Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno X - n. 6 - 30 marzo 1904

RIVISTA POPOLARE DI Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONECOLA..J.ANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d, ogni mese Italia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero : anno Iire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vitt01·io Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anuo X. - Num. 6 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 30- Marzo 1904 . SOMMARIO: N01: GP avvf'lnlmentl e gli uowfn1: (Il viaggio dei Presidente Loubet - La lega antiprote7.io nista - LI liquidazione di Millerand _:. Eser<:izio ferroviario in mano all'estero ? - Il caso Chiesi - La legge per Napoli -· La morale dei colonisti e colonizzatori ,_ Le parricide <li Nocera - Per Antonio Labriola) - LA RIVISTA: Per i trattati di commercio colle potenze centra.li - F. MoNTALTO:In memoria di H. Spencer - DoTT. N. CoLAJANNI: Uomini contr-o uomini o razze contro razze - ITALOARMA: La sorte dei professori - L.- nos1;re ,~010.-.1e: G. E. DI PALMACASTIGLIONE:La protezione degli emigranti italiani a New York - ARTUROLABRIOLA:L'individualismo nella concezione socialista - Lo ZOTICO:Un'altra campana sulla « Figlia di Jorio » - MARIOPn.o: Stelloncini letterari - H.lv1sta delle Rfv1ste: La Guerra Russo Giapponese considerata dai due punti di ,ista (The re·view of, ,·evicws) - La Gue1·ra Russo-Giapponese (Il Pensie,·o) - II problema operaio al Transwaal (IndipeY1,clent Review) - Le recenti elezioni degli Australiani (Review of reviews for Aust1·alasia) - La Riforma sosuale ( Politisch-Antropolo, gisch~ Revue) - L'umorismo di Lutero ( P1·eussische Iakrbuchei·) - Hecenslont ,- lllustrazloul nel 1,esto. GLI ft VVENIMENTI e GLI UOMINI Il viaggiodel PresidenteLoubet.- Fra breve il Presidente della Repubblica Francese , il primo magistrato di Francia, sarà fra noi. Non ci pare il caso di fare raffronti storici , di stare a magnificare il fatto che, dopo Pipino e Luigi IX egli è il primo sovrano di Francia che, acclamato . dal popolo, come amico e non come conquistatore, viene a Roma. Prima di tutto Loubet non è un sovrano, eppoi ogni periodo storico ha i suoi peculiari caratteri, i suoi speciali avvenimenti che si collegano allo stato delle cose prevalenti in un dato momento. Ma la venuta di Loubet a Roma acquista in questo momento, un carattere speciale, significativo e molto lieto per 1:oi, date le relazio 1'.i che corrono, in questo momento fra il Vaticano e la Francia , e in seguito alla politica ed all'azione del ministero Combes. Non bisogna dimenticare che la: Francia fu , fino a poco tempo fa, ta figlia prediletta di S..NI. Chiesa, che i sovrani di Francia furono sempre- gli amici e difensori del Papato contro le aspirazioni italiane, da Carlomagno a Carlo d'Angiò fino a quel livido Napoleone III che, con bella frase di Victor I-Iugo, intascò la Francia come uu ladro intasca un portamonete. Bisogna non dimenticare che nel '49 e nel '67 gli Italiani si trovarono a fronte difensori del Papato, del Potere Temporale , della Roma der Papi i soldati di Francia, soldati della Repubblica e del1' Europa. Ora tutto ciò è passato nel domìnio della storia e delle cose finite. . Loubet viene e cì porta. il saluto e· l'affermazione di amicizia della Francia anticlericale, della Francia che riconosce Roma agli italiani. Questo è il fatto che rimarrà storico, di questa visita. La politica anticlericale di Combes e la visita di Loubet s'integrano per noi in un solo fatto: il riconoscimento di Roma agli Italiani, contro i Papi ' E dobbiamo altresì essere grati alla reazione che col suo lilliputtiano tentativo di opposizione al viaggio, fatto nel Parlamento francese provocò una grandiosa manifestazione di tutti i partiti in• favore dell' Italia, che rende più significativo il lieto .avvenimento. Può darsi che la diplomazia, destra nel trovare i ripieghi che salva110 capra e· cavoli, riesca ad escogitare una qualunque ragione ed un mezzo qualsiasi perchè Loubet visiti Pio X. A noi poco ìmporta; la visita non ha significato, dal momento che il Governo di Francia afferma la sua indipendenza dal potere clericale, ed il capo di questo governo, viene in Roma a vìsitare Il capo dello Stato italiano, che non è il Papa. E ben venga Loubet. Volentieri vedemmo in Roma il Re Eduardo e l'Imperatore Guglielmo,. essi venivano a riconoscere l'Italia come g1·ande nazione, nè la loro visita avevçi altra importanza che questa, ancorché grande. La visita di Loubet ne ha una maggiore, storica; questa: il capo della Nazione che riconobbe sempre i Papi come i padroni di Roma, viene a riconoscere che Roma appartiene all' Italia, ai Papi non più. E che l'Imperatore d'Austria venga o non venga a Roma, ora, poco importa. La giovine, la progressiva Austria lanciò il grido, eretico per il Vaticano, « loss van Rom ». La nazione che difese il potere temporale dei Papi, riconosce ora il diritto all'Italia di possedere Roma. Loubet viene e, contro il Vaticano, consacra questo diritto. Sia il benvenuto! · X La lega antìprotezionìst&- Si è costituita in Milano - proprio in quella città, che ha ricavato i maggiori benefizi dalla protezione. Ne fanno parte monarchici e repubblicani, ,socialisti e individualisti; vi sono amici nostri carissimi ed avversari astiosi. Il ml)mento della sua nascita non potrebbe essere più opportuno .... per fare tutto il male possibile all'Italia. Infatti anche se La Lega non riuscisse a trascinare la maggioranza degl'ìtaliani nelle prossime elezioni generali , è indiscutibile che col rumore cpe

\ . RIVISTA POPOLARE fa, ora conie ora , essa raggiungerà lo scopo di incoraggiare i repubbl cani del1a Svizzera e i monarchici dell' Au::-;tria-Ungheria e della Germania a persistere nella loro intransigenza protezionista e nello stesso tempo ad esauto1·are e a privare delle armi fragilissime, che hanno in mano i nostri negoziatori. Proprio, ripetiamolo, bene scelto il momento per inaugurare il 11 ovimento antiprotezionista in Itr1lia, quando le altre nazioni, monarchiche e repubblicane -·- queqto per l'amico Chies.l - accentuano il loro movimento protezionista.... · Noi su questa quistione non riposiamo tranquilli sulla tradizionale indifferenza italiana, poichè comprendiamo che la prospettiva del pane a buon mercato può sedurre e trascinare le masse; e tanto più temiamo in quanto che nella stampa prevale la tendenza liberista e gli orato':"i più popolari sono accaparrati alla Lega. Conosciamo i promotori del movimento e sappiamo che sono tutti dei galantuomini; nessuna