RIVISTAPOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce tn Roma il 15 e il ;o d'ogni mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,60. Un nUD:1.ero separa-to Oen-t. SO ~Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA «> AnnoIX. - N. 14 AbbonaD1.en-to pos-tale Roma, 31 Luglio t 903 SO~ARI01 Noi: Gli avvenimentie ·gli uomini (Per la riduzione delle tariftc ferroviarie e per la Basilicata - La campagna ferroviaria iniziata da Pantano in Milano - I reduci... dalla Cina e l'educazione della Caserma - La magistratura inquirente in Italia (Tema vecchio sempre nuovo) - L'Italia all'esp.)sizione di Saint-Louis - La questione maltese - Gli incidenti automobilistici - Ancora il Transvaal - Una società in putrefazione). - .Jean Jaurès: Il Papato - A. Agresti: Leone XIII - I...a Rivista: In attesa del nuovo Papa - Giacomo Maria Lombardo: La religione della Scienza (Paolo Carus) - On. Prof. Napoleone <..:olajanni: Pochi ... ma buoni (Discussic;;-;, repubblicane) - Il Socialistoide: Un esperimento fallito nel Mezzogiorno (Il Credito agrario) - E. Vandcr·velde: Esodo rurale - Prof. Ma.rio Pilo: Stelloncini letterari. Rivistadelle Riviste: La cittadella della reazione europea (Europeen) - La lotta contro la tubercolosi ('l(evue de Paris) - I musicanti nomadi in Italia (Revue des Revues) - La maledizione di Eva (Nortl, .A.merican 'l{eview) - Recensioni. Illustrazioninel testo. Il 30 tilugno essendo scaduti la lll.aggior parte degli a·bbon.alll.enti della «. Rivista >> preghiamo (ancora una volta coloro che non si sono massi in regola col pagamento anticipato a volerlo far subito par risparmiare a loro Il disturbo di ricevere sollecitazioni, a no Il rincrescimento di scriverle. Il prezzo dell'abbonamento è cosl modesto che slamo sicuri nessuno 1 del nostri amici - che ormai ci seguono da nove ~n.n.i, e hanno constatato a constatano tutti l progressi che ha fatto a fa la Rivista - vorrà non rispondere al nostro invito. Ringraziamenti e saluti. Dirigere cartolina vaglia On. Prof. NAPOLEONE COLAJANNI • NAPOLI GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI a ~► Per la 1.•iduzione delle tariffe ferroviarie. e per la Basilicata. - Siamo assai lieti nell'annunciare che la risposta della Rivista agli agitatori settentrionali contro la riduzione delle tariffe ferroviarie in pro del Sud ha incontrato la più viva simpatia. e le più calorose approvazioni tra i nostri amici del Nord. Ci sono p~rvenute molte lettere sull'argomento ; una dalla Lomellina in ispecie ci ha confortato ; e ne facciamo particolare menzione perchè essa ricorda ai viticultori della provincia di Alessandria, i più rumorosi in questa occasione, che essi meno degli altri dovrebbero insorgere per la privilegiata condizione in cui si trovano in fatto d'imposta fondiaria : la maggior parte dei vigneti attuali pagano come terre incolte o quasi improduttive. Alla nostra volta, però, sentiamo il dovere di avvertire che anche nel Mezzogiorno si riscontrano non pochi proprietari nelle identiche condizioni dei viticultori piemontesi. E ciò prqva sempre più che il Catasto è il mezzo più disadatto per perequare la imposta fondiaria perchè non può seguire le rapide trasformazioni delle "olture. Frattanto cogliamo l'occasione per lodare sinceramente il governo pei provvedimenti presi in favore della Basilicata, e che sono i seguenti : 1 ° fondazione di una speciale Cassa di credito agrario per la provin eia di Potenza; 2° premi incoraggianti il miglioramento agricolo (case coloniche, creazione di frutteti, impianto di stabilimenti per la confezione ed esportazione di frutta e di prodotti alimentari); 3° premi pei rimboschimenti; 4° sistemazione idra1?-lica, da farsi per cinque sesti a spese dello Stato; contributi straordinari per costruzioni ferroviarie e di strade intercomunali; 5° contributo dello Stato per cinque milioni per consolidamento delle frane minaccianti gli abitanti, per provvedere di acqua potabile quei comuni che ne sono privi e per opere di risanamento igienico degli abitanti stessi; 6° diverse esenzioni d'imposte e per molti anni dei terreni: da rimboschire; da servire come campi sperimentali, guadagnati sugli alvei improduttivi di fiumi e di torrenti; dei' fabbricati esistenti e di quelli che sorgeranno, che hanno il carattere rurale - ai sensi delle disposizioni vigenti in altre parti d'Italia; dei nuovi centri di popolazione non inferiori a cinquanta abitanti, che sorgeranno entro dieci anni sopra terreni incolti e in regioni disabitate; 7° infine esenzione dalla imposta di ricchezza mobile per. un decennio delle Società, Consorzi é privati che ottenessero derivazione_ di acque per usi industriali. . Il disegno di legge è preceduto da una buona relazione, nella quale sono esposte le miserissime condizioni della Basilicata. Ci si sente l'influenza della visita; sul luogo dell'on. Zanardelli, che ha dovuto convertirsi, anc.he lui, al concetto della legislazione speciale. •
366 Rl V/STA. J>OPOJ,.A.lf.K DI JJULIT!C.A.. LE1TEHE K SCIENZE SOCIA.LI Oh! le cose quante conversioni producono .... ~ La campagna ferro,riaria iniziata da Pantano in Milano - Edoardo Pantano è tempra di lottatore piuttosto unica che rara in Italia, e possono apprezzarlo soltanto coloro che lo conoscono da vicino. ~ Egli non ha soltanto la fibra forte, adamantina; ma anche l'intelHgenza acutissima, ch'è servita da una parola smagliante, che gli assicurò in ogni occasione successi oratori straordinari. Un uomo di tale tempra quando si consacra ad un impresa si può garantir~ che farà miracoli; e ne fece nel periodo delle cospirazioni per la causa repubblicana dal 18o2 al'l871; e li ha ripetuti durante l'ostruzionismo, pur mantenendosi spesso nell'ombra con una modestia insospettata da coloro che non conoscono i fatti. Edoardo Pantano per due volte consacrò le sue qualità eccezionali nell'arringo parlamentare alla riforma del regime :fiscale degli a.lcools; e trionfò. Egli ades·so si è consacrato alle questione ferroviaria, ed ha ripreso in ·Parlamento col discorso del 23 maggio 190.3 la campagna che da giornalista!aveva condotto nel Fascio della democrazia nel 1884-85. Sconfitto alla Camera col rigetto della mozione sottoscritta dall'Estrema sinistra,· in una a parecchi suoi altri amici politici decise, in vista della rinnova,zione delle Convenzioni, di ricominciare la battaglia nel paese. E l'ha ricominciata col discorso pronunziato nel Comizio di Milano, il giorno 13 luglio. In quel discorso, che gli procurò una vera ovazione, confessata e constatata con rara lealtà dalla stampa socialista, di ordinario avara di lodi verso un repubblicano, egli riassunse in una sintesi meravigliosa la dimostrazione fatta alla Camera sui danni arrecati alle Stato ed al paese - danni a centinaia di milioni al fisco ed alla economia nazionale - dalle Convezioni ferroviarie del 1885 e sulla necessità assoluta di ri- ' \ correre all'esercizio di Stato. La campagna sarà continuata; e se nel paese non .