RIVISTPAOPOLARE DI ' POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce ln Roma il I 5 e il 3o d'ogni mese I T AL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. · Un nu:niero separato Oent. 30 ~ Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA «»- AnnoIX. - N. 18 Abbona:m.ento postale I Roma,30 Settembre 1903 801'<.t:~ARIO: Noi: Gli avvenimenti e gli uomini (Per una incresciosa questione: i fischi contro lo Czar - Un saggio di preoccupazione scientifica - Note stonate di politica doganale - Per certa burocrazia italica - Il Congresso socialista tedesco di Dresda - Di proibizione in proibizione. Il XX Settembre a Roma). - Georg-es Renard: Il re d'Italia in Francia. - P,rof .. Napoleone Colajanoi: Braminismo a scartamento ridotto. - Artm.•o Lahriola: Lo stato presente del Partito Socialista in Italia. - La Rivista: La grande lotta economica inglese. - Giusepppe Rensi: Lo spiritualismo della morale positiva. - Luigi Leopold : La rivelazione della camorra ungherese. - Antonio Asrresti : Rassegnascientifica. , Rivista delle Riviste: L'alcoolismo, la famiglia e lo spopolamento (Revue Bleue). - Il commercio del bestiame e della carne agli Stati Uniti (Revue Scientifique). - Per un libro di Cesare Lombroso (Il Pensiero). - L'equazione fondamentale (Revue des Deux Mondes). - In favore delle piccole famiglie (North American Review). Recensioni. - Illustrazioninel testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Per una incresciosa qui!iitione: i fischi contro lo Czar. - Avremmo preferito non occuparcene tanto la proposta dimostrazione contro lo Czar ci sembrava . ridicola ed inutilmente pericolosa ad un tempo; ma giacchè se ne continua a discorrere, ed alcuni~amici nostri ci spronano ad emettere il nostro giudizio sull'atteggiamento assunto da molte frazioni del partito repubblicano, noi, a malincuore, manifeste;emo il nostro pensiero. Offenderemmo i nostri lettori se li avvertissimo che non sentiamo alcuna tenerezza per lo Czar, le conseguenze del cui regime abbiamo più volte illustrate dal punto di vista politico ed economico - anche quando altri non se ne occupava; ma è l'esame obbiettivo della situazione, che dal punto di vista italiano e umano ci fa considerare il tentativo della organizzazione dei fischi contro lo Czar come espressione di un accesso di _epilessià, che potrebbe essere anche larva.ta secondo le teorie di Lombroso. Abbiamo sottolineato la parola organizzazione per fare un~ distinzione. Se uomini genero~i ed entusiasti, spontaneamente ed improvvisamente avessero :fischiato o manifestata comunque la loro avversione contro lo Czar, essi avrebbero destato simpatia come la destarono Floquet che gridò: Vive la Pologne ! sotto il muso di Alessandro 2° e sotto l'impero dei Napoleonidi, e il deputato Giuseppe Salemi Oddo, che solo insorse a protestare nella Camera italiana quando l'ipocrisia ufficiale mandava testimonianza di dolore nel 1881 per l'assassinio dell'Imperatore di Russia. Ma l'organizzazione e· 1a premeditazione del fischio .. è atto villano, illegale, impolitico, pericoloso - veramente epilettico. Su questo oramai i giudizi si può dire che sono concordi: da Jaurès a Clemenceau, da Turati a Barzilai, ad Arturo Labriola. E quest'ultimo nome vale a togliere alla protesta contro il fischiq ·ogni carattere di antipatia personale, perchè si sa che il di. r.ettore dell'Avanguardia socialista è uno deipiù convinti e saldi partigiani del gruppo socialista intransigente e dall'uomo che lo capitana_. 0' è un telegramma equivoco del Comitato socialista internazionale, che nel modo in cui è redatto lascia intendere che fu provocato per venire in aiuto ad un compagno autorevole, che si trova in un mal passo. Se il Comitato internazionale fosse sinceramente convinto della opportunità della dimostrazione epilettica non si sarebbe limitato ad approvare tiepidamente l'iniziativa italiana, ma la consiglierebbe ai socialisti di tutto il · mondo - sopi;atuttp a quelli tedeschi ed austriaci, che hanno ragione non solo di odiare lo Czar, ma di temere anche la Russia, che intervenne altra volta ne1l' Impero Austriaco per sopprimervi la libertà e che venne sempre considerata dai socialisti tedeschi, da Engels, in giù, come il maggiore pericolo nazionale e· politico della Germania. E gl'intransigenti rivoluzionari francesi - molti rivoluzionari sul serio, provati, e non rivoluzionari 0:ffembacchiap.i - perchè non si fecero vivi quando lo Czar visitò Parigi? .... Ma il consenso o la disapprovazione degli altri, del resto, ha uno scarso valore; novantanove possono disapprovare, e la giustizia può trovarsi nel solo eh' è di avviso contrario alla grandissima maggioranza. Altri argomenti occorrono. I fischi andranno all' uomo o alle istituzioni che ra ppresenta ? Certamente non a.11u' omo. Esso è migliore di molto di Edoardo VII che da Principe di Galles rasentò la galera. Alle istituzioni della Russia? Ma queste sono un prodotto storico ereditato dall' attuale Czar, e non e' è demerito suo, come non e' è merito dell' at_ tuale Re d'Inghilterra se il suo popolo le ha diverse . C' è un altro imperatore la cui azione politica. è degna di essere fischiata: l'imperatore di Germania, l'apologista di Krupp, il mistico provocatore di massacri cinesi, l'esaltatore degli Unni, colui che minaccia ai socialisti di farli infilzare nella baionetta dei s1;1oi ulani come tanti fringuelli. .. Tra i due imperatori corre questa differenza: lo Czar Nicola accenna ad andare avanti; Guglielmo di Germania mostra tutta la ferma intenzione di tornare in-
478 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI dietro. Ma sulla via delle riforme lo Czar non corre ..... Ìn verità che se ne meravigli e se ".Ile adiri chi ha presentato al pubblico l'estratto Liebig della scienza moderna, costringendo ad andare a brace.etto Marx, Spencer e Darwin, arreca non poca sorpresa. Altro che correre in un impero di 130 milioni formato da innumerevoli razze in diversissima fase di evoluzione ! Ma la Finlandia; ma Kischineff ...·La prima costituisce una macchia, a giudizio nostro, assai più cupa della strage degli ebrei e non cercheremo attenuanti, sebbene non ne manchino d'indole politica ed etnica. Tuia allora avrebbesi dovuto organizzare qualche cosa di più di una :fischiata contro Edoardo VII, che rappresenta il carnefice dei boeri: i :finlandesi sono vittime pacifiche e rassegnate ; i boeri hanno lottato come si può lottare da una stirpe di eroi.... E quel caro imperatore di Germania che fa bastonare nelle •scuole della Polonia prussiana le fanciullette che commettono il reato di parlare la lingua polacca? ... In quanto a Kischineff', eceo qua: c'è un paese, ch'è proprio l'Italia, in cui si commise un massacro più scellerato, quello di Milano. Tulentre, - non a furore di popolo eccitato da fanatismo religioso, che le autorità russe ebbero il torto e la colpa di non prevenire e di non reprimere - ma per determinata volontà delle au. · torità politica e militare - a Milano si massacravano i cittadini inermi è pacifici, Re Umberto indisturbato dai socialisti, assisteva alle feste di Torino. Di più e di peggio : i socialisti di Torino, di cui è 1nagna pars l'on. l\forgari, si dice che allora abbiano pubblicato un manifesto in cui non si esprimeva la prote~ta fiera contro i massacratori, non solidarietà coi massacrati, ma quasi quasi si biasimavano i mitragliati di Piazza Monforte ..... Il precedente basterebbe a qualificare assolutamente come manifestazione epilettica la proposta Morgari. Perciò ...i,ssistiamo con sorpresa e con dolore a,l contegno di molti repubblicani e dell' Italietta che seguono l'iniziativa epilettica e non sappiamo trovarvi altra ragione che la manì.a d'imitare gli atteggiamenti dei socialisti rivoluzionari. La parola rivolu.