario Pilo : Stelloncini letterari - Hlvfs:,a (lelle Hlviste: Cristi:,ncsimo e sb.:ialismo (Idea Liberale) - La bancarotta della_polilic:t Bisrnarckesca (Fortnightly) - L;i schi:ivitù nel Sud Africa (fod,:pwdent Review) - E i boeri? (7Jie Cartenlaube) - L'avvenire della professione 1nedica (Socialistische Monats/J~fte- La soluzione del problema Tibetiano (Contemporary 'R__eview) - Herbcrt Spcncer (l~eview oj Reviews) - Giornali socialisti e g-ioroali borghesi (Die 'N,eue Zeit) - Lo sciopero generale dei ferrovieri in Ungheria (Cvrrespondenzblail) - M. Tedeschi: La Convenzione - H.ecensiont - Illustrazloo1 uel testo. eome si amministra la giustizia in Italia Ave-va111p0romesso ai nostri lettori un articolo dd nostro Direttore su.Il'a11mtinistrazio1terielln, giustizia in Italia; 11w il 111atcrialeche in poco tempo gli pervenne da ogni parte non gli cowenti di cowpletare il lavoro; e _questoassunse tali proporzioui drt non potere essere contenuto nei limiti di un articolo. Il gravissimo proble,iw sorrì trattato in apposita pubblicazione che gli abbonati della Rivista potranno riceverea 1netàprezzo. Questo verrrì iudicato nel prossimo uumero. GLI ftVVENI/liENTI e GLI UOfliINI ___ _,,, ______ _ I fatti di Cerignola. -Iw1 tiJe raccontare i fatti, come si svobero e percliè. 'l'ntti i gi.ornali d'Italia ne hanno parlatu, eo111u1entandoli dal loro punto di vista politico. 'l'a] uni sono arri vati anche , stil mou1ento, a falsare i fatti, a far parere piLt grave la gia penosis::;ima sit,u2.- zioue, µer att"aecare i.! Governo, contro il quale basta cbe ::;tieno i fatti nella loro n ttda. e terribile verità. Ma non possiamo però lasciar passare senza una nostra parola, un fatto che è indizio di. nna ormai troppo anonua le sit.uazione del nostro paese, Intendiamo il perenne conflitto fra i propriet.a1;i agricoli e i la vorntori della terra. Se e:mn1iuiarno le richi.e~te presentate alla riunio11e dei pro1frietari di Cerignola .dalla Lega di. resistenza noi vedi amo che il minimo della paga richieflta e di L. 1,70-0,~0 di. aumellto ::;11 la tariffa concordata del 1902 - e il rnassimo di L. 4 - L., 1,50 e 0,50 di aumento su la medesima tariffa. Colpisce anche un altro fatto, cioè: che gli a11menti più alti sono stati dirnandati per il loro lavoro, diciamo c;,sì., straordinario cioè per la mietilu1·a e la trebbiatum (L. 4) che d11rano pochi giorni , e durante le quali la fatica del lavoratore è maggiore e il di::iagio del lavoro (per il caldo) è più grande. In t11tto il resto dei lavori aratura, zappatlwii , pofotw·a , concirnatura , ~ioè i. lavori che costituiscono Fopera contirrna dP-1contadino) l'aumento richiesto va da lln minimo di L. 0,10 ( aratU1·a e semina) a un massimo di L. 0,50 (concimatu1·a) con una. prevahrnza degli anmenti di 0,20 e O. 25 richiesti per la gt·nendità ai lavori , e l'eccezione della falciatura del fieuo per la quale opera i contadini chiesero L, O, 75 di aumento. Ora una rned ia di L. 2,07 l /2 al giorno non é poi una tale esigenza per la_ quale uno o più uomini meri tino la rnorte. Bisogna anche considerare che se i contadini ebbero torto di in vi tar~ i proprietari a discutere entro le 24 ore le loro proposte, la colpa maggiore è da att,rilrnirsi al ::;ind:teo che accettò di fare l'invito. D'altra parte i proprietari che 8apevano quale Heria agitazione serpe~giava in paei:le, avevano il dovere di fare l'impossibile per trovar::ii alla riunione e discutere, avrebbero potuto , magari , rimandare ogni decisione a più tardi; avrebbero potnto affermare, ciò che non sarebbe stato vero ma non importa, che presi all'improvviso non potevano decidere su due piedi; 1na non avrebbero dovuto mancare all'appuntamento dato òai contadini. E' piu che certo che il sanguè sarebbe ::;tato risparmiato . .Prevale .ancora in Italia il vecchio concetto per cni il padrone considera il proprio operai.o come qualche cosa da meno di lni, e non vuol discutere col lavoratore altro che q1tando ci è, come suol dirsi, tirato per i capelli. Ora q nesta idea « tr·agicomidssimr,, ~ non è più logica nei nostri tempi ; in cui l' nomo vale per quello che sa , può , e fa e non per la vanità i denari e la bestialità che gli lasciarono gli avi. Più d'un conflitto è avvenuto e si è inasprito , in Italia J perchè i proprietari si sono rifiutati di discutere i patti che loro proponevano i loro operai. A Cerignola il con Bitto si è acnito proprio per questa ragioni::,. Ma c'è anche nn' altro coefficiente ai tumulti di contadini in Italia e.d è la mal data ·e la peggio compresa concezione socialista. Noi non crediamo ai mestatori e agli arrnffoui; crediamo bensì ai socialisti che non sanno che r.osa sia socialismo; crediamo alla igno• ranza dei contadini, e alla mancanza di spirito di solidarietà fra i lavoratori italiani. Ora della prima mancanza hanno colpa il governo, ma della terza i colpevoli Rono proprio i lavoratori e nessun' altri che loro. La guerra che essi si fauno non aumenta il loro pane, ma serve a tenerli sempre soggetti al proprietario che

·254 RIVISTA POPOLARE profitta della fame degli um per sfruttare a suo beneplacito gli altri. Si è detto: A Cerignola la colpa è tutta dei contadini perchè essi non volevano che venissero a lavorare il terreno che. per la troppn eRtensione non può essere lavorato da loro, uomini dei paesi vicini. Ora questo è un errore. I contadini volevano che per ave1·e operai avventizi i proprietari si rivolgessero alla lega, nient' altro. I proprietari però non lo volevano e non lo vogliono fare perchè ·la Lega dà operai che devono essere pagati a tariffa, mentre gli avventizi, liberamente scelti dai proprietari, si contentano di paghe anche inferiori· alla tariffa concordata nel 1902 che dà ad ogni operaio una media di L. 1.81 al giorno. Il vero colpevole è dunque, quando si cerca spassionatamente, la snperba ingordigia dei proprietari. Natural1;llente la evoluzione della coscienza -popolare , spec1almente nelle campagne meridionali, è appena iniziata. I contadini considerano il sor-iaìismo come una sopraffazione violenta della classe proletaria su la classe borghese , r, i socialisti non hanno ancora avuta la franchezza di dire a quei contadini cho il loro concetto della g·iustizia sociale , questo ~oro ronc~tto è s_b~g;liato. Di .qui, da· q nesta ignoranza dei contad1m la loro violenza impulsiva. e i fatti dolorosi che la seguono. Ma intendiamoci bene: que~to non scusa, nè giustifica il governo che pare abbia adottato la mas::;ima che per risolvere le questioni sociali più ardue una buona scarica. di moschettat~ a mitraglia è il. metodo più logico e più sbrig at1vo. Eh! no, rropno no. I soldati sono armati per la difesa del pae~e contro lo straniero, e magari anche -. mettendosi dal punto di vista del governo - per difendere le istituzioni minacciate da nn moto p0_litico; ma che percbè i contadini, o gli operai vogliono. essere pagati di più e lAvorare di meno . e magan rumorosamente , manifestano questa loro volontà; che, -perchè una sassata è volata o anche cento sassate s'abbia a rispondere a fucilate e uccidere; no, questo non lo intendiamo, non lo possiamo ammettere. ♦ La nota Vaticana.