è spenta la facoltà della;percezione dei suoi supremi interessi, noi siamo sicuri _che l'esercizio di Stato, forse attraverso a qualche crisi ministeriale ed it qualche elezione generale, finirà col trionfare. Noi la seguiremo colla massima simpatia n.on solo, ma vi prenderemo parte attiva, nella misura delle nostrè forze, colla coscienza di compiere un dovere e di rendere un servizio al paese·. ..... J reduci. .... dalla C:ina e l'édocazione della Caserma. - Quando l'on. Colajanni in forma recisa, che parve brùtale, protestò alla Camera contro la cosidetta missione civilizzatrice della Europa . . . . in Cina gli urlarono contro a destra e a sinistra, e sopra-. tutto dalle tribune della stampa. Ma dopo poco tempo, conosciute meglio le cause del movimento dei boxers, e visti all'opera i civilizzatorii i fatti gli dettero completa ragione. Gli antichi urlatori o' tacqùero umiliati o eb~ero la sfacciataggine di affermare che essi avevano pensato sempre all'unisono col Colajanni, e che dissentirono da. lui per ragioni di convenienza ... L'Europa civile si disonorò con la spedizione per punire' i barbari cinesi. Il furto, lo stupro, l'assassinio nelle for~~ più efferate, elevati all'ennesima:, potenza e ridotti a sistema contraddistinsero gli eserciti europei ' . ' e spec-ialmente quello della Russia, della Germ_ania, della Francia, dell'Inghilterra. GÌ'italiani erano "orgogliosi pel fatto che i meno che I) ,t I si fossero coperti di vergogna per le immani e numerose turpitudini e scelleratezze commesse fossero i loro soldati.. .. Ma è venuto il casoModugno, ed ha distrutto l'illusione. Qualunque nostra parola potrebbe riuscire sospetta; ma sarebbe sopratutto inadeguata a far comprendere ciò che operò il tenente Modugno in Cina in nome della civiltà e per educare i barbari cinesi; perciò preferiamo lasciare la parola all'ordinanza della Camera di Consiglio di Bari, che ha invocato la punizione dell'Ufficiale ladro, assassino, e stupratore al Tribunale Militar~. · In detta ordinanza, omesse le tentate e bugiarde spiegazioni delle ricchezze riportate in Italia dalla Cina, si legge: ,,. I soldati attualmente congedati che furono in Cina alla diretta dipendenza del tenente Modugno, Nebuloso Antonio di Trani, Viscillo Giuseppe di Andria, .Baronio Silvestro di Chiari, Ciccotti Pericle di Camerino, M.anni Carmelo di Ferentino, Mirelli Cesare e Bontempi Ernesto, entrambi di Roma, confermarono che Modugno portò dalla Cina molte casse di oggetti preziosi da taluni di essi stessi preparate e portate a l;>0rdo, e che eo-li si procurò in grande copia denaro, vasellami, se-· o ' terìe pr~ziose, rapinando gli indigeni, segnatamente nella spedizione contro Pao-ting-fu e durante la marcia da Pao-ting-fu a Pekino. ,, Nebuloso, Viscillo, Ciccotti e Baronio, che col bastone alla mano e la pistola alla gola furono costretti dal Modugno a scortarlo e coadiuvarlo in quelle criminose imprese, raccontano come egli, se non-faceva addirittura sfasciare con piccozze le porte dei ricchi, per introdurvisi, vi riusciva con l'inganno, di notte,quali- :ficandosi per simbu, cioè guardia indigena. Penetratovi costringeva a forza, con minacele e. percosse, i malcapitati a conseg·nargli quanto di meglio possedevano, che poi caricava sul carro scorta, trasportando tutto a Pechino ove teneva due locali di deposito. " Il soldato Baronio si duole perchè in Cina anzichè il soldato dovette fare il boja. Racconta che in occasione dell'invasione della casa ~i due fratelli cinesi, e!ìsendosi costoro rifiutati di dargli del denaro, il Modugno sperimentò contro uno di essi la classica propagginazzione e che stava per assoggettarvi anche l'altro fratello, se costui: prev,edendo la sua sorte, per salvarsi col fratello, non gli avesse indicato il peculio seppellito e coperto con frumento. . " Altri confermano i fatti suddetti costituenti gli argomenti dei discorsi dei soldati dipendenti dal Modugno. Tutti negano che egli abbia lavorato per l'autorità e per privati cinesi. Viscillo, Mirelli e Bontempi assicurano altresì che durante la marcia verso Pechino, il Modugno perpetrò stupri di giovinette cinesi. Una volta, a Pechino, non essen9-o riuscito a goderne una con promesse di denaro, ne tentò il ratto violento. " Tutti accertano esser egli crudelissimo con i propri dipendenti, indigeni o soldati, e che era abituato: a punirli con la trattenuta della paga; a legarli per molte ore a degli alberi, in posizioni dolorose ; a percuoterli a pugni, schiaffi, calci, frustinate. Il soldato Mirelli ne porta ancora una cicatrice al collo. Tali efferatezze commovevano sino al pianto i soldati tedeschi che presenzia vano. ,, Non sarebbe un errore il menomare l'eloquenza di questi documenti coi nostri commenti ? Noi ci limiteremo. ad aggiungere queste poche altre considerazioni, che dall'uomo fanno risalire il caso al ' sistema. ,
RIVISTA POPOL4.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCJA.Ll 367 Se il tenente Modugno è stato uno dei •più brutali non è stato però il solo saccheggiatore, il solo di.strut- . tore, il solo violatore di case e di fanciulle. Altri uf-fìciali sono tornati ai loro paesi portando seco le ricchezze rubate in quella terra lontana. Bi.blioteche imperiali, templi, palazz:i, tombe tutto è stato manomesso dai civiliz:::atori ammirati, sbalorditi e invogliati delle ricchezze dell'arte dei barbari. Tutto questo è Popera logica della scuola di violenza. L'uomo che conquista diventa immediatamenté selvaggio. E quando l'uomo che conquista non ha più a frenarlo il timore della punizione immediata egli dà libero sfogo alle passioni brutaH che sonnecchiano in fondo n.lla coscienza umana; la bestia si desta e..... i Russi affog·atori di Cinesi, i Tedeschi violatori di tombe, i Franc_esi violatori di fanciulle, i Giapponesi sitibondi di sangue, i Modugno si rivelano in tutta la loro schifosa bruttura e gli· u9mini d'Occidente riconfermano se stessi nel pensiero dei Cinesi, per i popoli barbari. Ben altra educazione cp.e quella dell'esercito ci vuole per creare i civilizzatori; ben. altra scuola che la scuola di violei1za del reggimento e dell'armata! Ben altre vie ha da percorrere l'Europa se vuol essere maestra di civiltà ai popoli. La scuola delle armi, produce i civilizzatori come Modugno, o su per giù; inutile è punirli. Il Modugno potrebbe <lire: - Voi mi insegnaste che il bottino di guerra è un diritto; che la ragione è del più forte; che il diritto stà dalla parte dei più violenti. La vostra società e la vostra morale mi insegnarono che· il forte può togliere al debole,· il furbo all'ingenuo, l'armato all'inerme; ho fatto in piccolo quello che i ca.