.. RIVISTPAOPOLAREDI . . J?OLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Direttore: Prof. NAPOLEONE çoLAJANNI, (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese ... , . ITALIA : anno lire 6; s'eme~tre lire 3,50 - ESTERO : anno lire 8 ; Un nulllero separato dent. 30 semestre lire 4,50 Amministrazione: VIA CAMPO· MARZIO N. 43 ROMAAB'.8ONAMEN!ll0 l?Ot!J.lA(tE Roma, 30, Dicembre1903. ' SOM~RIO: On. Prof. Napoleone Colajanni : Giuseppe Zanardelli (con 1·itratto). - Noi: Gli avvenimenti e gli uomini: (Il trattato di commercio provvisorio con l'Austria Unµ:heria - Per la dignità e per la indipendenza del corpo elettorale nel Mezzogiorno - 'L'arbi.trato Franco-Inglese - Il manuale del perfetto democratico cristiano - Un. processo che precipita - Le crudeltà in Spagna - L'emigrazione italiana al Transvaal - Ancora della questione Balcanica - La Russia e l'Estremo Oriente - Un insegqamento dell'aft'are Dre.yfus). - On.· Prof. Napoleone Colajanni: Polemica sincera e polemica tranquilla. - Umberto Ricci: L'igiene e la scuola. -- A. A. : Rass.egnascientifica. - A. Agresti : Upa folla fiorentina al liecolo :XIV. Recensioni. - Illustrazioninel testo. - Indicedell'a·nnata. ,· ,-: Con Giuseppe Zanardelli si può .dire che scompare l' ultimo rappresentante illustre della generazione che 'fece l'unità della pa- · tria italiana. E di quella generazione, oltre le qualità caratteristiche, che indiscutibilmente tutt.iriconoscono em1nen ti_e d_egne di amm1raz10ne, egli ne poss.edeva alcune che in altri ai giorni nostri ries~ono poco simputiche,talora ·addirittura antipatiche : il dottrina.risrno, il fanatismo unitario, la intonazi0ne re Ltorica. Ma il dottrinarisrn'\ il fanatismo unitario, l'intonazione rettorica quando si esplicavano· per mezzo di Giu'! ... seppe Zanardelli perdevano tutto ·ciò che potevano avere di repel•- lcntc per una generazione nuo,·a nutrita di altrr studi, seguace <li altri mc todi,aspiran te ad ideali diGiuseppe Zanardelli ~ versi,. ma germogliati sul tronco di quelli .,antichi e la cui realizzazione quasi completa aveva resa possibile la loro apparizione; e quelle manifestazioni di [sentimenti. e di) passioni, che sembravano viete, che in bocca di altri· lasciavano indifferenti, increduli e beffardi gli ascoltatori rese da Giuseppe Zanardelli commovevano e trascina vano all' applauso anche gli avversari. L'arte della parola, che in lui era eloquenza vera ed armoniosa, c o n t r i b ui va al successo ; ma c1 era dell'altro.Chi ascolta v_aGiuseppeZanardelli sentiva subito che nelle sue p.arole c'eral'animasua; · che non erano frasi·vuote e menzognere ma che sgorgavano sin~ cere ed affascinanti, sicchè l'a, nirno degli altri finiva col vibrare
646 · .RffiSTA. POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI all'unisono col suo. Il vecchio precett0 oraziano in Giuseppe Zanardelli trovava un'applicazione completa tanto più efficace in quanto che appari.va spontanea· ~ spoglia di studio: egli commoveva perchè parlava profondamente commosso. · · Non ~tesserò la sua biografia, né dirò dei suoi quarant'anni di vita parlamentare, che si presta.no a critiche ,ed obbiezioni d'indole politica ; ma voglio ricordare soltanto l'uomo nella. sua vita intima, nei suoi rapporti con col0ro che con lui a vevan.o frequenza. Egli era semplice, schietto, talvolta aspro ed impulsivo cogli amici, dei quali si mostrava anche geloso ; egli era disinteressato, generoso, buono - so: pratutto buono nel senso più ampio e più elevato che si può dare aUa parola. E la bontà grande pigliava in lui la forma di una debolezza speciale: c'era un modo solo' di corromperlo, per così dire, e· di farsi perdona.re errori e difetti, lievi o gravi, - mostrare interessamento assiduo alla sua persona, . alle cose sue, provargli cp.e gli si voleva del bene. Ma in ·tutto ·questo non entrava, nemmeno di straforo, la vanità. ' E chiuderò con un ricordo personale. Ero stato nella stampà sin dal 1878 e per qualche tempo. nella. Camera dei Deputati. •Egli rammentava, dolendosene con amarezza, alcuni miei articoli pubblicati nella Lega della Democrazia - specialmente quel1o, che seguì alla condanna di Alberto Mario pe:i;:offese al Papato ; sicché i nostri rapporti furono sempre tesi. Gli strinsi la mano la prima volta nella riunione famosa della Sala Rossa, la cui iniziativa si deve a me. •· Pochi anni dopo in una lite importantissima dalla quale dipendeva il mio avvenire economico e nella quale erano implicati gravi interessi di altri, i cointeressati -vollero ad ogni costo - e me ne fecero un n trattato di comme1·cio provvisorio con l'À'U,- stria Ungheria. - Il compromesso provvisorio firmato tra i due paesi non poteva n'on essere quello che fu, I data la situazione delle cose. La incredibile imprevidenza del passato Ministero di aver rinnovato la triplice senza prendere le opportune cautele per le pattuizioni econo• miche, la impreparazione più completa e il lasciar correre il tempo utile a trattati ve ampie e serene da un lato; dall'altro la inflessibile ostinazione dei viticultori ungheresi ad assicurarsi il monopolio del mercato interno e infine il fatto che il proseguimento della clausola apriva, dal 1° gennaio in poi, il mercato ungherese ancµe ai vini francesi, spagnoli, greci e turchi, rendevano la posizione dei nostri negoziatori oltremodo difficile a trovare una soluzione immediata e soddisfacente• Si aggiunga che ad indebolire forse anche la loro azione concorsero le dichiarazioni troppo remissive fatte dall'on. Rava alla Camera, certo col buonvolere di non ina· sprire la situazione, ma non scevre di pericolo, come ebbe a rilevare l'on. Colajanni in quel momento. Comunque - dato che le trattative, pel t'empo affrettato, erano· circoscritte esclusivamente sulla· clausola ' senza poLersi estendere su tutto il resto del trattato per trovare elementi compensatori all'agricoltura italiana in corrispettivo del diminuito vantaggio che verrà ~ · noì dall'~sportazione del vino in Austria Ungheria~ quale che sia la nuova formola da sostituirsi alla clausola - fti buon consiglio preferire ·ad una soluzione imperfetta un obbligo tassativo - che io fossi assistito e difeso in Corte di Appello da Giuseppe Zanardelli. Non osai presentarmigli e ne parlai vagamente al deputato Silvestro Picardi, di lui intimissimo. Il Picardi prima di tastarlo mi disse : Se dubiti della sua accettazione e del suo vivo interessamento é segno che tu non lo conosci. - E infatti appena l'amico mio gliene fece un ac:.. cenno, Zanardelli si profferì spontaneo e lieto. Subito si mise allo studio della causa e venne a Catania in tarda età, nel mese di Dicembre. La settimana · passata con lui in albergo forma uno dei miei più cari ricordi. Ebbi agio di ammirarne le grandi qualità della mente, del cuore· ed in particolar modo queUa famigliarità