- Proprio s~ vede che 10 Spirito Santo ba -preso il volo dai sacri palRzzi e se n'è tornato in cielo. Nel passato rinscì spesso al papato a fare un bel gesto, tragico sovente , e quasi sempre degno di una certa ammirazione; ma qnAsta volta il gesuita Merry del Val, e il curato che è sncf'ednto a Leone XIII non sono riusciti a met.t.ere insieme che la bestia 1ità più madornale . e più sconveniente che due uomini poss:::1nofare mettendosi insieme. Curioso. Per rinscire ver::iment,e degno qnec:to p::ipa aveva due bf>llevie l::n-i2:l1P. lnmir,osA l'nnl'I e l' ::ilt.rn.. Avrebbe dov11t,ciadat,t::irne 1111ai,:in7,i,fin d::il pr~n,.ipio del suo rontific:.ito, Il governo di Fr::incia combi:itt,ela Chiesa, ne limita il potrre, ne disperde le f'Ongregazioni, ne minarcia l'esistenza come corro costit-.i,ito. e organo dello r:dato; e q11Pstop::ipa, doveva protostare contro gli atti del governo fr::rnf'.ese, e pronnnciAre, contro la Fnrncia intiera, .la scom1rnica rnagg·iore. Gregorio VII- on bP.l papa- avrebbe fatto coRÌ. È vero che, mutati i tP.mpi, Ja Sf'om•1nic::tnon avrebbe fat,tto nè caldo , nè freddo a neRsuno ; ma il irest.o sarebhe stato bello e forte; <legno d'nn ,,orno che senta la s11a potenza e il suo diritto. degno di ::ni dRre ::lila storia. E avrebbe f>1tto un hell'effet.to nella storia il racconto di questo vecchio C'be in rlifeRa dei s•1oi fp.deli. per il diritto della sua fedf', in nome òella sua fede e nPlla sua fede si leva e mflledi ce. Sflrebbe stata una hella pagina di più fra le belle -· ce ne sono -che conta il papHto. E'. vero cbe qnest'atto ~vrehbe affrettato quAlla soluzione alla quale, con punta grandezza per il papato, s'avvia rapidamente la Francia. E questo è quello che si teme in Vaticano ; non per la fede però si teme , ma per la paga. E questo organismo che fu grande e potente, che ebbe forza e fierezza cade miseramente , vilmente perchè ha paura di perdere il denaro che, del resto, perderà lo stesso. Noi pensiamo ad un gladiatore che è caduto fuggendo, che è caduto :-:graziatamente e codardamente ed a cui le matrone romane sarebbero senza pietà, ma con giustizia, pollice verso. La denunzia del concordato, la separazione dello Stato dalJa Chiesa spaventa i cardinali, i vescovi , i prelati gratificati dallo Stato di grosse prebende. Ed è l' avarizia che ha preao in loro il posto della fede ; è la sete di ricchezza , il bisogno di benessere e di lusso che è la loro religione: infinitamente lontani da quel grande Cristo che: non aveva una pietra ove posar la testa. E per questo era forte e per questo votette esser grande. Il governo di Francia ha potuto , senza che una voce di protesta si levasse dal Vaticano, chjudere le sc:1ole congregazioni➔ te, espellere fr.iti e monache, arrivare per fino a togliere il Cristo dalle aule della giu::lti2;ia. Il presidente dei ministri france~i ha pot•1to1 dal suo banco, pronunziare parole gravi di fiere minacce contro il Vaticano, senz.a che una sola di quelle parole fosse raccolta, senza che in difesa del simbolo cristiano espul~o dal luogo ove era stato po::;to come ammonimento di pietà - lui che dis::;e: chi non peccò scagli la pietra - senza che un solo atto fosse strap pato all'avara viltà dei porporati di Vaticano. La paura della perdita delle prebende, ha legata la mano che avrebbe dovuto versare la protesta sdegnosa, fiera, violenta ; ha sigillato le labbra che avrebbero dovuto ripetere in faccia al mondo: vade 1·et1·0s.atana I Ma poichè il Vaticano non ha voluto essere grande, poteva adottare un'altra condotta, meno gloriosa non meno degna , tacere. Anche il silenzio è grande .. Non tacque forse Cristo quando i falsi testimoni del Sinedrio vomitarono contro di lui le accuse più atroci? E il Vaticano infatti tareva. Per tutti gli altri fatti contro la religione, il Vaticano non ha avuto una sola parola di protesta. Ma Loubet è venuto a Roma ed il Vaticano ha parlato. E come tutti qnelli che agiscono o parlano guidati da mi~erabili interessi, contrastanti con le idealità che essi atfermano di rappresentare - non disse Cristo : Il mio 1·egno non è cli questa te1·ra ? -- il Vaticano ba parlato male. Ha offeso bassamente; ed ora è costretto a, rimangiarsi l'offesa; e vorrebbe ta• cere ora: ma ora il silenzio è vile. Ora il silenzio, dopo quella inazione .prima e dopo q:1eEe parole, è la affer·mazione della bas-,a avarizia, dei g-retti miserabili i11teressi'terreni. è la conferma che quelli che si dicono i r;,1ppresentanti della fede di Cri::;to, non h~nno più, nè rappreRentano più la Ferie. E la Fn,n•:ia pro ·ede jne,-,orabilmente verso la sua meta; la Franeia, anclle in questo, rnaest ·a alle 11ttzi.oni del mondo. Ei-1::,a V3, verso la separazione dello Stato dalla Chiesa, e il Vaticano, che per av.arizia e per rabbia di potere, le ha porto nn argomento di più manifesta al mondo, la sua senile impotenza, e si àvvia alla. Slla fine -- la fine del papato non della Fede - senza neppure il bel gesto che attira le simpatie e pa::;sa alla storia Sic t,,anseat gloria niundi. ♦ Chassez- croisez clericali. - Mentre in Francia la nota di Merry del Val , che dà prova del misto d'ingenuità e d'ast11zia contadinesca prevalente oggi nel ,.v, aticano dà luogo al richiamo dell'ambasciatore Nisard, in Italia assisti:.mo con sorpresa alle tenerezze improvvise del cardinale Svam pa verso il capo dello Stato Italiano. Ciò ch'è avvenuto in Francia, dove tutti i repubblicani hanno approvato la fiera politica del Combes, e le parole in favo!'e del nostro paese pronunziate dal

