Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 7 - 15 aprile 1904

172 RIVISTA POPO.LARE X La que!ilt1one B~-lt-aulc~. - E siamo daccapo. Se i giornali non fossero pieni delle vecchie rifrittme di no.tizie della gueri-a Russo-Giapponese , satebbero pieni di notizie Macedoni: Anzi ai Macedoni si sono ora aggiunti gli Alba nesi· i quali, più Turchi del Sultano, fanno ora la rivoluzione per opporsi alle riforme imposte alla Turchia dalle potenze Eul'Opee. Ben presto anche i Greci - i quali. in una certa guerra di recente data diedero proya della meravigliosa agilità delle lor<.'gam'be - anche i Gréci daranno dei gatti a pelare alla Turchia' e alle potenze Europee; anzi più a queste - con la questione della genJarmeria · internazionale - che a quella. Si sa che la Turchia, lascia più che ogni altro strumento lavorare il Tempo. Buon vecchio galantuomo dal qnale essa riesce sempre a trarre splendido partito. Tornando alla speciale questione dei Balcani., anche qui ora si può cominciare a dÌl'e quel che si dice delle ostilità Russo-Giapponesi. Chi ci capisce qualche cosa è bravo. Da un lato la rivolta Albanese sembra sedata , da un altro sembra infuriare con · J->iùrabbia di prima. Dal canto loro i Macedoni hanno incominciato qu21. e là alc11ne avvisaglie .e su l'orizonte ~' addensano Iè nubi di ostilità Albanesi. e di ostilit1 Bulgare: ostilità che se scoppiassero porterebbero indubbiamente un altro fortissimo colpo alla Pace Europea , e più al barcollante equilibrio dello Statu quo in Europa. . Dov· andiamo? Ci sembra - e ci piacerebbe che i fatti ci desse.ro una solenne smentita - ci sembra che andiamo verso un'avvenire molto fosco, che se veramente i Macedoni tengono la loro parola· di ricominciare l' insurrezione noi non avremmo che da dolerci amaramente di avere accettato, _per l' esercizio d' influenza della nostra gendarmeria , il villajet di Monastir. I Certamente non bisogna lasciare libera l'Austria di tirare tutta l' acqua al suo mulino ora che la Russia s,ta facendosi pettinare altrove ; ma siamo noi al caso di mostrare unghie abbastanza lunghe e denti assai ''forti da imporre rispetto? That {s the question. Ne dubitiamo assai , e ci duole dover dire che quello che si è detto della nostra marina , e le prove fatte dalle nostre navi , e quella che si ucina della organizzazione del nostro esercì to, conferma.no 1 nostro dubbio. Noi. Ancora a proposito- di trlbunalt - Nel N° scorso avemmo occasione di dire qualche cosa a 1 )roposito della. eloquenza dei. Procuratori del Re; più d'una volta abbiamo parlato-in proposito dei metodi d'istruttoria e della prigionla preventiva in uso in Italia , e non ci sia1i10 mai stancati di segnalare abusi, errori, incoerenze inerenti a tutto il nostro sistema giudiziario. Questa volta è il verdetto d' un processo testè dibattutosi a Roma che ci porge materia ad osservazjoni che non crediamo superflue. E' ormai diventato un luogo comune il declamare contro l' uso del coltello , col quale , fra r nostri popolani e specialmente nella provincia dell'Italia centrale e meridionale, si usa definire tutte le questioni più caldamente contro - verse, e si ha l'abitudine di sdipanare le più arruffate matasse d'interessi. Uso sbrigativo, comodo, e. che data da lontano! Naturalmente come tutti gli antichi usi è in con-. trasto con la nostra civiltà, e porta seco parecchi inconveni~nti quindi è di prammatica protestare e maledirlo. Ma lo si condanna generalmente con molta indulgenza, anzi non esitiamo a dire con molta compiacenza. Ora questa grande contradizione che sta fra quello che vorremmo fosse abolito e quello che francamente non osiamo condannare perpetua nel nostro· popolo il cattivo costume, e la violenza, diventata legge, passa di padre in figlio nei nostri costumi. In quei nostri vecchi costumi che dovrebbero essere cambiati e che il