Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 18 - 30 settembre 1903

R{FJSTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE soc'IALI 487 quelli cogli altri paesi che non avrebbero votu to far parte dello Zotlverein Imperiale britannico. Quéste tariffe preferenziali erano una E:tichetta 'che nascondeva la merce rli contrabbando, il protezionisrno; poichè a questo sistema si riducevano accordando tra.Ìoro reciprocamente colonie e me-· tropo li delle tariffe di favore, di cui non a vrebbero potuto godere gli altri 'stati. . Le proposte di Chamberlain hanno avuto la singolare ventura di scontentare. tutti. L'opposizione contro di esse sorse viva in seno dello stesso ministero: il duca di Devonshire, .ad esempio, le sconfessò apertamente nella Camera dei Lordi. Più dec'isa e più violenta fu l'avversione dimostrata d;;1.ll0 cla.-si lavoratrici, sia per mezzo del Congresso della Trade-Uniones tenutosi in Leicester, sia coi fischi sonori che 'ac_colsero testè in Londra l'ex ministro delle colonie, quel Joè, clte fu il beniamìno di tutta l'Inghilterra fino a tanto che si trattò di organizzare e continuare la guerra scellerata contro i Boeri. E infine :va ricorclato che l'opposizione non si è manifestata meno viva nelle colonie i cui legami colla madre patria avrebbero dovuto maggiormente stringersi colla ):lroposta del Zolverein. · Non si a_nnunzia un paradosso quando si afferma che hanno ragione tutti gli oppositori di Chamberlain nello stato attuale delle cose. 1 ° llanno ragione i politici come l1)rd Devonshire Hicks - Beack, Harcourt, Campbell, Bàtemann - ministel'iali e di opposizione er·c. che si preoccuparono: dell'interesse generale del paese. Essi dicono: è una follia volere a;ssicurare le esportazioni nel le colonie, che sono una piccola quantità a danno di quella che l'Inghilterra fa nel mondo intero. zo Hanno ragione i lavoratori che osservano: le materie prime per l'industria e i generi alimentari a buon mercato sono la condizione indispen- , sabile per produrre a prezzi di concorrenza sul mercato mondiale; e le tariffe preferenziali farebbero rincarare le une a le altre. :3o Hanno ragione, infine, le colonie che vogliono sviluppare le proprie industrie e che non essendo state a ~cuola dagli utopisti clel tiùerisi,w italiano ·vogliono appunto difendersi - e sì d if'endono - proprio contro la madre patria. Le colonie· inoltre temono che l'unione doganale colla metropoli possa tradursi in ultimo : in aggravio finanziario per contribuire aile spese generali della cl iù~sa rlell' im_pero; ed in menomazione della loro ' inùipendenza politica - timore che è stato sapientemente discusso e formulato dall'Hobson nella sua opera magistrale sull'Jmperialis1no. Ma nemmeno le classi agricole avrebbero potuto dichiararsi contente delle proposte,di Chamborlain. Rsse,del 'resto,non hanno, no1n possono e non devono a ver;e attualmente voce i•n capitolo: rapprésentano a()pena il 10 ¼ della popolazione inglese; il grande il prevalente interesse in Inghilterra è quello industriale, come si dimostrò ampiamente nel libr'0 di Colajanni << Per l'economia nazionate e pel dr:,zio sul grano ». E' logico, quindi, che l'interesse dei meno veri'ga sacrificato a quello dei più·,· a vantaggio della collettività sociale. Ma sarà sempre così1 potrà sempre l'Inghilterra tener testa alla concorrenza industriale della Germania, degli Stati Uniti, della Francia ecc. ecc.? Chamberlain e con lui molti altri che non sono fanatici· cobdeniani, non lo credono; e da ciò che già esist9, dai dati numerosi di fatto, dall'eloquenza sp~etata delle cifre sono _indotti a temere che il monopolio industriale· inglese tra non guari sarà cessato. Questa è almJp.o la tendenza, 'che si può indurre dalle condizioni attuali. Le proposte dell'ex ministro delle r,olonie, quindi, più, che al presente miravano all'avvenire. Ma egli i avrebbe dovuto prevedere, e forse ha preveduto, che era follfa sperare che venisse sacrificato il Qresente certo al futuro .incerto, per quanto a chi guarda a fondo esso possa apparire· prossimo. Il suo fiasco era, perciò, inevitabile. La sua ora non potrebbe venire se non in quel momento tri ste pronosticatn dall' Haggard, in cui l'industria vredom inante nell'Inghilterra fosse battuta nel mercato mondiale e si dovrebbe pensare alla terra, all'agricoltura .. Ma allora non si potrà discutere di tar·iffe preferr;nziali tra la metropoli e le colonie, perchè l'interesse agricolo <lell'Inghilterra si troverà i'l conf-litto con quello delle colonie, mentre oggi è 'I uello industriale che la sospinge a far buon viso alle proposte. di Chamberlain. Allora si dovranno abbandonare gli éufemismi, le mezze misure, le ipocrisie dog:-tnali e si dovrà ricorrere tout cour·t . al p1Aotezionismo. Il preferenzialisino insidioso e complicato dell'ex. ministro delle colonie così rimaneva_ condanna.to da varie parti e per val'i interessi attuali. Ma rimaneva il pericolo futuro, rimaneva la tendenza indicatrice di ciò che si va preparando nel mondo ai danni dell'Inghilterra. · E di questo dato volle tener conto sir Balfour presidente dei ministri, colla pubblicazione dell'opuscolo che ha sollevato tanto rumore e che sarà ril'errnato nel discorso elle e_:;li t,ffrà tra breve in Sl1e0ìeld. Egli scrive: ({ Io sono libero scambista ; ma non rlel tipo di sessanta anni fa: a quell'epoca l'Inghilterra aveva da scegliere tra 1e industrie e ; l'agricoltura; ess,Ì' si pronunciò allora, e con ragione, per le prime; nondimeno gli uomini di Stato inglesi non hanno previsto allora che il mondo sarebbe stato c0ntrario al libero ::;cambio, e perciò non hanno · tenuto vienarnente conto della situazione c_ommerciale dell'impe~o britannico. Da ciò-è risultato che l'Ingl1ilterrct ha adottato il libero scambio con le inevitabili conseguenze di cui essa sopporta il peso, mentre non godè la metà del vantaggio, che le _potrebbe arrecare il suo impero. << Si presenta perciò questa questione: Un sistema• fiscale ratto per una nazinne libero-scambista composta di liberi scambisti, può convenire

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