- pi hanno fatto in grande, perchè mi riprovate o perchè mi punite? E questo è il guaio che noi. lamentiamo. La logica inesorabile crudele, eppure terribilmente vera., è in questa questa difesa. ~ La m.a~istratura inquirente in Italia. (Tema t1ecchio sempre niiovo). - Fin da quando - dietro la denunzia del Prof. Murri - fu proceduto all'arresto di Tullio Murri, della Linda Murri nei Bommartini, di Pio N aldi, della Bonetti, le sorprese successero alle sorprese, ed i giornali interessati a far cronaca per rabbia di lucro, quando non ebbero notizie vere le inventarono; inventarono particolari, citarono fatti scandalosi, ed alla malsana curiosità del pubblico dettero in pasto le oscenità più volgari e vergognose. Al tempo stesso il contegno dell'autorità non apparve dei più oculati. Si intuiva che i magistrati inquirenti cercavano senza trovarlo il bandolo della matassa. Un nome era stato pronunziato, a carico di quel nome si erano addebitati dei fatti, poi quel nome era stato messo in disparte. Il tempo passava; si parlava già della Camera di consiglio, qualche giornale aveva già pronosticata la data del processo; quand'ecco quel nome è i>ronunziato di nuovo; il giudicè istruttore procede a due arresti e mette tosto dopo in libertà gli arrestati ; poi è arrestato il portatore di quel nome: il Dott. Secchi. Noi non entriamo in merito del processo: forse gli arrestati sono tutti innocenti, forse. sono tutti colpevoli: a noi poco importa. Constatiamo un fatto. L'istruttoria che pareva ~hiusa è riaperta di nuovo; il giudice istruttore ha detto: Facciamo da capo. E uno. Sarà ben presto un'anno sotto il palazzo arcivescovile a Livorno fu esplosa una bomba. Un u·omo fu arrestato. Poi messo in libertà, poi arrestato di nuovo ed è ancora sotto processo. L'istruttoria non è ancora riuscita a riunire le prove giuridiche della ai lui colpabilità. Cerca, indaga; da mesi e µiesi, cerca e non trova, e il processo che nel primo tempo pareva doversi fare in quattro e quattr'otto, è ancora di là da venire. Noi non ci occupiamo se l'arrestato è colpevole o no; constatiamo che la magistratura italiana se la piglia comoda quando si tratta della libertà dei cittadini. E due. Il processo Palizzolo è diventato, il processo eterno. Quel disgraziato ·ai Palizzolo, figura punto simpatica se vogliamo, ma fino a condanna definitiva presumibilmente innocente, quel disgraziato è rimandato da Erode a Pilato; condannato di quì, condannato di là, senza essere mai assolutamente :fissato sulla sua sorte. Là erano i sosp~ttati di parzialità; qua èra un presidente che si lasciava sfuggire errori di procedura e di forma; insomma erano e sono mille cause, tutte estranee all'imputato, per le qual~ il processo non finisce più. Noi non vogliamo sapere se Palizzolo è un galantuomo o no; constatiamo che un processo per omicidio si trascina ormai da quattro anni, e non ha ancora avuto la sua· soluzione decisiva. E tre. Ora questi tre esempi che. abbiamo citati ne rappresentano una innumerevole folla di simili, per cui le carceri italiane sono piene di giudicandi che da moltissimi mesi e da anni aspettano invano la soluzione dei loro affari. E questi tre casi illustrano le condizioni deplorevoli della nostra magistratura, e più ancora la deficenza di .leggi intese a tutelare, insieme alla vita ed agli, averi, anche la libertà e l'onore dei cittadini. In Francia vige una legge per cui se dentro sei mesi d'istruttoria, le prove giuridiche non sono raccolte, il giudice è obbligato a mettere in libertà il prevenuto. È vero che il giudice può usare di una sottigliezza. Mette in libertà il prigioniero il quale alla porta nella prigione trova due agenti che con un nuovo mandato lo arrestano sotto la identica imputazione. Eppure, vedete, è tanta la. forza che esercita la legge, e tanta la ripugnanza del sotterfugio, che sempre, prima che spi• rino i sei mesi legalmente stabiliti, l'istruttoria è chiusa e l'imputa.to rinviato dinanzi al tribunale competente. L'on. Zanardelli. che pensò a rendere l'ergastolo tale una pena dinanzi a.Ila quale la pena di morte è la più lieve; non pensò a questa inezia della libertà· cittadina. Tanto quelli che sono in carcere anche se urlano nessuno li sente. E noi anche contro questo difetto delle nostre leggi protestiamo: noi che consideriamo che anche se imputati i cittadini non devono subire un ora di più della pena loro comminata. dalla legge; tanto più che per gli arrestati innocenti non c'è - come c'è in Inghilterra - il rifacimento dei danni. .. L'Italia all'esposbione di S. I.onis. - Interpellato a proposito della partecipazione dell' Italia alla esposizione mondiale di S. Louis, l'on. Fulci - con quella illuminata competenza delle nostre cose economiche che è qualità peculiare dei ministri e dei sottosegretari di Stato italiani - dichiarò che il governo, se ne disinteressava perchè l'Italia non aveva, quasi, esportazione negli Stati Uniti, e quindi il guadagno non varrebbe la spesa. Questo nel 1901. I
368 RIVISTA POPOLARE flf POLl17CA. Lh:rf'EHE li: :~CJt..'NZt· SOCJA.Lf Malgrado le pressioni di enti indu~triali, di s·odalizi e di Camere, di Commercio tutti in favore di una par- · tecipazione ufficiale, il governo non voleva recedere dalla· presa de.liberazione, e pareva che ogni speranza 'fosse perduta,, Quindi si costituì un comitato indipendente che cercò ed ottenne l' adesione di sodalizi industriali, di Ditte fabbricatrici e commerciali, e di moltissime Camere di Commercio. Intanto nel N° del 5 novembre 1902 il Bollettino Ufficiale d'agri~oltura, industria e commercio pubblicava una • statistica dalla quale risultava che il movimento della esportazione Italiana in America del Nord da l 7 milioni di· lire nel 1897 era salito nel 1902 ~ 30 milioni. Nè il movimento asce·ndente accennava a diventare stazion-ario, o a ,diminuire. Tirato così, da cifre e da fatti per· i capelli, il governo si commosse_ e pensò che era bene intervenire. E determinossi ad intervenire. I nostri lettori giudicheranno quanto a proposito, con quanta larghezza, e· c0n quale intelligenza. 