codice dovrebbe anche punire, e che punisce, magari, talvolta, m~ in modo da far ridere. - Ecco quà - Un vetturin.o ha , un giorno·, una questione con un altro. Dalle parole passano ai fatti , prima lavorano il manico della frusta, poi uno di loro pianta una palla di revolver nella testa dell'avversario e lo ammazza sul colpo. , Al processo l'uccisore se la cava con otto mesi di carcere. Noi non siamo punto partigiani çlell'attuale sistema puni~ivo e carcerario. Ma perdio; consideriamo che, poiché si ritiene che freno al delitto :,,ia la paura della ga~era, simili condanne per tali delitti rappresentano un incoi•aggiamento all'omicidio , e non sono punto nè puni:.r.~ohe, né freno. E dire che se un operaio , anche un pò avvinazzato grida Viva la Repubblica , o canta l' Inno dei lavoratori , piglia altrettanto e qua·che volta , anche più! E si fa la propaganda contro il coltello , e la violenza e i mali costumi. Cori un tal codice e simili giudici! Cose da pazzi, dice un nostro amico. A. AGRESTI DaCi ongressi radicaalCliongresso socialist Ci si volse amichevole rimprovero perchè non ci occupammo del Congresso radicale siciliano che si tenne in Palermo nel mese scorso coll'intervento di molti valentuon;iini ed anche di qualche illustra~ zione scientifica, quale l' Impallomeni; ma il nostro silenzio fu det~rminato da questa circostanza, che spiattellata la nostra opinione colla nostra abituale sincerità temevamo che riuscisse sgradita a tanti cari amici pers0nali e semipolitici: in Sicilia vi sono alcuni capitani del radicalismo, ma vi manca assolutamente un partito radicale, perchè vi manca la borghesia colta ed evoluta che dovrebbe somministrare le falangi. I capitani senza soldati tionfarono e trionferanno quà e là - e sarà bene - pel loro valore personale e per la stima e la simpatia da çui sono circondati; ma un seguito, un partito politico, non l'hanno; come, pur troppo non l'hanno i repubblicani, che mentre erano crisalide furono stritolati dai socialisti. Avrebbero potuto costituirfo questi ultinii, se..... Ma ritorniamo ai radicali. Avremmo continuato a tacere sul C9ngresso radicale siciliano se non fosse intervenuto il Congresso radicale di Milano , eh' è stata un' edizione peggiorata del primo. , Peggiorata? Sicuro. Ma non p::r la qualità degli intervenuti, ottimi tutti, senza ironia e senza restrfaione. Rappresenta un peggior~mento pei criteri che lo informarono, o meglio per l'assenza di ériteri, che vi trionfò. Basta leggere l'ordine del giorno, che raccolse la maggioranza legale, come in una qualsiasi votazione. delle spese obbligatorie in un Consiglio Comunale, per convincersene. , Eccolo in tutta la sua piramidale indeterminatezza: « Il partito radicale riaff~rma il proprio programma di riforme politiche e sociaii quali sono già inscritte nelle sue tradizioni e si vanno evolvendo nella coscienza pubblica per bisogno legittimo e imprescindibile di classi e conseguente sviluppo progressivo dell'organismo sociale. . « Ne propugna l'effettuazione sulla base immanente ed inalienabile d~lla sovranità naziorale popolare: senza apriorismi di istituti politici ed economici, da subordinarsi costantemente nelle loro ragioni d'essere al raggiungimento delle sovraccennate finalità di riforme e di evoluzione. . « Dichiara costituita la Federazione delle Società democratiche radicali dell'alta Italia, e « dà mandato alla Commissione che dovrà redige,e lo Statuto federale di attenersi a questi principii all'intento di propugnare le riforme che elevino il popolo a coscienza della vita sociale , perchè nella soppressione del privilegio venga assicurato collo svolgimenlo di ogni umana individualità, l'avvento di una società soperiore. « Pennati, Girardini, Guerci, ~omussi. >> Noi per ià simpatia che ci lega a tutti gl' inter-

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