Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 6 - 30 marzo 1904

RIVISTA POPOLARE parte-e mi si perdocerà l'accenno necessariame'nte fugace-sia dal comune modo di vivere, che dalla necessità di combattere per certi interes,si prospettivi comuni. Quante volte ognuno di noi che militi devotamente in un partito politico non è costretto ad opere e detti che ripugnano ~Ila sua coscienza individuale? Ma la colpa di questo inevitabile conflitto non vogliamo sopportarlo noi; bensì ne facciamo addebito a questa società divisa in classi(la quale genera automaticamente la possibilità del conflitto fra i doreri del militante e il sentimento dell'individuo. Immaginate invece compiuta l' unificazione delle classi nell'unica che per vivere produce e della produzione compie tutti gli atti dalla direzione tecnica, e dall'organizzazione amministrativa, al lavoro materiale vero e proprio e quindi cessato il dissidio fra gli uomini opposti fra loro pec divergenze d'interessi fondamentali. La morale C:.i classe, il sistema delle opinioni ricevute , cessa per lo sparire delle classi, almeno per quanto queste dipendono dalla necessità della difesa di classe. Al posto delle masse subentrano gl'individui, al posto dell'opinione pubblica, l'opinione personale. Sarà allora possibile-con la già conseguita indipendenza economica degli individui e con lo sparire , dei meccanismi esteriori, che producono le opinioni sistematiche di gruppo· -una piena autonomia dell'individuo così nel campo dell'attività economica, come nel campo dell'attività psichica vera e propria. E sarà visibile allora che le condizioni per il pieno realizzamento della libertà individuale non saranno attuate se non in una societa di produttori associati, i quali abbiatJO saputo eliminare le differenze di classe e abbiano imposta la regola morale. che unica ragione per godere di un reddito economico sia il lavoro effettivamente prestato e socialmente utile. Ovvero sia sarà allora evidente che l'individualismo non può appieno realizzarsi che col trionfo del socialismo. X alla roccia della dura necessità, cu: volle condannarlo la società capitalistica, questo dio gio;ane e bello, non ostante le ferite apertegli nel petto dall'aquifa di Giove correrà superbo la terra. e la fartilizzerà col suo genio' e l'abbellirà col suo gusto. Sarà come l' Uebermensch del Nietzsche astuto come la serpe e forte come il leone. L<l forza gli servirà per armare la natura, l'ingegno per adornare la dimora che il caso gli ha dato. L'uomo sHà grande perchè libero e nella sua umanità vorra adorare l'unica cosa divina della natural creazione ! ARTURO LABRIOLA Un'altcramp3snualla FIGL.IdAi JORIO • Abbiamo pubblicato- I' inno elevato da Cino Accascina pel successo colossale della tragedia dannunziana e soggiungiamo , per debito di cronista , che inni analogamente alati, abbiamo letto sui giornali senza distinzione di colore politico. Le riserve di Luigi Lodi nella Tribuna e le altre dell' Idea liberale di Milano (1) e la constatazione del trionfo di D'Annunzio fatta a denti stretti dall' Italia del popolo servivano non ad attenuare, ma a fare emergel'e meglio la concordia degli animi sulla Figlia di Jorio, giudicata opera d' arte eccellente ancho dal punto di vista drammatico e teatrale .. La nota dissonante è venuta, e l'ha portata Giusto Calvi nella Vita Internazionale e noi vogliamo farla conoscere ai nostri lettori. Il Calvi comincia dal trovare grande somiglianza tra la Venere rustica di Guy de Maupassant e ì\1ila · di Codra; non sa spiegarsi per quale miracolo psicologico « lcJ sve1·gognata che fece da bandiera a tutte le biche come gridarono i mietitori dietro le quinte nel primo atto, diventi di punto in bianco una santocchia d_a disgradarne tutte le undkimila Vergini e possa vivere pura e casta s_ulla !llont3:g-na insieme all'Al_iJ;i, che vi fa la figur;i d1 un 1mbec1lle. E pare anche unpossibile che la figlia di uno Stregone, <~ il ·Mago di Codra alle Farne» possa, trovare in P.è tanta deli- ' catezza di sentimenti e tanta e così pura virtù di sariuesta liberazione c.lell' individuo è meta degna crifizio quanto ne mo::;tra la Mila di Codra negli atti ~ successi vi. · di tutti i nostri sforzi. Dipende da essa il maggior Se la protagonìsta e un mistero psicologico ed una sviluppo delle società umane, come risultano del contraddizione vivente non valgono· di più le~altre maggior benessere, della maggior luce di conoscenze, persone della tragedia. « Sono veri fantocci! senz,_ti del più largo impeto di idealita morali, che la con- quali l'azione procederebbe istessamente, anzi meglio, correnza delle opinioni e degli sforzi personali potrà se non ce li trovassimo sempre tra i piedi, senza addurre. , mai nulla fare, a recitar filastrocche di novenari, che Fra quanti uomini è limitata ora la concorrenza sono un' atflizione. Salvo il vecchio padre di Aligi e, Per il proC1resso? Fra quel numero limitato di per- la :-orella Ornella, gli unici personaggi eh~ abbian~ h b d 1 ·6·1· , d 11 I " tanto quanto una :flO'uraumana e che non siano meri •son e, c e aven o avuto a poss1 1 ita e a cu tura, 1 t· d , t· . 0 L d e ai· Ali·g 1· Candia della d d' · 1 · L e emen 1 ecora 1v1.... a ma r , hanno _POtuto go ~re u?a agiat~~za re at1v~. ~ Leonessa, è una figura di paravento. Quando domassa 1mme_nsa dei lemun seppe~ht1 entro le v1s~en vrebbe balzare in piena luce e diventare persona della terra, mtenta ad C!-trarrl! ricchezze per altn, o viva e commuoversi col suo dolore di madre in eoim prigionata sotto le volte fuligginose delle officine, spetto del figlio condannato all'atroce supplizio dei 0 sui campi esposta a tutti i rigori della variabile parricidi, trova più comodo per sè - e più forse natura, piegata sulla sua opera quotidiana e solo per l'auto~e - d' in:ip_azzire e di recitare una lauda a quella educata, ignora essa stessa se nel suo gregge sulla pass10!1 del D1vm. R;edent~r_e >~. . . non vive chi nel cervello racchiude in potenza tutte « _Co!1tali personagp 1 1!11bo~t1t 1 d~ stoppa e con gh 1 note di Beethoven O le formule di. Newton e a~tr1 d1 ~econdo ~ terz ordme,. 1 quah non hann,o al_tr_o e ,. d ll' • 1 • d d Il dt propr10 che 11 nome prezwso, e con quell Ahg1, per 1 ignoranza e e~sere propno e e v1cen e e ~ che ha dormito settecenfanni e ch'è meglio lasciar for7una seco le. tra~cma nel lento sfacelo 1ella m1- dormire ancora, un dramma - ne conveniamo su-:- sena, appena nschrnrata da un gramma d1 veleno bito _ era impossibile a farsi. Onde la necessità dt alcolico. · Ma quando noi avremo speztate tutte le catene che teniono il Prometeo ·del proletariato :tvvihto , 1, Nell' !dea, liberale del 27 marzo Gustavo Macchi ha fatto un'altra carica a fo'ndo contro il successo della .lt'iglia rH Jorio,

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