Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 18 - 30 settembre 1903

492 RIV1S1'A. POPOLA.RE Di POLITlCA., LETTERE E SCIENZE SOC1AL1 piuttosto che all'd.ltra, attirando a se tutta l'attenzione pubblica. Però poco dopo ci si accorge che la corrente la quale sembrava spenta era soltanto relegata nell'ombra, continuava ad esistere, così vero che ritorna a grandeggiare nell'attenzione universale sulla corrente opposta quando qualche forte ingegno se n9 faccia rinnovatore, e torni, nella nuova forma, a bandirla. È, insomma, principalmente il fatto che il pendolo dell'attenzione pubblica p'uò successivamente oscillare verso le manifestazioni dell'una piuttosto che dell'altra tendenza, quello che r.i procura l'illusione che la ptima sia definitivamente soffocata nel seno d'una generazione. Ma noi, sebbene ora il pendolo dell'attenzione oscilli verso il « ri:-,veglio spirituale » oppugnante il positivismo. e sebbene questa tendenza abbia indiscutibilmente un gran segt1ito, pensiamo 'che tra i giovani i seguaci 1 • del monismo s\ano an,~ora. per lo meno altrettanto numerosi quanto i partigiani della « bancarotta della scienza ». -Comunque sia, riteniamo fermamente che, come le recentissime scoperte e teorie della psicologìa non escono dal quadro del positivismo e precisamente dell'evoluzionismo meccanico e causale (1) sebbene i loro autori le c1am pino fuori di esso, così. ogni più fervido risveglio spirituale (JOSSa~rovare la sua base nel positivismo, an:h la trovi solamente- in questo, talchè sia lecito affermare che lo spiritualismo (intesa questa parola appunto nel senso di risveglio spirituale) è null'altro che un prodotto della morale positiva. * * * Anzi tutto, coloro che propugnano il risveglio spirituale quas~ in antitesi alla scienza positiva, dimenticano che fu questa a fornire l'unico saldo punto d'appoggio, che nè le religioni nè la metafisica nè lo spiritualismo di qualunque genere avevano mai dato, alla parte pratica della morale, al suo lato educativo e pedagogico, a quello di /gran lunga _il più importante per gli effetti cui mira - che si risolve nel destare e intensificare nella coscie~za umana le tendenze morali, e -finalmente fissarvele in modo da far sì che esse abbiano stabile predominio sopra· ogni tendenza immorale e diventino parte integrale del nostro organismo psico fisico: in una parola, nell'educare. E questo punto d'appogg'io alla morale pratica, educativa, pedagogica venne dato d·alla scienza positiva mediante la distru7,ione del concetto del libero arbitr-io, che è in fondo il concetto centrale dello spiritualismo, co.m~ quello che stabilendo per la mente umana un'auto-determinazione del tutto distinta dalla causalità meccanica che regge il re~to della natura, batte più direttamente in breccia il monismo e crea un irriò.ucibile dualismo tra la materia e la psiche. Sembra un paradosso affermare che la negazione del libero arbitrio giovi all'educazione e al miglio- (1). C. fr. De Marini$ - Sistema di Sociologia - Torino; pag. 311. ramento morale, giacchè, a primo aspetto, parrebbe invece che essa debba portare a una specie di fatalistica acquescenza verso gli imµulsi predominanti nell'animo nostro. M'a un più attento esame ci lascia scorgere che il contrario è vero: e che il primo passo verso una seria, efficace e sistematica educazione morale non si poteva compiere se non contro quell'ide,a fondamen'tale dello spiritualismo - la serratura irrugginita della metafisica, come la chiamò il Bain - elle è il libero arbitrio. E, per' vero, q_uest'idea, ammettendo che mediante un /ìat -yolontario, atto misterioso, bizzarro, contrario a tutte le leggi scientifiche, si possa da un momento all'altro, quando che sia e quando si voglia. mettersi ad operare il bene, veni va a renderne praticamente impossibile il costant~ e normale esercizio, perchè trascurava tutte quelle norme, tutte q_uelle cautele, tutti quei passi, 'difficili, lunghi, penosi, che la psicologìa fisiologica ha d'imostrati necessari per giungere al la padronanza di sè. Il concetto che basti volere per potere è un concetto moralmente rovinoso; e m0lti uomini, per essere partiti da esso, e per avere in base ad· es::1Ocreduto di poter avanzare sulla via della perversione con piena impunità in grazia della loro libera volontà sempre presente e atta quando che fosse a ritranerli, son,o discesi di gradino in gradino, per tutta la scala delle passioni, del vizio, del delitto, e si sono trovati in fine irrimediabilmente perduti. Data l'esistenza del libero arbitrio, dato che con un (iat della propria volontà si può sempre agire moralmente, a che preoccuparsi delle leggi dell'ahi· tudine e dell'esercizio morale1 Solo dopo messo in chiaro che la nostra volòntà non è libera e che l'abitudine ne è la tiranna, poteva apparire chiara agli occhi dei moralisti l'import.anr,a di fare di questa una tiranna buona, e <liavvisare quindi ai mezzi pratici ed efficaci per giungere a questo risultato. Il prof. Chiappelli, nell'articolo ricordato (I), annovera anche il James, tra quei psicologi volontaristi per cui « l'emozione è realmt:lnte la signora e l'inteli igenza non è che la sua ancella ». Si potrebbe combattere questo apprezzamento del Chiappelli èon un ,passo di quel genialissimo libro, Gli · Ideali della vita (2), in cui il James riassume in forma popolare e mediante conferenze la sua dottrina psicologica. Rinnovando un conc~tto perfettamente platonico, q_uellosvolto nel Fedro, il James sostiene che « pensare è il segreto del! a volontà » e che il trionfo o la disfatta morale in caso di tentazione dipendono unicamente dal trovare il nome giusto per il caso in parola. Dirà l'ubbriacone, messo alla tentazione di ricadere nel suo vilio, che si tratta di non mostrarsi scortese verso gli amici, o di celebrare una festa, o di non gettare inutilmente il_vino già versato? Ha scelto il nome non appropriato, ed è perduto. Si terrà invece stretto alla considerazione che si tratta di (l) L'ultima parola cli H. Spencer, nella N. A. dell'ottobre 1902. . (2; Torino, Bocca, 1903.

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