insinuazione, quindi, ci sembra lecita sulle loro intenzioni. , A loro ci opporremo con tutta la nostra energia, preparandoci a sentirci chiamare affamatori del popolo; attendendoci anche che qualche canaglietta specifichi la somma che ci è stata pagata da qualche grande industriale lombarf1o per _oprJorsia questa Lega antiprotezionista. Ma noi affronteremo l' impopolarità e la calunnia e continueremo ·a fare il nostro dovere. X La liquidazione di Millerand. - I nostri lettori sanno che più• d'una volta ci siamo occupati della politica e dei metodi di Combes; che nella questione insorta fra Millerand e il partito Socialista francese, abbiamo francamente espressa la nostra simpatia 'per il ministro ,ed ex ministro socialista, come pure abbiamo francamente detta la nostra opinione quando ci è semb1·ato che Coml-ies,nella sua lotta contro le Cong-regazio:,i ed i nemici della repubblica, esorbitasse dalla retta difesa della repubblica e conculcasse la libertà di una parte dei cittadini francesi Non possiamo però esimerci di stigmatizare lo inqualificabile attacco del Millerand al ministero Combes; attacco che ha liquidato il Millerand stesso, ne ha fatto quasi, il portavoce della reazione, ed ha messo in pe··icolo - sia pure per un solo istante- l'opera_di difesa contro i nemici mascherati o palesi della repubblica. li governo francese è, oggi, impegnato in una fierissima lotta,, contro i clericali che , spalleggiati da tutte le gradazioni dei partiti reazionari, tentano abbattere l'organismo cli progresso che è rappresentato, immedesimato dalla repubblica. Ora ogni atto contro il ministe1~0 Comb<:·sè un tradimento verso quegli ideali di progresso o di libertà che il pai-tito socialista s'è imposto cli raggiungere. L'ambizione di potere del Milleranfl lo ha perduto. Egli credeva che fosse arrivato il momento per raccogliere la successione del ministero che ha con tanta energia combattute le Congregazioni e si levò a parlare. C' è da credere che il tema del discorso glielo offrirono i ili ensol'i de~ gesuitì ~ esperti in materia di cavilli ed abilissimi a trarre partito, nel loro interesse, da tutte le situazioni e da tutte le occorrenze. Egli attacco il ministero Combes su la questione delle pensioni operaie. Egli che passo due anni al ministero , senza t;Oncludere nulla in favore di quel progetto di legge , doveva sapere che se, come ben gli rispose Combes, è logico doversi preoccupare anche di quella riforma e anche più logico, perchè più immedfato, il difendere tutto l'organismo che lo può rendere possiblle. Quindi bisogna spazzare il terreno degli ultimi avversarii prima per applicare poi le riforme che devono rendere ad un migliore as$et.to economico della repubblica Francese. Quando la parte mag[tiore del partito socialista francese si levò contro Millerand e lo espulse, noi, avemmo l' idea che un· atto inconsulto ed ingiusto, provocato da antipatie e da ragioni personali , era stato compiuto; ma ora dobbiamo riconoscere che la massa socialista, giudicando e condannando l'operato di Millerand, era stata ispirata dal semplic;e e retto buon senso che guida le masse. Dal giqrno del suo avvento al potere Millerand aveva cessato di essere un socialista. Egli aveva raggiunto il suo scopo; era diveritato un uomo di govel'no. Piccolo carattere e gretto animo a.veva scelta una via qualunque per salire e vi era riuscito. Ora egli pensava d' essere ancora una forza. La vittoria di Combes , e il voto dato alla sua mozione da tutti i reazionarii devono avergli dimostrato che nella vita e nella lotta politica più che ogni altra virtù, vale la coerenza e chi batte una via, per mero opportunismo di arrivista, come ha fatto Millerand in breve ora si liquida; com' egli è finito. X Esercizio ferroviario in mano ali' Astero? - Sotto questo titolo - grave per il suo significato , e più ancora per i fatti che ne sono svolgimento - la Ri vista Moderna reca, nel suo ultimo numero ,li febbraio, un articolo dell'ing. Leonardo Carpi, che, per la estrema importanza ed attualità dell'argomento, non dovreb'Je in alçun modo sfuggire alla più seria attenzione dei pubblici poteri e del paese. Esso involge la duplice questione internazionale della ferrovia del Sempione~ e della Cuneo-Nizza, con la s,ua complementare per Ventìmiglia; la prima già concessa alt' estero per l'esercizio, la seconda in via di concederglisi, anche per la costruzione. Per la prima, l' autore dimostra con dati di fatto finora assolutamente ignorati in Italia: che noi avremmo potuto ottenere il valico del Sempione, senza nessun onere di nessuna specie, cioè senza concedere alla Svizzera nessuna henché minima sovvenzione, e nessuno dei consi 1lerevoli privilegi ad essa largiti - anzi (iu·endoci pagare da ess;1. la concessione, con equivalenti economici di çlanaro; che l'errore iniziale gravissimo da noi commesso coli' accordare ad una Compagnia estera l'esercizio della linea di frontiera Sempione-Iselle-Domodossola, tutta situata sul territorio italiano, e costituente una vera ferro1Jia di .penetrazione : l'u anche maggiormente aggravato dalla Convenzione rlel 16 maggio 1903, che ne trasferì la concessione al governo svizzero, e che peggiorò i patti e le condizioni del precedente trattai o, con incalcolabiJe iattura dei nostri interessi economici e militari; e che urge avvisare ai mezzi con cui ancora si poss0no, in qualche parte, attenuare le conseguenze inevitabili dell'incauto trasferimento. Questi mezzi il Carpi li precisa e li pone in chiara evidenza ; ma non ha fiducia che il governo saprà e vorrà valersene. Ed invero tutta la supina ignoranza, di cui le nostre convenzioni alpine con la Svizzera e'i i nostri attuali progetti di ordinamento ferroviario sono monumento, autorizza nella più ampia misura tale sfiducia. Per la Cuneo-Nizza e per la Cuneo-Ventimiglia, l'autore dimostra che i trac~fati in base ai quali il governo sta attualmente stipulando C'.)nla Francia 1~ concessioni di queste due linee sono due colossali errori tecnici, economici e strategici; e che è imperioso dovere 'del Parlamento e del paese impedire che, per tali nuove due linee di frontiera, si ripeta