è:ion.e r:he in bocca dei socialisti italiani susciterebbe lo sdegno o l'ironia di J\fazzini, di Cattaneo, di :Mario, di Dario Papa, esercita un fascino magico su molti repubblicani italiani. Essi, però, dovrebbero essere logici: se vogliono manifestare contro le istituzioni monarchiche e provocare tumulti e repressioni che le discreditino e preparino quabhe cosa di più decisivo, devono fischiare il Re d'Italia. Ma rammentino in questo caso che si troverànno soli quando si avranno le conseguenze dei loro atti. I socialisti, si sa, mirano alla rivoluf:-ione... astrononiica; ed essi a tempo e luogo li ace.useranno di avere provocato le in'utili stragi del proletariato. ~ Un saggio di preoccupazione scientifica. - Gli avversari del dazio sul grano che hanno non pochi argomenti seri per sostenere la loro tesi, spesso vanno a pescarne dove non ce ne sono; e ricorrono a comparazioni colle nascite e colle morti, coi matrimoni e coll'emigrazioue, colla pellagra ecc. Ci siamo occupati di qualcuna di queste comparazioni. Oggi vogliamo rilevarne una che viene da uno dei nostri più eminenti e geniali economisti: dal prof. Loria. Egli in un libro recentissimo, (1) e per tanti riguardi pregevole - cui sarà dedicato un apposito articolo nella Rivista - ha voluto trovare un rapporto tra il prezzo del grano e la disoccupazione e gli scioperi (1) Il morJimento operaio. R. Sandron. Palermo 1903. desumendolo da queste cifre sull'Inghilterra, che trascriviamo integralmente: ANNI 1890' 1891 '1892 1893 '1894 1895 '1896 1897 1898 1899 1900 1901 Proporzioni dei membri disoccupati delle Unioni per 100 6,3 7,5 6,9 5,8 3,4 3,5 30 2,4 2,9 3,8 Prezzo del grano a Londra per quintale L. 18,29 » 20,29 )) 19,81 » 16,53 » 12,22 » 13,~7 » 15,06 » 18,50 » 19,50 » '16,16 » 16,25 » 16,25 Nulla .di più inesatto della conclusione cui pervenne il Loria. Htudiamo i termini che ci ha presentato, anzitutto, col metodo cosidetto delle variazioni concomitanti, seC'Ondo il quale tra due fenomeni si stabilisce un rapporto causale dal fatto che la variazione quantitativa di uno è seguita o accompagnata da quella di un altro. Il rapporto si potrà considerare diretto quando cresce o diminuisce la manifestazione quantitativa di un fenomeno e cresce o diminuisce quella dell' altro ; si dirà indiretto o inverso. quando cresce la manifestazione quantitativa di un fenomeno e diminuisce quella dell' altro o viceversa. Quali i rapporti tra. il prezzo del grano e la disoccnpaz ione? EccoH,esaminando i mutamenti anno per anno. Dal 1893 al 1894 e dal 1898 al 1899 diminuisce il prezzo del grano e diminuisce la disoccupazione; invece dal 1896 al 1897 e dal 1899 al 1900 crE:sce il prezzo e cresce la .disoccupazione. Queste quattro variazioni stabi- •lirebbero un rapporto diretto e autorizzerebbero a riteuere che sia utile, per vedere diminuire la disoccupapazione far diminuire il prezzo del grano. Ma c' è un guaio ; vi sono altre cinque variazioni ; eccole : dal 1892 al 1893 diminuisce il prezzo del grano e diminuisce la disoccupa:done; invece dal 1894. al 1895, dal 1895 al 1896 e dal 1897 al 1898 cresce il prezzo del grano e diminuisce la disoccupazione. Vi sono adunque altre quattro variazioni che autorizzano ad ammettere un rapporto indiretto o inverso tra i due fenomeni, secondo il quale sarebbe quindi utile fare aumentare il prezzo del grano perì vedere diminuire la disoccupazione! Ma trovandoci di fronte a quattro variazioni che stabiliscono il rapporto diretto, ed a quattro altre favorevoli a quello indiretto, la più elementare logica statistica consiglia di non eoncludere; o di concludere in un modo molto diverso che non sia quello del Lor;ia: non e' è rapporto, almeno in Inghilterra e per gli anni 1892-901, tra il prezzo del grano e la disoccupazione. Questa conclusione in favore della indipendenza dei due fenomeni e della subordinazione a qualche altro che interviene, viene corroborata da due altre osservazioni: 1 ° nel quinto caso, quello del 1900 al 1901 uno dei due termini di paragone, il prezzo del grano, rimane immutato e l'altro muta piuttosto sensibilmente : cresce la disoccupazione; 2° manca assolutamente la proporzione nella intensità delle due manifestazioni che si paragonano. I prezzi più bassi di tutto il periodo si ebbero nel 1894 e 1895 con L. 12,22 e L. 13,27; e in quei due anni si ebbero due delle più alte proporzioni nella disoccupazione e sensibilmente più alte della media - 4,55 - dell' intero periodo di osservazione ; i più
.. RIVISTA POPOLARE DI POLITICA,. LETTERE E SCIENZE SOCIALI alti si ebbero nel 1892 e nel 1898 con L, :t9·,81 e 19,50 ;: ma in uno si ebbe una disoccupazione de11e più alte· e nell'altro una delle più basse, una al disopra e l'altra al disotto della media. Anche nelle variazioni che farebbero ritenere il rapporto <Uretto manca la proporzione· tra le due variazioni; mancanza che, del resto, si osserva: anche nella comparazione dei fenomeni, che lo presentano più costantemente. La meritata autorità di cui gode il Loria ci ha indotti a questa critica alquanto minuziosa per mettere in sull' avviso i nostri amici che possono rimanere impressionati dai tanti pappagalli che, fregandosi le mani, andranno ripetendo : Loria ha dimostrato che il prezzo ele- ·vato del frumento fa aumentare la mancanza di lavoro I Note... stonate di politica dog·anale. - Non ci rimproverino i nostri lettori di occuparci spesso di politica doganale: è l'argomento più importante del giorno - e lo sarà per molto tempo - che provoca le più grandi discussioni e le crisi ministeriali più interessanti. Oggi vogliamo farla qui da semplice fonogramma per riprodurre le note... stonate che si odono dal campo socialista. Stona una nota d'Ivanohe Bonomi con un'altra di Rerum scriptor, che lasciando la storia che conosce, per le cose che ignora o conosce meno, ne sballa di marchiane. Rerum ecc. credendo di poter disporre a suo libito della politica doganale degli altri paesi, e non tenendo alcun conto dei radicali mutamenti avvenuti nella produzione mondiale, attende salute pel Mezzogiorno dall'aumento delle esportazioni agricole che si avrà ritornando alle tariffe anteriori al 1887 ed al semiliberismo industriale. Il Bonomi bonariamente con molta finezza, gli dimostra che egli s'inganna e che il Mezzogiorno rimarrebbe a bocca asciutta più di prima se si realizzassero le speranze liberiste. Ma il Bonomi non contento di stonare col compagno socialista ha voluto, forse nella speranza di ottenere un effetto armonico dall'accoppiamento delle dissonanze, stonare con se stesso. Perciò mentre richiama· alla realtà Rerum scriptor, dà un tuffo nell'ideale liberista lasciandosi guidare dal De