schietta ·ed espansiva, che lega ed avvince indissolubilmente, unita con una squisitezza di maniere veramente rara. _Nell'affetto che in quella occasione mi mo_§trò, che fu pari soltanto alla generosità, non trasparì mai l'ombra dell'ostentazione, sicchè si sarebbe detto che noi eravamo stati sempre amici intimi e legati da un'amicizia che non fosse stata mai offuscata da una nube. · · · Ora egli tace. Ma di lui rimarrà il ricordo di una vita tutta spesa, e nobilmente, a servizio d'un iaeale; e negli annali parlamentari rimarranno come rimprovero ai molti che della vita legislativa fanno strum_ento di favori e di affari, la sua grande rettitudine e la sua bontà. A Lui, che della vita modePna italiana fu· tanta parte, va oggi il nostro riverente saluto, il tributo cordiale che è dovuto alle anime integre ed alle rette coscienze. Nap0li, 27 Dicemb1·e 1903. Prof. NAPOLEONE COLA.J.A.NNI Deputato al Parlamento modiis vivendi che, mentre da un lato consente all'Italia per tutto gennaiQ di proseguire a 'in1portare, a dazio ridotto; altro vino su quel mercato, oltre all'ingente quantità già speditavi, le concede il tempo ,li premunirsi e di prepararsi debitamente, prima della nuova vendemmia, a patti plausibili. Giacchè, evitato il danno · imminente che poteva derivare all'esportazione degli 'agrumi e alla nostra pesca nell'Adriatico, i negoziatori · italiani,_ se sorretti da un'azione vigorosa del Go_verno è da un illuminato. ausilio della coscienza pubblica,, potranno prima del settembre negoziare tutto il complesso trattato, in modo da tutela1;e i nostri più importanti interessi senza urtare in ·una guerra di tariffe ; o in casi estremi ed inevit.abili ad. affrontarla temporaneamente senza gravi scosse per l'economia nazionale. Ch·e su questa via di previggente studio e lavoro voglia mettersi il Governo, di _pieno accordo _coi nostri negoziatori, ce ne sono indizio le comqnicazioni ufficiose che hanno· accompagnato l'annunzio del compromesso, le interviste con l' on. Pantano fatte e pubblicate da vari giornali; e la missione data al Pantano stesso di iniziare immediatamente un la\·oro preparatorio pei provvedimenti a prendersi in favore e a tutela, dei nostri maggiori interessi impegnati negli scambi con l'Austria Ungheria. Questa situazione di cose dovrà venire, senza dubbio, a breve scadenza in discussione innanzi alla Camera e allora il problema potrà essere affrontato e discusso ..
- liIVìSTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOClitl 647 ampiamente sotto il controllo sempre salutare dell'o- , . pinione pubblica, la quale è tempo che anch~ da noi peRi con coscienti manifestazioni sulla soluz10ne d~ darsi ai più grandi interessi della vita pubblica. E noi non mancheremo· di portarvi; come sempre, il concorso della nostra parola e del nostro pensiero, senza reticenze, in argomenti così gravi, lieti se, da questa sosta forzata, nelle pattuizioni col vicino Impero potrà sor-' gere l'occasione di un nuovo e più fecondo impulso alle esplicazioni dell'attività economica del paese. . ---- Per la dignità e pe1• la indipendenza del corpo elettorale nel Mezzogiorno. - Quando fu discussa nella CamP-ra dei Deputati l' elezione a deputato dei Comm. Schanzer nel collegio dt Aversa, l' on. Colajannl ebbe parole assai severe. verso il corpo elett?rale del collegio, eh' er3: andato a domandare un. candidato ... al Ministero dell' Internò ! Certe cose non hanno bisogno che di essere enunciate per suscitare un sens-o di ripulsione, im11:1ed~a~oe insuperabile in quanti tengono a cuore la d1gmta umana e il retto funzionamento delle istituzioni rappresentative. E l'atto del corpo elettorale di Aversa· era tanto più indegno e biasimevole in quanto che veniva compiuto nel momento, in cui da tutte le parti si riconosce, e con entusiasmo, il bisogno di rilevare non solo economicamente, ma anche moralmente e politicamente, il Mezzogiorno. Non si educa un popolo ccl servilismo più abbietto verso il potere esecutivo, che dev' essere controllato dagli eletti ! Con ciò si spiega come il biasimo espresso vibrata-. mente dall' on. Colajanni sia stato accolto dal plauso in tutti i settori della Camera ed anche dalle tribune, senza che alcuna voce di protesta contro di lni ed a difesa del corpo elettorale si levasse. Ma nel collegio di Aversa la stigmata di servilismo inflittagli dal Deputato per. Castrogiovanni ha susc_itato un certo malumore. Era naturale. Un giornale locale convenne col Colajanni che l'atto · era stato riprovevolissimo; ma ne scagionò la massa elettorale e ne attribuì la responsabilità da un lato ai• .caporioni e dall'altro a quarant'anni di azione perver• titrice e degradante, esercitata dal governo italiano. Tale giornale non ha torto in tutto; ma dimentica che nei fenomeni sociali c'è continua azione e reazione reciproca tra i singoli fattori ; e che la responsabilità dei caporioni, del governo e delle masse elettorali non si possono scindere e separare. Riversare tutte le respom,abÙità sul governo e su pochi indivi~ui è còmpito facile da gran tempo accolto dai molti che non penetrano a fondo le quistioni ; ed è tanto facile ed anche universale che ne è nato il motto caratteristico : Piove goi,ern~ ladro!_ Nutrire· le masse col pane sostanzioso, ma poco gradito, della verità è còmpito assai più arduo, ma utile ed elevato! Perciò alle masse elettorali del collegio di Aversa noi diciamo, che hanno mancato di.dignità, che sono venute meno ai loro doveri e .. che non banno saputo esercitare i loro. diritti. Con ciò non intendiamo affatto· assolvere nè i mestatori che guidano il corpo elettorale, nè l'on. Giolitti che accettò di fare la designazione del candidato, nè il governo italiano che non ha pensato mai di fare opera educatrice nel Mèzzogiorno. Tutt'altro. Non può lontanamente sospettarlo chi conosce le campagne combattute per tanti. anni e dalla Rivista che vive e dal suo Direttore prima che la Rivista sorgesse. L'episodio elettorale e parlamentare ha avuto un epi~ logo in Aversa con uo. manifesto allegrissimo del suo ff. di Sindaco Ruffo. In detto manifesto si annunzia l'arrivo dell'eletto comm. Schanzer e ~i vi contengono delle frasi che non devono passare inosservate. C'è uno sproposito che mostra 'la vasta ignoranza di chi redasse il manifesto quando si chiama il neo deputato figlio del lcitin sangue gentile ... Si sa che nelle-vene dello Schanzer scorre sangue polacco della Gallizia ... Lo ricordiamo, senza intendere di offenderlo; sappiamo· anzi che lo Scbanzer è persona egregia per davvero conquistata dalla civiltà latina. . La chiusa vale un Perù per la rettorica grottesca e per la intenzione di offendere l'on. Colajanni, che aveva compiuto il proprio dovere nella Camera bollando il collegio di Aversa. La diamo senza una parola- di commento, che offenderebbe l'iritellig~nza