RIVISTA POPOLARE 143 l'identica dedizione da noi consumata per que11a del Sempione, cioè la compromissione assoluta dei nostri maggiori interessi commerciali, territoriali, e di difesa naz:onalE·. Dimo-:;tra per ultimo il Carpi, che, anche nei riguardi del Piemonte A clP-llaLiguria, queste due ferrovie non risarl:iranno i danni che reca il valico del Sempione a tutta l' alta Valle del Po , nè socldisferanno gli interessi cli cui sono il miraggio, se ad esse non vengono rispettivament~ sostituite una linea diretta che congiunga Torino a Martigny nella valle del Rorhrno, ed un'altra che prolunghi la Ceva-Ormeu fino al mare. E dopo rilevata l'intima connessione fra le conseguenre di simili errori, e il problema ferroviario del Menogiorno, ancora insoluto nei suoi più legittimi e necessitasi confini, il Carpi cosi conc~iu 1e: « RisolYasi, come meglio dettino lo studio consapevole, ed i mutati tempi_, il problema vitale del nuovo Ol'<iinamento ferroviario. E merliti la Camera alle possibili conseguenze che potrebbe avere una preventiva approvazione di generici progetti rivolti ad applicare, a secon<ia dei casj, uno od altro sistema di esercizio. :=tnzichè quello di un progetto che nettamente decina. Ma badi il g-ov:erno che fra i rlue esercizi di 8tato e privato, un terzo soltanto - a11corchè limitato ad una sola linea - è ila esclurler•si recisamente, a pena di preparare al paese tarrli pentimenti ed ingrate sorprese: l'Psercizio, e dirò anché la costruzione, in mano all'estero ». Il caso Chiesi.- Ce ne occupiarµo con vivo dolore ·e perthè ci sentiamo nel dovere di dire la nostra parola su di una quistione morale che ha suscitàto tanto interessamento nel partito repubblicano. , Si sa in che cosa consista. Gustavo Chiesi, il pubblicista che da tanti anni sta sulla breccia a difesa dei principi repubblicani; e che dalla sua intemeratezza dette prova resistendo ai tentativi di corruzione del famigerato Perrone; che la forza della sua fibra e del suo carattere fece risplenrlere nel 1898 innanzi al Tribunale militare di Milano - contro compenso di lire 20000 accettò di fare un inchiesta al Benadir per convincersi della esattezza o della falsità delle accuse da lui stesso portate alla Camera dei Deputati contro l'omonima Società Coloniale. La sezione del partito repubblicano di Milano, cui era ascritto, il Chiesi, dopo lunga e animata discussione, lo espule. La Direzione del Partito repubblicano italiano, che in questa occasione ha funzionato come una specie di Corte di Appello,riunitasi in ·Pisa il giorno 27 non approvò l'espulsione, perché riconobbe la buona fede del Chiesi, ma deplorò l' errore commesso e la scorrettezza politica. Noi siamo di accordo colla Direzione del Partito senza dar torto alla Sezione di Milano. Noi comprendiamo perfettamente la severità degli amici repubblicani della Capitale ì?J,orr.rlq, che vivono e combattono in un ambiente difficilissimo in cui sono continuamente insidiati e punzecchiati da av_versari di ogni sorta - numerosi, potenti e agguerriti - çhe r.on avrebbero tralasciato di accusarli di tolleranza partigiana verso un loro correligionario e di trarne profitto. Colla loro severità essi hanno provveduto agli interessi r'el partito localmente. Però noi siamo convinti, che Gustavo Chiesi saprà, col lavoro e colla fierezza ,!el proprio carattere, cancellare il doloroso ricordo dell'errore commessoe dove sono i puritani ·infallibili che non ne hanno commesso qualcuno? - e dimostrarsi sempre degno della fede, cui ha consacrato tutta la sua energia, tutto il su_ocuore, tutta la sua mente. . la ~eqge per Napoli - Il disegno di leg.ge per Napoh, dopo quello per la Basilio,ta, seg:.a un altro passo coraggioso ed onesto. fatto clall' attuale Ylinistero verso la riparazione ch'è dovuta al Mezzogiorno. Noi ne siamo lieti anche perchè rappresenta un caso rat'0 di prese11tazione di provve inienti opportuni in seguito ad una Inchiesta. Si sono fatte le inchieste in Itala per constatare con lusso di documenti e di iliscussioni la esistenza dei malanni soci::tli, senza nemmeno accennare a voler sEJguire alla lontana le inilicazioni curative date dalle mede:-;ime. D' onde il discredito generale delle Inrhieste che in Italia vennero prese comP. sinonimo di canzonatura. Chi dicesse che il disegno di legge presentato dal Ministero Giolitti per favorire il risorgimento economico ili Napoli sia· cosa perfetta affermerebbe l'in verosimile e l'incredibile. Presenta lacune e difetti; ma dinanzi alla Crlmera e col lc1.vorodella Comm:ssione si potranno colmare le une e correggere gli altrì entro i limiti del possibile. Ma trovi amo as,olutamente ingiusta, astiosa, impolitica, l'ostilità colla quale lo ha accolto il partito socialista napoletano e siamo dolenti che un uomo del valore clell'on. Ettore Ciccotti si sia associato alle manifestazioni ostili dei suoi amici politici, che sembrano in possesso del rimedio infallibile per gnarire i profondi mali sociali di Napoli' - prodotto di molti set;oli ùi storia - come con un colpo di bacchetta magica. Prima _che venfra in discussione al la Camera tale progetto ili legge noi ce ne occuperemo a lungo, sin da ora sentiamo, però . il Jovere di. con~tatare che fu non solamente corretto, ma anche affettuoso, il contégno dei deputati del Settentrion_e n~gli u~ci che lo esaminarono e scelsero Commissari dec1s·tmente favorev·oli. Obbiezioni, timori e appetiti non vennero manifestati, ci duole il constatarlo, che da alcuni rappresentanti del Mezzogiorno. La mora.le dei colonisti e colonizator;__ A dir vero noi, non ci occuperemmo ancora dell'affare Badolo, il tenente di marina accusato dall' On. Chiesi di crudeltà efferate, s·e questo caso non ci porgesc;;e materia ed osservazioni che possono ripeteesi con eguale giustena tutte le volte che si volge lo sguardo alle colonie. dei popoli Europei , segnatamente quando queste colonie sono in paesi abitati dalla razza negra. Fin' ora, salvo che per il caso Livraghi, noi eravamo riusciti ad evitare l'accusa di crudeli e pareva che i nostri ufficiali ed i nostri colonisti fossero della gente di una moralità più alta che non gli urnciali colonizatori degl: altri paesi. Il caso del tenente Badolo, che fa male compagnia a quello Mod ugno, non solo, non isolato_, ma collegantesi a tutta una serie di fatti simili, a tutto un sistema di barbarie metodicamente applicato. sfata la bella leggenda. E noi ci troviamo essere, in fatto di brutalità, dei bravi mascalzoni proprio come i civilizzatori del Congo, i saccheggiatori del Palazzo Imperiale a Peckino, gli amministratori della colonia tedesca degli Herero e i compagni di spedizione di Stanley, gli esploratori inglesi in Africa. e in Oceania. Anzi per la facilità ad applicare i metodi sbrigativi , noi marchiamo il passo a tutta questa gente. Non per nulla siamo il popolo che più facilmente di tutti . dopo il francese , si abbandona agli entusiasmi d'odio o d'affet.to. Non per nulla siamo Italiani. Già la nostra condotta nell'affare del Sultano di Obbia ci ha fatto molto onore. Noi abbiamo mancato rli lealtà e di frant;he77.a ver:-10dì lui eri il suo popolo, e ht doppiezza del Sultano lu:;uf .non è una valevole giustificazione per aver noi praticati i suoi medesimi metodi. L'opinione pubblica si commosse, tempo fa, a proposito di certe notizie venute dal