Viti di Marco, di cui esalta la brillante e nuova dimostrazione - che i lettori della Rivista conoscono - del principio di Say: i prodotti si scambiano coi prodotti. In nome di questo taumaturgico principio egli crede che lasciando entrare liberamente i prodotti industriali al Mezzogiorno non verrà alcun vantaggio ;·ma viceversa poi ne verrebbe uno grande alle industrie italiane che si selezionerebbero naturalmente ed aumenterebbe l'esportazione dei prodotti industriali col tornaconto, cioè, del Settentrione. Ora noi, se questo fosse possibile,non ce ne dorremmo; e non ce ne dorremmo per motivi materiali a, pratici e non sentimentalmente unitari. Se ciò fosse possibile, ripetiamo, la cresciuta prosperità farebbe arrivarne le bricciole nel Mezzogiorno. Ma quale grado di probabilità c'è perchè tale speranza si realizzi? Sul futuro si possono creare solamente dei romanzi economici; qualche previsione, solo sotto l'aspetto di dimostrare una tendenzu, si può enunziare argomentando del passato. Ebbene noi invitiamo il Bonomi a provarci dove, come e quando un'industria, che non ha avuto la forza di resis.tere alla concorrenza straniera in casa propria, con tut'ti i vantaggi inerenti a tale condizione, sia riuscita ad esportare ed a fare concorrenza ai vineitori in casa altrui - anche superando gli ostacoli doganali, che non sono solamente agricoli. Gl' intellettuali del socialismo stonano tra loro ; le masse lavoratrici stonano di fronte agli intellettuali, e fanno stonare aspramente i fatti colle teorie. Ecco qua : i siderurg-ici di Napoli affiliati alla Camera di lavoro fanno eco alla campagna contro le illegalità e le immoralità della Marina di guerra; ma per ottenere lavoro invocano alti:e ill~galità - che potrebbero essere anche delle immoralita - proprio dal Ministro della Marina. I metallurgici di Milano, che sono più colti e più coscienti socialisti di quelli di Napoli le fanno più grosse, e votano un ordine del giorno in cui mischiano il credo coi cavoli, la. crisi metallurgica come risposta dei capitalisti alla campagna di Ferri, e in nome del liberismo - ch'è il loro vangelo - domandano protezione al lavoro nazionale ..... E qui ci fermiamo senza inveire ulteriormente contro questi ultimi; sarebbe una crudeltà, dopo che li ha ben cucinati - con molto sale e molto pepe - Antonio Graziadei. Noi ci siamo divertiti un tantino a riprodurre queste note... stonate nel campo socialista, sia perchè è cosa istruttiva conoscerle e vedere quale influenza possa esercitare l'interesse reale e attuale sulle teorie; sia per dare un saggio immediato di quelle dissonanze socialiste che Rerum scriptor rimproverava ai repubblicani. Per ce1·ta burocrazia Italica. - ( A proposito delle dimissioni di Luca Beltrami). Le s9.egnose dimissioni di Luca Beltrami dalla carica di ricostruttore del campanil~ di S. Marco, alla quale il governo lo aveva ~hiamato, e le ragioni con cui egli le ha testè pubblicamente motivate, dànno a pochi mesi di distanza, un vivo carattere 'p.i riattualità, ed una completa sanzione, a quanto scrisse l'iug. Leonardo Carpi nel n. del 15 marzo scorso di questa Rivista, sulle origini vere, e sulle vere responsabilità del vessato crollo, come sulla vacuità delle smanie riedi:ficatrici che inondarono in Ita-· lia tutto il campo del patriottismo convenzionale. . Tardi, ma in tempo, Luca Beltrami dovette riconoscere col Carpi : che il vizio di fondazione dominava antico ed assoluto, per quanto .superbamente noncurato dal governo: fin da quando, nel 1886, il Boni lo segnalava nella sua. Relazione, non degnata di un ascolto, di uno sguardo, e come tante altre non più rintracciata; che solo · contrapponendo la radicale antitesi di quel vizio di origine poteva tentarsi la·voluta risurrezione; che uno solo - il governo - era l'accertato res ponsabile della non prevenuta scomparsa di quello storico masso; che il circu~to di$solvente della nostra oligarchia burocratica come ne' favorì la rovina, cosi non . affidava esso Beltrami per la ricostruzione ; che infine il campanile di S. Marco era uno di quei morti che più non rivivono, nè per volere aulico, nè per clamore di popolo, nè per danaro profuso. Questo scrisse, per il primo, il Carpi, così conch:iudendo: ,, E qui è tutta la responsabilità del governo ,, - unica vera; cioè quella che la stura di rimpianti ,, maggiori del vero, di postume provvidenze, e poi di ,, mili_oni escogitati quasi a contrasto con tanti mag- " giori bisogni del paese, e con la maestà della rovina - ,, cui nessuna vita può più infondersi - · non riuscì e ,, non riesce a nascondere ,,. E questo jn sostanza confermò il Beltrami nel suo Rendiconto delle indagini e degli studi per la ricostrutione del campanile di S. Marco, dove egli mostrò che già ri-
480 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI luttante alla scenica pompa della prima pietra,, si ritrasse poj, anche lui nam;eato al contatto deleterio della incompetenza astio,sa e denigratrice, e dei quotidiani -intralci, di quel fun::.iouarisrno che da noi impera, e spregia chiunque ad esso non appartenga, così assiderando ogni iniziativa, ogni interesse del paese. Ed in un'altro campo, è così, e non altrimenti che, mentre la voce e la competenza dei più chiari ingegni tecnici e politici italiani nella ingente questione del nuovo ordinamento ferroviario rimangono hìascoltate e neglette, il ministro dei Lavori Pubblici pone ora questo capitale problema di vita nazionale in mano al giudizio di Salomone di cinque funtionari governati,vi, fra quelli istessi, unici responsabili, che da venti a.nni chiudono gli occhi ad un'alLra ben maggiore rovina di quella del campa.nile di S. Marco - la rovina degli interessi pubbl ci colossali che da,lle ferrovie dipendono ! Il ([;ong·r•csso socialista tedesco di D1•est.1.a. - Riservandoci di tornare sull'argomento con uno speciale articolo che pubblicheremo nel prossimo numero, ci limitiamo oggi a poche note di cronaca obiettiva sul congresso di Dresda. Dopo il discorso inaugurale del Presidente provvisorio - il socialista. viennese Adler -- a cui seguirono altri dei delegati czeco, olandese, inglese e americano, il deputato Pfannknck rese conto dell'opera compiuta dal Comitato Oentrnle, espose l'azione del medesimo du- ·•· rante le ultime elezioni al Reichstag, e constatò infine, con cifre eloquentissime, l'ottima situazione :finanziaria, davvero invidiabile, in cui si trova il partito socialista in Germania. Il Congresso passò quindi a discutere la spinosa questione della collaborazione degli scrittori socialisti nei giornali borghesi. La discussione anima.tissima, e talora personalissima e violentissima, alla quale presero parte Hoffmann, Haisky, Fischer, Bayer, Stadthagen, Ulrick, Quark, Zubeil, Bernthardt, Be bel e Michels finì con una votazione in cui 283 si. dichiararono contrari ad ogni collabor·azione in giornali di combattimento, 24 favorevoli e 4 si astennero : Auer della Direzione del Partito, Bernstein, Geltrude David e Heymann. Esaariti rapidamente l'incidente Bebel- Vorvèirt, la questione dei polacchi, la discussione sull'azione parlamentare, quella sul problema ferroviario, sulla legislazione delle miniere, sul voto alle donne etc. il Congresso entrò nella discussione sulla tattica del partito che comprendeva quella della. vice presidenza del Reichstag, il vero cloii dell'assemblea di quest'anno. Qùesta discussione, alla quale presero parte con vero splendore di argomenta.doni le maggiori autorità del Partito - Bebel, Vollmar, Auer, Kautsky, Bernstein - terminò coll'approvazione del seguente ordine del giorno che raccolse 288 si e 11 no. "Il congresso reclama che il gruppo parlamentare socialista faccia bensi valere il proprio diritto ai posti di vicepresidenza e del segretariato nel Reichstag portando candidati proprii, ma ricusi però di ottemperare ad obblighi di deferenza verso la Corte o di sottomettersi a ql!