.. RIVISTA POPOLARE 255 Pre\-,idrnte_ del Consiglio non possono che rallegrarci vivamente. 'rutto inchca, i11fatti, che l'Italia non ha più nulla, µroprio unila, da temere da q11ella parte e che il riconoscimento dei suoi diritti sn Roma dopo :tvere avuto il batksi mo diplomatico colla venuta di Loubet ha ricevuto 1tr1a oresirna più importante col richiamo di Nisard e colle disn1ssioni e manifestazioni parh,mentari, che provocò. Ma siccome que;:;t.i avvenimenti francesi sono stati determinati dalla nota di Merry del Val, che in forma villana trattò da ladro il Re d' Italia, che occupa il Quirinale, t:1tt.i si domandano: che significato ha l'atto compiuto dal Cardinale Sva.rnpa, che ba fatto omaggio al Capo dello Stato.in Bologna! Si badi: l'atto dell'arcivescovo di Bologna è tanto più significante in quanto che Bologna µrima del 1859 faceva parte dello Stato Pontificio; perciò gl' italiani pel passato vi sono stati considerati come. usurpatori, né più nè meno che a Roma. La contraddizione tra la Notri di l\Ierry del Val e l'omaggio del rappresentante della Chiesa in Bologna - che non è pensabile abbia ~gito da sè e senza perioesso dei ::!uperiori-viene quindi considerata come una veudetta ed un tentativo di rivincita del clericalismo che vistosi .-,confitto in Francia cerca gnada gnare terreno, mu taudo tattica, in Italia. Se cosi fosse -- e lo sapremo dag·li u I teriori atti del Oapo della Chi.e~a cattolic,i -, il fallimento della infallibilità papa.le sarebbe colo~sale; ma sorgerebbe il pericolo del clericalismo in Italia. E in vista di questo pericolo fo oµportuna l' interrogazione G11erci; questa, però, 110n dovrebbe essere clLe 11n primo passo ù1 una efficace lotta contro il clericalismo; e la lotta dall'acc1>glienza avuta della interrogazione Bossi, dalle visite dt alcuni deputati al Vaticano si delinea chiara: col Vaticano staranno i deputati dei Ce,,t,·o e di gran parte della Destra. Sarà lotta a::;pra.. Intanto avvertiamo che peggio scelto non µqteva essere il momento dagli on. Santini e Galli per farsi ri3evere da. Pio X! ·:•:• ❖:• ·X· Mentre impaginiamo ci arriva il resoconto della di- !:!CUssionedella Carnera-interpellanze Mazza e GuerciBuone co::;edissero i due deputati del!' Est?'ema ; ma l'intere::;se era riposto nelle ri::iposte dell'on. Presidente del Consiglio. :b.,urono opportune le parole sue all'indirir,zo de]la .I!,rancia ; ma ,franca men te non ci affidano in alcuna gni::ia le s11edichiarazioni quietiste sull'opere delle Congregazioui in Italia. La fonn11la di Cavour è ins11f-Iìciente. ♦ Occhioalla Russia.- Non a torto il conl;e Goluch0wski parlando alla Delegazione austriaca sn la politica estera. nccennò al pericolo che la guerra RussoGiapponese cr~a in Europa. Il prulungar::;i dello ostilità nell'Estremo Oriente non può non avere una influenza ::;eris8irna sul commercio d'Europa pri1na e sulla sua politica poi. Già l' affare delle mine galleggianti che Russi e Giapponesi hanno seminato a profusione intorno a Port Arthnr e che le correnti tendono a portare molto lontane cominciano a far pensare seriamente le potenze neutre; e la marina mercantile di tutti i paesi comincia già a sentire il disagio dei traffici da tempo, e ancora per lnngo tempo, sospesi . Anche senza essere peggiorata da cause estranee, la situazione è , di per sè stessa, molto grave. Ma quest' al tre cause vengono a renderla più oscura e la responsablità di qneste è tutta della Russia, Non per nulla la forma di governo in Russia è Asiatica e non per nulla i Russi sono rimasti nel fondo del carattere e dei temperamenti dei popoli Orientali. La politica subdola è il loro forte; l'applicazione della violenza, quando questa applicazione può essere fatta senza pericolo - l.t qualità e la teoria déi prepotenti - è la loro specialità. Negoziando col Giappone la Russia menava il can per l'aia, e avrebbe continuato il suo gioco di temporeggiare, di gira.re attorno alla questione senza affrontarla, di dire ne si nè no: finchè avesse potuto raccogliere alla sordina un 400 mila uomini jn Manchnria. Allora avrebbe imposto al Giappone .i suoi patti, e avrebbe fatto chiaramente sapere che il suo desiderio era, poichè già stava in Manchuria, di rimanerci, n. marcio dispetto del Giappone e contro tutti i diritti della Cina e i trattati dell'Europa. E ci sarebbe rimasta. lVIa anche i Giapponesi sono Asiatici; conoscono anch'essi i metodi della politica snbdola e non vollero lasciarsi gabbare. Ora la Russia raccoglie un' ampia messe di gnai. Non parleremo, per questa volta, della sit!iazione della politica russa in Europa, nè dei suoi grattacapi all'interno. Il suo esercito e la sua marina ~e con eroismo individuale sono al disopra d'ogni elogio, come direiione o come condotta son µiì1 che deplorevoli. Quei fulmini di g11erra che se le fanno da.re in modo stupefacente farehbero ridere se nou si pensasse alle migliaia di morti che costa b loro chiacchierona vanità. Konropatcki11e voleva andare a firmare la pace a 1 rokio; ma come vanno le cose e dopo l'ultima battaglia ,nella quale i Giappouesi forono eroiei., sarà Kouroki che andrà a Pietroburgo. Questo sente la Russia e questo Je spiace. E si ec1pisce anche che faccia di tutto per evitarlo e siccome, ormai, la· definiti va sorte delle armi non può che esserle sfavorevole essa, mentre protesta altamente che non ammette intn·vento, nè mediazionn, cerca il diversivo: è l'anuegato che si aggrappa a' rasoi. Ma il diversivo potrebbe ei:i::ierepericoloso. La Russia accenna con molta compiacenza, fingendo cli scandalezzarsene, ad alcuni atti di ostilità fatti dai Ui11esi; confonde volentieri i ribelli patrioti Mancesi-- i ~{hnnkhus - con i Cinesi regolari e di tanto iu tanto con decreti , proclami ed atti di guerra dà noia alla Cina ; in poche parole cerca di tirar tauto i Cinesi per il codino che essi perdano la µazienza, e facciano apertamente atto di o~tilità. Q 1esto'è per l'Europa il pericolo grave. La rottura delle ostilità da pa.rte della Cina dà alla Russia uno di questi dne vantaggi: o le potenze europee intervengono t11tte e la Rui!lsia è salva: vatt' a pescare poi quali potranno essere i risultati dell' intervento, visto che gli tati Uniti ci avrebbero voce in capitolo anclie loro; oppure essa chiede, come l' alleanza gliene dà diritto, aiuto alla Francia. E in qnesto caso un trattato difensivo dà diritto al Giappone di contare su l'Iughilterra. La Russia può dunque scatenare la guerra europea, malgrado tutte le pacifiche proteste di quel Nicolò che 110n sa combattere che a furia di rosari e di santi. Occhio dunque alla Russia , alle sne mine , e alle sne proteste: occhio alb Russia che orinai ba tutto l' interesse a ~omplicare le cose, visto che così come vanno hanno l'aria di voler 5.nire troppo male per lei. ♦ Ancora Salvago-Raggi.- Ritorniamo su q nesta questione (1) perchè il tentaf-ro di salvataggio del nouile marchese si fa sempre pi·', apertamente. Che noi dobbiamo fare sempre delle figure barbine per colpa· della inabilità o della rivalità dei nostri funzionari all'estero è cosa diventata ormai tanto comune, che quasi quasi non ci facciamo più caso. Ep~ pur'e ribattiamo sempre il chiodo convinti come siamo, che il nostro paese sarebbe molto più rispettato all'estero e noi saremmo meglio serviti se il gov6rno Italiano pretendesse dai suoi funzionari capacità e correttezza e se ne sbarazzasse rapidamente e senza mi- (1) Vedi Riv. Popol. N. 7, 15 apt·ile. Le poi-c.heriole etc.