144 RIVISTA POPOLARE Congo; di più si sarebbe commossa se si fosse saputo che là - e là è proprio come doYunque gli Europei si trovano a contatto di popoli inferiori - al Congo gli Europei non rispéttano nè le mogli, nè le figlie, nè la proprietà dei nativi. La rivolta degli Herero con conseguente stupro di fanciulle, violazione di donne e massacro di funzionari e soldati Tedeschi, ha sollevato un fremito d'orrore in ;Eurtlpa; eppure, ora che le notizie di missionari e commercianti disinteressati e più avveduti cominciano ad ·arrivare, si è obbligati a, convenire che gli Herero non hanno torto, che essi hanno fatto bene a ribellarsi e che la violen.za e brutalità della loro rivolta è giustificata dalla brutalità e dalla violenza esercitata dagli Europei - dai colonizatori tedeschi - contro di loro. Sarebbe utile raccogliere insieme gli orribili fasti degli Europei alle co~onie. Si saprebbe allora che la rivolta degli Zulù fu provocata dallo stupro commesso da un Europeo su la figlia d'un capo tribù, si saprebbero gli orrori esercitati degli Europei nel paese dei Matabele, fra i Niam-Niam, neìlo Zambese, nell'Uganda, nelle isole della Malacca, alle isole Sanwich dovunque i bianchi si sono trovati a spadroneggiare fra uomini di colore. Eppure in Europa, glì Europei possono essere considerati come le popolazioni meno feroci e meno brutali del mondo, esclusi i Cinesi ; anzi si pu6 dire c.;he l' Europeo è, in generale, uomo in cui predominano sentimenti cli gentilezza e di benignità che fac.;ilmente possono essere spinti all' eccesso. Perchè dunque tosto che l'Europeo si trova a contatto con popoli cosi detti inferiori, perde le sue qualità civili e diventa un essere bestiale i cui atti destono. ripngnanza e spingono alla rivolta i popoli e le tribù che gli sono soggetti 1 . Varie cagioni concorrono a questo pervertimento dell'animo europeo, ma principalissima una, dalla quale tutte le altre, più o meno direttamente, dipendono. La nostra educazione militare. E' naturale che gli atti di violtmza e di barbarie commessi dai bianchi su le popolazioni di colore sono quasi sempre opera di· militari. Il commerciante civile, il missionario, l'agente consolare o governativo, quando non sono militari , possono essere invisi ai nativi Africani per le loro idee e la lor-o intransigenza religiosa, per il loro amore del lucro, o per le loro velleità autoritarie, ma raramente si è uuito che essi si fossero resi colpevoli di urutalità e di violenze su i medesimi nativi. Più raramente ancora si è udito che essi si sieno resi colpevoli di violenze carnal e d' altre nefandezze. Per i militari, la cosa è di versa, e non può esse!"e altrimenti. La scuola della caserma non è una buona scuola per la gentilezza dell' animo. La donna è per il" militare un oggetto da preda e da piacere; si capisce che _quando questi militari si trovano in paesi che considerano soggetti, e di fronte a donne che essi pensano in- 'feriori, si capisce, diciamo, che essi non cerchino neppure di mettere in opera quella vernice di civiltà di cui fanno bella mostra nei loro rispettivi paesi e dieno libero sfogo alle loro passioni brutali. Di qui i loro at.ti infami, le rivolte delle tribù selvagge, i tragici massacri, e le vendette sanguinose. Noi abbiamo combattuto sempre, combattiamo e continueremo a combattere il militarismo · non solo per-chè per far fronte alle sue neces~ità i governi affamano e dissanguano i popoli, nia anche perchè consideriamo che la caserma è una istituzione immorale , una scuola di vizio e di violenza dove le passioni brutali covano , e sono coltivate in attesa di poter esplodere liberamente, e di dare i loro mortiferi frutti. Il caso del tenente Badolo, non è isolato. Questo crudele carnefice é l'esponente genuino delr animo e dei metodi dei colonizzatori militari. Nel N.0 scorso della Rivista accennammo già alla scorretta indennità percepita dal Sal vago Raggi e dicemmo anche qualche parola del tenente Bado}(, ; oggi - constatato il brutto effetto dei metodi conqùistatori nella colonizazione, ci rimane soltanto da dire che di questa nostra tanto vantata civiltà, noi dobbiamo vergognarci e non abbiamo nessun diritto di strillare èòme oche spennate vive quando gli uomini di colore violentano o stuprano le donne bianche, quando i negri, i barbari razziano i nostri possedimenti; essi non fanno altro che renderci ·pan per focaccia ; non fanno altro che ripigliarsi una piccola parte di quella che i nostri rappresentanti - complici i governi europeì - rubano a loro in grande. Ed é tutto. Che se vole~simo avere il diritto di riprovare gli atti feroci delle popolazioni negre dovremmo . prima di tutto, non avere a nostri rappresentanti dei Badolo e èei Salvago Raggi. X Le parricide di Lucera. - For~e il meglio da fare su questo caso, ora che i giurati hanno fatto giustizia, sarebbe tacere e lasciare che su le tre misere il tempo stenda un velo d' oblio. E difatti faremo così, riguardo a loro, nè ci occuperemo di discutere se ebbero o no il diritto di uccidere. Non vogliamo però passare sotto silenzio l'osservazione a proposito della requisitoria del pubblico ministero, anche perchè quella requisitoria è simile a tante altre che strappano condanne e popolano le galere del bello Italo .. regno. Che noi siamo un popolo dedito alle. belle ed ampollose frasi è un fatto storico, e non possiamo ne respingerlo, nè disconoscerlo; ma se c'è un luogo ove le frasi non dovrebbero avere impero è proprio nel tempio della giustizia; invece, vedi ironia delle cose, dopo il parlamento, il tribunale è il luogo in Italia dove più che altrove si spacciano le vane ciancie. Vedete un pò quel Pubblico Ministero del processo di Lucera. Costui non ha solidi argomenti giuridici per sostenere la sua accusa. Le fanciulle si accusano esse medesime e la loro accusa è al tempo stesso la loro difesa. Egli voleva il mio corpo - dice Caterina, e però io uccisì -,Egli, era suo padre! Tutte ìe sevizie che egli aveva loro fatte provare precedentemente scompaiono , la madre uccisa a furia di cattivi trattamenti, la ganza installata in casa e spadroneggiante su le fanciulle, il pane dato in piccola misura , le busse, gli spregi tutto passa in seconda linea,_ egli voleva il corpo della figlia. e la figlia lo ha ucciso. Ora il Pubblico Mini~tero per dimandare che questa ragazza che ha difeso ciò che l' esser-e umano ha di più caro , ciò ·di cui la donna è più gelosa, sia dannata all' ergast0lo, il Pubblico Ministero s'è messo a fare della imbecille retorica delle frasi a grand-e effetto. « Guardatela - egli ha detto ai giurati - negli occhi essa ha dei lampi a· odio, condannatela; Guardatela, essa non si mostra pentita, condannatela; Guardatela in faccia essa ha dei fuggevoli atteggiamenti <li tigre; condannatela». - M~ i giurati hanno conside!"a.to che il caso era, in verità, troppo grave perchè delle frasi retoriche bastassero a risolverlo, e hanno assolto. Noi vorremmo che questa assoluzione servisse di le7ione ai Pubblici Ministeri , ai Procuratori del Re. Nei nostri tribunali si fa troppo abuso di retorica, si usano troppo le frasi fatte e i pistolotti a _e~- fetto , _perchè la maestà e la serenità della gius.