11 Governo cominciò per presentare un progett·o di legge che stabiliva il concorso ufficiale dell'Italia all'Esposizione, e stanziava a questo scopo una somma, anzi la lauta somma di L. 600000. È opportuno far rilevare che 600000 lire per il c·oncorso alla Esposizione sono state votate da piccoli Stati come il Siam, la Corea il Marocco, Cuba ecc., e può essere anche utile il sapere che la barbara Cina. ha destinato e questo scopo la somma di 2 milioni di lire. • Il governo si mostrò eccessivamente ta~cagno ; ma questo sarebbé stato il minor male se la legge fosse stata approvata. lnvece il Governo non seppe trovare il modo di farla votare d'urgenza; il Parlamento è chiuso, ora, e non si riaprirà che a Novemhre. Il Governo aveva nominato anche una commissione parlamentare incaricata di studiare le modalità della partecipazione, e di fare la pratiche indispensabili perchè il concorso dell'Italia fosse efficace. Questa commissione parlamentare non trovò mai il mezzo di riunirsi in numero l~gale, e quindi non prese ..:...e.. non ·poteva prendere - nessun a decisione in proposito. Ma l'intervento del governo aveva paralizzata ed annullata l'azione del comitato indipendente, così che alla chiusura del Parlamento le cose si sono trovq.te, praticamente, allo stato in cui stavano nel 1901 quando la proposta di partecipazione fu fatta al governo. Bisogna non dimenticare che nel mese di Marzo 1904 si apre l'accennata l'esposizione mondiale, ed il nostr0 Parlamento ripiglia i suoi lavori a novembre. 8e il Governo non avesse dimostrato, con la sua condotta di quest'ultimi tempi, che la sua virtù principale è l'inerzia, noi diremmo che il governo sia rimasto fermo nella sua prima determinazione, e che il progetto di legge, lo stanziamento del denaro, la nomina della commissione, furono semplicemente delle mosse opportune per levarsi di torno le seccature senza concludere, nè volere, niente di pratico e di positivo. Infatti noi ci troviamo a questo, che l'on. Zanardelli promise, giorni fa, ad una commissione d'industriali e di rappresentanti di camere di commercio che una delle prime leggi delle quali dovrà occuparsi, a novembre, il Parlamento, sarà questa della partecipazione dell'Italia alla esposizione di San Louis. Or questo è uno scherzo di cattivo genere. Si era parlato di Decreto Reale a questo proposito, ma l'idea è stata messa da parte; bisogna dunque aspettare novembre. Il Governo non ha fatto e non ha lasciato fa:r-e. Dopo votata la legge, ·dovrà essere dimandato lo spazio per la es posizione Itali.ann, dovrà essere costruito il pa<l.iglione, dovranno essere collocate a posto le cose esposte : tutt:o questo da 'novembre 1903 (supponendo che la legge sia veramente approvata subito) a marzo 1904, cioè in 5 mesi di tempo! Pare, quindi, che questa volta si ripeteranno, aggravati, gli errori commessi per la esposizione universale· di Chicago nel 1893. In uno dei precedenti numeri della Rivista noi abbiamoparlato - in -Rivista delle Riviste - della importanza di questa esposizione. Perciò non possiamo fare a meno di stigmatizzare la condotta inconsciente del Governo che porta l'Italia a fare una ridicola figura, di fronte a tutte le Nazioni del mondo, in una Esposizione dove ogni popolo civile porta il meglio della sua arte, e dei suoi prodotti, della sua industria cercando di dimostrare al mondo la propria _su l'altrui superiorità. l~a tpiestion~ Ualf,,-.se - La resistenza dei Maltesi alla violenza di Chamberlain che li vuo_le Inglesizzare a tutti i costi, si fa vivissim'.1 ora: che, dopo quello che si e chiamato "il colpo di Stato di Chamberlain ,,, la· questione diventa acuta. Infatti la questione della lingua coinvolge tutta la questione Maltese, e l'abolizione .della costituzione del..- 1878 e la sua sostituzione con il Governator'ato Militare è una prova di più che·il ministro Inglese delle colonie, manomettendo il diritto sacrosanto del popolo alla sua indipendenza, dimenticando il passato storico di Malta, tenendo in nessun conto le proteste delle personalità più spiccate dell'isola, e di tutta la popolazione, intende ti-attare l'isola di Malta, come un territorio di conquista, e da doversi soggiogare con la violenza e la forza. Qui. è appunto dove l' azione del Chamberlain mancando di· una base giusta, diventa una violenta manomissione di indiscutibili diritti; perchè Malta non fu per niente conquistata dagli Inglesi o a loro, da un potentato qualsiasi, ceduta. Malta si diede liberamente agli Inglesi, invocò la loro protezione e la ottenne. Se volessimo scherzare in materia tanto grave, potremmo dire che quando nel 1801 la popolazione Maltese - o una parte della popolazione Maltese - chiese la protezione deg·li Inglesi, aveva dim~nticato, .o negletta, o ignorava la interessantissima favola· del cervo, del cavallo e dell'uomo, ma, in verità la cosa è troppa seria per poterci ricamar su deHe favole. Il fatto è che nel 1814, al trattato di Parigi, l'Inghilterra accettando la petizione dei cittadini Maltesi dichiarava che essa prendeva possesso dell'Isola di Malta, e vi stabiliva la sua giurisdizione. E a Malta nessuno fece opposizione a quello stato di cose, ed al fatto perchè, in sostanza, il fatto era voluto dai più, se non da tutti i cittadini Maltesi. Ma: " qui comincian le dolenti note ,,. Appena entrata in possesso indiscusso dell'Isola, l'Inghilterra incominciò a manomettere le libertà cittadine. Costretta, dalla volontà popolare, l'Inghilterra concedette all'isola nel 184-8una Costituzione, ma tanto irrisoria e inefficace che l'agitazione per riformarla o abolirla si fece sempre più viva col passare degli anni, mentre dal canto suo l'Inghilterra rinnovava e ripeteva i tentativi di togliere ai Maltesi l'uso della lingua Italiana, considerandola una lingua straniera. Agli sforzi sia palesi che subdoli dell'Inghilterra, i Maltesi oppoi i
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 369 sero sempre la resistenza prn ostinata, e nel 1878 quando, costretto dalla. agitazione popolare, il governo di Gladstone concedette una seconda costituzione all'isola, le cose stavano proprio nelle condizioni primitive. I .Maltesi non intendevano per niente abbandonare la loro lingua, nè il loro carattere di popolo Italiano. E la questione dal 1878 ad oggi non ha fatto un passo. E' diventata più aspra, più acuta; la brutalità del Chamberlain forte coi piccoli e molto re ·missivo verso la Germania e gli Stati Uniti - nell' abolire la ·costituzione del 78 ha rinfocolato ed acuito la questione, ma non siamo alla soluzione: tutt'altro! Prova ne sia questa dichiarazione che a nome dei Maltesi è pubblicata sul giornale " 1~:falta ,, di Malta del30 Giugno p. p. e che noi riproduciamo integralmente : V alletta, 23 _Giugno 1903. Eccellenza, Noi sottoscritti, che fino al momento in cui entreranno in vigore le nuove Lettere Patenti di S. M. continuiamo ad essere investiti del mandato di Rappresentare la Popolazione di Malta e Gozo, abbiamo la soddisfazione di poter adempiere sino all'estremo momento il nostro dovere. Egli è in adempimento di tale dovere che noi a nome della Popolazione di Malta e e Gozo alziamo la voce per protestare non solo contro la nuova situa.zione creataci dal Governo di Sua Maestà, ma contro tutto quanto un secolo di schiavitù politica in cui il Governo ci ha tenuti, privandoci sempre di ogni efficace partecipazione e controllo nell'Amministrazione del nostro paese, concentrando sempre in sè tutti i poteri, per.fino quello di creare tasse. Fino al 184:9 il Governo da solo, e senza l'ombra di