degli amici della Rivista. Il fiero postulanté 'di candidati nelle aule del Ministero dell'Interno volto ai concittadini, adunque, dice: « Circondiamo lo Schanzer di quella fede che scaldò « sempre le anime nostre ed è il vanto più fulgido· « delle nostre tradizioni; accogliamolo coll'ardore e « collo slancio vibrante di affetto e di speranze, che « valgano ·a ringagliardire la lena del suo spirito e « suonino sprezza,ite p1·otesta, · verso chi, · dimentico del ~< nostro glorioso passato, osava, 1ion a guari, nell'alto « co?'lisessoparlamentare, ferirci nel più geloso dei nost1·i · « sentimenti con o.ffesa inconsulta >). Non avremmo· fatta la rèclame a questa scioccà prosa del sindaco di Aversa, - che ci rattrista perchè ci fa intravvedere la ostinata perseveranza nel male '°' se si trattasse di un episodio isolato. Ma pur troppo il caso di Aversa, tipicamente e brutalmente, dà l'immagine dello stato di animo di molti collegi d~l Mezzogiorno. . .L'on. Colajanni più volte lo ba detto nella Camera e più esplicitamente nell'opuscolo : Settentrionali e Me1·idionali; e, noi oggi sentiamo il dovere di ripeterlo per mettere alla gogna i propugnatori della degenerazione politica e morale del Mezzogiorno, che hanno la sfacciataggine di gloriarsi della loro opera nefasta. ~i,- L' arbitTato FTanco-Inglese. Noi avemmo già occasione di pa;larne quando incominciarono le trattative fra la Francia e l'Inghilterra (1) e non abbiamo niente da aggiungere alle considerazioni che facemmo allora, nò la lettura <!el testo del trattato ci ~à ragione di modificare le nostre opinioni. Certo è questo un passo .avanti fatto v~rso la pace Europea, e quantunque il tr~ttato non preveda - nè lo può - tutti i casi, e non tolga di m·ezzo tutte le. ragi9ni di possibili conflitti, tuttavia dobbiamo rallegrarci di ciò che si è, fin' ora, ottenùto. È qualche cosa e questo qualche cosa è meglio che nulla. Bisogna considerare che una conquista tanto grande su la brutalità umana, che un _passo tanto risoluto verso una più alta _morale quanto quella della abolizione delle guerre, non può essere fatto in breve tempo nè tutto d' un colpo. Il regno della violenza, che fin dalle origini della umanità, ba regolato e comandato le azioni degli uomini e la vita d&i popoli n~n può essere abolito per il solo desiderio di abolirlo. E perchè questa aboliziop.e sia un fatto. compiuto è n'.é-· '(1) Vedi RIVISTA POPOLARE. Anno IX, N. 15 - 15 no.. vem~re) u OMINI E A VVENIMENTJ.
.. 648 RiViS'.tA POP_OLARE DI POLiTICA, LETTERE E SCIENZE SOC!Att cessario un grande periodo di educazione, una ele..: vazione morale delle coscienze umane che fin' ora non abbiamo raggiunta che in parte, per via de' grandi sforzi e attraverso le constatazioni dolorose dei mali che la violenza arreca alle collettività umane, e dei pochissimi bep.i che dalla violenza· sono fin'ora resultatL Poichè vi sono stati periodi nella vita dei popoli e nella costituzione delle patrie che la violenza è stata un male nécessario.· Or dunque questo tentativo di derimere le ra.gioni più prevedibili della, violenza è notevole, è bello e sarà fecondo di buoni resultati quantunque .noi crediamo che non si è fatto ancora quanto si potrebbe perchè non ci si debbA. trovare un giorno o l'altro di fronte alla dolorosa necessità della violenza. Già parecchie nazioni Europee considerano di poco buon occhio questa iniziativa della Fran_cia e il trattato che ne è resultato, e fra queste, il governo stesso di quella nazione che prima di tutte parlò di . - pace. Naturalmente desideriamo vivamente che, p'resto, anche l' Italia stringa- di simili trattati di, arbitrato con l' Inghilterra; così i1 passo verso la stabile pace Europea sarà fatto anche più_ lungo. Questo possiamo pre- , vedere; cioè che per lungo tempo ancora le guerre _non scompariranno dal desolare la faccia- della terra; ma ci sono molte ragioni per ritene-re che non saranno più guerre ché si combatteranno in Europa, nè fra popoli Europei ; ma saranno guerre di conquista di altri continenti, combattute fuori d'Europa, fra Europei e popoli Asiatici e Africani; e anche qnestor ancorchè poco per le complicazioni che ne potrebbero derivare, è tuttavia meglio che niente. A conforto delle superiori considerazioni, intanto, giova la conoscenuL ·ai queste cifre che segnano i passi della grande idea. Dal 1814 al 1840 il numero di casi di arbitrnto tra nazioni fu di 24, ossia di circa 9 per ogni dieci anni. -Dopo il 1840 l'aumento è stato continuo: 1841- 1850 casi di arbitrato G 1851-1860 » » 15 1861- 1870 )) )) 23 187L-1880 )) >) 26 "\ 188L-J890 » )) 45 1891-1900 )) » 62 1901-1903 )) I) 63 -- Il manuale del pePfetto democratico cristiano.' - Così si può chiamare quelle specie di sillabo, o il Motu-proprio di Pio X, pubblicato testè dall' Osservat01·e Romano e che ha scombussolati molti calcoli e distrutte ·molte speranze. Il nuovo pontefice ha preso occasione· del Congresso di Bologna per dire Jcome la pensava ... Leone XIII, 1}as- ' sumendo tutto ciò che nelle encicliche del predecessore c'era di più re,azionario esponendolo in forma tanto chiara quanto assoluta e dogmatica. Da questa solenne manifestazione si <:,apisce come e perchè il cardinale Sarto in Venezia sia stato l'alleato di 1?erruccio Macola! I lavoratori apprenderanno da qnesto motu proprio di Pfo X che essi non hanno diritti, ma soltanto doveri verso le autorità, verso i proprietari, verso i ·sup~riori di ogni genere. Viceversa a questi ultimi verso i primi non viene inculcato che un solo dovere: quello della carità, rimanep.do in possesso di tutti i diritti di cui hanno godtito sinora. Nulla di strano l.lhe con un altro ukase venga consigliato il ritorno all'antico - al fen• dalismo con- il suo jus cosciancli. ,La parola del pontefice riuscirà amarissima a_isinceri cattolici, che accettavano lo spirito sociale dei te~pi nuovi e che col trionfo ottenuto a Bologna speravano di essere divenuti maggioranza, in seno alla parte com-. battiva dei fedeli. E l'amarezza traspare dalle intervis-te pubblicate dal Giornale d'Italia con due illu,;;tri cattolici benemeriti della democrazia cristiana: Monsignor Talamo e il prof. Touiolo. E vorremmo leggere nell'animo di Don Murri per iscorgervi la tempesta che vi avrà suscitato il 1notu-proprio, assai più grave della scomunica che può colpire un singolo individuo - sia anche il dotto e mite abate francese, il Loisy, di cui è stato messo a.ll' Indice il libro pubblicato in risposta all'Harnack, e che si è sottomesso. E profondamente addolorati saranno rimasti pure alla lettura dell'importante documento i conservatori italiani che ·speravano nel concorso dei cattolici alle urne nei quali scorgevano dei sinceri alleati. Il non expedit è stato solennemente riconfermato. Noi rimaniamo completamente indifferenti. Pensiamo che il mot-u proprio arrecherà danno al cattolicismo. I lavoratori che conoscono quanto Yalga la carità dei riccld, per migliorare le proprie condizioni si volgerauuo altrove. Il paradiso è troppo lontano ... e troppo incerto. ---- Un p'rocesso che p'recipita. - È quello FerriBettolo. Sia o non sia condannato il direttore dell'Avanti I gl' Italiani si saranno convinti: 1° che esso non era in malafede e che aveva tanto in mano da crede1si autorizzato ad accnsare il Bettolo ·e i succhioni della Ma• rina; 2° che fu errore gravissimo avere respinto l' inchiesta. Noi non crediamo che sia stata provata la disonestà del Bettolo; ma è stato provato. che l'ambiente suo era detestabile. / Non accordiamo molta importanza ·alla testimonianza dell' on. Prinetti per motivi eh' è inutile esporre. , Ma chi oserebbe attenuare quella dell'on. ammiraglio senatore Canevaro, dell' on.