Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 18 - 30 settembre 1903

RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA, LÉTTERÉ E SCIÈNZE SòCIAlJ 488 in· tempo; ed in tempo, perchè queste mie osservazioni arriveranno alla vigilia del Congresso repubblicano _nazionale di Forlì. Non ho la benchè menoma speranza che le mie parole trovino ascolto; ma non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che· io dico come la penso, senza preoccuparmi del successo. È assai probabile, anzi, elle questò articolo riesca a proùurre un risultato non solo negativo, ma anche dannoso facendo perdere alla Rivista i pochi abbonati che es_sa conta nella forte ed a me tanto simpatica e cara Romagna. A Rimini, adunque, si votò il seguente ordine dtl g~rno: « ll Congresso Romagnolo delibera elle il Partito nelle future elezioni politicl~e si affermi con candidati propri in ogni collegio ove esiste l'organizzazione e mai appoggi nei ballottaggi ne'.;sun candiòato che non abbia fatto esplicita professione di fede politicamente repubblicana; « e m·entre riafferma .i deliberati del Congresso di Ancona in merito, ricorda che il Gr,uppo deve. inspiraruiosf al concetto dell'assoluta incompatibilità fra le altuall istituziotti e le reclaniate tr·asf01·- rnazion{ sociali della classe proletaria, astenersi dalla partecipazione attiva alla vita legislativa e riformatrice nelle Giunte, Commissioni, ed Uffici e deve intensificare quella demolitrice degli istituti di privilegio politico, risalendo alle origini delle responsabilità, e reclama un maggior accordo fra Comitato Centrale e Gruppo, ed una più attiva azione nel partito e nel paese. » I presenti con diritto di voto-erano ben 210; ma · l'ordine del giorno raccolse appena G9 voti; 14 si astennero; 10 furono in favore dell'ordine del giorno Semprini di approvazione all'indirizzo del gruppo parlamentare repubblicano valorosamente difeso dagli on. Comandini e Taroni. Il biasimo contro il Gruppo è esplicito nell'ordine del giorno di Rimini; e non mi tange, perchè me ne uscii dal Gruppo sin da quando ad Ancona cominciò a delinearsi la corrente che ha trionfato a Rimini e che mira a ridurre i deputati" repub- )>1 icani a tante marionette che alla Camera saranno, mosse dai fili invisibili che faranno capo alla Direzione del partito. Superfluo aggiungere che quando a ciò si sarà riusciti un grosso vantaggio si sarà ottenuto: non ci sarà più bisogno di lambiccarsi il -cervello nella scelta dei candidati repubblicani; ogni imbecille che prometterà di ei;;sere ubbidiente e che avrà buoni polsi per la resistenza fisica e buoni polmoni per fare sentire la sua voce quando la Camera urlerà, sarà un candidato eccellente ..., Lasciamo gli scherzi da parte, ed esaminiamo. l'ordine del giorno. ·' La prima parte sembra la più accettabile coi criteri di un esclusivismo politico intolleqmte e disprezzante ogni riforma che si possa compiere entro l'orbita delle attuali istituzioni. Ma il criterio è assurdo, sopratutto come norma generale .. E assurdo come è assurdo l'rtssoluto nelle cose umane sia che venga proclamato dal Papa, dai sor.ialisti, dai repubblicani o dai monarchici,che fanno ridere i polli quando con sicumera grottesca giurano in un certo bene inseparabile che la storia - · l'impertinente! - ha separato tante volte in malo modo. · L'ordine del giorno ridotto in moneta spicciola significa que~to: a noi repl}bblicani importa poco che governi Zanardelli · o Pelloux, Giolitti o Di Rudinì, Saracco o Sonnino, Marcora o Sacchi; poco c'importa se ci sia o non ci sia libertà ..... Se invece loro importa, un poco il trionfo degli uni o degli altri è eh iaro che la conseguenza è contraria al ·deliberato di Rimini e che sorge nel partito il do vere di votare per un candidato che, non potendo essere un repubblicano, rappresenti il meglio o il pi8 alter. E concedo, che, ripigliandosi il vecchio concetto catastrofico dei socialisti, si possa scorgere iJ meglio anche nel peggio; cioè nel trionfo di uomini e partiti che facciano il maggior danno possibile al, paese per metterlo colle spalle al. muro e provo- 'care la rivoluzione. Ma guardando le cose. da un tale punto di vista, è logico é preferibile il vecchio astensionismo, comunque rÌìotivato, che lasciava agli altri la responsabilità del male, e che fu sempre rispettabile e rispettato per la elevatezza mo~ale di coloro che lo sostenevano. La seconda parte è un capolavoro dirò così d'irrealismo. Coloro che lo votarono credo che non hanno concetto chiaro della realtà; di ciò che sono in fatto le repubbliche e le monarchie, almeno al· giorno d'oggi! Gl'intransigent.i di Rimini, interpetrand<? in modo rigido la pregiudiziale, vorrebbero che i deputati repubblicani limitassero la loro azione alla dimostrazione dell'assoluta incompatibilità fra le attuali istituzioni e le reclamate trrtsformazioni sociali della classe proletaria. Queste sono frasi che possono illudere le masse, ma che prese alla lettera, come norme, costringerebbero i deputati repubblicani a farsi cacciare da Mo~tecitorio e, qualche volta, a sentirsi vittoriosamente ridurre al silenzio dagli avversari. Sicuro. Esaminino le cose come sono in realtà, e per le singole riforme i nuovi intransigenti si accorgeranno che la dimostrazione della incompatibili_tà spesso non si può fare. · La forma di onanismo politico, cui vorrebbonsi condannare i deputati repubblicani, riuscirebbe di grave danno alla causa che propugnano i vincitori · del Congresso di Rimini. I quali ragionano e votano guardando soltanto alla soddisfazione di quelli che sono già repubblicani e non alla immensa maggioranza del paesr., che vorremmo che lo divenisse. Predicare ·ed ag'ire pei convertiti in politica è perfettamente inutile; bisogna agire e predica.re per convertire gli altri. Ora per conseguire questo intento nulla può riuscire più utile della ginnastica politica che si fa attorno alla vita parlamentare: , 1 ° Essa ··giova agli individui mettendone in luce la coltura, l'eloquenza, la rettitudine, il senso di i(

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