-alsiasi condizione non imposta dallo ~tatuto dell'impero. " Il congresso condanna nel modo più energico i tentativi revisionisti di mutare la nostra provata e gloriosa tattica, basata sulla lotta ·di classe, mettendo al posto della conquista del potere politico con strappi alla borghesia, una politica di concessioni all'ordine stabilito. " Conseguenza di tale tattica revisionista sarebbe di fare che un partito, che mira alla trasformazione la più rapida possibile della società borghese in quella socialista, che un partito dunque rivoluzionario nel miglior senso della parola, venga sostituito da uno che si contenta di riformare h1, societ,à borghese. " Perciò il congresso, persuaso, contrariamente alla convinzione dei revisionisti, che gli antagonismi di classe, anzichè diminuire, si vanno accentuando, dichiara: " 1.0 che il partito declina qualsiasi responsabilità per le condizioni politiche ed economiche basate s·ulla produzione capitalista, e che in conseguenza nega l'approvazione a tutti i mezzi atti a ma.ntenere al potere la classe dominante ; " 2.0 che la democrazia socialista, conformemente all'ordine del giorno Kautsky, votato al congresso internazionale di Parigi nel 1900, non può aspirare ad alcuna partecipazione al governo nella società borghese. " Il Congresso condanna inoltre ogni tentativo di velare g·li antagonismi di classe ognora crescenti allo scopo di facilitare un avvicinamento ai partiti borghesi. "Il Congresso confida che il gruppo parlamentare socialista si valga della maggiore potenza da esso acquisita col numero aumentato dei suoi membri per continuare nella propaganda sulle finalità socialiste e conformemente al nostro programma; per difendere nel modo più risoluto gli interessi della classe operaia, l'allargamento ed il consolidamento delle libertà politiche; per rivendicare l'uguaglianza di diritti per tutti,per continuare in modo più energico di prima la lotta contro il militarismo, contro la politica coloniale ed imperialista, contro ogni ingiustizia, asservimento e sfrut .. tamento,e finalmente per adoperarsi con energia per perfezionare la legislazione sociale e per rendere possibile alla classe operaia l'adempimento del suo compito po litico e civile ,,. Dopo questo voto, l'assemblea stanca e diradata svolse a tambur battente o rimandò il resto dell'ordine del giorno, e si chiuse con un discorso di Singer che con calma, energia ed equità aveva presiedute alle scottanti discussioni. " E' la quattordicesima volta - disse Singer - che ho avuto l'onore di presiedere un nostro Congresso. Non posso a meno, riassumendo i lavori della scorsa settimana, di rilevare che più~delle altre volte gli animi si sono eccitati. Si è parlato senza reticenze e senza r:iguardi per chicchessia. E' il miglior indice della 110stra forza che noi possiamo discutere apertamente tutti gli affari nostri. Ab biamo dato sfogo alle noste passioni ; e se. talvolta c'è stata della concitazione nelle parole nostre è perchè arde in ognuno di noi la grande e sacra fiamma dell'ideale, ed è esso che ci fa perdere la calma, che facilmente si conserva nelle questioni indifferenti. " Si sono discusse questioni di massima importanza. A prima vista può parere che si trattasse di questioni personali. Ma in fondo stanno gravi questioni di principii e su esse il Congresso ha deciso chiaramente. " Ohe cosa dobbiamo fare, che via batte.re? ecco la questione che spettava al Congresso di risolvere. Ed esso ha dichiarato con enorme maggioranza che vuole vedere conservata la nostra tattica, il vecchio nostro spirito rivoluzionario. Diede una linea netta per la condotta avvenire. Non diplomazia, non furberia politica,
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, Lii rn~·flF, E SCIENZE SOCIALI 481 non concessioni all'avversa~·io - il Congresso ha dichiarato che il partito socialista tedesco continuerà nell'ardua e difficile via della lotta di classe, senza adattamenti e compromessi. " Andiamo incontro a giorni çl.ifficili, e ci aspettano lavori lunghi e faticosi. Ma anche in avvenire ci saranno guida le norme dettate da questo Congresso. Gravida di minaccie è la situazione politica, ma il proletariato è pronto ad accettare la lotta, e saprà difen- · dere i propri diritti. " Confido che le imminenti battaglie .elettorali in Prussia ed in Sassonia troveranno il partito tutto al suo posto di com battimento ! "In alto le bandiere, eome sempre! Ava.nti alla vittoria ! Uniamoci al grido : " Evviva la democrazia socialista tedesca I ,, . Di proibizione io proibizione - Il XX settembre a noma. - La semplice minaccia - per quanto di esecuzione molto problematica - d'una fischiata all'arrivo dello Czar a Roma, ha fatto addirittura perdere la testa al Ministero, che tanto per allenarsi alle future prossime proibizioni, ha negato ai repubblicani di fare in Campidoglio l'apoteòsi di Giovanni Bovio per paura d'un possibile dj_scorso Morgari, che, evidentemente, avrebbe potuto costituire un serio pericolo per la sicurezza del trono di Nicola II di Russia. Una volta messo su questa stràda una proibizione ha tirato l'altra, e alla proibizione dell's.poteosi di Giovanni Bovio è successa quella del manifesto che i repubblicani e i socialisti volevano pubblicare in Roma in occasione del 20 settembre, e quella del discorso che Francesco Saverio Merlino avrebbe dovuto pronunziare dinanzi alla Breccia a nome dei partW popolari per spiegare il loro intervento in questa occasione. Malgraclo le due provocanti proibizioni i popolari sono intervenuti lo stesso con le bandiere abbrunate per l'eccidio di Torre Annunziata ..... ed ecco che l'e autorità sono partite in armi contro i veli di crespo nero, con lo stesso entusiasmo come ai bei tempi di Depretis contro i cenci roslìi. Ma dove gli agenti del governo - e a Roma sono tutti agenti, anche il prefetto e il questore - giunsero· al colmo del ridicolo, fu col permettere che i popolari dopo la caccia ai veli neri continuassero a far parte del corteo. . . . per poi impedire loro di arrivare fino alla lapide che ricorda la Breccia; eome se i fischi sotto la medesina fossero andati ad un indirizzo diverso di quelli che si sentirono a pochi metri di distanza, e proprio in faccia ad una vera muraglia di guardie di pubblica sicurezza, di carabinieri senza guanti, di soldati in pieno assetto di guerra, forse un pò più di quelli che si potranno mettere lungo le strade che all'arrivo e _durante il suo soggiorno a Roma dovrà percorrere lo Czar. Più che sdegno certi atti muovono a com passione, spetie in quest'anno