~iz13: non ne scapitino. I Giudici diventano personali , s1 lasciano impressionare dalla apparenza fisica dell 'accusato, dalla natura del reato, dalle loro cònsidera-- zioni personali ; son troppo come tutti gli altri uo-

RIVISTA POPOLARE mini, ma quando si vuole es~er degni di accusare, di giudicare, di condannare bisogna essere più che uomini e non avere, o averle in grado minimo le debolezze degli uomini. Invee~, ahimè ! se ci sono uo mini che riescono a rivela1·si piccini è nei tribunali. E nient' altro che perchè abusano della parola. I pubblici accusatori s'innamorano delle loro· frasi, ascoltano se stessi parlando e si compiacciono dei loro begli effotti ; che importa poi se la logica e la giustizia ne soffrono? Tanto peggio per chi si mise nel caso di subirne le conseguenze. E cosi sarebbe accaduto a Caterina De Francesco se i !tiurati non avessero avuto il buon senso di lasciar ì5erdere nel mare magno della bella vacuità i pistolotti del Pro- · curatore generale , Avv. Pagliarulo. Non sempre però i giurati riescono a liberarsi dalla suggestione delle belle frasi sonore , del retoricume adoperate con garbo, e allora spesso l'innocente è condannato, o. il reo appare più colpevole di quello che veramente fosse. Ora noi vorremmo che la smentita data dai giu-- · rati alla requi~itoria dell'avv. Pagliarulo non rimanesse senza effetto; che i pubblici accusatori la meditàssero , facessero loro pro· della leÌione toccata ad uno dei loro, imparassero che l' accusatore deve dir cose e non parole , e allora penseremmo che il De Francesco è stato, almeno una volta a questo mondo , utile a qualche cosa; ma·~ è tanto invalso fra noi e specialmente nel mondo giudiziario, l' uso e l'abuso della retorica che noi temiamo non abbiano - nessun effetto pratico-sotto questo punto di vistar assoluzione delle sorelle De Francesco, e le nostre parole. · X Per Anton;oLabriola. -- La Rivista consacrò uno stelloncino non breve di Del Vecchio a questo nostro eminente pensatore da recente scomparso. Ora in via eccezionale sentiamo il dovere di fare speciale menzione di uno studio completo riboccante di affetto e di ammirazione che il nostro Paolo Orano ha dedicato al Labriola nella nuova, originale e simpatica Rivist:1 che da recente ha cominciato a pubblicare in Roma - Libri ed Autori - ed a cui auguriamo molta fortuna; più di quan( o 8ogliono incontrarne in Italia le buone pubblicazioni. Nor. Per i trattati di Commercicoolle potenzecentrali Corrono voci discordi sulle trattative colla Germania, co11'Austria-Ungheria e colla Svizzera. Si dice che si sia arrivati all'accordo colla prima; dalla partenza del comm. _Miraglia per Vienna si argomenta che non si possa essere molto vicini al1' intesa colla seconda; ~1 si assicura, infine che si mostrano molto arcigni i negoziat0ri della Svizzera. Di certo, però, nulla si sa ; e noi senza mostrarci inclini nè all'ottimismo nè al pessimismo v9gliamo IMPORTAZIONJ IN ITALIA mettere i nostri lettori in condizioni di giudicare quali benefizi arrecarono i Trattati del 1892 all'Italia; e ciò che c' è ~a temere o da sperare, se ci dovessimo allontanare dalla base dei ·Trattati scaduti. Rimonteremo anche all'anno 1887 e 1888 dando le cifre per la Francia a:ffinchè chiaramente si avverta quale fu. la profonda modificazione che in seguito all' adozione della Tariffa generale del 1887 verificossi nella corrente dei nostrtscambi (1). ESPORTAZTONI DALL'ITALIA (a) I . 887 r 888 r 890-92 r 898-900 r 887 r .888 1 890-92 r 898-900 I I . I I I I I I. I 406.838.000 218.37 4.000, 161.719.000 159.800.000 498.980.000 224.258.000 136.389.0001159.800.0001 I I I I Germania . 165.776.oooi145.416.000l l 43.900.000 154.121.000 115.235.oooJ 85.632.000 145 400.000 215.896.21 Francia . A ~siria- U ngh. 250.824.000l 138.764.000 129.400.000 151.177.0001 95.332.000I 88.606.000: 94. 100.000 89.989.900 Svizzera . 69 .611.0001 46.274.000154. 910.000 39.385.000ll00.517.000l 223.828.000 1 127.500.000l 165.082.354 , . (a) Si avverta che pe1· la Francia i dati del 1890-92 si riferiscono al 1895; per la Svizzera quelli del 1889-91 si riferiscono al 1889-91 e quelli del 18\:J8-900 invece riguardano gli altri del 1899-901. Per le importazioni in Italia le cifre sono quelle date dalla st()tistica italiana.; pet· le espot'taziooi italiane sono quelle delle rispettivo statistiche dei paesi d'impol'tazione. Le esportazioni italiane in Germania pel 1890-92 sono quelle del solo anno 1892. La média dell'intero periodo 18~~-91 fu di 108.200.000. Da questo prospetto si traggono le seguenti conclusioni : • r.0 Il movimento commerciale dell'Italia colla Germania • coll' Austria Ungheria e coHa Svizzera ... nel 1898-900 restò interiore a quello colla sola Francia nel 1887. Quest'ultimo fu un anno di eccezionale movimento in vista della guerra di tariffa che doveva iniziarsi nel I 888 ; ma anche negli anni immediatamente precedenti gli scambi tra la Fran · eia e l' Italia di poco rimasero al disotto della somma di quelli recenti colle tre cennate potenze centrali. Ciò prova che il danno subito dall'Italia colla guerra di t;,riffe colla Fran.:ia fu enormi.! ; e non fu minore quello della Repubblica, che ci mandava manufatti. Però si sbaglierebbe cl.i grosso chi ne volesse · 11 Avver~iamo che le cifre oer gli anni 1887, 1888 e 1895 ~ono tolte dal libro di E. Tbery: Situation economique de l'ltalie (Pari~; 1903); quelle del 1886 a 1892 dal FontanaRusso; e le ultime del 1898-900 o 1899-901 da uno studio interessante- del Deputato Rubini: Scambi e dazi colle potenze centrali ('Bollettino della Società degli agricoltori ital 1ani - 15 febbraio 1904), Il Thery n0n avverte Sé nelle esportazioni sono compresi mccalli preziosi; da.lle altre cifre sono esclusi.

