Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 18 - 30 settembre 1903

502 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI mentazione, tenendo calcolo del valore _che se nè potrà trarre per metterlo a conto del proprietario dell'animale: A Chicago i mattatoi hanno soppresso la concorrenza dei beccai abbassando ~e spese al minimo, e ciò traendo partito di tutti i rifiuti degli animali che si uccid0no dei quali non si lascia perder niente tranne il sugo gastrico. (Revue Scientifique - 19 settembre) ~ J. Grave: Per un libro di Cesare Lombroso. - Già ebbi a constatare che LoÌnbroso noµ ha un'intelligenza molto scientifica, solito com'è a rimpinzare le sue argomentazioni di fatti imprecisi, di spropositi ed i chiacchiere da portieri che non si dà neppure la pena di control- - lare. L'ultimo suo libro, ora ora tradotto in francese, L'Uomo di Genio, non modifica affatto la mia opinione ; anzi la conferma. La tesi di Cesare Lombroso è che il genio è una varietà di pazzia, una forma di degenerazione ; e a tal uopo si è messo a investigare tutti i difetti di quanti in un modo o nell'altro si son fatti un nome. ne}la storia: ciò che basta per lui per batte?:zarli uomini di genio, e per dire che questi uomini, battezzati geni da lui, sol perchè ebbero dei difetti, erano pazzi e degenerati, o almeno qualcosa di simile. Tutti i ghiribizzi e le invenzioni di umoristi e di scrittori, che concordano con la sua teoria, egli li ammucchia alla rinfusa. e ce li ammannisce come fatti acquisiti e constatazioni scientifiche. •· Che uno scrittore per apparire strano, dia ad intendere ch'egli non riesce a formulare il suo pensiero che con l'aiuto di qualche mezzo p~ù o meno barocco, ed ecco che Lombroso piglia tutto ciò per oro colato e ci dice:" segno di follia,,. Io credo invece che la sola pazzia sia la sua, e consista nel prendere come prova scientifica un semplice capriccio, e nell'accettare come verità indiscusse delle :fioriture destinate àd abbellire lo stile. Eppoi bisognerebbe prima un · po' discutere su ciò che costituisce e caratterizza il genio. Lombroso, ad esempio, cita senz'altro alla rinfusa degli uomini come Walter Scott e Fenèlon, Cooper e Nelson, Napoleone e Demostene, e tanti altri, che hanno ben potuto fare cose non cattive, ma che non sono affatto geniali. Che Scott, Fenèlon, Cooper sieno dei geni, ecco ciò che non è provato. In quanto a Napo~eone e Nelson bisognerebbe un pò sapere che cosa avrebbero potuto fare nella vita se un concorso di circostanze, in cui l'intel• ligenza non ha a che vedere, non li avesse posti in condizione di far tanto male ai loro contemporanei e, per rimbalzo, a tutta l'umanità avvenire. L'ingegno come la follia, essendo il resultato della attività del cervello, nulla di più facile ~he vi siano tra essi dei punti di somiglianza, ma nell'ingegno l'attività cerebrale è controllata e tenuta a freno· dal ragionamento, dal giudizio, dal paragone, mentre nella follia essa è completamente sbrigliata, senza controllo. E una differenza immensa la quale smentisc,e la pretesa loro identità. Lombroso ci dà anche, come una prova delle sue teorie, le deformazioni del cranio riscontrate negli uomini di genio ; ma siccome la forma del cranio non ha niente a che fare con l'intelligen:la, è un.a prova .... che non prova nulla. Egli trova una specie d! relazione tra le influenze termometriche sui pazzi e quelle sugli uomini geniali. Invece tutti siamo soggetti a tali influenze. Possono esservi sistemi nervosi più sensibili degli altri appunt9 negli uomini più raffinati e sensibili come i pazzi, ma la differenza si avverte subito nell'attività che ne risulta negli uni e negli altri. In quanto al valore dei fatti raccolti basti dire che egli dice che Tolstoi ha una testa da cretino ! Secondo Lombroso, Zola non ha avuto :figli - e infatti non li ha avuti dalla moglie, ma da un'altra donna - e Lombroso ci mostra l'impotenza sessuale di Zola come una prova di degenerazione. Capisco benissimo in quale categoria Lombroso annovera se stesso; ma anche io so in quale, io, lo metterei! E, m~lgrado le apparenze, questa mia opinione contraddittoria non sarebbe buon argomento in favore della sua critica. (Il Pensiero - 10 settembre). F. Brunetière: L'equazionefondamentale. - Quando si dice che la questione morale è una questione religiosa, si vuol dire in primo l"9ogo che non si conosce nella storia un sistema di morale che non sia l'applicazione alla condotta umana d'una concezione religiosa; e in secondo luogo che la ragione non saprebbe concepire obbligo o sanzione che non sieno ultra, o sopra razionali. Ma si vuol dire anche di più, e cioè che le " questioni sociali ,, essendo delle " questioni morali ,, , e le ,: questioni morali ,, delle " questioni religiose ,,, le " questioni sociali ,, , in ultima analisi, sono delle " questioni religiose ,,. Ciò che malgrado l>t forma bizzarra, si po.tre b be riassumere nella formula seguente: donde Sociologia = Morale Morale = Religione Sociologia · Religione. (Revue des Deux Mondes 15 settembre). Patei'{amilias: In favoredelle piccolefamig_lie. - La propagazione della razza non è la funzione principale per la quale il matrimonio è stato istituito. Il matrimonio, in verità, è stato istituito per il maggior bene dei due individui che concerne, e l'allevamento dei bambini è soltanto incidentale e deve essere considerato solo in quanto può essere un'apporto di felicità. Il matrimonio non è la istituzione del sacrificio di se stessi e della miseria e propagazione dei bambini. Se fosse così sarebbe un errore. Invece è una istituzione creata in vista della realizzazione d'un bene_ comune,· e· non per rendere schiavi i genitori appena arrivati alla maturità. L'osservazione e l'esperienza climostrano in novantanove casi su cento che nelle famiglie numerose c' è un'immensa aggravio di sofferenze e di privazioni e che la madre è obbligata, nella maggioranza dei casi, a portarne il peso più grave. Nella famiglia numerosissima da cui sono uscito io ho avute le prime esperienze delle sofferenze di mia madre e queste hanno determinato il mio punto di vista nella questione. E' una sofferenza vedere gli amici di dieci anni indietro allora giovani e felici, ora prema.turamente vecchi, e tristi, e illanguiditi. Il giovine amico un tempo lieto e sano è ora gottoso e dispepsico e ha delle idee democratiche a proposito della vita. Sua moglie che era un tempo una graziosissima ragazza, che ptaceva a tutti, che giuocava e cantava con tanto piacere, che era la gioia di quanti la conoscevano , è ora ridotta come una ;vecchia chioccia. Il suo volto è affaticato, 'il suo sguardo stanco ; essa rivela in tutta sè la pena ed

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