· ing. l\ficheli, llel Dattilo, del Sost. Procuratore Generale· Regazzoni e di tanti altri che dimostrano incontestabile il marcio nel Minist.ero della Marina 1 Se dopo quelle testimonianze venisse la condanna materiale del FE1rri i giudici gli procurerebbero un'apoteosi morale. vv La critdeltà in Spagna. - Alfonso XIII verrà . <licono - a visitare il re d'Italia e più ancora a prostrarsi al Papa. · Questo non è un fatto che ci può sorprendere. Ma se dessimo nn po' un'occhiuta alle cose di Spagna i E per cominciare ecco una lettera che cinque rifugiati spagnoli seri vono al direttore del Reynold's New paper di L,mdra a proposito del loro paes!:I, Riproduciamo FI-Oltanto, lasciando. i commenti ai lettori. Noi, al prossimo numero parleremo di Spagna più diffusamente. Ecco la lettera : o: Nell'interesse dei diritti della umanità, il vostro giornale ha più d'una volta stigmatizzato gli atti di barbarie che aMadono periodicamente in Spagna. Il governo è stato complice di questi deplorevoli fatti malgrado le proteste di quelli che hanno cura della giustizia o della buona fama della Spagna. << I lettori del vostro giornale ricorderanno le ripugnanti scene di Xerez, Barcellona e ~ontjuic, luoghi dove sono· stati applicati con grande raffinatezza tutti i sistemi di .tortura dell'antica Inquisizione. I
RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 649 « Ora, questi tormenti, questi atti mostruosi, indegni perfino delle più selvaggie tribù del continente africano, sono stati di nuovo svelati nel Parlamento spagnolo dal clept1tato Don Emilio Junoy, ·cho ha accusato il governo di ave"re consentito a che si ripetessero alcune settimane fa nelle prigioni di Alcalà del Valle. Il signor Junoy ha raccontato in pieno Parlamento, e la stampa spagnola ha ripetuto dettagliatamente; i seguenti fatti: « 1° - La guardia civica di Alcalà del Valle ha barbaramente maltrattati novanta abitanti del paese, operai ed operaie ; « 2° - Essi sono st lti rrnchiusi in una stanza troppo piccola; . _ (< 3° - Sono stati brutalmente bastonati; « 4° - Sono statj legati tanto strettamente con le corde che il sang110 è uscito dalla pelle rotta per le legature; « 5° - Scheggie di legno sono state confitte sotto le unghie delle loro dita; « 6° - Le loro dita sono stato strette da uno strumento di legno finchè le punt-a sono scoppiate ; " 7° - Le parti più sensitivo del corpo sono state lese, in alcuni distrutte. <I In uno ·dei casi la tortura applicata ad una donna ne ha procurato l'aborto ». Il resto della lettera è meno importante. I firmatari: J. Lotz, J. Pietroroja, W. Sun.er, J. Combeur, Balelomera Obber, invita_no l'opinione pubblica Inglese a protestare contro la nuova Inquisizione spagnola e a mettervi fine. E certamente è orribile pensare che al principio del secolo XX possono accadere simili fatti. Non bisognerà dimenticare però che la Spagna è un paese educato, governato e amministrato da gesuiti, e fincbè gli spagnoli sopporteranno il governo che hanno, bisognerà che si contentino anche della tortura che è il miglior metodo di cristianizzazione e di governo che i preti abbiano, fin'ora, saputo inventare e praticare. <i<fi-.> L'em,ig'razione Italiana al Transvaal. - Nè parJamu10 altra volta., e ci ritorniamo brevemente per avvertire una volta di più i lavor~tori Italiani a non lasciarsi ing~nnare dalle mendaci promesse degli agenti di emigrazione. Il Transvaal, almeno tale quale è ora; non si trova in condizioni di offrire un proficuo lavoro alle braccia Italiane. Fatta anche astrazione dal fatto che il paese soffre ancora per i resultati della guerra Anglo-Boera, e che le agitazioni politiche son tutt'altro che cessa.te, il lavoro deJle miniere, al quale potrebbero darsi gli Italiani non è tale da essere rimunerativo per loro. ~ I capitaHsti del Rand e la compagnia De Beers - proprietaria delle miniere diamantifere di Kimherly - sono decisi ad adottare la mano d'opera cinese contro la quale la concorrenza Europea è assolutamente impotente. Rimane il lavoro agricolo, ma il paese non è ·ora abbastanza calmo da poterlo permettere, senza contare che il welil.t è colti ,;-ato in maggior parte a pascolo, e non abbisogna di braccia per mantenerlo in questo st,ato che è quello che conviene alla popolazione Boera. I Boeri non sono trafficanti, non sono industriali - e bisogna notare che malgrado la conquista e l'occupazione Inglese il paese è rimasto Boero - essi si contentano di possedere grandi mandrie e di allevarle, e di allevare per sè i loro cavalli. Può darsi che fra molti anni le condizioni cambino e diventato agricolo il paese · A.bbia bisogno di braccia, per ora però i favoratori Italiani che si dirigono al Transvaal nella speranza di trovarvi occupazione rischiano una grande e disastrosa <lisillusione, e noi ci sentiamo in dovere di avvertirli. Anco1•c1, <.lella qu.,estioue Balcamica. - Da una intervista di Boris Sarafoff con Olindo :\falagodi, corri-· spondente della Tribuna, dalle notizie che appaiono su gi0rnali esteri ed italiani, appare chiaro che l'imbroglio Macedone è tutt'altro che vicino n.d essere sdipanito .. Prima di tutto bi-sogna notare che i ·macedoni, ·i capi del movimento, delle bande, e dei comitati rivoluzio-- narii sono più che persuasi - e forse non a torto - che nella questione delle riforme Austria e Russia tirano ognuna l'acqua al proprio mulino. La loro tenerezza, per le popolazioni cristiane della :.