RIVISTA POPOLARE / concluciere che gli scambi tra l'Italia e la Francia sarebbero rimasti identici o vicini a quelli anteriori al I 887 dopo la riforma meliniana del I 892. Infatti dopo gli accordi conclJJsi dall'on. Luzzatti nel r 898 ed avendo otteIJuto noi tutte le concessioni di cui godevano le nazioni più favorite; il miglioramento è stato scarso come si può rilevare dalle cifre di due periodi anteriori e posteriori a detti accordi: · Esportazioni italiane 1n Francia 1893 - 98 L. 143.700.000 1899-900 » I 59.700.000. Importazioni francesi in Italia 1893 - 98 L. 130.600.000 1899-900 )) 152.600.000. Siamo ben lontani dalle cifre dd r 887 ! Allora la media della esportazione del vino italiano _in Francia (1886-87) fu di ettolitri 2.326.029 per un valore di circa 9 3 milioni e mezzo; la Francia importò io media. nella stessa epoca ettolitri 11.144.000. Nel 1903 invece l'importazione si ridusse a 4.234.000 ettolitri_; dei quali: 3.298.o')O dall'Algeria e dal.la Tunisia ( e quindi in condizioni di favore); 69 r.ooo ett. dalla Spagna e 55.000 dal1' Italia. L~ nostra esportazione di· vino potrebbe essere ancora considerevole; ma la Spagna ci batte in Francia come ci batte pure in !svizzera ed in Germania! 2. 0 Il trattato del 1892 colla ,.Germania riusci assai più favorevole all' Italia , che alla Germania. Questa, però, importa da noi una quantità considerevole di seta , che giova ali.e sue industrie; di più tra~ essa considerevoli benefizi dal trattato di nav1gaz1one. Le sue compagnie di navigazione - alle quali l'Imperatore Guglielmo II ha fatto una ciarlatanesca réclame nel suo recente viaggio in Napoliintascano parecchi milioni all' anno pel trasporto dei nostri emigranti. 3. 0 Il trattaw coll'Austria giovò maggiormente a questà, accentuando la differenza tra esportazioni ed importazioni in favore della prima. La differenza crescerà considerevolmente se non si rinnovera la clausola di favore pel vino, poichè . questa voce per l' Italia rappresentò sinora una esportazione di circa 20 milioni nella media degli ultimi anni , quando già era enormemer1te diminuita la quantità di vino mandato nell'Impero alleato e limitrofo. l11vece l'importazione di cavalli e di legnami, coìne sanno i lettori della 'l{_ivista del r 5 gennaio 1903, ,cresce continuatamente. La seta rap?resent:J una parte notevole nella nostra esportazione. 4.0 lofine aumentarono le esportazioni italiane in Isvizzera e diminuirono quelle s\·izzere in Italia. La diminuzione si deve alla concorrenza che ai manufatti elvetici fanno 'quelli tedeschi; l'aumento delle esportazioni italiane in !svizzera sarebbe stato maggiore se il nostro vino in buona parte non fosse stato espulso da quello spagnuolo. Seta, pro• d0tti alimentari e semifabbricati , che sono indispensabili alle industrie ed ali a vita della piccola repubbli~a vi rappresentano la massa della nostra esportaz10ne. Ed ora vediamo ciò che l'Italia dovrebbe temere dal rincrudimento dei dazi esistenti o da quelli di nuova ~reazione dei tre Stati centnali coi quali pendono le trattative, servendoci degli opportt1nissimi confronti del Rubini-, che riprodurremo integralmente avvertendo che il r 0 gruppo di prodotti comprende le materie gregg~ necessarie all' industria; il 2° i prodotti semih1vorati necessarii a1la industria; il 3° i prodotti fabbricati; il 4° i prodotti alimentari. Esportazionitaiiane Importo Importo Importo PAESI del valore dei dei delle 111erci dazi attuali dazi nuovi Germania 1898-900 (marchi) (marchi) (marchi) ! 0 Gruppo 3 r.244.OOO 2 3.062 r.038.r IT 20 )) 80.9 37_.000 68.039 268.410 detto senza la seta 8. 53 r.OOO 68.039 268.4 ro 3° Gruppo 7.378.000 249·744 403.369 40 )) 53.158.000 4.965 .605 17.969.828 Austria-Ungheria 1898-900 (corone) (fiorini) (corone) 1° Gruppo 13. 34 3.000 42.202 2,484.990 20 )) 19.047.000 56.7 55 118.230 >> detto senza la seta 5.06 3.000 34.83o III.630 3° Gruppo 7.140.000 88.254 . 963.886 40 )) 42.279.000 2 .977.613 48.726.494 Sviziera I 899-90 r Lire Lire Lire I 0 Grùppo 12.049.078 9 2 -943 1 41.465 20 )) 9 5.408.9 36 I I I.02! r 2 r.555 >> detto senza la seta 568.483 5.019 r.827 30 )) 4.186.238 r5r.583 289.904 40 )) 53-438:102 2 ·5 I 3• 2 77 I r.891.494 A colpo d'occhio si scorge che tra gli aumenti mi• nacciati; più enormi sono quelli dell'Austria-Ungherie che sui prodotti alimentari verrebbe ad imporre nell'insieme. un dazio di oltre il 100 °[0 ! Ma è meglio dare -le percentuali esatte pei singoli paesi e per ciascun gruppo di prodotti di dazi ad valorem esistenti e minacciati. Germania. Esistente Io Gruppo 0.07 o[o 20 )) 0.79 )) ..,o ) )) 3. 35 )) 40 )) 9,34 )) Austria-Ungheria ' Io Gruppo 0.6I 0 (0 20 )) 0.38 )) 30 )) 2·47 )) 40 )) 14.08 )) SviZlera 1° Gruppo 0.77 °[o 2 ° . >> O. I I >> 3° )) 3 .62 )) Nuovo 3•3 2 0 [o 3· 13 )) 5.46 » 33.80 )) 18.62 °[ 0 0.62 )) r3.49 )) I 14.03 )) I.17 o[e o. I 2 >) 6.92 )) 4 o )) 4-7 o )) 2 .::•! 2 5 ;a Da questo confronto risulta : r. che l'inasprimento dei dazi avviene specialmente sui prodotti alimentari; 2. eh' è massimo, davvero, bestiale, in Austria - Ungheria dove diviene quasi proibitivo; 3. chè rimarrebbe minimo in Isvizzera e medio in Germania il dazio sui prodotti alimentari,