256. RIVISTA POPOLARE sericordia quando gli si rivelano mancanti di queste due qnalit.à. Ohe diavolo, le esigono gli uomini d'affari nei loro commessi, perchè non dovrebbe esigerle l'Italia nei suoi funzionari? Il governo non poteva impedire al marchese SalvagoRaggi di pigliarsi una parte indebita delle indennità, poteva però e doveva , senza riguardi e senza falsi pudori, buttare a mare il nobile marchese che ha fatto pagare alla Cina in nome dell'Italia. i suoi pantaloni 5000 lire il paio. Questa di fare una magra figura anche dinanzi alla Cina~ proprio non ci voleva. Si è parlato anche di danni mo, ali .. Quali danni? Ohi non vuol provare certe emozioni sta a casa sua, si contenta di far la corte alle signore, e rimane, vita natural durante, umile rnnd-de-cufr in qualche azienda pubblica o privata; i danni morali sono ampiamente ripagati dal gusto di raccontare poi le emozioni provate. Ohe diavolo; non si è diplomatici, e marchesi e eroi per niente. L' On. Mirabelli ha ddaramente specificato i fatti alla Camera; egli ribadisce, contrariamente alle affermazioni dei 10 commissn.ri tendenti a dimostrare che · il nobile marchese ha preso il suo dovnto e nulla più, in dne articoli , dove egli reca fatti a sostegno degli argomenti. Ora il dire che non vale la pena di occnparsi della faccenda perchè tanto è la Cina che paga, rivela una tale aruorali tà. e.be nf\i per J'on0re e l'onestà del paP-se preferia1110 pfrnr;:~rA che q 11elle pHole non banno eqo nell a11iu10 dPg i I1:-1li,1ni ~ ç: 1,e tntt-i derloran0 con noi e co11Jern,i. che a rn pprt sent;-ire l'Italia a Pechino sia Rtato un tempo il marchese 8alvago-Rap:~i. Tornerà egli al Cairo? Forse. Allora •sarà bene lasciare al suo posto il Console Toscani, che si è cooperato con deplorevole fortuna a discreditare il nome d'Italia. ♦ Per la scuola popolare. - AHa vigilia della discussione del disegno di legge snl miglioramento dep:li insegnanti l' on. Maggiorino Ferraris con lodevole senso di opportnnità, ha consacrato un lungo articolo al P1·oble1na della scuola popolm·e in Italia (1). Se non fosse molto lungo noi lo riprodurremmo per intero, non prestandosi esso ad nna riduzione conveniente. Noi siamo quasi in tutto di accordo col co1lega della }liwva Antologia; e non possiamo non esserlo propngnando f'Sso lo stesso principio fondamentale nostro come si può rilevare da queste sue parole: « Il pro- « blema della scuola popolare è essenzialmente que- « stione di milioni. Lo dimostra a buon di.ritto l' on. « Napoleone Oola,ianni. (Rivista Popolare, 15 gennai.o « 1904), a cui ogni italiano deve esser grato per il « lungo e tenace apostolato a favore dell' educazione « nazionale. » Del ricordo gli siamo grati; aggiungiamo cbe sin dal 1894 il Generale Corsi. nel suo onesto libro snll.a Sicilia ebbe analoghe pa.role pel nostro Direttore. Il quale l' in-fluenza dei milioni. nella q nesti one di mostrò a lungo nella Rivista rrwde1·nridi cultiira (Firenze, Gennaio 1900). E qni stesso il problema sotto un tale punto d_i vista venne trattato esa11rientemente da Oamillo Vaccaro. rrutto questo rammentiamo affinchè gli amici nostri sappiano dove trovare gli argomenti in difesa della. scuola. . La lotta contro l'analfabetismo per l'Italia ha una importanza eccezionalf:' economica, politica e morale; e la legge Orlando - ripetiamo ciò che abbiamo scritto il 15 gennaio - rappresenta un primo e timido passo sulla via che dobbiamo percorrere e che dev' essere lastricata di milioni ! ., Ohe la nostra noll sia una frase per impressionare (1) Nuova, Antologia (16 maggio 1904). risnlterà da queste receN.tissime cifre che togliamo dal cennato articolo dell'on. Ferrnris e alle quali non aggiungiamo una sola parola di commento. POPOLAZIONE SPESA ANNUA ANALFABETI Italia 32,475,253 Prussia 34,473,000 1-ER LA SCUOLA POP. PELt 100 COSCRIT'l'l 82,000,000 337,000,000 ♦ 32,61 0,19 (1) Ancora a proposito di processi.-Ancora una volta, la terza, il processo Salaris è sospeso. Noi. scrivendo queste parole ci sentiamo gelare il sangne al pensiero cbe .anche innocenti - può capi tare a tutti - potremmo cadere sotto la ferula della giustizia e trovarci anche noi obbligati a discutere e subire processi. Son tre anni che questo disgraziato di Salaris si dibatte nel bui.o del carcere per dimostrare la propria innocenza ; e son tre anni che la cosiddetta giustizia s'affanna per provarlo colpevole. Intorno all'accusato s'è serrata 1rna fitta rete d'odii e di pettegolezzi che farebbero ridere se non sapessimo, e se le testimonianze proc~ssuali non provassero che l'odio gli alimenta e che pegno della partita è forse la libertà o la galera dell'infelfre processato. Egli, dal canto suo si difende disperatamente, cerca di abbattere le testimonianze , di. trovare in fallo la giustizia, di sfatare in blocco e in dettaglio l'accusa. E' egli VP,ramente colpevole? è egli innocente? Noi non ci pos~iamo ora pronunziare ; eppoi la sua colpabilit.à o Ja sna innocen:r.a non ci interessano direttamente ora. Noi protestiamo contro la vergognosa abitudine dei. nostri magist.rati istrnttori, cont.ro l' abitudine imbeciìle di tutto il nostro organismo giudiziario che ronverte un processo in imo spettacolo , l' aula dell'Assise in una anticamera di bordello. Noi protestiamo contro l' nso diventato ora troppo comune e generale di ammettere al processo una fol1a di testimoni che non sono necessari alla trattazion e della causa, che non hanno rn,lla di nuovo, di utile, di concludente da dire in tribunale prò o contro l'ac • cusato. Sfilano nelle Corti d' Assise al banco dei testimoni le portinaie che vengono a sfogare il piccolo rancore per la mancata mancia del Natale, la stiratora gelosa de]le camicie affidate ad una rivale , il piccolo chiacchieroncello gonfio e tronfio . della importanza di un giorno che il tribunale gli accorda. E tutta questa gente che non ba nnlla di serio, nnlla di provante da dire viene al tribunale, parla, chiacchiera, perora: prò o contro, secondo l' amore, i gusti, l' amicizia; fa perdere tempo; riesce a far buio dovnnque, involontariamente ma sempre. Nè si dica che noi siamo irrispettosi. verso la magistratura, o la giustizia. Noi sappiamo che la giustizia è con la solidarietà e la verità il fondamento della vita civile dei popoli; ma: appunto per chè vorremmo la giustizia circondata di serietà , di rispetto, di fiducia e di timore; noi non possiamo che indignarci dinanzi a processi che durano un tempo :infinito ed ai quali si mescolano - parteggiate dai membri del tribunale e dai magistrati stessi-antipatie personali , passioni politiche , od i regionali tutta la brntta congrega delle bassezze della nostra vita dtuturna. E protestiamo contro i Presidenti di Corte di Assise o di Tribunale che manifestamente parteggiano prò o contro l'accusato, contro i giudici istruttori che allungano interminabilmente le loro ricerche, contro il metodo attuale della giuda, la cui scelta permette anche a _degli ·imbecilli di ~ssere investiti del mandato più grave e più solenne che possa essere affidato a un cittadino. In Inghilterra un processo dal giorno dell' ar.resto (1) Questa è la proporzione degli analfabeti per l'intera Germania. Quella della Prussia è inferiore. N. d. R.