in cui dinanzi alle reiterate affermazioni clericali tutto consigliava ad esser di :rµanica larga, per rispondere ad esse con una imponente affermazione liberale, alla quale avessero potuto prendere parte tutti i partiti senza ipocrisie e senza abdicazioni. Nor. ,, AGLI AMICI • Chiunque procurerà un nuovo A.bbonato,clie paglviJJer6 a?zticzpatamertte, riceverà in dono, a scelta, una delle seguenti pubblicazioni del1' on. Dott. Napoleone Colajanni: Mouvements sociaiix e1i .ltalie; Ire e sprozJositi di Oesare Lombroso ;_ Nel ,re.qno clella Mctfia; Gli Uffici clel lavoro; L·a Grande Battaglia del lavoro. U hiunque procurerà due nuovi Abbonati, clie JJOfJliznoJJer6 antzczpatamente, ricevera, a scelta, tre delle suaccennate pubblicazioni, oppure l' Attrctve1"SO la Svizzera dell'·on. prof. Ettore Cictotti. ILRED'ITALIINAFRANCJA ci) Dunque il re d'Italia sta per fartj nella città di Parigi al Presidente della Repubblica una visita çhe il Presidente gli restituirà nella città di Roma; e questo scambio cli cottesie ha un significato che non può sfuggire a nessuno. Significa che due nazioni per lungo tempo divise da un penoso malinleso si riavvicinano; che i ricordi di Magenta e di Solferino la vincano su quelli della spedizione di Roma del 1849 e di MenLana; che il governo del Quirinale ha cessato di temere nella Francia una possibile ri'stau ratrice del potere temporale dei papi, un'Rusiliaria delle t>stin:1te pretese della Chiesa cattolica; che i giorni di Crispi e dei gallofobi sono passati come quelli degli zuavi pontifici della legione di Antibo; che delle relazioni cordiali tendono a stabilirsi tra i due grandi popoli latini, uni~i, malgradÒ tutto, da una fratellanza d'armi vecchia di cinquant'anni e dai legami d'interessi che crea ogni vicinato. Gli amici che l'Italia ha sempre contati in Francia e la Franci_a in Italia, non possono che rallegrarsi di questa buona intesa. Vi può essere però una preoccupazione, almeno un çtubbio, un punto interrogativo: Quale sarà l'attitudine del popolo di Pal'igi riguardo al visitatore reale? Non mancheranno certamente dei clericali dichia- (1) Siamo assai grati al Prof. Georges Renarcl, un vecchio repubblicano-socialista. ed un letterato eminente, che i nostri lettori da qualche lato conoscono e che da noi pregato ha voluto far conoscere agli italiani ·1a qual punto di vista i socialisti repubblicani francesi guardano la visita del Re d' ltali'l a Parigi. Noi coglia• mo volentieri questa occasione per congratularci coll' antico direttore della Reoue Socialiste per la ripubblicazione di Regime Socialiste, un libro assai interesgante che in brevissimo tempo è arrivato alla quarta edizione (F. Alcan. Paris) e che auguriamo nder tradotto in italiano. N. d. R.
482 RIVISTA· POPOLARE DI POLITICA, LETTERE 'E SCIENZE SOCIALI rati o mascherati che consiglieranno ai loro partigiani la freddezza verso l'erede del principe che ha chiusi i conventi nel suo regno e ridotto il dominio dei Papa agli stretti confini del Vaticano. Io comprendo il dispetto che loro causa un fatto che taglia dalle radici la loro suprema speranza di mettere di nuovo la spada o l'influenza della Francia a servizio delle ambizioni pontifici e; ma i veri repubblicani, i democratici, radicali e socialisti compresi., ricorderanno anche che il loro ospite é il discendente e porta il nome di quel Vittorio Emanuele che fu coi semplici soldati della Francia il vincitore di Palestro e il compagno di Garibaldi. e la scomunica da cui fu colpito il nonno non impedirà loro - al contrario anzi! - d'accogliere con simpatia il riipoLe. • * * Lo so. è un re. Ma Parigi è abituata a vedere e a ricevere dei re, quest'anno. Non è più il tempo in cui la Repubblica nascente, obbligata a lottare contro i re coalizzati, gridava: . << Tiranni, scendete nella tomba ». Essa è oggi così forte, co.si solidamente basata da non avere più bisogno di drizzarsi e volgersi contro dei monarchi di cui parecchi vengono per render.le una specie di omaggio. Essa è poi. cosi savia, così p·aziente da non sognar più la propaganda violenta, da contentarsi dell'irradiamento pacifico del suo principio. Perché dei repubblicani dovrebbero' essere mal disposti verso questo coronato che pas.sa? Perchè una tale disposizione d'animo fosse giustificata, bisognerebbe che si trattasse di un sovrano assoluto, responsabile di tutto ciò che si fa in suo nome, perchè ·tutto dipende da esso, dalla sua volontà; oppure di un despota brutale e sanguinario comè se ne troverebbero senza cercare molto lontano, o ancora d'un nemico dichiarato della Francia. Ora· niente di tuLto ciò si riscontra nel caso speciale, €Id ~ facile darne la prova. Primo, il re d'Italia è un sovrano costituzionale, vale a dire che divide col popolo dei suoi stati la sovrt1,nità; che la sua volonLà è limitata da quella dei suoi suddili; che il suo governo gli è imposto dalla maggioran·la degli elettori ; che la politica è il riflesso dell' opinione che domina nel suo paese. Tanto, che a colpirlo di hiasimo sarebbe il suo paese che si. colpirebbe oltre di lui. E nemmeno lo si può considerare come. un individuo ~enza man dato, perchè,quanclo si reca officialmente all'estero, egli· è, per la forza delle cose, il rappresentante della nazione che lo accetta per capo. Ha egli., per questo titolo. abusato del suo potere, commesso dei deli tli imperdonabili? Ha egli tradito dei giuramèn ti solenni, violata la costituzione, soppresse le libertà del suo popolo~ questi conflitti che si troncano provvisoriamente a colpi di sciabola e di fucile, e le repubbliche non sanno meglio sottrarvisi delle monarchie: agli Stati Uniti, in Svizzera., come in Francia, la forza armata è intervenuta più di una volta negli scioperi. Su questo punto il governo italiano é a livello o presso a poco degli altri governi borghesi. I socialisti francesi possono e devono dolersi che sia cosi; ma sarebbe giusto farne colpa al re~ Si sarebbe più severi verso di lui dei socialisti d'Italia che hanno invitato i loro compagni di Francia a non protestare contro una condotta che sembra loro, io credo, imposta dai tempi e dall'ambiente più che dalla volontà personale. È nebessario dopo ciò dimostrare che Vittorio Emanuele III non ha intenzioni ostili alla Francia~ La sua visita, a cui nessuno lo ha obbligato, lo prova sufficientemente. L'Italia resta senza dubbio uno dei membri della Triplice Alleanza che fu in origine costituita contro le rivendicazioni francesi. Ma oltre che il· suo re attuale ha trovato questa alleanza nell'eredità paterna, la punta che era rivoita contro la Francia a poco .a poco s'è molto smuss.ata; e il viaggio del re a Parigi é di natura da attenuare ciò che essa ha potuto, e ciò che può ancora avere di minaccioso e di offensivo. In realtà si svolge in questo momento un tentativo di spostamenti e di accomodamenti delle alleanze che hanno dominato l'Europa da più di un quarto di secolo. I parigini avranno il buon senso di comprendere che i rapporti di amichevole cortesia tra paesi vicini sono,' io non dico una garanzia, io non dico nemmeno una semplice promessa, ma una preparazione, un principio, una condizione di pace durevole. Non siamo ancora alla « Santa Alleanza dei popoli ~ e nclmmeno a rimpiazzare l.'