RIVISTA POPOLARE 147 ma che le proporzioni dell'aumento sarebbero maggiori nella Svizzera. Ed ora esaminiamo, sempre ~ulla scorta del lavoro del Rubini, su quali voci avverrebbero gli aumenti sui dazi esistenti o la imposizione di dazi nuovi per potere vedere quali sarebbero le regioni d'Italia maggiormente coll-'ite. Senza scendere a dettagli basta sapere che l' innasprimento si verificherebbe sui prodotti agricoli per comprendere di primo acchito che le spese verrebbero pagate dal Mezzogiorno e dalla Sicilia. Lo studio particolareggiato conferma la supposizione in modo spaventevole. Se ne giudichi da queste notizie: I. Io Germania sono attualmente esenti da dazio: pomi, pere, ciliege, patate, ortaggi freschi, oche vive, pollame, e selvaggina da penna e sarebbero sottoposti a dazio in base alla nuova tariffa. I più colpiti sarebbero gli ortaggi freschi che sopra un valore di 1,9 I 8,000 marchi verrebbero a p:ig:ire un dazio di I ,032,722 · marchi. Verrebbe inasprito il dazio su queste voci: agrumi, fichi secchi, mandorle, carrube, noci e castagne, frutta secca e cotta, pollame morto, formaggio, paste, uova, olio di oliva io botte, uva fresca da tavola, altra uva, vino e mosto in botte, vino da taglio. La misura dell'inasprimento su le voci più importanti si può rilevare da questo confronto. PRODOTTI Agrumi Mandorle Uova Uva fresca da tavola Altra uva Valore Dazio pagato Dazio nuovo io marchi in marchi in marchi 10.662.000 1.770.820 5.3 r 2.460 8.677.000 553.350 1.600.050 8.762.000 161.698 485.094 2.9 I 3.000 1.950.000 1.488.520 2.772.696 Vino mosto m botti 1.518.00 740.293 Vino rosso da taglio 1.526.00 631.200 1.893.600 Il mezzogiorno e la Sicilia verrebbero maggiormente e si può dire esclusivamente colpite. 2° In Austria- Ungheria sono attualmente esenti da dazio e vi verrebbero sottoposti : agrumi, pere, mele, ciliege , ortaggi freschi, pollame vivo, pesci freschi. Sono tutti prodotti del mezzogiorno meno il pollame e il pesce che in tutto verrebbero a pagaTe I 57.140 corone. Invece sui soli ortaggi freschi si verrebbe a pagare I. 777. 360 corone e sugli agrumi (esportazione de] 1902) L. 17.634.320 sopra un valore di L. 6.722.000 !! L'inasprimento del dazio avverrebbe sopra: fichi secchi, mandorle, carrubbe, castagne, noci e nocciuole, uva secca, uva da tavola, mais, riso mondato , pasta , uova di pollame , formaggi , salsicce, buoi, pesci salati, olio di oliva, vino in botri. La misura dei maggiori aument.i e sopra i più importanti i;-rodotti si può apprendere da questo prospetto: Fichi secchi Mandorle Mais Riso mondato Formageio Olio d'oliva Vino in bott. in corone 590.000 3.820.000 1.044.000 3. 5 50.000 2.12 I.000 1.993.000 I 5,694.657 Dazio attuale Dazio nuovo pagato in fiorini 35.658 106.435 43·22 3 1 31.538 62.205 45.280 2.205.884 in corone 1.141.056 766.332 34~.784 525.152 653.345 4 5 2.808 40.569.000!! Come si può scorgere dai dati suesposti il Set-. tentrione verrebbe danneggiato pel mais, pel riso e pel formaggio; ma i maggiori dazi che si dovrebbero pagare su que~;te tre voci non uguaglierebbero il danno che sentirebbe il mezzogiorno pei soli fi::hi secchi e per le mandorle. La partita del vino non trova compensi possibili. Il dazio di oltre il 258 °1 0 sopprimerebbe addirittura l'esportazione del vino italiano in AustriaU ngheria! 3° In lsvizztra gl' inasprimenti più notevoli avverrebbero sul burro fresco, uova, carne fresca, pollame vivo e morto, carni insaccate, buoi, maiali, monto□~, uva pigiata, agrumi, vino in fusti. Ecco i dati precisi su di alcune voci: Valor~ Dazio attuale tDazio nuovo i!1 lire (r) p~gato in lire in lire Uova 5.416.861 43.988 219.940 Buoi _17.804.056 440.713 1.469.650 Uva pjgiata 1.074.722 176.517 1.470.975 Agrumi 561.298 49.848 373.860 Vino in fusti 6.907.222 1.001.163 5.742.420 Colla sola Svizzera, adunque, anche il Settentrione andrebbe incontro a perdite no~evoli ; ma s~mpre di gran lunga inferiori a quelle del .mezzog10r110. Ed ora alle conclusioni generali, che scaturiscono lampanti da questi confronti: 1° Austria Ungheria, Germania e Svizzera non hanno aggravato sensibilmente b mano sui nostri prodotti industriali; e i loro rappresentanti, ad eccezione degli Svizzeri, non hanno domandato ridu7.ioni di dazi italiani sui loro manufatti. Manca quindi, la materia e la ragione dei compensi tra importazioni di prodotti industriali ed esportazione nostra di prodotti agrari, su cui hanno cervelloticamcnte insistito i romanzieri del liberismo italiano. Qualunque concessione che vorremmo fare sui manefatti sarebbe un regalo che quelle nazioni accetterebbero, ma che non ci verrebbe contraccambiato. 2° Qualunque concessione che faremmo alla Svizzera sui suoi prodotti industriali dovremmo darla in pari tempo 1 tutte le nazioni, colle quali abbiamo trattati c0Ua clausoladellanazione più favorita. Perciò l'utilita della Svizzera sarebbe minuscola; grandissimo il danno delle nostre industrie: resterebbe tutto il danno del Mezzogiorno e se ne arrecherebbe uno formidabile al Settentrione. 3° Dalla precedente conclusione risulta all'evidenza che la clausoladella nazione più favorita attualmente costituisce un grave ostacolo alla conclusionedi buoni trattati. L'Austria e la Svizzera, ad esempio, nulla possono a noi concedere senza concederlo in pari tempo alla Spagna, alla Francia, alla Grecia ecc. col maggior danno loro e col minimo vantaggio nostro. 4° All'Austria Ungheria, se oltre l'inasprimento proibitivo sul vino volesse l' inasprimento sopra altri prodotti, si dovrebbe rispondere colla guerr~ di tariffe senza misericordia. 5° D1lla situazione· creata nel mondo ai prodotti agricoli, il Mezzogiorno si deve convincere che per esso non c'è salvezza che nella maggiore possibile sua industrializzazione. La rivista (r) Certamente per errore dJ stampa nell' articolo dell' on Rubii.li gl'importi sono segnati in fiorini.