R.IVISTA POPOLAR.E 257 al giorno della sentenza non può dnrare più di sei mesi e non ci è sembrato mai che la giustizia fosse più male amministrata là che da noi, anzi! Perchè non si cerca di fare altrettanto? Noi, finchè duretà questo uso dei processi interminabili, continueremo instancabili, a ripetere: vergogna! Vergogna! Vergogna! ♦ Le trattative commerciali. - Da un pezzo non ci occupiamo di questioni doganali: i_lettori nostri - ed avevano torto -.ne erano saturi; e noi non volevamo scontentarli soverchiamente. Siamo in debito perciò di risposte a parecchi- tra i quali amici cari, come Eugenio Chiesa - ; e le daremo appena avremo sµazio 8ufficiente. Oggi ci Ji1nitiamo a segnalare il fatto che noj avevamo previsto da tanto tempo: le trattative coll' Au - stria-Ungheria e colla Svizzera non hanno fatto alcun passo innanzi, anzi sono sospese addirittura. Noi non crediamo di commettere alcuna indiscrezione affermando che i neg'oziatori italiani. nello interesse dell' agricoltura e del mezzogiorno si sono mostrati disposti alle maggiori concessioni possibili sul terreno industriale. Ma ciò non ostante alt' accordo ancora non si è arrivati perchè non' sono gl' industriali austro ungarici e svizzeri, che domandano dimìnuzioni di dazi all'entrata nei loro paesi dei nostri prodotti agrari. · In questa guisa risulta evidente che tutte le nostre concessioni sul terreno industriale rappresenterebbero un dono grazioso che, certamente, non verrebbe respinto dagli svizzeri ·e dagli. anstro-ungarici , ma che non procurerebbe alcun benefizio all'agricoltur.a ed al mezzogiorno. Tale essendo le condizioni di fatto noi siamo sicuri. che nè nel Paese, nè nel Parlamento si potrebbe tro vare non diciamo una maggioranza , ma una rispettabile minoranza, che venisse a consigliare una politica paziesca che riuscisse a danneggiare le industrie senza arrecare giovamento all'agricoltura. Per fortuna in Italia le contraffazioni di Riccardo Cobden sono tanto rumorose, quanto poco numerose. La loro politica dùganale di ma::;turbazione, cioè autonoma, non ha alcun ::ieguito. Noc lllll 1111111111 IIIIIUIII 11111 lt 111 llt II ltlll li llltll 11111U11u111u1,uu111, 11111 IUII F·olitica di Guerra? Il .Ministro degli Esteri, rispondendo alla mia recente interpellanza sulla politica internazionale, lanciava nell'aula una frase bene ideat~1 per suspicionare in blocco un ragionamento a base' <li fatti, da chi voleva risparmiarsi la pena di controllare l'esattezza dei fatti. medesimi e di misurare la logica delle illazioni. « Con questi discorsi, ··-·· egli dis e, - si prepara la guerra )>. La fr:1se fece fortuna e fu ripetuta e cornmen_tata dai giornali, di varia importanza i quali, meno ancora del Ministro, si credettero in obbliao d' indagare se. le parole de.I deputato avessero in qualche modo giustificata l' apo trofe del ministro. Ho alluso io in qualche modo nd mio discorso alla eventualità prossima o desiderabile di una guerra con l'Austria ? · Tolgo dal testo stenografico questo periodo, che ben chiaramente lo esclude : E la Camera vede che io mi guardo assai dal presentare come altro obbietto contraddicente alla triplice la politica delle rivendicazioni territoriali. Io ebbi l'onore, su questo tema, di parlare, da assai tempo, esplicitamente: perchè mi doleva quella specie di contradizione che a :1oi si voleva rinfacciare, fra ciò che domandavamo da un lato, e ciò che che non concedevamo dall'altro. lo dissi e ripeto che noi non abbiam~ c_hiesto, nè domander~mo domani, lo scioglimento della tnpl,1ce all_eanza, per-far~1 banditori di ucya politica di guerra alt Austria : perchè crediamo che la guerra, oggi, l'Italia non_ possa e non debba farla; _e n_on.siamo c?si miopi , da lasciar 11 bera la parola alle asp1raz1om ed alle idealità nostre, per ~1ettere la parola ad un incerto cimento supremo; perchè non ignoriamo che, mentre! milioni e miliardi si sono spesi per armamenti, sui confini politici della patria; si sono stesi a ripararci soltanto ... i trattati di alleanza! E se la politica di guerra non è esplicitamente domandata , anzi appare beo chiaramente esclusa, uscirebbe essa per caso, come una soluzione fatalmente logica, dall'economia complessiva del ragionamento? · Vediamolo: Io mi assunsi di presentare alla Camera una specie di bilancio consuntivo della politica delle alleanze, e lo feci a base di dati storici, precisi e sicuri che i sofismi squisiti dell'on. Fortis in nessun modo valsero a distruggere o attenuare. Esaminando tutti i diversi obbiettivi che nelle varie fasi dei l'alleanza dagli uomini di Stato che la patrocinarono furono successivamente segnati, mi fu facile dimostrare: · a) Che nel Mediterraneo per parare a nuovi turbamenti deJI' equilibrio in nostro danno dovemmo direttamente accordarci con la Francia e con l'In- · ghilterra, men tre in nulla ci affidava l'accordo con le potenze centrali; b) Che llell' Adriatico la nostra situazione dall'82 in poi era peggiorata -per l'accordo Austro-Russo del '97 , da cui scendeva la recente iniziativa delle due potenze per le riforme nei Balcani, mentre di fronte al pericolo di una passeggiata austriaca su Salonicco dovemmo ancora accordarci con la Francia e con l'Inghilterra ; e) ·che, di fronte a quelio che i clericali si ostinano ? chiamare il problema di Roma, le potenze del centro avevan() serbato tale atteggiamento d:1 alimentare, piuttosto 'l.:he da d.:ludere, le illusi()ni vaticanesche; d) Che nei riguardi commerciali la politica deìb triplice era .vicina al fallimento; e) Che il grande iotere~se della pace, che in mancmza di ogni altra cosa pareva specialmente confidato alle cure della triplice, passava <lei brntti qu::irti d'ora di fronte ai discorsi bellicosi dell'Imperatore tedesco ed alle ingenti domande di nuovi crediti militari dei ministri austriaci; f) Che nei rapporti delle'conveoienze e del sentimento non potevano non ritenersi deplorevoli gli incidenti troppo spesso determinatisi in Austria in danno di cittadini italiani. Non oserei dire che questo complesso di fatti sia tale <la cementare i cordiali rapporti intern:1zionali, da consolidare la pace, e una pace tale d:1 rappresentare un .sensibile vantaggio rispetto ai disastri della guerra ; ma come e perchè si potrà chiamare politica di guerra quella che, spietatame11te fin che si vuole, mette in rilievo questa serie <lievi- <lenti resultati negativi della politica delle alleanze? Ma l' on. Torraca, uno dei più autorevoli fo1 coloro che illustrarono la frase del ministro, non ha a sua volta e a suo tempo constatato in articoli non dimenticabili l'esito negativo della politica che venti anni or sono ebbe in lui uno dei più caldi fautori? E da quando in qua l'abbandono della politici, rivelata~i alla prova cosl infeconda, implicherebbe la guerra?