&rbi trat,) internazionale all'argomentazione selvaggia dei cannoni; ma se si vuole cercare il significato essenziale delle feste che stanno per aver luogo a Parigi e a Roma, io credo ch'esso stia tutto in queste parole : Viva la pace ! · È per tutto questo insomma che si può prevedere per la visita del re d'Italia a Pitrigi : delle freddezze sdegnose, forse anche delle ingiurie, da parte dei clericali ; alcune astensioni rivoluzionarie, del· resto molto comprendibili, soprattutto tra i rifugiati italiani. Ma la massa, la grande massa del popolo parigino saluterà. e festeggerà, nella persona di Vittorio. . Emanuele III, il ricordo del suo grande nonno, la patria di Dante, di Michelangelo e di Garibaldi, l'au- · rora di una nuova Rinascenza latina, la pace presente e la pace futura, infine l'orientarsi e l'incamminarsi verso l'ideale lontano, ma ormai visibile nelle nebbie dell'avvenire, d'una federazione europea. GEORGES RENARD. Certamente, però, non è il caso di approvare tutti gli atti della sua politica interna e esrnra. Ma dov'è il capo dello Stato, fosse pure un Presidente di repubblica, di cui un repubblicano d'avanguardia controfirmerebbe in blocco tutti i decreti? A più forte ragione un socialista ha il diritto di augurare al re d'Italia dei ministri meno pronti alle repressioni sanguinose, quando si verifica qualche n:iovimen to popolare causato dalla mancanza di lavoro o di pane. Ma ahimè!, 1 bisogna ben riconoscerlo, nello stato sociale con temporaneo in cui incrudelisce cosi forte , la lotta di classe, nessun paese sfugge ancora a Braminisamsocartamenritdootto Chiedo scusa ai lettori della Rivista se, a causa di un lavoro d'indole scientifica e didattica che mi ha assorbito completamente per circa quattro mesi, mi occupo con grande ritardo di un oràine del giorno del Congresso republicano romagnolo tenutosi iu Rimini nell'agosto. Mi erJ. sfuggito. Del resto pot:ret &oggiungere(; tardi, ma sempre.
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA, LÉTTERÉ E SCIÈNZE SòCIAlJ 488 in· tempo; ed in tempo, perchè queste mie osservazioni arriveranno alla vigilia del Congresso repubblicano _nazionale di Forlì. Non ho la benchè menoma speranza che le mie parole trovino ascolto; ma non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che· io dico come la penso, senza preoccuparmi del successo. È assai probabile, anzi, elle questò articolo riesca a proùurre un risultato non solo negativo, ma anche dannoso facendo perdere alla Rivista i pochi abbonati che es_sa conta nella forte ed a me tanto simpatica e cara Romagna. A Rimini, adunque, si votò il seguente ordine dtl g~rno: « ll Congresso Romagnolo delibera elle il Partito nelle future elezioni politicl~e si affermi con candidati propri in ogni collegio ove esiste l'organizzazione e mai appoggi nei ballottaggi ne'.;sun candiòato che non abbia fatto esplicita professione di fede politicamente repubblicana; « e m·entre riafferma .i deliberati del Congresso di Ancona in merito, ricorda che il Gr,uppo deve. inspiraruiosf al concetto dell'assoluta incompatibilità fra le altuall istituziotti e le reclaniate tr·asf01·- rnazion{ sociali della classe proletaria, astenersi dalla partecipazione attiva alla vita legislativa e riformatrice nelle Giunte, Commissioni, ed Uffici e deve intensificare quella demolitrice degli istituti di privilegio politico, risalendo alle origini delle responsabilità, e reclama un maggior accordo fra Comitato Centrale e Gruppo, ed una più attiva azione nel partito e nel paese. » I presenti con diritto di voto-erano ben 210; ma · l'ordine del giorno raccolse appena G9 voti; 14 si astennero; 10 furono in favore dell'ordine del giorno Semprini di approvazione all'indirizzo del gruppo parlamentare repubblicano valorosamente difeso dagli on. Comandini e Taroni. Il biasimo contro il Gruppo è esplicito nell'ordine del giorno di Rimini; e non mi tange, perchè me ne uscii dal Gruppo sin da quando ad Ancona cominciò a delinearsi la corrente che ha trionfato a Rimini e che mira a ridurre i deputati" repub- )>1 icani a tante marionette che alla Camera saranno, mosse dai fili invisibili che faranno capo alla Direzione del partito. Superfluo aggiungere che quando a ciò si sarà riusciti un grosso vantaggio si sarà ottenuto: non ci sarà più bisogno di lambiccarsi il -cervello nella scelta dei candidati repubblicani; ogni imbecille che prometterà di ei;;sere ubbidiente e che avrà buoni polsi per la resistenza fisica e buoni polmoni per fare sentire la sua voce quando la Camera urlerà, sarà un candidato eccellente ..., Lasciamo gli scherzi da parte, ed esaminiamo. l'ordine del giorno. ·' La prima parte sembra la più accettabile coi criteri di un esclusivismo politico intolleqmte e disprezzante ogni riforma che si possa compiere entro l'orbita delle attuali istituzioni. Ma il criterio è assurdo, sopratutto come norma generale .. E assurdo come è assurdo l'rtssoluto nelle cose umane sia che venga proclamato dal Papa, dai sor.ialisti, dai repubblicani o dai monarchici,che fanno ridere i polli quando con sicumera grottesca giurano in un certo bene inseparabile che la storia - · l'impertinente! - ha separato tante volte in malo modo. · L'ordine del giorno ridotto in moneta spicciola significa que~to: a noi repl}bblicani importa poco che governi Zanardelli · o Pelloux, Giolitti o Di Rudinì, Saracco o Sonnino, Marcora o Sacchi; poco c'importa se ci sia o non ci sia libertà ..... Se invece loro importa, un poco il trionfo degli uni o degli altri è eh iaro che la conseguenza è contraria al ·deliberato di Rimini e che sorge nel partito il do vere di votare per un candidato che, non potendo essere un repubblicano, rappresenti il meglio o il pi8 alter. E concedo, che, ripigliandosi il vecchio concetto catastrofico dei socialisti, si possa scorgere iJ meglio anche nel peggio; cioè nel trionfo di uomini e partiti che facciano il maggior danno possibile al, paese per metterlo colle spalle al. muro e provo- 'care la rivoluzione. Ma guardando le cose. da un tale punto di vista, è logico é preferibile il vecchio astensionismo, comunque rÌìotivato, che lasciava agli altri la responsabilità del male, e che fu sempre rispettabile e rispettato per la elevatezza mo~ale di coloro che lo sostenevano. La seconda parte è un capolavoro dirò così d'irrealismo. Coloro che lo votarono credo che non hanno concetto chiaro della realtà; di ciò che sono in fatto le repubbliche e le monarchie, almeno al· giorno d'oggi! Gl'intransigent.i di Rimini, interpetrand<? in modo rigido la pregiudiziale, vorrebbero che i deputati repubblicani limitassero la loro azione alla dimostrazione dell'assoluta incompatibilità fra le attuali istituzioni e le reclamate trrtsformazioni sociali della classe proletaria. Queste sono frasi che possono illudere le masse, ma che prese alla lettera, come norme, costringerebbero i deputati repubblicani a farsi cacciare da Mo~tecitorio e, qualche volta, a sentirsi vittoriosamente ridurre al silenzio dagli avversari. Sicuro. Esaminino le cose come sono in realtà, e per le singole riforme i nuovi intransigenti si accorgeranno che la dimostrazione della incompatibili_tà spesso non si può fare. · La forma di onanismo politico, cui vorrebbonsi condannare i deputati repubblicani, riuscirebbe di grave danno alla causa che propugnano i vincitori · del Congresso di Rimini. I quali ragionano e votano guardando soltanto alla soddisfazione di quelli che sono già repubblicani e non alla immensa maggioranza del paesr., che vorremmo che lo divenisse. Predicare ·ed ag'ire pei convertiti in politica è perfettamente inutile; bisogna agire e predica.re per convertire gli altri. Ora per conseguire questo intento nulla può riuscire più utile della ginnastica politica che si fa attorno alla vita parlamentare: , 1 ° Essa ··giova agli individui mettendone in luce la coltura, l'eloquenza, la rettitudine, il senso di i(
