RIVISTA POFOLARE 93 1901 e dal Senato il 22 giugno dello stesso anno Sino a quell'epoca, la coalizione clerico-nazionalista s~erava di aver:lavinta chntro i fautori della politica la1co-democrat1ca. Dunque, sino al giugno del 1901 nessuno spostamento era avvenuto nel campo <leali interessi materiali, e l'enorme patrimonio delle ctngregazioni religiose era rimasto immutato, cioe nella stesse forme e negli stessi obbiettivi. Ebbene, in questo periodo di tempo, e negli anni che ad esso precorsero , le oscillazioni medie del cambio dall'Italia su Parigi erano state: 1898 107,16 1899 107,34 1900 , 106,46 Dunque, sino al 1900 il cambio si mantenne assai favorevole alla Francia e si dovettero pagare L.106,46 per ogni 100 lire di carta francese. Evidentemente l'Italia era debitrice verso l'estero e il cambio ad essa sfavorevole stava lì a dimostrarlo. Ora nel 1901, quando le leggi anticlericali votate in Franci,:1troncarono ogni speranza ai conareaazionisti., il cambio medio discese a 105,41~ 11~1 con differenze assai notevoli tra il periodo in cui ebbe principio l' esodo delle Congregazioni ed il periodo ad esso precedente. Infatti, l'esodo delle Congregazioni che non vollero chiedere· l' autorizzazione di restare in Francia, autorizzazione che era prescritta dalla nuova leaae ebbe principio il 20 di settembre del 1901. Ebb~~e' sino alla fine di luglio di tale anno il cambio si mantenne superiore a 104, ma cadde a 102, 75 alla fine di ottobre e andò poi ancora più in basso. Questo fenon:.eno si spiega col fatto che molte Congregazioni eran venute in Italia coi capitali da esse posseduti e che per conseguenza la carta italiana cominciava ad essere richiesta più di quanto prima non fosse. Int~nto, un' altra tappa si avea nell' intrapreso cammino. Al Waldeck Rousseau, dimissionario, succedeva il 7 giugno 1902 il Combes ; il quale accentuò più che mai la politica anticlericale, che dovea portare alla chiusura forzata degli stabilimenti religiosi, che non aveano chiesta od ottenuta l'autorizzazione di restare in Francia. Tale chiusura ebbe principio il 18 luglio 1902, e alla fine di ottobre il cambio era di già alla pari, e continuò a discendere anclie oltre la pari. Cos1, verso la metà del dicembre di quel1' anno, le condizioni erano in tal guisa mutate che il cambio ci era divenuto favorevole: noi, per avere 100 lire di carta francese pagavamo L. 99,97 soltanto. Forse, nella nostra storia economica non s' era avuto mai questo fenomeno, all' infuori del tempo in cui si contrasse il famoso debito per la soppressione del corso forzoso. L' Italia, aUa fine del 1902, apparve creditrice della Francia! E non si trattò di caso fuggevole, poiche in parecchi periodi del 1903, come per esempio nell'ultimo trimestre di tale anno, il cambio continuò a mantenersi a noi favorevole e scese financo a 99,80. Che l'emigrazione dei congregazionisti e delle loro sostanze verso ]' Italia abbia influito decisamen te, prevalentem€nte su questo fatto nessuno può dubitare. La coincidenza delle epoche in cui maggiore · fu l' esodo delle Congregazioni e di quelle in cui maggiori furono le discese del cambio sono troppo · eloquenti per potersi mettere in dubbio. Forse, altri fattori contribuirono a determinare questo stato di cose, ma la prevalenza spetta alla situazione provocata dalla politica fieramente anticlericale adottata dalla vicina Repubblica. Enorme era la. ri~chezza posseduta dalle Congregazioni, ed enornu furono per conseguenza i valori che emiararono all'estero e che entrarono in Italia. 0 Ctrto, il fiero colpo dato al nazionalismo francese e allo spirito reazionario che lo anima, e stato pagato dalla Francia a prezzo assai caro. Speriamo che l' Italia non debba pagare con lo stesso prezzo la sua tranquillità interna, e l' assoluta preponderanza del potere civile in tutte le manifestazioni della vita nazionale. ♦ Mentre il corso del cambio seguiva le osèillazioni a cui abbiamo accennato, le quotazioni della rendita nostra dimostrano ~he essa era agita dallo stesso fattore. Nella Borsa di Parigi, il nostro maggior titolo di debito raggiunse la pari soltanto nel novembre del 1901. Ma un anno dopo, quando le Corporazioni cominciarono a liquidare, in parte, i ·beni immobili patrimoniali , il prezzo della ·rendita nostra saH a 103,35. E due anni dopo, quando l'esodo .si accentuò ancor più , tale prezzo salì ancora , sino a 104,15. Evidentemente, nel nostro titolo s'investiva il capitale liquido delle Congregazioni e quegto fatto apparisce tanto più chiaro. in quanto che, in quel tempo, la rendita nostra a Parigi era venduta a più caro prezzo che in Italia. · Una situazione di tal genere. e assai difficile che si rinnovi tra breve ; ed appare anche difficile che alla conversione della rendita possa presentarsi periodo più propizio dell'attuale. Se la finanza italiana nel passato fosse stata più parsimoniosa, forse la grande operazione potrebbe ·ora compiersi. Ma il Tesoro non dispone ancora di mezzi atti a fronteggiare le eventualità probabili di si grande opera. Bisognerà procedere guardinghi, ma la vittoria sarà nostra se tutto continuerà a mantenersi favorevole. Il mercato finanziario dei giorni nostri e estremamente sensibile. Una crisi, anche lieve, si risente nei paesi più lontani; come ogni sintomo di prosperita si riverbera in tutte le borse del Mondo. La tranquillità degli ultimi anni ha esercitato benefica influenza dovunque e le operazioni finanziarie, anche di molta importanza, si sono svolte con calma relativa. Le cause di perturbazione, rappresentate dalla guerra nell'Africa australe e dalla crisi di credito in Germania sono ormai sparite del tutto. In Germania non resta che una lieve depressione mista ad un certo sgomento; ma non v' e dubbio che gli aflari riprenderanno presto. il loro corso normale, consentendo all' econpmia tedesca quella forza di espansione, di cui andò superba negli ultimi anni. Dunque, l'unico punto oscuro, l'unica causa di apprensione nel mercato finanziario e rapprèsentato dal conflitto russo giapponese nell'estremo oriente; senza di esso l'Italia si potrebbe accingere alla conversione della sua rendita con assoluta tranquillità d' animo. ♦ Le grandi operazioni finanziarie, come quella alla quale noi ora ci apprestiamo, sono la risultante di molti fattori; ma la riuscita di esse dipende in gran
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