258 RIVISTA POPOLARE Malgrado sia sempre idealmente aperta la questione dell'Alsazia e Lorena, nè alcun francese ammetta al riguardo una poiitica di rinuncia, chi può negare che negli ultimi tempi i rapporti tra Francia e Germania si siano pw Jressivamente migliorati, pure appartenendo i due Stati_ ad aggruppamenti internazionali diversi ed opposti? Se vuol dire far politica di guerra non chiudere gli occhi dinnanzi agli insuccessi della politica italiana, reclamare tra alleati i riguardi, che tra Stati civili sono imposti dal diritto delle genti, patro- ,cinare orienta111enti più conformi ai nostri interessi, allora politica di pace sarebbe quella che fa buon mercato di tutto quanto costituisce la ragione di essere di una nazione in Europa. E sarebbe politica di inutile quetismo, piuttostocbe di pace, perchè la pace si assicura, le occasioni cli atttito internazionale si eliminano appunto con un indirizzo che, alieno eia ambizioni, da esagerazioni, da avventure, dia esatta agli Sr;1ti stranieri la misura dellà nostra dignità e della nostra coscienza poJitica. Preoccupato dai grandi complessi interessi della vita nazionale, convinto che sarebbe gravissima colpa cimentare oggi !e sorti del paese, anche per L'IDILLIO Al Congresso Radicde italiano apertosi in Roma sòtto la presidenza deH'on. Pipitone abbiamo il dovere di dedicare poche nostre parole sul metodo e sulla sostanza delle discussioni. Il pTimo argomento che accalorò gli oratori e che terminò con un entusiastico embrassons nous fq quello politico e fondamentale. Sin dal primo momento fu letto.l'ordine del giorno prepar:no dall' on. Pipitooe e dal Comitato ordinatore. Era agnostico; cioè ammesso il principio assoluto della sovranità nazionale clichiar,1va che non si curava delle forme, o meglio queste subordinav;1 alla volontà del popolo sovrano. Rispecchiaya o meglio riproduceva ·semplicemente l'ordine del giorno marcori:1110, che aveva trionfato con una umoristica maggioranza nella riunione di Milano e di cui ci occcup,111111.)0nel n. del 15 ;.1prile. Quest'ordine del giorno trovò un fiacco difensore neìl' on. Pipitone ed uno energico - troppo energico, certamente, pei suoi formulatori - nell'avvocato Rubichi, che gli dette una intonazione strettamente repubblicana affermando recisai~~ente l'antinomia tra Ja sovranitù del popolo e la monarchia. Invece lo attaccarono, riproducendo e sviluppando eloquentemente gli argomenti e il pensiero del- }'on. Sacchi, il prof. lmpallorne,~i e l'avv. Epifania, che vi contrappose un analogo ordine dd giorno in nome dell'Unione rrrdicale di Napoli, che conta molti valorosi alfieri senza un solo fan taccio o ai loro ordini. Pareva inevitabile. il conflitto e la conseguente divisione fra le du)e tendenze ; m:1 non ce ne fo mente. L' on .. Pi pitone ritirò l' ordine del giorno agnosticamente marcnriano · e venne votato con gr,rnde entusiasmo e, pare, all'unanimità quello dell'avv. Epifania sacchianamente ortodosso. Ed eccoci a dire franc1rnente la nostra parola sulla sostanza e sulla forma del dibattito. In quanto alla sostanza hanno torto i marcoriani che banno voluto assumere parvenze monarchiche un ideale altissimo, in un conflitto del quale male potrebbero determinarsi a priori i termini e le conseguen~e, io non esitai nel dire alla Carnera eccessivo il prolungarsi delle dimostrazioni pei fatti di Insbruk , come· feci ampie riserve sopra recenti programmi di organizzazioni popolari. Che si pretende di più ? Se da me, o da altri che militi nelle nostre file, si volesse una politica di abdicazioni, di sottomissioni e di rinnncie evidentemente non solo si sbaglierebbe indirizzo ma si domanderebbe cosa , che lungi dal cementare la dignitosa pace da noi augurata, ci mancherebbe oggi senza abbassarci contro i per:icoJi della guerra per il domani. SALVATORE BARZ[LA[ 1Jeputato al f n.rlamento Nota. - La parola dell'amico nostro Barzilai nè acquista maggiore importanza, nè potrebbe perderne colle osservazioni nostre. Pure non sappiamo resistere al desiderio di aggiungere qt esta nota sia per manifestare il nostro compL1cimento di fronte al linguaggio davvero savio ed elevato di un irredento; sia per far sapere ai nostri arnici che le sezioni del partito repubblicauo, consentendo nelle idee esposte dal nostro Direttore non fecero buon viso all' appello del Generale Ricciotti. N. d. R. RADICALE mentrt; in fondo dell'anima loro sono repubblicani. Essi dovrebbero essere logici e franchi dichiarandosi repubblicani evolm.iooisti , come noi siamo, alieni dalla violenza siste1J1atica, rispettosi delle mani festnioni della volond del popolo è intenti a fare accettare dalla maggioranza la loro . fede. Agg1uogiarno cosa c)1e susciterù qualche scandola tra repubblicrni ortodossi. Noi crediamo oggi ciò che abbiamo ·sostenuto nella Nuova Età nel 1884 e nell'Isola· nel 1892; e cioè: che, date le origini plebiscitarie del. nostro St:1to, se si arrivasse ad un regime strettamente parlamentare i repubblicaili senza venir meno ai propri convinci men ti potrebbero partecipare al potere sotto la monarchia. Ora i radicali marcoriani mancano di sincerità e di coraggio civile non afiermandosi esattamente per quello che sono e rimettendosene alle tradizioni ed a Cavallotti. C'è del!' anacronismo nella loro concezione e nelle loro a rgomcn tationi. , L' a::,1tosticisnio f possibile ed anche utile sino a quando l'Estrema sinistra non si diflerenziò. Se sia stato un ·beqe o un male guesta differenziazione non è il caso di discutere dal punto di vista della realtù e della politica davvero positivista. Essa è avvenuta, esiste, accenna ad accentuarsi anzichè a scomp:nire; e bisogna tenerne conto. In quanto alle multi formi invocazioni a Cavallotti sarebbe tempo di finirla con tutte le menzogne. Repubblicani e radicali delle due tendenze - e qualche volta si direbbe che anche i socialisti facciano loro concorrenza - invocano il nome di Cavallotti come una bandiera attorno a cui dovrebbero raggrnpparsi i rispettivi partiti. Ora a noi pare che sia venuto il tempo di sbandire gli equivoci e di proclamare qliesta verità vera: Cavallotti, a giullicarne dalle manifestazioni politiche ultime, è morto raaicale nel senso sacchiano , sebbene non I' abbia voluto esplicitamente dichi;irare. Perciò chi scrive queste linee, che per Cavallotti nutrì a-fletto im1 I