rappresentanza popolare, resse la nostra patria a setconda della sua volontà; nel 1849 formulò una costituzione burla, con un Consiglio composto d'una maggioranza ufficia le, e d' una mino1·anza di elettivi de tutto impotenti ~ontro la forza del numero. Questa Costituzione, la quale serviva solamente a mascherare innanzi all'Europa il dispotismo, durò in vigore fino a 1 1887, q 1tando fu concessa una Costituzione che, se onestamente usata, poteva soddisfare le pubbliche aspirazioni: ma questa Costituzione fu osservata onéstamente durante soli dieci mesi, fi.nchè rimasero in po. tere i due principali ufficiali, che avevano indotto il Governo imperiale a concederla: poi il Governo decise di far la sua volontà col concorso di pochi elettivi, quando riusciva a procurarne il voto; e a fare la sua volontà per mezzo dei " veto ,, e degli " Ordini di Sua Maestà in Consiglio ,,, quando tutti gli elettivi erano onesti. Ma vedendo che l'onestà in Malta non è merce così rara come egli credeva, si propose di tornare al 1849 e creò una nuova costituzione a, base di una maggioranza ufficiale più schiacciante ancora. Il Governo, dun~ que, vuole tornare all'antica detestabile maschera intesa a dipingerci come popolo libero, per farci più ignominosamente sentire la nostra insopportabile schiavitù. Noi a nome del popolo maltese - reso straniero · nella ~ma propria patria - protestiamo altamente contro la privazione in cui fummo fin oggi tenuti, nostro malgrado e ingiustamente, di ogni libertà politica e di qualsiasi compartecipazione efficace della amministrazione delle cose nostre, impediti di sviluppare le nostre proprie riso1·se e cercare di migliorare la nostra. condizione, e assoggettati anche a essere gravemente tassati contro la nostra volontà. Ci protestiamo di trovarci anche impediti di regolare l'istrnzione pubblica, che è pagata col nostro danaro a beneficio dei· nostri figli, e che in oggi è monopo lizzata dal governo nello scopo di servirsene per preparare la tanto desiderata (da lui) sostituzione dell'Inglese all'Italia.no. Ci protestiamo della assurda, ingiustissima, esorbitante pretensione del governo di imporre ai maltesi la lingua inglese, contro la volontà assoluta e decisa di tutta la popolazione. Contro il pretesto allegato dal ministi·o come caa.- sante le determinar;ioni prese dal Governo, noi ci protestiamo parimenti. Il Governo dice essere devenuto alla abolizione della Costituzione del 1887, ed al ritorno a quella del 1849, perchè i membri elettivi rigettarono i voti della istruzione pubblica; come se i maltesi po tessero di propria volontà consentire che nel fattodella istruzione dei loro figli, pagata col loro danaro, fosse la volontà del ministro sostituita tirannicamente alla loro. I maltesi sono costretti a soffrire la tirannia del ioro governo, ma essi non possono scendere alla viÌtà di accettare le decisioni del ministro a bocca baciata, quando si tratta di cosa che per diritto p.i natura spetta a loro di regolare. . E dopo ventisei anni di impari lotta, i maltesi non potevano far altro che rigettare gli estimi dell' Istruzione. Pubblica - e si sentono fieri di averlo fatto, e di averlo fatto coll'approvazione di tutta la Malta. Eccellenza, Siamo al secolo ventesimo, e pare che il ~overno non se ne sia ancora accorto per riguardo a noi. Tutto il mondo aspira alla libertà, tutto il mondo si agita per la libertà, tutto il mondo quasi ha conquistato la propria libertà ; il solo popolo ma~tese è tenuto q uì sotto una obbrobriosa schiavitù che disonora la bandiera 0he la copre. La popolazione maltese è troppo piccola perchè possa fare come fanno altri popoli per rom pere le proprie catene ; ma è necessario che l'Europa sappia che .Malta non subisce supina e indifferente la sua schiavitù e quindi non può considerarsi degna dello stato in cui si trova. Molto meno i maltesi hanno demeritato del loro Governo. E' veramente cosa che sbalordisce il mondo, vedere come è retribuito il " Melitensium· amor ,, dall'Inghilterra e come indegnamente è corrisposta la nostra lealtà. Eccellenza., Noi La preghiamo di mandare una traduzione inglese della presente al Segretario di Stato per le Colonie. Abbiamo Uonore di essere Della Eccellenza Vostra Onorevole Umi. devmi. servitori A. M. MtCALI.EF - A vv. BE~. BoNNICI - P. SA~muT - DR. A~DRÈ PuLLICINO - FRAN. AzzoPARDl P. L. - Avv. FRAN. CARDO~A- CESAREDARMA~I~ - NoT. P. BARTou - F. WETTI:-lGER - E. SEMIKI- Avv. FoRTUNATo M1zzr A Sua Eccellenza Onorevole Sir C. Mansfield Ciar ke Bart, c. B.• c. K, . c. v. o. Governatore e Comandante in Capo dell'Isola di Malta e sue Dipendenze E' probabile che la protesta avrà poco successo, e sarà poco ascoltata dalle alte autorità Inglesi, essa è tuttavia indice di un grave stato di fermento nell'isola; che non prelude alla rivolta - Malta non si presta ad una ribellione ed è troppo guardata e difesa - ma
370 RIVISTA.. POF0LARE DI POLITICA. LETI'ERE E SCIENZE SOCIALJ può, in qualche seria contingenza creare gravi preoccupazioni all'Inghilterra, per la quale l'isola di Malta è una delle principali stazioni strategiche E il governo Inglese dovrebbe, pensando a questo, trattare la popolazione in modo dà rendersela affezionota e fedele, non già pressurarla talmente che essa non abbia altro desiderio che quello di veder nascere una complicazione qualsiasi che le porga il destro di sbarazzarsi dell'amico diventato oppressore. Gli incidenti antomohiltsUci. - Noi non siamo misoneisti; al contrario ogni conquista della scienza su la Natura e la materia bruta; ci trova sempre pronti a plaudire. Tutte le volte che l'uomo riesce ad imporsi con la sua genialità alle forze distruttive, o alle limitazioni organiche ch,3 la natura gli ha imposto, noi salutiamo il nuovo trovato, la nuova invenzione, la nuova idea, sia essa la teoria della selezione naturale, la cura per mezzo della luce, il telegrafo senza fili, o l'automobile. Anz·i a proposito di automobile siamo fermamente d'accordo persuasi che fra una cinquantina d'anni, quando vi sa.ranno state apportate certe modificazioni" indispensabili nei motori e nella pesantezza, l'automobile avrà completamente sostituita la vettura a cavalli, e sarà diventato il mezzo di locomozione - ed anche di trasporto - normale per brevi tragitti, piccole comitive, e cose non troppo voluminose e pesanti. • Allo stato presente delle cose, però, si ha il dovere di constatare alcuni gravi inconvenienti dell'automobilismo. È- un fatto che le chiacchiere reboanti,'. i fuochi di fila di belle frasi, le affermazioni tendenti a dimostrare che perchè l'Automobile costa 30 a 50 mila lire ha diritto a rompere il collo a chi ci stà dentro, e le gambe a chi va a piedi, son belle frasi d'infatuati della loro piccola vanità, e non cavono un ragno dal buco. Si dice che chi va in automobile e lo lancia