Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 18 - 30 settembre 1903

RIVISTA. POPOL-t.RE DI POLITICA.;. LETTERE E SCIENZE SOCJALJ o la propria salute nell'altro, non si può esigerlo dall'uomo, senza prima rovesciare, non soltanto i fondamenti dell'anima umana, ma l'ordine generale <leIla n·atura che ha fatto dell' amore di sè, cioò del bisogno ·d'essere e di conservarsi, lo stesso principio della conservazione e del movimento dell'universo » .. Sta in queste parole raccl1iusa, come in embrione, tutta la flottrina positiva clel problema morale, quale è stata poi svolta con insuperabile potenza logica daUo Stuart-Mii l nel l' Utz'tita1·ismo e · dal Gabelli nell' Uomq e te scien~e 1nor-ali. E si noti che il concetto espresso <lal Prévost-Paradol, concetto f'onJamentale del la rnoeale p_osit-i.va, è il medesimo che esprimo la signora Melegari (la quale ·prendiamo in considerazione qui come la più recente e IJrillante espositrice ùelh1. tendenza spiritualistica antipositivista) 4.uanflo nel capitolo del suo libro citato, cl1e è intitolato a falso amore cli sè, dirnostra che Ja virtù non è so non un illuminato amor proprio. « L'amor proprio è l'amore di sè. O1·a l'amor-e di sè-,veramente sentito non può far desiderare cl1e il buono e il grande, 1a realtà e non l'appa1·enza, la vera gloria e non la falsa gloria ... Impara ad amarn te stesso ed avrai vinto una pa1'to del rlolore, impara ad amare te ~tesso ed amerai gli altri». Null'altr.1 appunto dice il positivismo, che la ~i.gnora Melegari crede con queste considerazioni di battere in breccia. . Ma il positivismo (p_ur\ senza dip~1~tir:S~ sostanziai mente da f[Uesta sicura base utt11tar1a) va a.ncora più in là, con due dei suoi più forLi pensatori, il Guyau e l'Ardigò, le C!!i dottrine.· morali, per più ri$potti affini, meriterebbero un ampio raffronto. Il Gu~rau, (per fermarci a 4.uesto) mente meno profonda, ma più alata dell'Ar<ligò, muovo dal concetto dogli « e~lonisti > che cioè « la vita cosciente segue sempre la linea della minore sofferenza>>; ma interpreta più lnigarnente questo principio, vale a dire nel senso che « la ricerca del piacere non è elle la conseguenza stessa dello sforzo istintivo por mantenere ed accrescere la vita». Lo scopQ di ogni azione cosciente è dunque la stessa vita, ma la vita più intensa e più varia nelle sue formo. Qu:ind.i la fecondità d,::JJl'intelligenr,a e della volontà, quali condizioni della felicità superiore; quindi quella specie di dovere dell'azione elle deriva non dalla costrizione esteriore o dal timore interiore, i:na dalla stessa pressione interna esercitata d2Jl'attività psichica nelle sue direzioni normali; « l'agente morale, per una china .naturale insieme e razionale, si sentirà spinto in '<-:1uestosenso, e riconoscerà che gli bisogna una specie di colpo di stato interno per sfuggire a quella pressione; c1uesto 'colpo di stato ·si chiama colpa o delitto. Comrnettendolo, l'individuo fa torto a sè stesso: egli diminuisce e spegne volontariamente qualche cosa della sua vita fisica o mentale ». E questa svecie di dovere, clrn non ha sanzione e non è conseguenza d'una precisa obbligazione, ma semplicemente dell'espansione della vita, può andare fino.alla rinuncia alla vita medesima. Come vi sono molti che muoiono per l'arte, così vi sono molti che si sacrificano al proprio ideale morale. « Per gli esseri giunti a un certo grado di elevazione morale, la felicità non è desiderabile fuori del loro ~tesso ideale » (I). Con Guyau, a.dunque, il positivismo detta Ja legge morale viù semplice e insi.e1ne più feconda. Suo unico peecetto è questo: Yivete ! , vivete .il più intensamente clrn la natura umana permette; espandete la vostra vita fino alla sua massima ampiezza; allargatene sempre più i confini! Precetto basat°\ sul più rigoroso utilitarismo, eppure tale che logi.camente conduc~ alle più grandi altezze mo-. rali. * * * Quando noi riflettiamo a queste conclusioni morali del moderno positivismo, dobbiamo convenire che coloro i quali ·10 bestemmiano in nome del risveglio spirituale, ignorano la dottrina che oppugnano. E,l è un'ignoranza tanto più condannevole in quanto, la morale religiosa (elle sta alla base • <le1lo spiritualismo antipositivista) non è neppure lontanamente paragonabile per purezza .e nobiltà al la morale poc;itiva. · La morale religiosa è una morale essenzial-. mente egoista. Essa (come ha lucidanrnnte osservato il Comte (2) non ha che l'intuizione dell'io, ma non quella del noi. Essa è preoccupata unicamente di interessì ·individuali, la cui irnmen~a preponderanza schiaccia ogni altea considerazione. · La preoccupazione della salvezza riel.l'anima propria, eceo il JJerno della rnoralP- religiosa. Ciascuno vive sotto 'il dominio cli questa preoccupazione e non concepisce la partecipazione alla salvezza altrui se non come il più possente mezzo per meglio meritare la propria. In vece la morale positiva sta nell'espansione della vita. Bonurn est ,dinuswn sui. Il positivismo ci insegna che noi come individui siam nul.1a A elle quanto siamo lo siamo nel seno della specie. Noi siamo quello clie si~mo perchè la razza umana ha raggiunto, come risultato dello sforzo collettivo d'innumeri generazioni, lo stadio che era necessario per produrre la nostra individualità. Ogni insegnamento del positivismo è adunque un ammonimento di solidarietà umana, anzi. di solidarietà di noi col gran Tutto del quale siamo parte e da cui procediamo. E da questa nozione sorge nel positivista l'impulso (e pertanto il. dovere, nel ~senso dato dal Guyau a questa- parola) di cO"0JJerare a quello sforzo collettivo, a cui contribu-irono a nostro beneficio milioni e milioni cl i generazioni a ,n-oiprecedenti, di cooperàcvi a b.eneficio di quelli che ci seguiranno; di agire in modo da lasciare la nostra razza ancora un gradino· più in alto di quello su cui l'abbiamo trovata. .E in ciò sta anche il nostro concetto deH'immortalità. Poichè, come, per forza di questa in- (i) Gayau - Esquisse d'una morale sans obligation ni sanction (pas.c,ini). · (2) Comte ...:.... Discours sur l'ésprit positiC

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