-. RIVISTA POPOLARE 259 menso, non volendo contraddire alla verità storica, si è recisamente rifiutato a commemorarlo quando vi è stato invitato da repubblicani, che avrebbero voluto ritenerlo ·come un perseverante nella sua antica fede repubblicana. Il modo come si è ottenuta l' unanimita entusiastica - e pare che non sia mancata quella di Romussi e del Secolo - ci addolora profondamente, pere-hè tutto induce a ritenere che a Roma si sia rappresentata una commedia non bella. L'assenza di Marcora e di Guerci sembra che sia stata .·premeditata per salvare la loro dignit::ì; la quale dignità a qualcuno potrà sem brnre una viltà. Se essi sono fermamente convinti che le loro idee sono giuste avevano il dovere di andare a sostenerle. LLa presentazione dell'ordine del giorno Pipitone in. vista della buona e frettolosissima grazia colla quale venne ritirato senza altro tentativo di difesa, se non quello del Rubichi, ebbe il carattere di un vano , anzi ridicolo omaggio , che si volle rendere ai due agnostici, che si erano ritirati sotto la tenda di Achille; l' eloquenza di Epifani,1, esaltata umoristicamente sul Pungolo come un trionfo meridionale e come una preparazione alla soluzione del problema del mezzogiorno , in conseguenza sarebbe stata del tutto s:::iupata, poichè servi a sfondare una porta aperta , sulla quale si poteva scrivere : oggi si rappresenta la commedia della abdicazione degli agnostici e del trionfo monarchico-sacchiano. Agli agnostici,· se non vogliono essere giudicati come attori muti o semiparlanti nella commediola rappresentata in famiglia ,,: Roma , non resta che una via dn battere : rinunziare a dirsi radicali e proclamarsi quello che in sostanza sono : repubblicani evoluzionisti. E per oggi basta. Al prossimo numero la discussione del programma economico e sociale del radicalirnio italiano. La Rivista 111111111111111, 1111111111111111111, 111111111111111111 n 111111111,, 111111111111111111 r 1111 Dueanndi iantieleriealismo inFraneia ----8}1---- I. L'esperienza della politica anticlericale seguita, con una si grande ostinazione, dal governo francese d:- due anni costituisce uno dei fenomeni sociali più importanti che possa studiare il filosofo. Non e' è dubbio : essa darà luogo più t:irdi a ricerche profonde; oggi e assai difficile di formarsi sull' argomento delle idee generali. E' facile vedere che gli uomini di Stato che passavano per i più sperimentati , si trovano assai disorientati , in presenza di ciò che si svolge sotto i nostri occhi. Nessuno avrebbe potuto supporre che il ministero Cornbes sarebbe andato si lontano nell' applicazione delle leggi anticlericali, che sembrano essere in completa contraddizione collo spirito di tolleranza moderna. Jules Ferry aveva altra volta Jottato con vigore ed anche con violenza contro i n1onaci; ma egli si era arrestato bentosto in tale via non volendo passare per un persecutore e ferire i sentimenti della grande maggioranza delle famiglie borghesi. Combes non sembra che abbia di siffatte preoccupazioui; egli va sempre diritto innanzi come un segugio e non si può prevedere dove egli si arresterà , perche egli sembra animato da un ardore sempre più grande e si dire~be che egli voglia sfogare sulla Chiesa tutti i rancori, che gli ha lasciato la sua vita· di sern inarist.a. D'altra parte gli avversari di Com bes. sono assolutamente scoraggiati e leggendo i loro giornali si scorge facilmente che essi gùdano forte per farsi coraggio e che non hanno più alcuna speranza in una rivincita. Molti di essi negoziano col governo per ottenere, almeno, qualche piccolo favore. La Libre parole qualche tempo fa additava-all'indignazione dei suoi lettori la condotta di alcuni gruppi cattolici che ft1100 fìgurare nelle loro liste elettorali alcuni difensori della Chiesa e dei zelanti difensori del ministero attuak. Tutti sanno che Denis Cochin mantiene ecce I lenti rapporti col governo, non ostante le smentite che ha dato alle informazioni dei giornali; è assai verosimile che egli si sia agitato per ottenere che Del.casse avesse un inter- , vista in Roma con dei personaggi importanti della Corte pontificia. Ora un partito che negoz:a sempre è un partito. che non ha più l'ardore di combattere e che deve soccombere. Nessuuo avrebbe sospettata tanta viltà nei clericali, che ci parlano continuamente delle campagne energiche fatte dal Centro te<;ieseo e mercè le quali il partito, divenuto l' arbitro della politica tedesca, ha ottenùto il ritiro deìle leggi anticlericaii e non è. lontano dal mettere la forza dell'Impero al servizio della Chiesa. Tutti sono convinti che siffatti risultati non ·potrebbero ottenersi in Francia; ma tra la marcia trioufan te del Centro tedesco e l'attitudine strisciante dei cattolici francesi, c'è una tale differenza che una via media onerevole potrebbe essere seguita. Durante l'affare D1;eyfus sembrava che uno spirito nuovo avesse soffiato nel mondo cattolico e che dovessimo assistere ad un risveglio di energie co111b:1ttenti ; ma questo bello ardore non si mantenne e si pu6 domandare anche se si sarebbe· mai manifestato se la polizia non avesse protetto gli antidreyfusardi: il giorno in cui essi seppero che la forza pubbHca non era più dal iato dei clericali , tutto il coraggio loro scomparve. Quando si cominciò ad espellere i frati si annu.nziò che ci sarebbe stata una forte .resistenza e tutto permetteva di supporre che ·in molte citta l' emozione sarebbe seria ; ma dopo qual.che -tentativo fatto in Brettagna tutto è passato liscio e i terribili campioni della Chiesa si sono contentati di alcune manifestazioni carnevalesche. · Il c~)faggio degli oppositori non è arrivato sino alla resistenza legale. Ci si raccontò più volte b storia di cittadini energici che rifiutano il pagamento delle imposte in Inghilterra e, ancora oggi i nostri giornali avanzati ammirano i non-conformisti che ripresero questo metodo di agitazione per resistere ad una legge sull' istruzione ·primaria che loro dispiace. Drumont ·e Coppée hanno domandato ai cattolici di seguire questo esempio, che non esponeva a molte noie; ma essi non. hanno trovato ascolto : i loro partigiani sono ·delle persone , che non intendono incomodarsi ih guisa alcuna. La libre parole ha fatto osservare n1olte volte che il mondo cattolico non ha diminuito le proprie feste e rntlla ha cambiato nelle sue relazioni mondane: singolari perseguitati questi nobili personaggi occupati- nei ricevimenti e nelle danze!