a velocità pazza è, in fondo, padrone di farlo perchè non si ha il dìritto d' impedire· a nessuno il suicidio. Infatti ogni uomo è libero, secondo noi, assolutamente libero di fare della sua pelle quello che più gli piace ; e non moveremmo un dito per impedire a c~icchessia il deliberato suicidio ; ma consideriamo però che non si ha il diritto - 'e la legge umana e naturale sono con noi - non si ha il diritto sui~idandosi di manomettere la vita, o gli averi degli altri. Ora quantunque la storia della gallina stritolata, del porc·o schiacciato, dell'asino buttato nel fosso, che sono il vanto co:r,:rent.e degli automobilisti sieno troppo frequenti per essere veri, sieno un piccolo tributo che la vanità umana paga alla bugia; oasta però che il fatto sia accaduto, possa ripetersi .e rinnovarsi perchè noi ab biamo il diritto di dire: la legge deve intervenire energicamente quando un automobilista reca un danno qualsiasi alle persone o _alle cose. Ohe .diavolo ! Se noi a furia di legnate ammazziamo una gallina, se schiacciamo un porco, se rompiamo la zampa a un asino, o una gamba a un uomo: la legge inte1 viene e ci condanna - se non alle carceri - almeno e certa - mente al rifacime·nto dei danni; e questa medesima legge non dovrebbe intervenire quando queste medesime brutte cose le comme~tiamo stando sopra un automobile lanciato a tutta velocità? Oi sembra che il dubbio non sia possibile. Questo in linea generale. In tesi particolare poi ci sono certi casi e certe posizioni che limitano anche la libertà, e l'incide:qte a.utomobilis,tico è là per d.imostrare che siccome l'automooile non è ancora lo strumento assolutamente docile e maneggevole, non è anciYra il mezzo pratico di locomozione. Lo diventerà, senza dubbio, ma siccome fin'ora non lo è, noi abbiamo doppiament~ ragione dicendo che l'automobile sarà un veicolo pratico quando gli chauffeurs avranno messo giudizio; e che la legge deve intervenire - del resto la Camera dei Pari, in 1.nghilterra, è già intervenuta. - a mettere un freno ai matti che correndo volontariamente al suicidio pretendono .avere il diritto di suicidare seco loro anche quelli che non ne hanno voglia nè. intenzione. • Ancora il 'l'L•ansvaal. - Avemmo occasione altre volte di esaminare la condizione fatta al 'l'ransvaal dalle esigenze dei capitalisti del Rand e di annunciare i pericoli che la situazione fatta da questi magnati ai Transvaliani, avrebbe recati seco. I sessantamila Cinesi che arriveranno al Transvaal per lavorare nelle miniere, escludendo così la mano d'opera Europea, sono il primo pericolo, e non lieve, della situazione. D'altra parte il governo ha mancato a tutti gli im - pegni che si era assunti, e che aveva solennemente giùrati. I Boeri avrebbero potuto essere sinceri amici degli Inglesi. Gente di costumi semplici e primitivi, abituati a non promettere senza l'idea bene assoluta ·di mantenere, essi avrebbero potuto essere un prezioso elemento, cooperante con gli inglesi al risorgimento della trava.gliata colonia del sud-Africa. .Ma i padroni delle miniere, e per loro Ohamberlain e Sil' Afred Milner, hanno voluto altrimenti. E Luigi Botha, in una lunghissima lettera sul Times, porta a cognizione· del pubblico le lagnanze dei Transvaliani contro gli Inglesi. Ma ciò che è più temibile, è il fermento che, si nota fra la popolazione Transvaliana; è l'agitazione che si estende di più in più fra i fariners che .si son visti frustrati, a benefizio non si sa di chi, del denaro che per la ricostruzione delle .loro fattorie aveva destinato il _governo Inglese. Guai se in seguito alla mancanza delle promesse del governo Inglese essi si considereranno sciolti dalla parola data, liberati dal loro giuramento. Nubi nere si addensano su l'orizzonte della politica Inglese. Malta, il Oanadà, l'India, ogni dove fremono sorde avvisaglie di rivolta. Il Transvaal potrebbe trovare questa volta insperati e validi alleati in quelli stessi che aiutarono l'Inghilterra a combatterlo e a vincerlo. La conferenza che avrà luogo fra Kriiger e Botha può forse portare frutti a.mari l:!,Ssaiall'Inghilterra; frutti che maturati dall'egoismo dei Landlords potrebbero costare ancore lagrime e sangue: e forse i vinti d'ieri - diventati ribelli - non sarebbero più soli. E l'Inghilterra: allora? Tutte le cose, a questo mondo, un dì o l'altro hanno :fine. · .. Uoa ~ocietà io putrefazione. - Lo scandalo deldell'Avenue Friedland in verità ci commuove poco. Noi riandiamo alle società in decadenza, alle forme sociali che :finivano e ci troviamo le medesime manifestazioni, ' . i medesimi vizi, le medesime vergogne. Una casta scompare. La casta che fece le crociate, che imperò nel Medio-Evo, che dominò, che oppresse ha compiuta la sua missione storica ~ finisce. Parte di, (~) Vedi l]om,iui e f~ooenimenti, N. I ◄
,. .. RIVISTA POPOLARE DI POLrrtCA, LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 371 essa finisce :i;i.eldignitoso e triste silenzio delle cose che lentamente nell'ombra si consumano. La malattia avvilente la decima, i cervelli stretti, le menti dure, sono il suo retaggio nel mondo ora; essa :finisce v~cchia, nella debilità senile. Un'altra parte assunse consumandosi un carattere più vergognoso. L'èredità del vizio è la sua. Il vizio e l'ozio la rodono e la consumano. Essa risuscita per le donne le cerimonie di Lesbo; ed i suoi uomini sono esperti delle arti e de' piaceri pe' quali era tanto debole Òrazio. E Orazio riporta il nostro pensiero all'antica società Romana che finiva; egli l'uomo del tempo, e dei vizi di quel tempo. E noi associamo gli scandali della Avenue Friedland e il barone Adelsward, e il conte Warren, e la contessa C. M, al pensiero di quella casta patrizia che :finiva in Roma, mentre in Roma stessa si preparava la società nuova che doveva. succederle; e ricordiamo il suggestivo gruppo del Bi0ndi - forse non artisticamente bello come concetto scultorio, •ma superbamente bello e' vero come concetto so hle -,·" Saturnalia ,, dove tutto il vizio e tutta la corruzione e l'abiettezza delle società che :finiscono è espresso. E pensiamo che mentre nei tuguri umili, nell'ombra, la società che sarà forte domani prepara nella sobrietà forzata, nella castità in volontaria il cervello ed i muscoli per i giorni di lotta e di vittoria, è logico, è naturale che nel vizio vergognoso o nel triste silenzio finiscano gli avanzi di quella società che fu la dominatrice d'ieri. Nor. \ 1 A I A 1 /1_1 A_._A_._A_,_/1_1_A_,_i\_1_l\_1_A_1_A_._A_._A_,_A_, A_i A , / v$J~~~~v$J'ZJ~~~~~~\~~~\ZJ~ IL PAPATO Dn uomo di grande spirito che viaggiava recentemente per Roma, m'ha detto uno di questi giorni: « Ci si inganna quando si parla dell'abilità della corte romana,. di vasti e sottili disegni della diplomazia pontificia. « Al contrario il Papato è inetto, ed è condannato ad essere