484 RiVISTA POPOLARE DI POL!TJCA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI opportunità, le attitudini verso i problemi politici e _sociali importanti ed attuali, éhe non possono attendere l'avvento della repubolica per essere risoluti; . 2° Essa giova al partito direttamente e indirettamente. Diretta!llente : perchè. ogni riforma politica .e sociale conseguita è un passo innanzi verso il conseguimento di un più elevato ideale; indi-, rettamente perchè tutto ciò che serve a mettere in evidenza i suoi uomini ritorna a benefizio del partito. L'azione degli uomini -rappresentativi, anche ritenendo che esagerassero Carlyle ed Emerson, è proficua oltremodo, efficacissima. Ricordino i fatti che si svolgono quotidianamente e ne converranno i nuovi intransigenti. Spesso un uomo discredita per un tempo più o meno lungo un partito; tal'altr~ un uomo in un dato ambiente lo crea o lo rinvigorisce. Forse astrattamente così non dovrebbe essere ; ma così è. I partiti dovrebbero esser~ giudicati dal loro programma;· ma spessissimo, quasì sempre, almeno temporaneamente, vengono giudicati dagli uomini che li incarnano e li rappresentano. Ora la tattica che prevalse a Rimini farebbe di . ~ tutto per ridurre i repubblicani alla funzione negativa:, e li costringerebbe a sforzi acrobatici inauditi per dimostrare in ogni momento della vita parlamentare che una riforma invocata,, una diminuzione o una trasformazione d'imposte desiderata è impossibile sino a tanto che non c' è la repubblica ... Del resto tutta questa schermaglia si riduce alla quistione generale del metodo, cui, se non· erro, non accorda più alcuna importanza Arcangelo Ghisleri. Per me tutte le riforme desiderabili e possibili preparano ed accelerano l'avvento della repubblica desiderabile e della repubblica duratura. È desiderabile quella repubblica che può assicurare I • al paese una somma. di benessere economico, politico, morale e intellettuale maggiore di qnello che può da_rle la monarchia; sarà duratura quella repubblica che troferà educate e preparate le c·oscienze. Ed eccoci se_mpre alla questione dell'evoluzione, che molti fraintendono e che altri prendono come un t~rmine assolutamente· antinomico di rivol;;_- zione. Prof. NAPOLEONECOLAJANNI. Deputato al· Parlamento Nota - Credevo di essere in ritardo nell'intrattenermi del Con• gressÒ di Rimini: ma le polemiche svolteii nelle colonne dell'Italia ·del popolo mi avvertono, con soddisfazione mia, che m'ingannavo. Ulderico Mazzolani e Carlo Russo ne hanno scritto di recimte. Sono ·perfettamente di accorJo col primo. Il secondo· da un lato tenta l'attenuazione del significato del voto di Rimini, come si . fece all'indomani del voto di Ancona; dall'altro esprime il desiderio che il gruppo e il partito, dentro e fuori la Camera, stia nello stato di gu,rra in permanenza contro la monarchia .... Una gran bella cosa sarebbe questo stato di guerra in permanenza ... ! e eopratutto una cosa divertente assai come la commedia : Guerra in tempo di pace. E giacchè metto questa nota rilevo un importante articolo di Ghisleri nella stessa Italia del popolo del 19 settembre, in cui aj ~sorbita alquanto della presente· discussio_ne, perché a me pare vi si accetti la t•si del. Renzi e cioè: che il sistema rappresentativo sia impotente e sia preferibile la democrazia diretta. Su molti punti, almeno nel campo teorico, mi trovo di !).CCordocoll'amico Ghisleri. Sui rapporti tra il rart.ito repubblicano col gruppo parlamentare esprime un concetto che mi pare molto interessante ed esatto. « Disinteressiamoci, egli dice, del rapp1·esentanle in Parlamento : « ci entri chi può; agisca come sa; e I il partito si riservi <ligit1- « dicarlo come s: sarà meritato. » Benone! N. C. òC:òC&i~ .ociòc i:h:iiiX l¼~~~txi&'i ici:x:a::ix&b/ cri:x:6cò:xi:ix::0occic~ Lostat~orese~ctPleartiSto~cialista IN ITALIA. .-1i~ I. Chi voglia comprendere quale effettivamente sia lo stato pr~sente del par~to socialista in Italia, CÌeve riportare la mente sua ai continui e flagranti contrasti che la vita sociale d'Italia partorjsce e per cui a pochi minuti di distanza da Milano, per esempio, c'è la Brianza, e ~d un'ora di 'ferrovia cominciano le risaie; ed accumula. in una città così industrialment~ progredita come Milano, al confronto della quale reggono appena le più evolute città d'Inghilterra, una .somma non ispregevole di pregiudizi campanilistici e regionalistici,· ed il maggiore di tutti : l'affettazione della modernità. Solo in un paese così tormentato dalla contraddizione, , . e dove l'una accanto all'altra convivono le più differenti forme di civiltà, ·ed è possibile l'alto salario senza che ne patisca ingiu:da il salario di fame; dove c'è il Papa essendovi diffusa, come in nessun altro luogo, l'indifferenza religiosa; dove i repubblicani vanno alle esequie del re ucciso e i socialisti son per decreto regio nominati all'ufficio del lavoro ; solo in questo paese può il partito socialista attraversare una 1fase così singolare della propria esistenza, risolvendo il problema di essere nel contempo un tutto politico ed uno zero sociale. Infatti non ci sarebbero che a trarre tristissimi preiagi sulle sorti del Partito Socialista in Italia, quando si volessero considerare taluni dei suoi aspetti più not.evoli. Scarso e quasi distrutto .ormai i1 già fiero e rig·ido senso della disciplina; nulla e contrastata la scarsa influenza della Direzione; rare e remote le riunioni di questa; giornali quotidiani che si pubblicano riflettendo ristretti interessi locali, fra di loro in contrasto, animati da un fiero spirito d'antipatie regionali· (1); polemiche atroci, dileggiative, ferocissime e furiosamente personali fra i principali uomini del partito ; tale il desolante quadro del partito, il cui squallore vince d'efficacia sin il quadro nè bello, nè piacevole del partito socialista francese. Intorno al par~ito, il deserto. Le leghe contadinesche, in più di un luogo improvvisate per favorire la politica personale dell'on. Giolitti, certo talvolta dal governo incoraggiate, più spesso o quasi sempre in nessun modo combattute, sono ora in pieno sfacelo. Al destino delle ieghe contadinesche sembra avvicinarsi quello delle Camere del lavoro, le quali quando non s'appoggino sui vistosi favori degli enti locali, e non possano perciò contare su aiuti artificiali, sono cadaveri ambulanti ed organismi tenuti in vita per giustificare gli stipendi che (1) Il Lavoro di Genova combatte le proposte del risol'gimento industriale di Napoli, con un tono d'avversione regionalistica, ct1 cui 1i vergognerebbe on giornale« borghese». \
