Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 19 - 15 ottobre 1903

506 _ 1 • RlTlTSTA POPOL.4.HE DI POLITICA, LET~ERE E SCIENZE SOCIALI potrà mai equivalere al possesso di Gibilterra, di · Malta, di Cipro, di Suez e dell'Egitto. Guardando la quistione dal punto di v,ista economico, fui solo in Sicilia, nel ·1886 e 1887, a sostenere, nei giornali di Palermo, di Catania e di Messina, la necessità di buoni rapporti con la Francia,e a prevedere che la guerra economica colla Francia sa·rebbe riuscita dannosa per l'Italia in generale, disastrosa per il Mezzogiorno, per la Sicilia e per la Sardegna in particolare. I fatti mi dettero ragione•; ed oggi, quanti ~llora credettero potermi deridere e dileggiare, quegli stessi che durante il periodo più funesto e più pericoloso del ' . -crispismo, additavano, insieme con gli· amici del Secolo, me .come un gallo cisalpino - nato per caso in Sicilia - , venduto alla Francia, riconoscono la saggezza illuminata di quelle previsioni -e vorrebbero far credere che non pensarono mai diversamente. Questa persecuzione assunse addirittura le forme della calunnia in mano ad alcuni amici di Crispi - che pur sono oggi preposti alla educazione della gioventù! - nel 1890 per combattere la mia candidatura in Palermo. Tutto questo ho voluto ricorJare per dimostrare 1 come il mjo dissenso dai repubblicani, cui accennavo, mette capo alla sostanza più intima delle mie convinzioni e al mio costante 'atteggiamento politico. Oggi che la verità per la quale ho cornbattuto trionfa, che in tutti gli angoli d'Italia risuona l'eco dell'esultanza di Parigi e della Francia, e si leva l'inno gtocondo alla pace ed alla solidarietà tra le Jue sorelle unite dalla tradizione e. ·dalla -civiltà latina, io ne gioisco come di vittoria di caus·a santa ed ho il diritto di deplorare che miei compagni di fede sottilizzino nel significato di un .avvenimento così fecondo di bene. Io credo, invece, che sia un dovere ricordare qhe son.o stati i moderati, da Di Rudinì a Luzzatti, i preparatori principali nel mondo ufficiale del tanto desiderato riavvicinamento; ma che non per questo si deve oggi, di fronte al grande fatto, lesinare la lode e frenare l'entusiasmo per quistioni attinenti alle forme di Governo. ~ Ciò non mi pare nè' possibile, nè opportuno, ed io non esito a giudicare erronea la condotta di quei repubblicani che si tengono in disparte e guardano il viaggio del Re d'Italia a Parigi con diffidenza e con malumore; come hanno torto, e maggiore, quei monarchici che, sedotti da certi articoli della stampa boule1Jardiére, osano affermare che nel successo hanno parte precipua le qualità personali della coppia reale. (1) Loubet e il Re d'Italia, nel riavvicinamento e nelle feste che lo celebrano, non sono che la personificazione ufficiale, gli uomini rappresentativi di fatto, dei due popoli. Il carattere e il significato dell'avvenimento rimarrebbe identico se le parti fossero inverti.te; cioè se l'Italia fosse rappresentata da un presidente di Repubblica e la Francia da un imperatore. I pue capi dello Stato non sono che due simboli; e per parte mia in. questo giorno emetto un grido di gioia che non va alle persone, ma all'avvenimento preparatosi indipendentemente da loro e in cui esse, per così dire. non rappresentano che i testimoni, che il caso destinò per autenticarlo. (2). .Castrogiovanni., 15 ottobre 1903. Prof. NAPOLEONCEOLAJANNI. Deputato al Parlamento (I) Certi repubblicani nostrani tanto teneri pei socialisti, rammentino che il la, come si suol dire, alla stampa parigina nello entusiasmo verso la coppia reale è stato dato da un articolo della socialista Paola Lombroso nella Reoue des Rei,ues. (2) Colgo questa occasione per protestare energicamente contro il Fisco di Milano che ha sequestrato L'Italia del Popolo per un articolo di Carlo Russo su J Saooia a Parigi. L'articolo non contiene una sola sil!P.ba che possa dar luogo ad un sequestro, anche sotto il governo p:ù ombroso e più reazionario. Il solo che avrebbe p0tuto dolersi delle parole del Russo sarei stato io, perché ingiustamente mi si rimproverava di non av~r fatto akuna riserva, di non aYer apposto alcuna postilla o nota all'articolo di. Georges Renard pubblicato nel precedente numero della Rivista. La critica è ingiusta perchè gli amici dell'Italia del Popolo non avrebbero dovuto dimenticare che lascio la più completa libertà di opinioni a tutti i collaboratori che sottoscrioono. Se avessi fatto. un~ eccezione per un uomo illustre, per un amico o per un antico e benemerito collaboratore c0me il Renard, avrei commesso soltanto un atto piramidalmente sconveniente. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI • Il fiasco della politica epilettica. Le sconfessioni venute alla dimostrazione anticzarista ,a base di :fischi, con una solennità grottesca annunziata in Parlamento, non si contano più. Sono venute al gocialismo cosidetto rivoluzionario dagli stessi rivoluzionari. Non parliamo dei riformisti! I promotori della pazzesca dimostrazione vistisi a mal partito hanno tentato una ritirata senza neppure il tentativo della resistenza, ed hanno pensato di sosti~uire ai fischi un manif~sto dell'Estrema sinistra, che avrebbe potuto essere discusso senza i precedenti creati dal Morgari e dai suoi patroçinatori; ma çhe ora è cosa che non avrebbe dovuto essere menomamente accettata da chi non ha solidaf ,.,,,,. ------ - I rietà nella politica epilettica, vile - vilissima - d fronte alla monarchia italiana., smargiassa sino al ridicolo elevato all'ennesima potenza di fronte allo Czar, che potrà djsporre soltanto di una decina di cosacchi.. .. a Roma. Dobbiamo constatare con vivo rammarico che parecchi amici nostri - repubblicani, socia,listi e ·radicali - hanno dato la propria firma a quel manifesto. Una ver~ aberrazione! Sappiamo di qualche repubblicano che l'ha data a malincuore. Ma perchè darla? Per la paura di passare come simpatizzanti coll' autocrazia russa? Via! ·Più di ogni altra rivista la nostra si è interessata alle condizioni della Russia e le ha descritte quali esse

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