RIVISTA POPOLARE 111 memoria di H. Spencer ~n degno omaggio ad H. Spencer - al vecchio , instanca_bile pe_nsato1·e che , per crnquant' anni, a pezzo a pezzo, mise assieme una cosl vasta opera di dottrina da rivaleggiare con le più grandi che la storia del pensiero ricordiha recentemente dedicato in un doppio fascicolo la Rivistrt di .Filosofia e S<.,ienzeaffini diretta dal Prof. G. Marchesini. Con sintesi larga e sicura, con parola avvivata ca re1,erente affetto di discepolo, ne traccia la complessa fioura G. Salvadori che poté conoscerlo da vicino. E u·,' accu~·ata .analisi dell'opera del sommo filosof9 inglese nei suoi principali aspetti é fatta negli articoli che seo-uono dal Marchesini. \(La Metafisica di H. S.), da Tar~zzi ( La Sintesi di H. S.), dal Troilo (La Dottrina della conoscenza d·i H. S,) dal Crespi (La ReUgionv, nella .Filosofia di H. S.) dal Momigliano (Le Idee esteti'chedi H. S.); mentre all'insieme dell'opera riguardata come punto di partenza di progresso avvenire dedica alcune s.ue notevolì considerazioni P. Orano (H._ Spencer e t'avvent're); e i rapporti tra la dottrina spen cenana e la coltura filosofica italiana sono studiati dal Ran:wli (La fortuna di H. Spencer in Italia) e da G. Santini (H. Spencer e G. D. Romagnosi). Ma: oltre che per la varietà e complessità sua il fascicolo commemorativo é degno di nota per l'accordo dei singoli scrittori, che vi hanno collaborato, nei risultati fondamentali della critica. fatta alla dottrina spenceriana e nel giudizio riassuntivo sul valore che le si deve assegnare nella evoluzione del pensiero filosofico contemporaneo. Merito principale dello Spencer l'avere elevato a dignità di principio univel'sale applicabile a tutto il mondo fenomenico, fino a.i fatti psichici e sociali, la legge di evoluzione, che era già ·stata applicata ai fenomeni astronomici, geologici e biologici. · , Suo difetto fonda.mentale l'aver voluto a quello accoppia.re il principio dell'assoluto dichiarnto inconoscibile e inteso come necessario fondamento e sostegno del,mondo fenome • nico e della relatività della nostra conoscenza. In questo il principale be1·sag~io delle critiche, antiche e recenti, moss.~ da più parti colla dottrina dello Spencer. Ma può per questo dichiararsi ca.duca l'opera sua? No - risponde il Tarozzi -- « la critica fu per il :filosofo nostro l'anticipato battesimo della storia; fu l' esteriore indiiio che un nuovo fatto storico si anela.a per lui innestando mlla. storia intellettuale del mondo, che nell'ambito immenso del sapere umano era stata sentita la forza e l'eco d'una conquista. Senonchè vi è un limite che non si oltrepassa con nessuna conquista ed è il limite dell'avvenire ..... Noi, rispetto allo Spencer, siamo a questo limite clell'avve- , nire. Non ingiu:·iamo la ·dottrina. come caduca: salutiamo invece la grande opera come compiuta ». Belle e nobili pa.role, che sono, poi, altamente significativ8 per l'autorità onde il Tarozzi le avvalora citando un giudizio dcll'Ardigò (uno dei maggiori critici delle dottrine spenceriane) ehe nel giornale La Libertà giusta.mente os• servava « esser la grandezza di Spencer dimostrata dal fatto che quasi nessun libro scientifico di qualsiasi lingua fu pubblicato senza qualche meniione alle importanti opere e al pensiero filosofico dello Spencel' >>. E questa serenità di critica, non unifa,terale, non esclusivamente dissolvitr·ice, ma esseniialmente integratrice, che é il cara.th re onde sono improntati gli scritti -ra.ccolti nel fascicolo della Rivista, è, altresl, l'indizio delle intime loro connessioni dottrinali. Sicchè può ben dirsi che è tutta una scuola filosofica. italiana che in questo t1·ibunale di ra,,io• nalc ossequio al pensa.tol'c inglese riafferma la sua fede nella vita.le dottrina dell'esperienza e i suoi propositi di continuarla, liberandola dagli impacci in cui si era avvi• luppata e avviandola a un più sicuro svolgimento. L'Ardigò ha. nelle sue· opere additato (dallo. c1·iticaall'Inconoscibile fino alla sostituzione di una più larga e com prensiva formola della legge d'evoluzione) quali siano le nacessa:rie integrazioni della dottrina spenceria.na. Egti ha gid. da uo pezzo aperto la via per la quale un nucleo di volenterosi lo segue. La commemorazione dello Spencer, fatta da tali segua• i, assu1ne, appunto per questo, come io diceva, uno special vaiore nel presente momento storico della coltura :filosofica italiana. In un sorr mario cenno bibliografico sarebbe inopportuno entrare in particolari disamine delle quistioni tratta.te dai singoli scrittor!. Quel che YÌ è di più essenziale é il signi · :fica.to del fatto stesso; di un fattò, cioè, che esce dai limiti delle ordinarie pubblicazioni commemorative.· E uo' ultima osservazione da fare mi par questa. S; è detto che la notizia della morte di H. Spencer ha destato molto minore impressione in Inghilterra , sua patria , che altrove. Non so se il fatto sia ve o. Ma, se vero, esso infine non servirebbe ad altro che a confermare , una volta di più, una grande verità : che, cioè, gli eroi del pensiero non appartengono ad un popolo in particola.re ma sono i gra.nd i motori della storia universale. Ci piaee, però, nota.re come la commozione suscitata. da un tale avvenimento in Italia sia stata, forse, più viva e intensa che altrove. Napoli, marzo 1904. F. MoNTALTO UomcinointuromoinRi azzceontraozze ? Il titolo sensazionale mi viene suggerito da due articoli dell'ultimo numero della 'R...,evudees Revues (15 Marzo 1904). In uno (Les blancs contre les jaunes) Charles Richet, l'illustre scenziato che sta in Francia, insieme al Passy, a capo del movimento contro _la guerra, ha sentito risvegliarsi il sentimento patriottico e temendo per· la Russia, l'alleata dellà repubblica , cui i francesi hanno prestato parecchi miliardi, rammenta che i rossi sono i veri fratelli degli europei e del mondo civile perchè membri della razza bianca, mentre i giapponesi fanno parte di un'altra razza, la gialla, diversa dalla prima, ad essa inferiore. Ne conclude che i bianchi devono simpatizzare e parteggiare pei russi contro i giapponesi gialli diversamente di quello clie attualmente avviene. Il Finot invece nell'articolo Hommes contre hommes, prendendo come epigrafe un pensiero di Larnarck (r) s•>stiene b tesi larga, veramente umana, che nega la superiorita di una razza sulle altre e vede nei Giapponesi e nei Russi uomini che com-• bçtttonocontro altri uomini. È la tesi che sostengo da venti anni contro la scuola di antropologia criminale, contro i romanzi dell'Antroposociologia ed a cui ho dedicato l'ultimo mio lìbro, ·che si .sta traducendo in lingua francese (Editore Alcan) ed in lingu~ spagnuola ( Editrice la Biblioteca di Sociologia di Barcellona): Razze inferiori e razze superiori o Latini ed Anglo-sassoni. Non posso, quindi, non compiacermi· vedendola caldeggiata in Francia e in questo momento da una rivista tanto simpatica e importante qual' è quella del Finot. I1 Richet porta diversi ~rgomenti per dimostrare la inferiorita dei gialli di fronte ai bianchi. 1° Nessun bianco distinto vorrebbe sposare una donna gialla, fosse anche una nobile giapponese: Madama Crisantema,. egli dice, non è che un piccolo animale di lusso, elegante e docile, buono a distrarre in certi momenti come un pappagallo o come una scimia. 2° Alla razza bianca si devono tutte le conquiste della civilta. Omero, Fidia, Aristotile, Tacito, Keplero, Kant, Leibnizio, Shakspeare, Newton, Voltaire , Lavoisier, Goethe non sono nè Malesi, nè Cine'si, nè Giapponesi. 3° Il !7wndo progredisce guidato dai bianchi. Se pur è vero che i Cinesi abbiano fatto· dell~ scoperte prima dei bianchi, la loro inferiorita rimane dimostrata dal fatto che essi dalle stesse scoperte non seppero trarre profitto. 4° La superiorita artistica dei bianchi è indiscussa. L' arte vantata dei gialli non ha . dato la (I) L,z nature n'a.formé ni classe, tti ordres, ni familles, ni ienres, ni csp~cesconstantes, mais seulement des ùidividtis

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