RIVISTA POPOLARE DI POLJTJCA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 485' si _pagano .._ai segretari. Le delusioni delle esperienze degli ultimi tre anni sembra signoreggino l'animo delle classi lavoratrici e le tengano lontane da nuovi e più dolorosi esperimenti. Senza il chiasso interessato che i bisogni partigiani son venuti facendo intorno all'ufficio del lavoro, potrebbesi concludere che questo istituto è stato inaugurato proprio per celebrare le esequie funebri del movimento operaio italiano. ' Eppure errerebbe di molto chi da questi fatti volesse ricavare conclusioni d'immancabili insuccessi politici per l'avvenire del partito socialista italiano. Vivendo da qualche, tempo nell'Italia settentrionale, ed avendo avuto- occasione di frequentare le sva_riatè regioni, ho pot~to ricavarne il convincimento che le future ele~ioni politiche .si risolveranno in un trionfo senza paragoni per il partito socialista. Può sin d'ora presagirsi che il Gruppo parlamentare socialista ritornerà alla Camera rafforzato d'almeno un'altra ventina di membri, mentre è _quasi sicura la 1decimazione dei repubblicani dichiarati, ed Ùn concomitante, ma più limitato· successo dei radicali sacchiani e marcorini, i quali, naturalmente, nell'evento delle elezioni, agiranno in maniera concorde ed omogenea. Come spiegare questa contraddizicme, che deve cer· tamente apparir singolare a chi parta dall'ammissione dei fatti che ~o ho innanzi accennato ? II. I socialisti che, brevitatf,s causa, io chiamerò turatiani, senza entrare ora nella disputa se socialisti possano più dirsi, saranno disposti a favoleggiare d'una generalizzata coscienza del socialismo, diffusasi nel paese oltre la regola del partito ed i cancelli chiusi della ristretta organizzazione ·ufficiale, ed ascriveranno i loro futuri successi a q u.esta vaga ed imprecisabil~ diffusione delle idealità · socialistiche. La qual cosa può anche ammettersi per · vera senza che perciò siasi spiegato il problema. In fondo trattasi di decidere intorno a questo punto : come · avvenga in Italia che il socialismo trovi innanzi a sè cosi facile e spianata la via e così di rado incontri la risoluta ostilità .dell'animo conservatore. Veggasi per esempio il caso di Milano, la quale può definirsi il modello d'una città industriale, sviluppatasi secondo le forme classiche dell'organizzazione capitali- , stica. Sarebbe, dunq a.e, da aspettarsi che proprio in questa città le classi capitalistiche .opponessero una virile resistenza e fieri attacchi al diffondersi delle idealità socialistiche e tentassero co~trastare, con i mezzi di formazione dell'opinione pubblica, alla propaganda del socialismo. Ma quanto siamo lontani dalla realizzazione di questa aspettativa, più che naturale ! Per l'opinione pubblica cittadina, ch'è secondo un'ovvia legge sociologica, l'opinione pubblica delle' classi dirigenti, Turati è l'uomo più importante dell~ città, una specie di terza meraviglia locale, da porsi accanto al Duomo ed al Cenacolo di Leonardo. Io ho sperimentato nei miei interessi e nella mia reputazione che casa voglia dire sorgergli di contro. Un po' aiuta a questo risultato il senso di solidarietà regionaly,tica, ehe a Milano è vivissimo, e sì fa duramente valere ai danni di chi non sia nato all'ombra della Madonnina. Ma anche a prescinde:,;-e da ciò, questo risultato è dovuto alla scarsissima resistenza che le classi capitalistiche del luogo presentano alla diffusione del socialismo ufficiale. · Il socialismo turatianò è l'idolo milanese, dal Corrie• re della sera al Secolo. La vecchia democrazia cavallottiana un dì combattuta così fieramente dal nascente socialismo ha com pletarnente dimenticate le antiche · offese e si è con esso riconciliato. Solo i vecchi brontoloni della Perseveranza ed i a ~triti dello scarso crispismo locale, che si accolgono intorno alla Sera, tentano ad intervalli un simulacro di resistenza. Il Oorriere della Sera, che é lo specchio intelligente dell'apirna della classe capitalistica lombarda,, sorride :fìnamente. Un dì giunse a consigiiare l'on. 'J;urati d'avere un pò . I meno fretta nei troppo rapidi e compromettenti passaggi. Certo gli è amorevolmente accanto e con abilità lo difende dagli attacchi troppo incomodi di socialisti di vecchio stampo. Fa il mestiera suo con discre• zione e prudenza e viene quotidianamente ad accre• dita re il socialismo turatiano in mezzo alle classi dirigenti della Lombardia. Ed ecco il segreto dei passati e più ancora dei futuri successi del socialismo temperato in alta Italia. Le classi capitalistiche non lo combattono affatto e in più di un luogo lo favoriscono. Ed è singolare questo fenomeno, degno veramente d'uno studio accurato e minuzioso, messo accanto sovratutto della malcelata antipatia. con la quale accolgono gli scarsi e poveri tentativi di propaganda repubblicana che si fanno in questi paesi ed alla quasi indifferenza che addimostrano rispetto al vago chiacchiericcio sacchiano. C'è indiscutibilmente in questo fatto il germe di una singolare avviata della vita sociale del nostro paese. Se benefica o no - scrivendo adesso con fretta di giornalista - non saprei decidere. Dirò a titolo d'indicazione analogica che non è stata map.ifestazione favorevole per la . vita del nostro paese la pò~sibilità che un giorno un papa famoso ed illuminato, Leone X, a quanto narra 1 Julius Kostlin nella vita di Lutero, abbia potuto dire: " io non so se Gesù Cristo sia veramente esistito, ma so che è molto 'utile per la Chiesa che si · reputi che· così sia stato. ,, III. Non bisogna immaginare che la classe capitalistica d'Italia, e sovratutto del Settentrione del nostro paèse, sia stata improvvisamente colpita come da un delirio q.i morte e voglia prepararsi al suicidio. In generale deve ritenersi come una delle più sicure leggi storiche che le classi le l{Uali esercitano il potere, e son considerate come domina.nti, abbiano un istinto più acuto ed un intuito più pronto dei loro interessi collettivi, che non le classi dominate e ancora escluse del potere, le quali appunto per il mancante esercizio delle funzioni superiori della coscienza collettiva, la direzione e il dominio, sono soggette ad errare intorno agli interessi propri. . Le classi capitalistiche del nostro paese hanno in generale colto giusto ~irca l'efficacia immediata dell'azione socialista, la quale nel suo modello turatiano non ha che un doppio obbietto: la cosidetta legislazione delle fabbriche e la riforma tributaria. Ora se a prima vista può sembrare che il pri::no oggetto di questa azione possa celare estremi pericoli per la classe capitalistica è poi evidente che il secondo di essi - èulminante sovrattutto in una riduzione delle spese generali - sia considerato con occhio benevolo dalle classi capitalistiche. Ma della legislazione sociale hanno, le classi capitalistiche, per le esistenti esperienze italiane, assai poco a temere. Che cosa vale la legislazione sociale in un paese ove la dissocupazione mena strage, la concorrenza dei lavoratori è attivissima, e dove perciò il primo ostacolo alle leggi protettive del lavoro è a
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