Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 22 - 30 novembre 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 595 di eccitamento, spiegabilissimo e non riprovevole - la esistenza di uno Stato .Austro-Ungarico, che per necessità di cose crediamo destinato a trasformarsi in un organ'ismo federativo, ci sembra utile e desiderabile dal punto di vis~a degli interessi italiàni e dall'altro non meno importante della causa della pace, intimamente connessa. con l' avvenire della democrazia. I buoni rapporti .collo Stato vicino, quindi, riteniamo che debbano essere curati con grande diligenza da parte del governo e del popolo italiano. Pensiamo altresì che il di8accordo o il contrasto tra l'uno e l'altro, data la storia della nostra indipendenza e la efficace azione esercitata sempre dal popolo per sospingere il governo alle guerre di rivendicazione nazionale contro !'oppressione au- ' stria.ca sulle terre nostre, non può riuscire che ad una politica eunuca ed a creare situazioni gravide di pericolose incognite. Ma per una vera fatalità, che del resto è il prodotto dei precedenti storici, pare che tutti cospirino a preparare tali situazioni. E' doyeroso aggiungere, però, che nel tiitti non. può essere compreso il governo itali::\._no, che spesso la fa da moderatore e più spesso ancora dà prova di pazienza e di rassegnazione più che criRtiana.. Nel tutti, invece, trovano il primo posto l' Imperatore :U:rancesco Giuseppe col suo inguaribile bigottismo, il suo entourage altrettanto clericale quanto lo è il capo dello Stato, il fanatismo antitalico dei tedeschi e degli slavi - più dei primi che degli ultimi -, il frondismo irredentista degli italiani - o meglio di pochi italiani del regno, che a forza di vociare e di di?nostrare si fanno credere più numerosi e più potenti di quello che siano in realtà. Noi non abbiamo modo di agire sulla mentalità e sui sentimenti dei fattori deJ.la politica dél vicino impero; tra i quali, per ragioni che ora non occorre esporre, sono più conciliabili con noi, per quauto la cosa possa sembrar~ paradossale, gli Slavi di Croazia e dell'Istria, anzichè i Tedeschi del Tirolo e delle altre parti dell'Impero . .Abbiamo, però, il dovere di discutere i fattori -della politica di casa nostra. Non ci occuperemo del contributo che hanno portato uello sviluppo intenso delle diffidenze austro-ungariche gli uomini politici che hanno visitato l'Albania e che ne hanno scritto in giornali e riviste. Non abl>iamo :ragione di dubitare delle loro buone intenzioni ; ma le loro peregrinazioni oltre l'Adriatico, è certo che si prestarono ad ess·ere interpretate malamente al di là dell'Isonzo: La preoccnpazi.ou~ giusta del go~,erno italiano di guardare all'assetto dei paesi dell'altra sponda dell'Adriatico, in guisa che non ne venisse nocumento ai nostri interessi, e sopratutto i legami di parentela con la piccola corte del Montenegro, valoroso eJ intraprendente, che urta come un pruno negli occhi dell'AustriaUngheria1 non poteYano che acuire i sospetti della nostra alleata. Ma è stato ell è principalmente il frondismo irredentista di alcuni italiani, e special mente dei democratici, qnello che fa credere fuori d' Ita.Iia, che in casa nostra si alimentino speranze e. propositi bellicosi di rivendicazioni territoriali più o meno prossime. Questo frondismo irredentista potè èsser~ serio sotto l'impulso di un Matteo Imbriani e divenne tragico con Oberdan , ma ora è vacuo, verbale, inconsistente ...., ma non meno pericoloso, perchè fa credere all' .Austria quello· che in Italia :realmente non c'è : il desiderio vivo e generale di una guerra. Di fronte ad una situazione così delicata si com- . prenùe che gli uomini di mente e le class.i dirigenti debbano usare la massima prudenza; ma-pur troppo se ne mostrano manchevoli. E a.,. noi duole che il Sighele, tanto stimabile per tanti rigua,rdi, abbia somministrato pretesto ~uono al canagliume degli Alldeutsche del Tirolo di_mettere in mostra il fanatismo pangermanico e di trascorrere a violenze ed a brutalità (che ricordano· il do;m.inio esoso dell' .Austria nel Lombardo-Veneto) contro gli. studenti italiani, che sono costretti a frequentare l'Università di Innsbriick, caldeggiando la fondazione di una Università _libera italiana in un centro di sentimenti e di civiltà - o inciviltà - germanica. L'intervento poi del ·prof. De Gubernatis, un vecchio cortigiano ed un adulatore dei Sabaudi, mentre ai tedeschi potè sembraré .una provocazione, a noi fa sinanco sospettare che si tratti di una manifestazione d' itali~nità. troppo preoccupata di riuscire gradita al Quirinale ed al Montenegro. E questo intervento, imprudentissimo· pel luogo e pel momento, provocan·do le scene selvagge dei tedeschi contro gl' italiani in Innsbriick, ci pare che abbia raggiunto l' intento <li aumentare i sospetti tra i due Stati ed a mantenere incolmato l'abisso che li tenne per tanti secoli separati e nemici. La condizione di cose che viene creata dai precedenti storici, dall' imprudenza dei politici, dalle passioni chauvini.stiche <lei tedeschi; dal romanticismo irredentista italiano è tale che un brutto giorno può condurre alla soluzione più dolorosa: alla guerra che, anche fortuuata, riuscireube dannosa agli interessi economici ed alla causa democratica del nostro paese. . Noi di ciò convinti ci rivolgiamo agli. elementi democratìci e diciamo loro:· volete fare gl'interessi dinastici di questo quarto cl' ora; volete arres~re la evoluzione politica democratìca del paese; volete prestarvi al giuoco del militarismo; volete infliggere un grave colpo alla economia nostra f Eb- ,,, bene provocate la guerra coll' .Aust,ria ! lVfa,in questo caso, per amore di Dio! siate logici e coscienti su ciò che volete, e proporzionate i mezzi allo scopo: non fate guerra alla guerra, e concedete senza fiatare e con animo lieto centinaia di milioni al mostro insaziabile del militarismo ! Continuando nel frondismo irredentista e nella ..

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