inetto perchè decade. Non· vi sono che i poteri che ingrandiscano che siano veramente abili. Quelli di cui il tempo ha consumata la sostanza non hanno qnasi che la scelta tra gli errori. . •·In Italia i papi hanno creduto di essere accorti dando ai cattolici una parola d'ordine d'astensione elettorale. Essi credono perpetuare così la protesta contro il regime· che fa di Roma la capitale dell'Italia moderna, ma essi non hanno fatto che constatare la loro Jebolezza. La vita italiana s'è sviluppata malgrado l'astensione di un elemento che il Papato credeva vitale, e questo ha perduto il beneficio che avrebbe potuto raccogliere dalla viva azione di un partito cattolico sempre presente, sempre. agente, e che avrebbe forse costretto il nostro popolo ad una di quelle combinazioni o mezze capitolazioni in cui eccelle. Ma chi sa anche se questa tattica non sarebhe .stata piena di pericoli o d'inconvenienti ~ Il mare si ritira e la barca di San Pietro abbandonata dall'onda si trova sulla sabbia. Clrn può fare il pilota più abile o il più sicuro osservatore delle stelle ? >) t In Francia, il Papato è destinato, per quanto. faccia, a commetter~ sempre degli errori. Renan quasi hon ammirava Leone XIII, di cui i politici e i rliplomatici celebrano volentiéri il genio,e soleva dire: i È un invadente che scuote le vecchie tradizioni della Chiesa senzà esser capace di suscitare un ordine cristiano nuovo. Scandalizza le anime semplici" abituate ad identilicare le cose antich(~ e la monarchia di diritto divino con la causa della Chiesa, e non conquista e non può conquistare gli spiriti liberi •. I realisti e i conservatori hanno accusato Leone XIII d'avere, con la sua politica Ji (( ralliement », c,ompromesso la stessa religione, e denunciano quasi come un tradimento il silenr,io che ha mantenuto durante la legge sulle associazioni; ma se domani un papa più apertamente aggressivo succederà a Leone XIII e pronuncierà qualchP- lJarola di combattiOJento, una parte del clero non gli sarà grata d'affrettare la separazione della Chiesa dallo Stato che i fanfaroni del clericalismo militante fingono desiderare, ma che in fondo pa ven · tano. Parecchi di questi, nei partiti controri vol uzionari, che si lagnavano della tranc;igenza di Leone XIII, deploreranno l'intransigenza del suo successore. In qualunque senso si pronunci, il Papato è ':"Otato oggi a delle \nezze misure o ad una condotta incerta e contrad ittoria. In questo mondo in cui dominano sempre più la democrazia, la scienza e il libero esame, non può nè abbandonarsi nelle nuove direzioni, nè ingaggiare a fondo una politica di reazione violenta e continua. Se il Papato sottoscrive apertamente alle atf8rmazioni della scienza e delLt libera critica, se accoglie l'idea del vasto mondo sempre in trasformazione, se riconosce che l'umanità procede per via di evoluzione di forme anteriori della vita, se ratifica le conclusioni le più certe dell'esegesi biblica, se insegna che le leggende caldee formano una parte della Bibbia, ~ che il Pentateuco è corv-- posto di libri scritti in date differenti, scandalizza i· deboli e per le breccie ch'esso stesso ha aperte apre al libero pensiero gli spiriti smantellati. Se al contrario si ostina a man tenere le interpretazioni che la scienza ha decisamente schiacciate, se fa scoppiare tra il dogma e la scienza un antagoni smo così violento, una contraddizzione così. chiara, che il dogma non possa più vivere se non di compromessi segreti e di accomodamenti infiniti, il dogma sarà portato via da una specie di esplosione. · Così, da un secolo, il Papato ha esteso sul cristianesimo stesso la p.rotezione di una specie di diplomazia intellettuale timorata e quasi sorgnona. Là ove lo strappo tra la tradizione dommatica e la verità scientifica era troppo profondo e tropp_o *
372 RIVtSTA POPOLARN t,t POLI11CA, lll'M'ERll • SClllNZR SOètAU netto, i papi si dedicavano a un lavoro di ricucitura silenzioso. Chi crederebbe che è soltanto nel 1885 che la teologia ha ritirato le opere di Coper- •nico, vale a dire tutta la astronomia moderna, dai cataloghi dell'Indice? Galileo, Klepero, Newton, Laplace vi succedevano, Copernico restava interdetto, e la Chiesa ha confessato il suo errore così discretamente, così tardivamente, che le generazioni nuove sono state appena avvertite di questa accettazione ufficiale delle verità per lungo tempo combattute. I Anche il Sillabo, così altezzoso, così brutale, è come attenuato da una essenziale ipocrisia. Gl'interpetri officiosi si sono affrettati di distinguere la tesi e l'ipotesi e di dire che l' intolleranza dottrinale affermata dal celebre documento doveva essere temperata, nelle società moderne, da degli accomodamenti necessari. Così la Chiesa proclamava il suo diritto ad opprimere il pensiero umano, ma rinunziava nello stesso tempo, per prudenza mortdana, a far valere questo diritto nella sua integrità. Essa non dava al mondo nè la libertà del pensiero, nè il fervore fanatico della fede, ma un miscuglio tiepidm di tutto ciò. Il fulmine di Pio ix si perdeva in zig-zags; ed è meno grande di quel che s'immagina ,.la differenza tra la sua maniera di vedere e ·quella di Leone XIIl. Leone XIII non ha mai avuto, nella sua p1litica sedicente moderna, nè vigore d'azione nè continuità. A che scopo gettare nel mondo la sua Enciclica sulla condizione degli operai, la quale avrebbe potuto commuovere una parte del proletariato, per poi darsi, con dei commenti glaciali, ad attenuarne gli effetti e le conseguenze possibili 1 O bisognava serbare il silenzio e non aggiungere nuovi turbamenti nello spirito delle classi conservatrici, che così facilmente perdono la testa, o bisognava coraggiosamente, attraverso le tempeste, proclamare la necessità d'un nuovo diritto sociale, fare ai cattolici un obbligo di coscienza d'accettare e di prqmuovere la legisla~ione sociale_ in favore dei proletari. Leone XIII s'è presso a poco sconfessato da ~è stesso, e l'enciclica Rerum novarum non ha provocato che uno sterile stupore. E' pure completamente vano consigliare ai cattolicj francesi di accettare la forma repubblicana, se non ci si cura di mettere il dogma, con arrendevoli intepretazioni, in armonia coi grandi risultati della scienza. Ora, nessuno può dire, con qualche certezza, in che sta oggi la dottrina della Chiesa. Vedo che Brunetière è oggi uno dei più influenti cattolici. Tutti i preti che si picc-ano un po' di pensare, prendono a prestito le sue principali idee e persino le sue manie di stile. Nella nuova letteratura del clero , moderno > abbondano gli « e dunque » e i .: io son bene che ». Questi signori combinano piacevolmente i'ampia famigliarità oratoria di Brunetière e la famigliarità saltellante e chiacchierona di Faguet. Ma la Chiesa, aderisce, in conclusione, si o no, alla dottrina dell'evoluzione