\facedonia non è ~1isinteressata; esse mirano al possesso del paese o, almeno, ad un così largo protettorato che equivalga _al possesso senza averne le noie. I ribelli macedoni sanno, _e lo sanno per esperienza,. che da:lla Turchia non ,possono nullà ottenere; i generali e i funzionari Turchi non si fanno pregare per dire chiaramente il loro pensiero ché, in sostanza, è questo~ I Macedoni devono musulmanizarsi, in Macedonia ci sono tropp~ scuole e c'è troppa libertà. In compenso i Macedoni pagano poche tasse all'amministrazione turca. Naturalmente questi funzionari non dicono, ciò che è un fatto indiscutibile, che siccome il governo ture~ non paga nessuno dei suoi funzionari, nè i suoi soldati, n'è i suoi amministratori, nè i suoi giudici, rappresentanti e preti, questi sono obbligati a pagarsi· da sè e tutti coscienziosamente, dal più cencioso Arnauto al più dorato, ricamato e gallonato Bey, tutti cascano sulle spalle degli amministrati - i quali pagano allo Stato poche tasse - e si pagano da sè, con quanto gusto e vantaggio dei contrihuenti si può facilmente indovinare. Ora i Macedoni non vogliono più ~ottostare ai sistemi Turchi, e non hanno torto; ma al tempo stesso non vogliono far la parte del pesce che casca dalla padella nella brace: - L'Austria, ha detto Boris Sarafoff, . ci sfrutterebbe e la Russia ci governerebbe col. .Knou,t. Essi dunque non vogliono le riforme percbè ci scorgono sotto il trànello delle due potenze amiche. E vogliono la loro indipendenza, assoluta. La questione della gendarmeria, che Austria e· Russia, con commovente accordo, vorrebbero caricare sulle spalle all'Italia, è una delle più spinose. L'Itàlia non ci farà bella figura perchè il comandante non sarà ubbidito da nessuno, e Austria e Russia potranno giustificare i loro nuovi tentativi, e più energici, di occupazione territoriale con la non riuscita dell'Itàlia nella sua missione. B~ne è che l'Italia non si presti al gioco. Si dice, ed è più che probabile, che a primavera l'insurrezione ri-· comincerà anche più violenta. D'una sola cosa l'Italia deve preoccuparsi ed è che: o i Macedoni abbiano la. loro indipendenza intiera, assoluta' - la meritano - o lo statu quo rimanga invariato. Tanto le riforme, le promesse e la gendarmeria, più o meno mista, non cavano un ragno dal buco.· ,:,.t-g. La Russia e l'est1·emo Oriente. ,_ Noi possiamo sbagliarci in queste . nostre previsioni, ma ci S(')mbra, esaminàta bene la situazione, che tutti questi rumori di guerra non sieno che ombre di desiderii di amici più o meno legittirni dei due paesi. Certamente l'opinione Gjngoista al Giappone è potente e si potrebbe temere che riuscisse a forzare la mano al governo obblig~ndolo alla guerra. In appoggi_o al giornalismo Gjngo stà il fatto che il Giappone, paese giovane alla ci viltà moderna, intraprendentissimo e fin'ora fortunatissimo non vedrebbe di ri:ial ecchio presentarsi l'occasi~ne di far vedere all'Un i verso che anche i Rus ~- ** •
650 RIVISTA POPOLARE DI POLITICAr LETTERE· E' SCIENZE S({):CIAL:E son nem1c1•.. Cinesi per lui. D'altra pç!,rte, lo abbiamo notato precedentemente, la Russia non vuole e non può abbandonare la Mandchuria, e non vuole e non Pl!_Òdisinteressarsi della preponderanza che la politica Giapponese piglia in Corea. Ci sono dunque parecchie buone ragioni per fare una bella guerra. Ce n'è pe.\·ò una - una sola - eh.e basta ad impedirla: i due belligeranti: non hanno quattrini. Oltre ciò poi la Russia stà tutt'altro che bene a casa sua. Si può pensare al proverbio delle cento ragioni. di cui la prima: - non ho quattrini - dispensa dall'enumerare le altre. Tutta,ia una rapida occhiata anche a quest'ultime, che non sono : novantanove, non è fuor di luogo, nè farà male. 1.'Inghilterra ha già fatto capire a.lla Francia cbe l'intervento di quest'ultima a favore della Russia l'obbligherebbe a schiera1;si dalla pa'rte del Giappone, e gli Stati "Sniti - in forza di nn trattato a proposito dell'Estremo Oriente sarebbero con lei. Questo è un certo bruscolo negli occhi al~a Russia che le dà assai noia. D'altrn parte, malgrado tutto quanto si è parlato delle forze Russe in Mundchuria bisogna .finalmente convenire che, almeno fino a questo momento, la superiorità della flotta spetta al Giappone; come al Giappone bisogna riconoscere il vantaggio d'essere quasi sul luogo. Basterebbe una prima sconfitta navale toccata alla Russia perchè essa vedesse venirsi a mancare il mezzo di rifornire quel che rimarrebbe del).Risua flotta, ed anche il mezzo di riparare rapidamente al disastro. Che che si dica i depositi di carbone a Pòrt-Arthur son tu_tt'altro che sufficientemente dotati e, malgrado 1e miniere Russe e Mandchuriane - quest'ultime ancora non organizzate - non lo saranno per lungo tempo ancora. D' altra parte la fe1~rovia Transiberiana è terminat.a; l'ultima stazione anzi è già in l\fandchuria alla estremità sud dal lago Baikal, rua traversare tutta la ·Mandchuria, per ofa, non si può che a piedi e su car!'i, o lungo l'Aruur, e il Sungari, quando i potenti fiumi permettono la navigazione. · Questo in una guerra è uno svantaggio, e grave. È vero che la Russia spinge alacremente i lavori perchè la ferrovia sia ultimata., ma intanto: cavallo non morir che l'erba cresce. D'altra parte la Rnssia ha cercato, con non molta fortuna, un prestito in- Germania, per far fronte a quelle spese eventuali per le quali !-'erario Russo è insufficiente. l\1a tutto questo sare}.)be poca e piccola cosa se la Russia potesse sta.re tranquilla a pro- • posito della sua condizione interna. 0rn questo non è. Si possono trascurare le resistenze che la Russificazione della Finlandia trova nei,.. Finlandesi steesi, le agitazioni costanti nella Piccola Russia ; ciò che non . può essere trascurato, e che costituì ce per la Russia, o almeno per la sua forma' politica attuale, il grave pericolo, sono i rivoluziona.rii che ormai hanno preso piede in tutto il paese. Un tempo, una ,entina a ven- ·ticinque anni fa, era facile cosa domare i movimenti rivoluzionarii, auch~ quando come nel periodo terrorista i ribelli colpivano senza fallo e senza pietà. Essi erano, relativamente, pochi, appartenevano nlle classi più elevate del paese ed era facile serrare intorno- a loro un cerchio di cosacchi e di gtmdarru i, intramezzato di tanto in tanto da forche. Dopo che ne fì:uono impiccati parecchie centinaia, dovo che molte donne e ra• gazze...morirono sotto il K.nout o nelle casematte, dopo che qualche migliaio si consumò nelle celle buie e sorde di S. Pietro · e Paolo, e che le miniere e \'esilio in Sibeda ebbero ingoiato la parte più eletta e più grande degli affiliati al movimento, il Terrorismo finì • • Oggi pe-rò le cose ca.n1:ID·irnan.odfvarsnmenlra- .. I rivoluzionari non san p-iù. 1 q·ua1cbe migliaio,. son ~cine di migliaia: non ·sono più1 i ribelli di unn.class-e,. è il po polo tutto che si ribella:· se:nto i contn<lini, gllv operai, i disoccupati e i lavoramti e-he vogliono· tutti 1~ medesima cosa, e- si agitano, tutti m.gu.almente· per- otitenerla; e impiccare - ma lgrad'0· il noto amol'e· per la forca dei consiglieri della Tsar - fustigare, inoareeFare-, esiliare . un popolo intiero non, si JH1ò. Ora,. è appuuto questo stato d'1rnimo del p0pofo ehe parali,zzm, I'en-ergia del governo Russo e lo obòUgai, oggi, a temporeg-giare e a blandire e domani a eed'ere al Giapponie- se diventerà esigente. Le condizioni della 1tussfa,. oggi son. tali q:mali erano quelle della Franci:a prima dol 1180:. Là c~me qua i contadini si agitavan.