260 ÌZÌVISTÀ POPOLARE Dinnanzi a tante misure contrarie agli interessi del clero, la Chiesa sembra presso a poco indifferente; si direbbe anche che essa sia tanto più dimessa quanto più il governo la tratta senz:t complinìenti. · I giornali religiosi ci assicurano che il Papa sappia distinguere tra la Francia e quelli che la dirigono temporaneamente; che per affetto verso la figli:1 bene:1mata della Chiesa, egli lascia passare molte cose che egli non sopporterebbe da un altro paese. Ma tutte queste storielle non ingannano che le vecchie beghine; Co:r:.bes sa a che. tenersi ed egli scorge , con ragione , nel!' eccessiva pusillanimità della Curia romana la prova del!' irrimediabile impotenza dei suoi nemici. Mo! ti cattolici pensano che il meglio e di lasciar p:1ssare la ternpe. ta e che la Provvidenza fi:nid per suscitare.grandi carnbi:tmenti che far:rnno risplendere la gloria della Chiesa: i realisti del pari hanno :ttteso il miracolo che doveva rimettere sul trono il Conte di Cham·bor_d; e sono trentatre :inni che sento dire che la Roma papale non può continnare :1d essere la capiule dell'ltali,1 e che il Papato sarà restaurato eia un fatto provvidenziale. Si potrebbe moltiplicare gli esempi e si trovere~be sempre che l' nspettatil·a del 111iracolo J identica ed uguale ali' opera d'imjJotenza,e di_rintmzin. ombes che conosce bene il clero e che fo teologo, <livide certamente la mia o p1111one-. II. Parecchie volte si ~rnnuoziò che il ministero sa• rebbe caduto e pochi ministeri. hanno subito t:tnti violenti as, alti quanto quello Com bes. L:1. costituzione stessa del governo era una caus,1 di debolezza, perchè molti dei suoi m_embri mancano di prestigio e I.a loro onorabil.id non è al disopra di ogni sospetto. Non è possibile di fare in Francia della politica anticlericale con un perso'lale del tutto soddisfacente: forse Giulio Ferry non ha avuto per collega alla giustizia un signor Cayot cli cui si fece u11 primo presidente della Cortè dt Cassazione e che dovette rassegnare le dimissioni in seguito a sc:111d:1li finanziari? Egli è dispiacevole il vedere a capo dello stesso ministero un signor Vallès, che pare che~ ;1bbia avuto coll' usLiraio C:1ttani dei rapporti per lo meno strani. Il signor Combes non ebbe l:t mano felice chiamando -~ti ministero della marin:1 Pellet:111 che ba se·.,1pre condotto guella che si chi:1111:1 vita di boheme e che non sa sempre disti11gL1ere il momento in cui b sna r:1gione essendo ottenebrata non dovrebbe tene-re dei discorsi• (1): le sventure di Pelleta11 potrebbero somministrare molto mater.iale ai caricaturisti e nn governo che avrebbe avuto tra i suoi membri un tale individuo in altri tempi sarebbe cadnto otto il ridicolo. Al. giorno d'oggi il ridicolo non uccide più. Contrariamente alle previsioni di persone forti nella tattica parla111entare un ministero che sembra cosi vulnerabile, resiste agli attacchi e tutto autorizza a çredere che esso potrù dur,1re sino alle elezioni del 1906. I giorruli clericali avevano contato molto sullo scandalo dell'affare 1-fumbert; ma il risultato atteso mancò. Essi non avevano riflettuto (r) Quando il Presidente del Consiglio parla del ralo.-e c~•1,unicat~vo ~ei_ banchdti, tut:i compreodono che egli vuol dire: che 11 Mrn1stro della Nlanoa e ddla Guerra erano brilli. (Pega y nei Cnhiers de la quinzaine 4.me serie . 20 p. 44). che più di un deputato dei centri si sarebbe. avvi~ cinato al governo il giorno in cui si sarebbe parlato di gettare un,1 1uèe troppo viva sulle amicizie che gli Hu111bert avevano mantenuto nel mondo politico. Gli oppositori commisero un altro errore <li tattici: trascinati dal loro odio per tutto ci6 che è repubblicano, essi vollero compromettert:: l'antico ministro Humbert che fu primo Presidente della Corte dei Conti; essi dichi:1rarono di voler disonorare uno dei rappresentanti del vecchio partito re- , pubblicano; essi riuscirono ad aggruppare contro di loro tutte le persone che vogliono difendere la repubblica. L'espulsione deil'ab:1te Delsor non dette nemmeno buoni risultati; far venire rn1 abate politicante dal1' Alsazia in Francia per fare del!' agitazione contro il governo col l'idea che la polizia si sarebbe trov,tta imbarazzc1t,1 i manzi a m:rnifestazioni clerical.i capitanate da tlll deput:tto alsaziano, era un' abilid alquanto grossolana , ma che poteva svegliare certi ricordi p:1.triottici contro il governo anticlericale. Com bes, però, ba mostrato tutta la sua at:1dacia cd ha espulso l.'abb:1te; tutti pensarono che egli aveva sottoscritto il decreto di morte del suo millistero; ma egli ba avuto l:1 fortu11a di trovare nel!' abate Delsor un politici> di s.\ bass:t leg:1 che una maggior:rnz:1 non poteva lormarsi contro di lui. Due grandi assalti intanto potevano mettere it n1inistero in pericolo tanto più gravemente in quanto che si sapeva che Loubet s'interessava vivamente in favore degli oppositori. Ull bel giorno si vide Millerand venire a denunziare I' obblìo in cui si lasciav,rno le riforme sociali e ·domandare che si accor<lasse loro maggiore.: attenzione invece di impiegare tutto il tempo nelle leggi anticlericali. In quel giorno il ministero non ebbe che una debolissima m:1ggior,111za; io credo che se fosse rimasto in millornnza egli avrebbe avuto immediata111ente un voto di fiducia e Millerand non sarebbe stato ancorn Presidente del Consiglio come gli aveva promesso Loubet. Il grande attacco contro Pelletan er:t piò pericoloso forse, perchè il disordine più sfrenato sem br:1 che regni al ministero della Marina; e intanto anche allora il governo trionfo , e un certo numero di deputati sui qu;tli gli oppositori contavano vennero meno all'ultimo momento. Forse Doumer esitò a fare un attacco a fondo per paur;1 <li provocare una discussione sugli atti del suo governo d'Indo-Cina; si pretende che Jaurès aveva tr:1 le mani dei documenti che non erano favorevoli al presidente della Commissione del bilancio. Ma il miDistero fu salvato sopratutto dal timore che molti deputati se.ntono di essere accusati di fare il giuoco dei clericali. C'è un el.ernento di. cui bisogna tener conto in tutta g nesta politica : è l'affare Dreyfus. Sino a tanto che non sad liquidato guesto affare nel senso della giustizia e del buon senso , ci sarà .un partito anticÌericale che dù al governo deputati devoti aHa Camera e denaro per mantenere una stampa ufficiosa. Credo che tutto cambierebbe il giorno in cuj Dreyfos fosse riabilitato. Il ministero pare che sia convinto di ciò; infatti esso ba inoltrata una doman<la di revisione del processo sì poco motivata che occorrerà un tempo molto considerevole per l'istruzione: la cosa, percio, tirerà a lungo. Millerand era un avversario della prima .

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