390 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOClALl varne ancora la necessità,, e tutte le forze vive del paese devono unirsi per combattere il nemico comune, al quale nessuno si lusingherà di sfuggire e che può colpirci anche nei. nostri affetti e nei nostri interessi. La complessità della lotta contro la tubercolosi è tale che tutte le soluzioni assolute sono inapplicabili. I poteri pubblici, i filantropi, la carità, i medici devono adattare i molteplici mezzi di cui dispongono alle necessità dei tisici poveri, perchè non è più possibile di applicare a tutti la medesima formula di assist.enza e di direzione e di trattarli coi medesimi mezzi di terapia. La lotta anti-tubercolosa deve essere anzitutto preventiva e deve veaere l'ambiente nello stesso tempo che gli agenti del contagio. Il suo fine è di trasformare la'mbiente e distruggere gli agenti o impedire il propagarsi del contagio. Quando la. malattia sarà constatata, dovrà soprattutto medicarsi l'ambiente con tutti i mezzi igienici, dietetici e medicinali provati, e si dovrà continuare a perseguitare il bacillo per ~mpedire il contagiq. I sanatori, finanziarmente irrealizzabili in numero sufficente, di cui la missione curativa non è evidente, non possono costituire nel trattamento della malattia che un mezzo applicabile ad un piccolo numero di forme curabili della tubercolosi. La cura libera praticata secondo lo stato sociale, associata ad un trattamento definito, diretto, secondo i casi, da un medico individuale o da quelli dei dispensari, che bisognerebbe aumentare di numero e d'importanza, è quasi ifompre preferibile. Il dottor Grancher ha pronunziata, sotto una forma piacevole, una frase che potrebbe riassumere la discussione: " Ogni nazione, dice, si sforz~ di opporre una barriera alla marcia invadente della tubercolosi. Il tedesco lotta pel sanatorio; l'inglese pel rosbif e il tennis. Io preferisco il metodo inglese più piacevole e più sicuro ,,. No, non è con colpi di bacchetta magica e col denaro che si vincerà la malattia, ma con una stretta applicazione delle leggi esistenti, con una indispensabile nuova regolamentizzazione e col miglioramento delle condizioni dei lavoratori. E ciò non esigerà delle somme fantastiche come pei sanatori, ma bisognerà che ciascuno di noi porti a questo scopo il contributo della sua scienza, del suo tempo e della sua devozione. (Reue de Paris - 15 luglio). R. PaulucC'i De· Calboli: I musicantìnomadid'Italia. - I -primi debutti dei musicanti ambulanti italiani in Francia, si confondono con quelli di tutti gli altri mestieri nomadi praticati dagli Italiani. Nel primo periodo, infatti, che va fino alla fine del secolo XVIII, i suonatori ambulanti non venivano quasi mai separatamente: si vedevano sempre al segùito di a.ltre categorie di emigranti. Per scoprire i nostri musicanti bisogna stu-· diare ed esaminare i differenti rami dell'invasione nomade che s'è rovesciata dall'Italia in Francia. Il primo corpo di quest'armata pacifica che ha tra versato le Alpi forse è quello de:i, ballerini in compagnia naturale coi musicanti. Uaterina dei Medici, fanatica del ballo, aiutò molto per introdurre e popolarizzare le danze italiane. Con le danze entrarono le ballate e le canzoni italiane, grazie sempre all'influenza della regina. Ma il maggior esodo dei musicanti italiani è stato fornito dalle compagnie teatrali che composte da una, decina di commedianti e di attrici, conducevano con esse un persona.le più o meno numeroso di mt1sicanti ai quali anche s'aggiunse più tardi l'abate e il pirotecnico. Il personaggio però più importante della compagnia era la cantante. Non bisogna nemmeno dimenticare le marionette - i burattini, dal nome di Burattino il celebre insuperabile commediante - che contribuirono pure all'importazione dei musicanti ambulanti italiani in Francia. Se oggi l'alleanza dei musicanti con le compagnie di artisti nomadi è finita, la loro emigrazione continua. L'organo di Barberia vi ha una gran parte: se l'emigrazione dei ml!.sicanti ambulanti del secolo XVIII si poteva rappresentare con 1, dopo l'adozione dell'organo di Barberia diventò 100 volte maggiore. I musicanti nomadi italiani sotto i tre Luigi e sotto la Rivoluzione sono i poveri cantanti di prima che suonano strumenti. È soltanto al principiare del XIX secolo che noi ci troviamo in presenza dell'orda barbara dei nostri suonatori di organetto, immensa popolazione errante che penetra dappertutto restando, per quasi un secolo, la rappresentan'.?a ufficiale del nostro popolo all'estero. Il buon nome dj Italia ne ha molto crudelmente sofferto, e si comprendono facilmente i gradi di protesta dei nostri emigrati, come Mazzini, Ruffini, Panizzi etc., dinanzi al vergognoso spettacolo che faceva nello stesso tempo il giuoco dei nemici dell'unità italiana. Il nostro suonatore d'organetto conquistò rapidamente le cinque parti def mondo, e in propo zioni schiaccianti di fronte ad altre categorie della nostra emigrazione. A Batavia, nelle Indie, la colonia italiana di 11 anni or sono, composta di 30 persone, era costituita da tutti suonatori di organetto. In Inghilterra e in America si contavano a migliaia. Ma oggi le cose sono cambiate. Se noi non possiamo ancora intuonare il De Profundis e il Requiem sui nostri suonatori d'organetto di Barberia, noi possiamo però recitare le preghiere degli agonizzanti. In Francia sono un numero insignificante. In Inghilterra gli urgangrinders italiani che nel 1891 eran 2600 non raggiungono adesso il quarto di questa cifra, e anche in Amerìca i suqnatori d'organetto e i conduttori di scimmie tendono a sparire. (Revue des Revues - 15 luglio). ... Morgaret Bisland: la maledizione di Eva. - Sotto questo titolo l'A. si occupa della diminuzione della natalità fra gli Americani indigeni. Questa diminuzione è evidente. Indubbiamente i vecchi Americani, la prole dei pionieri, che, fino ad una sessantina di anni fa, aumentavano continuamente, da un po' meno di mezzo secolo hanno cominciato ad accennare alla diminuzione. Fino al 1840 l'aumento de_lla popolazione· per generazione era . considerato sette volte superiore all'aumento della po• polazione p~r l'immigrazione. Questo incremento normale era tanto accentuato che Beniamino Franklin considera va fenomenale la fecondità ael suo popolo. Thomas J efferson profetizzò che nel 1875 la popolazione degli Stati Uniti ammonterebbe a 80 milioni di anime, e questo suo calcolo si basava su la prolifì.cità del po.polo all'uscire della guerra rivoluzionaria al principio del XIX secolo. Sembra. però che gli Americani indigeni non abbiano risposto alle speranze dell'J efferson quantunque il censimento del 1900 dia in 76 milioni la popolazione degli Stati Uniti. Ma da questo numero bisogna de-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==