-0~ le sommosse- parziali scoppiaYano, disubbidienze aUa ·1egge, ucc-isioni di funzionarii ne accadevano tutti i giorni. Il de-fi.cit era grande ed i mezzi di trovare denaro li~itatiss.imi, là come _quà la necessità di trovare, in una n'tlova forma politica, il mezzo di riparare al male. In Rnssia, oggi. c' è in più, a favore dei rivoluzionariì, la prospettiva della guerra, e il governo Russo che pre,e'1e, farà di tutto , per evitarla, si può essetne ·certi, malgrado che gli amici - son· sempre gli amici che giocano i bruttii tiri - facciano di tutto perchè h guena sia. ' \ Certamente 11 governo Russo non cederà aboando-. nando la Mandchuria, questo sarebbe troppo; ma fr,';; il governo Russo che non ha quattrini ed b.a il diarvolo a quàttro in casa ; e il governo Giapponese· che,. malgrado le versioni ottimiste, è ugualmente povero, e, teme di trovarsi a fronte un nemico troppo potente-,. troveranno il rnodus vivendi, la formula comoda che- e,- vita di correre l'alea della guerra, e sarà un tan.t@, dì guadagnato per tutti. Un insegnamento dell'affare J>reyfus. Qlli81.nil'opiù terribile ferveva la lotta pro e contro l'innocenzai dii Dreyfus, e quando le invettive più feroci erano lanciate contro il suo imI?erterrito d~fensore Emilio ~.ola, questi scrisse: a: la verité est en marche ». Non s.'im.gannava, e la riapertura dell'affare, per -il quale i olericali, i realisti, camuffati da repubblicani sotto il titolo di nazionalisti, erano ri~sciti a seminare in Francia la discordia, nella speranza di rovesciare la repubblioa ne è unariprova. In verità ha fatto molta strada da quel giorno e oggi sembra vicina a rilucere-di tutto il suo splen-- ùore. Disgraziatamente Zola non è più. Egli non potr~ constatare che l'opera sua fu buona, e DQD. potrà, come. il vignaiuolo diligente, ottenere il premio meritato dalle sue fatiche. Non potrà godere del trionfo egli che tainto foce per avvicinarne l'ora. Ma nella storia delle poche belle azioni compiute dagli uomini la sua lettera« J'ac• cuse » non sarà dimenticata; e questa ò gloria, e questo è premio. Ma da questa riapertura. del processo, da questa agitazione che ba durato tanti anni, da questa lotta disperata di un· uomo contro l'errore, e di tutta una frazione di uomini in favore del male, un alto insegnamento scaturisce, l'affermazione rinnovellata eh.e il vero, il giusto, il retto, che sono forme varie del Bene, finiscono sempre per trionfare al mondo sti la fals~tà e l'ingiustizia. Anche la storia, stÙdiata nei grandi gruppi di fatti ci ·porge il medesimo esempio e noi ricorriamo, in volontariamente quasi, al filosofo della semplice mo r·ale ..umana - la grande morale ·-: le opere costruite sul male· si dileguano come pula al vento. I j •
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIAL! 651 Tutto era .stato messo in opera nell' affare Dreyfus, perchè la verità non fosse rivelata mai. L'uomo che primo aveva vacillato n_el mentire, era stato suicidato, i falsi si erano aggiunti ai .falsi, le men'zogne alle menzogne, le sostituzioni di documenti bugia1·di ai documenti veritieri era.no state condotte con un' arte ed una logica insuperabili. Le più violenti passioni del popolo erano state. scatenate contro la verità. Eppure, malgrado tutto, la verità ,procedeva. Lentame'nte, a piccoli passi, di tanto in tanto lanciando dall'ombra delle mem:ogne u~o sprazzo di luce che rivelava il cammiuo . perco;:so, la verità s' avvicinava alla sua ora solenne.· Ed ora l'edificio costruito dal male crolla, le male· arti si dileguano come pula al vento. I falsi di Henry, <li Gribelin, del generale Gouse; la colpabilità di Esterkazy vengono alla lu-ce in tutta la loro bruttezza e vanamente -i n~mioi della repubblica - pensando rioòminciare il vecchio gioco - urlano al tradimento. cercano rinfocolare le fredde ceueri dell'antisemitismo; le <lnchesse più o meno autentiche, i franchi realisti, i gesuiti con 'o senza tonaca possono battersi i fianchi e sgambettare il loro patriottismo dinanzi al popolo Francese. Il popolo rimane immobile. Indifferente~ No. Egli ha sentito che « la verité e-;t en inarche » e lascia che la verità percorra intiera la sua via. Grande ammaestramento questo e solenne risposta a quelli che credono che il male può essere base, e scopo di un'opera qualunque. La verità cammina per gli uomini come per i popoli: per Dreyfus come per. il popolo Russo, un tempo - lentamente, sia pure - percorse la sua via per Calas come per l'indipendenza d'Italia, e -in sti nella storia, più se ne studiano i grandi gruppi di avvenimenti e più ci si convince di questo vero: l'opera dei nefandi non dura, l'opera degli oppressori non è stabile. A quale legge ubbidisce dunque il progresso della società u~ana e degli uomini 1 •Qu~le imposizione morale . più forte delle leggi, dei gove.rni, degli stati, delle armi, regola il cammino della società "l E verso doYe? - ì\Jistero ! - Questo però è buono a constatare; e dopo averlo constatato è bene ritenerlo come un'insegnamento, un conforto e una speranza: « la verité est en marche )) per gli individui come per -i popoli. Bella e forte sicurezza che deve spronare alle opere i buoni ; - alle opere per il bene dell'oggi e del domani ; al meglio sempre, alla giustizia, al diritto, anche se gi'nstizia e diritto debbono costare amarezza e pena; percbè arriva - anche se tardi - arri va l'ora del trionfo, arriva l'ora del premio; arriva l'ora della verità. · Noi - - Polemica sincora _o uolomica tr nuuilla L'on. De Viti de Marco nell' ultimo numero del Giornale degli economisti (Dicembre 1903) risponde al mio scritto : A proposito di uno stravaso di bile di Ùn liberista (Rio. Popolare del 30 ottobre). Nel titolo del suo articolo : Polemica di un protezionista tranquillo c'è la intenzione di continuare nella ir.onia che egli crede di maneggiare bene e che m'induce a questa breve dichiarazione che serve come esordio e su cui ritornerò nel chiudere. Nelle polemiche non sono stato mai un tranquillo. Certa tranquillità formale tutta esteriore, che ricorda i sepolcri imbiancati, buona pei salotti marchionaU, la lascio agli ipocriti, ai superuomini credenti nella propria infallibilità, agli scettici che nulla credono. Non appartengo ad alcuna di queste categorie; aggiungo che hon sono stato mai un rassegnato cristiano e che non accetto schiaffi, molto meno da mani inguantate buone a somministrare insidiosamente qualche dose di stricnina più che a lottare virilmente ed apertamente. Non essendo cristiano rassegnato respingo le offese da chit:1nque esse vengano. Preferisco alla polemicà tranquilla la polemica sincera ; pe.rciò senza orpelli, chiamando pane il pane, com'è mio costume, ai sofismi, alle menzogne, e