e della discendenza delle specie, che Brunetière tenta conciliare col testo biblico e col sistema cristiano 1 Nessuno lo sa. Brunetière è stato riéevuto da Leone XIII, cc e dunque >) si può dire che non è stato sconfessato. Ma non è stato nemmeno confessato. Ed è in queste abilità che si esaurisce il genio decadente del Papato ! E' ben vero - e i professori un po' avventurosi dell'Istituto cattolico di Tolosa tentano dicoprire così le loro arditezze - che Leone XIII ha fatto una concessione alla scienza moderna ordinando che sia proceduto ·alla revisione del breviario romano secondo i lavori di Dom. Guéranger sulla liturgia. Ma· Monsignore :O'I-Iulst quando fu chiamato a Roma per spiegarsi su di un articolo del Correspondant in cui accettava i resultati. critici di Lesconnat, ha ricevuto un avvertimento di 'usar prudenza, oppure l'intimazione di rinunciare ai suoi sogni temerari 1 L'Istituto cattolico di Parigi è più che per la metà sospetto. I corsi di parecchi dei suoi professori sono stati interdetti dai direttori di SaintSulpice. L'abate Loisy è stato come fulminato da una lettera dell'arcivescovo di Parigi. Che fa Roma 1 Roma attende e tace. Roma non vuole sfidare l'evidenza scientifica, nè sottomettersi coraggiosamente al vero. Roma agonizza, Roma manovra, Roma usa delle astuzie: e sarà così sotto il successore di Leone XIII come sotto Leone XIII stesso. Il Pétpato non avrà nè il ,~oraggio dell'antico errore, nè il coraggio della verità nuova; esso non può più ecclissare i grandi raggi, ma volge la testa da una parte, e finge di non vedere la l_uce,per dispensarsi da condannarla o da seguirla. Così a tutte le ragioni che ha la Francia repubblicana d'eliminare l'influenza politica del Papato e della Chiesa, s' aggiunge una ragione di lealtà e di franchezza. Il Papato che decade ha questa ipocrisia che risulta dalla debolezza, e non potendo più insanguinare il mondo con la violenza, lo corrompe con una specie di menzogna silen,- ziosa e latente. La morte di Leone XIII e la scelta del suo successore possono avere una grande influenza politica immediafa. La lotta ingaggiata tra la Re-· pubblica francese e la Chiesa, può esser esasperata con l' elezione di un papa bellicQso; ma il cammino generale delle cose umane non sarà modificato dalle vicissitudini della politica pontificia. ~on è nemmeno permesso di prevedere l' alta portata di un Papa che spingesse lui stesso « i fedeli » nelle vie dell'avvenire, e che risparmiasse alle coscienze turbate il dolore d' inevitabili trasformazioni. Mazzini disse un giorno : << Se il Papato vuol finire gloriosamente, tramonterà nella democrazia come il sole ne11'0ceano ». E' una chimera. Il Papato amerà più restare nell'orizzonte come una pallida luna, piuttosto che discendere come un sole, con una volontaria e gloriosa ab:- dicazione. \
itmSTA POPOLABN DI POLl11CA. U'lTEJUl. SCil!Nn S()CIALJ 3'73 Il cattolicismo non libererà milioni di spiriti legandoli ad un ideale nuovo. Non saprà nemmeno :r:iconoscere nel vasto fervore dello spirito nuovo e della libera democrazia, la continuazione di ciò che lo spirito cristiano ebbe di più ardente e di più nobile. Nietsche si ride di noi - e adula il Papato - quando mostra l'ultimo papa che saluta Zarathustra e gli dice: « O te, il più pio degli atei, io non posso vivere che vicino a te. » Il Papato non finirà punto con una parola di speranza, ma morrà balbettando un vago ~natema misto di restrizione diplomatica e di una scomunica ambigua piena di malintesi. I. J AURJÌ,S. li li IIII1111111111111111 TTI 111111111111111 ! 1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 La giustizia dello Czar. Lo Cza•· (ctlle delegazione degli Ebrei): Di che vi lagnate 1 Non sa'pete dunque che la nostra ingiustizia è uguale per tutti. (Floh di Vienna). LEONE XIII Uno dei papi che la storia chiamerà fra i p1u grandi che abbiano governata la Chiesa, si è spento. Non ancora gli è stato nominato il successore; appena, appena su lui s'è chiusa la bara e già il giudizio concorde degli uomini spassionati, conviene nella affermazione che l'opera compiuta da questo esile vecchio, che sotto i paramenti sacri pareva vanire come una visione incorporea, è un opera grande e forte. In altri tempi; in tempi di fede più sincera e più salda, di lotta più violenta e di più forti passioni egli sarebbe stato un dominatore ; uno di quegli uomini che aprono al mondo le vie nuove; che impongono agli uomini la loro forza, il loro potere e, nell'errore o nel bene, trionfano. Ed anche in questi nostri tempi piccini,. in cui ognuno si consola della propria ignavia misurandola ed accomunandola alla ignavi~ di tutti; anche in questi nostri tempi egli riuscì ad essere l'uomo singolare; l'uomo che imprime la propria orma nei fatti e nei tempi. Una interpretazione troppo ristretta dei fatti storici tende ad escludere dallo svolgimento delle vicende umane l'influenza dell' uno per sostituirvi l'azione delle masse, la pressione di leggi e di fatti economici. E, in verità, questo lato degli avvenimenti umani era stato trascurato dagli storici del passato, e se ne togli il Ireen nella «:storia del popolo Inglese », il Michelet nella e Storia di Francia », Augustin Thierry nelle « Lettere su la Storia di Francia » e. la Zaller nel « Ria§- sunto della Storia di Germania :. nessuno storico prima dei nostri modernissimi tempi, aveva cercato di far rilevare che anche le masse popolari, le folle grigie avevano avuto una parte non indifferente nella formazione· del pensiero e del fatto storico. Ma la teoria, troppo esclusivamente inte• sa, è diventata a sua volta inesatta; come inesatta Le trasformazioni di Guglielmo II. Quale testa si farà 1 (ora dopo la vitto-ria clei socialisti) (Fischietto di Torino). è la teoria che al solo fattore individuale: quale il Buck.le accenna nella sua « Introduzione alla. storia della civiltà, ,. assegna la influenza e la causa del divenire dei popoli. Nè ancora si è trovato lo storico geniale che formuli la vera legge degli avvenimenti storici, poichè nella conciliazione fra le due teorie stà il vero segreto della storia scientifica e perciò vera. I fattori etnici, economici, politici, intellettuali, morali, sentimentali e individuali concorrono tutti in diffe·renti proporzioni, or l'uno su l'altro dominanti, ma pure tutti insieme alla formazione ed allo svolgimento di ·un dato, fatto sociale, d'un tale qualunque avvenimento storico. E. sovente sono ognuno di essi causa ed effetto ad un tempo, sempre lo sono l'uno dell'altro. Senza Cesare al Rubicone, senza il suo alea }acta est non si avrebbe avuto l'Impero: senza le folle barbare d'Italia e di Germania, senza le Municipia non si avrebbe avuto il Cristianesimo trionfante in Europa. Senza Pietro l'Eremita, e
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