allè insinuazioni del De Viti risposi provando ch'egli é un diffamatore, che tale rimane anche quando alla diffamazione dà forma gesuitica e non senza pretesa di elegante correttezza. No:q lo chiamai un ignorante, come egli dà ad intendere ; anzi in quello stesso articolo constatai che il dovere di rispondere mi s'imponeva pel fatto ch'egli occupa una notevole posizione scientifica. Non c'è ragione, quindi, di credere in una mia contraddizione e in un mio repentino mutamento. Mi ero serpplicemen te ingannato nel ritenerlo amico ed avversario leale ; mi sono ricredut0 e lascio a lui la finezza polemica e gesuitica di continuare a chiamarmi amieo onde meglio mettere in risalto la mia poca tranquillità. * * Il Prof. De Viti continua nel suo solito sistema di falsificazione sottile del pensiero altrui, e comincia da un'inezia : q_alfarmi annoverare il Vince tra gli economisti illustri, che combattono il libero scambio inteso come lui l'intende. Ora io a pag. 550 del N. 20 della Rivista in nott-i, citai il Vince senza un solo aggettivo. Parlai d' illustri economisti e della immensa maggioranza degli uomini di Stato del mondo civ~le. Tra i. primi spero che non vorrà negare tale titolo al Liszt, al Cognetti de Martiis, al Patten, al Wagner. In quanto ai secondi sinora forma vano una eccezione gli uomini di Stato inglesi tra quelli delle grandi nazioni; ma ora l'eccezione accenna a scomparire. Hicks Beach e Balfour - di Chamberlain non faccio parola -, tra i tanti, respingono già esplicitamente la politica doganale autonoma e propugnano la reciprocità ed al- - l'occorrenza la rappresaglia. Sino a ieri a questi due politici furono prodigate lodi sperticate dai liberisti di ogni gradazione; non mi sorprenderebbe che da oggi in poi essi li qualifichino tanti imbecilli. Ai lettori della Rivista, intanto, non ho bisogno di· segnalare la importanza che ha i_l colossale movimento che -si va sviluppando in Inghilterra contro il liberismo devitesco. Si badi: la pubblica opinione - di cui si ebbe una imponente e vittoriosa manifestazione colle tre ultime elezioni - si le.va contro siffatta politica devi tesca in un paese in cui sino a questo momento mancano le ragioni del mutamento, ma che si consiglia soltanto in vista dei pericoli futuri. Di fronte all'estensione che prende ed al successo crescente della campagna di Chamberlain non si esagera affermando che se in Inghilterra vigessero le condizioni dell' Italia non si troverebbero quattro gatti che penserebbero come il De Viti. **
652 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Come non è vero. ·che annoverai il. Vince tra gl'illustri .economisti, non è del pari vero che io abbia esposto con enfatica sicurezza ciò che il Vince attribuisce con abile precau~ione al Batemen. Se il De Viti non si fosse lasciato trascinare dal desiderio di calunniare avrebbe ricordato che a pag. 497 del. Giornale degli econom'isfi aveva riportato le m_ieprecise parole, le quali escludono l' en:fafica sicurezza attr1buitami. Se poi il Vince abbia erroneamente riferito il pensiero del Bateman è. cosa che non mi riguarda ; e il Bateman avrebbe fatto bene a smentire il Vincè in Inghilterra anzichè me in Italia. * * Il De Viti non può lasciarsi sfuggire l'occasione di dare qualche pedantesca lezion9, e per dimostrare che ignoro in quale misura le merci si scambiano coHe merci e il valore ·che ha la bilancia commerciale riporta questo brano di Shaw.:..Lefevre: « In In- << ghilterra il totale eccesso di valore delle importa-• « zioni sulle espor.tazioni per i 38 anni posteriori al « 1865 ha note_volmente superati i 3 miliardi di ster- « line; un ammontare molto più che 10 volte maa- « giore di tutt~ la scorta monetaria che sia esisti t~, << in una voJta, in questo paese. Se non che, lungi « dall'essere restato sprovvisto della sua ,.scorta mo- << nctaria,. é avvenuto giusto il contrario. In ogni « anno dal 1865 in poi l'importazione di metalli pre- « ziosi ha superato l'esportazione di circa 5,000,000 (< di sterline annue. È chiaro, quindi, che il saldo << della differenza annua tra le importazioni e le « esportazioni di merci deve essere fatto indipen- « dentemente dalla moneta. » Si, la cosa è chiara; (1) e non l'ho messa mai m dubbio. Per provare che non ne dubitavo avevo rimandato il De Viti alle pagine 116 a 118 del mio libro Per la economia nazionale e pel dazio sul grano. Ma giacché egli disdegna di leggere ciò che scrivono gli .avversari, riproduco integralmente il mio pensiero, che serve. a spiegare il pons asinorum degli economisti come lo chiama lo Shaw-Lefévre, sotto il ~uale .può passare chi vu0le - all'occorrenza anche il De. Viti. · Ri~pondendo al Giretti in detto libro adunque scr1ss1 : << Mettendo da parte il fatto di non· piccola • importanza che quasi tutti gli Stati del mondo si sono preo~cupati e si preoccupano dena bilancia commerciale, e che anche i liberisti più accentuati si raHegrano quando la bilancia volge favorevole al proprio paeRe, fermandoci all'Inghilterra stessa aiova "d b r1 urre al suo giusto valore il fenomen0 dianzi constatato. Si premette questa osservazion~ del Bastable: « Un paese, durante un periodo _consid~revole, può « avere un eccesso di esportazioni sulle importazioni « ed essere prospero o viceversa. Ma un paese che « ha una bilancia di debito contro di sè, dov~à mo- (1) Non e' era bisogno di correre in Inghilterra ,per fare la di~ostrazione; abbastanza limpidamente l'itveva fa,tta in 1ta\i-a il Cambray-Digny circa trent'anni or sono. (( dificare alcuni òegli elementi del conto o ristabi- « lire la bilancia con u_ncerto numero di banche- « rotte. L' esistenza dell'equazione dei debiti é per « 0gni paese · Qiò che Cairnes dichiara va che essa « era per gli Stati Uniti : semplicemente la condi- « zione perchè essi restassero un paese solvibile. << Per fare l'equazione dei debiti si devono esaminare le divèrse parti del conto corrente dal dare e dell'avere di un paese, che sono i seguenti: · « 1. Il primo posto nell" esame di questo bilancio spetta alle importazioni e allt, esportazioai. - 2. Accanto si devono mettere in conto le somme prestate che un paese riceve o dà. - 3. L'interesse annuo del capitale prestato e che agisce in senso inverso.-4. Il rimborso di un prestito precedente effettuato. - 5. I guadagni dei commercianti indigeni che· vivono al1'astero, i profitti degli stranieri che vivono all'estero e degli stranieri che vivono nel paese. - 6. Gl'invii di danaro in un paese a scopo di beneficenza o per doni di ogni specie. Le somme inviate annualmente nel Regno Unito dagl' Irlandesi naturalizz.ati negli Stati Uniti, ad . esempio, si elevano ad un totale coniderevole. - 7. La esportazione invisibile del Giffen, che ha una grandissima importanza e che viene rappresentata dai guadagni della marina che trasporta e dei commercianti. Il beneficio annuo di quP-sta esportazione invisibile viene calcolato per l'Inghilterra ad un miliardo e mezzo di lire all' ~nno. - 8. Le spese fatte al di fuori dal governo di una nazione la rendono gebitrice per questa somma; e, inversamente, le spese di altri governi in un. paese, lo metteranno nella situazione di creditore. - 9. I tributi o indennità pagati da un paese ad un altro. Esempi conlempor'anei: i cinque miliardi· pagati dalla Francia alla. Germania e l'indennità pagata dalla Cina al Giappone. - 10. Infine le spese dei nazionali che viaggiano al di fuori e rendono un paese debitore mentre esso é creditore per le spese degli stranieri nello interno del suo territorio. « Tenuto conto della enumerazione degli elementi che entrano a comporre la partita del dare e dell'avere di un paese fatta dal Bastable, si arriva a comprendere come l'Ing_hilterra non s'impoverisca per l'ec~edenza d~lle importazioni sulle esportazioni. ·Questa eccedenza viene saldata e di gran lunga sup erata cogli elementi indicati ai' numeri 3° 4° 5° 6° ...., ' ' ' ' 7°. E siccome l'avanzo é fortissimo, si spiega il continuo aumento della sua ricchezza. << Il Bastable pei liber.isti, forse, non é un'autorità indiscussa. Ebbene, c'è il Medley la cui pubblicazione si deve al Cobden Club. E' u·n liberista enràgé. "Egli rispondendo al Made in Germany di Williams nel The German Bogey (1896) spiegò perfettamente in tale guisa il fenomeno inglese ed agli elementi del conto di ..Bastable ne aggiunse altri che servono a saldare la differenza tra importazioni e esportazioni: il reddito delle doti che le milionarie americane portano ai nobili inglesi e gli alti stipendi che le colonie, e specialmente l'India, pagano ai funzionari del regno che dopo alcuni anni di soggiorno nelle medesime ritornano in patria arricchiti.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 653 « Quali elementi ha l'Italia per saldare la differenza tra le importazioni e le esportazioni? Due soli, il 6° e il 10°: gl'invii degli emigrati italiani e le somme che i viaggiatori stranieri lasciano in casa nostra, che insieme ammonteranno a circa 600 milioni all'anno. <, Il Giretti osserva, con molta leggerezza, _che il protezionismo non valse a trattenere l'oro in casa nostra. Lo prova l'aggio sul nobile metallo. « E qui occorrono parecchie risposte: 1. Gli·effetti del protezi9nismo non si rivelano di un colpo; 2. l'aggio è assai diminuito dopo che la bil?,ncia com- 'merciale cominciò a mostrarsi più favorevole, .benTesoro italiano pel prestito del 1881 e facendo tutte le sottrazioni possibili ed immaginabili riduce la somma a circa 423 milioni. Potrei contestare· il vabre delle sue sottrazioni; potrei mantenere integralmente le mie affermazioni rimandandolo ad altri allegati degli atti parlamentari, che hanno valore almeno quanto· le statistiche doganali. Ma per dimostrare la ni.una fiducia che meritano le sue critiche non ne ho bisogno. Accetto la cifra sua. Orbene un professore di scienza delle finanze che si r_ispetta. può scrivere che il prestito dei 644 milioni fu pug(!,to prevalentemente in merci, quando é costretto a confessare che di es~i 42·3 milioni, cioè un poco c_hè i suoi benefizi in gran parte siano stati neutralizzati dalle gravi perdite subite colla rottura delle relazioni commerciali colla Franci~; 3. · sull' aggio influisce l'eccessiva circolazione cartacea e il e-attivo sistema bancario; 4. la differenza a nostro danno tra le importazioni e le esportazioni viene enormemente aggravata dagl' interessi che paghiamo al1 'estero pel ~debito pubblico,- per titoli ferroviari, industriali, ecc. Uniformpi ermagistrati. meno di due terzi, venne pagato · effettivamente in metalli preziosi? E se questa iniezione di ·oro ci fu : con qua)e sfacciataggine si • può negare il valore della critica da me fatta ai dati 'del Dc Viti, intesi a dimostrare che il protezionismo· non ser_ve ad i•mpedirc o · a.d attenuare l' esodo ~11' oro e che non servivano che ad épater le bourgèoi; ? (1) << Ciò nonostante, l'ultima categoria di elemento nella equazione dei debiti è in continuo decremento, come è in decremento la eccedenza delle importazioni sulle esportazioni; e di ciò trae benefizio la economia nazionale. « Epperò s' egli é vero che l'aggio più o meno elevato sul1' oro costituisce un elemento di perturbamento e .di debolezza per f: Per dare il carattere dei magistrat.i mezzi _poliziotti o mezzi gesuiti raccomandiamo queste due uniformi. Ma, soggiunge il De Viti con coraggio superlativo: << il presti- « to non portò all'abolizione del « corso forzoso ; poichè anche cc quella parte de'i 644 - milioni, << che di fatto passò la frontie- (< ra, la ripassò immediatamente, cc figurando, più che altro, come « una partita di giro. Di modo « che il risultato finale dell' ope- << razione fu questo: che, fatta ec- << cezione di una parte relativ~- « mente piccola del prestito, che (Neue G!·uhlichter di Vienna. la economia di una nazione, é indiscutibile che tutto ciò che vale ad accelerare, a. favorire il suo drenaggio ·all'estero rappresenta un danno >>. Le molte pagine, quindi, consacratemi dal Professore di Roma per insegnarmi come e perché l' Inghilterra, non ostante l' eccesso delle importazioni, continui ad arricchirsi, sono perfettamente inutili ; rappresentano un lusso di dottrina che può risparmiare a me e che potrà infliggerlo ai suoi scolari se avranno la pa~ienza di ascoltarlo. E può risparmiarsi la volgare dimostrazione del meccanismo dello invio delle s6mme degli emigranti e delle altre che spendono ì touristes in Italia - per quanto per le une e per le altre spesso si tratta di moneta effettiva, e non di ·tratte. - Conosco tale meccanismo anche per esperienza diretta, personale, a vendo non poche volte ricevuto delle somme dall' estero, benchè io non abbia la fortu!la di esigere l' importo dei redditi di doti americane. . Il prof. De Viti caatamente tace nella risposta su molte cose, che mi permetterò ricordargli in ultimo: ma insiste sul conto dei 644 milioni incassati dal « venne e resìò in Italia, migliorandovi in quel tem- « po la circolazione _monetaria e bancaria, il prestito « emesso dallo · stat'< italiano e collocato all' estero, « fu prevalentemente . rcgolato con esportazioni ed « importazioni di merci, come fu di tutti gli aHri pre-· « stiti non metallici, che furono emessi dallo Stato << in quell'epoca. << Ecco i dati del commercio esterno aggruppati per. cc quinquenni dal 1871 al 1900: (1) Non è inutile osservare che il pa.gamento dei dazi in oro e l'affidavit, misure ado'àate nel 1893 e che rientrano nella categoria dei provvedimenti d' indole protezionistica, contribuirono a migliorare la situazione monetaria dell' Italia ed a fare scomparire l' aggio sull' oco.
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