RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA.. LETTERE 1f SCIENZE SOCIAL1 345 · delle armi. Io non credo allo sfasciamento dell'impero austriaco a data fissa, vale a dire, alla morte dell'attuale imperatore, ma anche, data e non concessa questa dissoluzione, sa1~ebbe più che un errore di logica, una minchioneria vera e propria il ritenere che le singole parti del colosso rovinato, potessero spettare ad -altri se non al pensiero più pronto ed alla spada più tagliente. E per ciò gli irredentisti a tutta oltranza non possono proporsi che gli scopi seguenti: combat-, tere la triplice, e una volta rimasti soli, o meglio alleati con lei Francia e la Russia, profittare del primo pretesto per una guerra e quindi rinvigorire al massimo. grado possibile l'esercito e la marina, chieil.endo l'aumento delle spese militari. Io non condivido questo programma, ma lo trovo logico e sincero: quella invece che detesto perchè assurda; ipocrita e bestiale, è la condotta di coloro che mentre da una parte aizzano il popolino contro l' Austri0-, dall'altra mirano ad indebolire la compagine dell'e-.,ercito. Ma senza' curarci di simili T;trtufi, è certo che il primo programma conta un numero di aderenti più grande e più autorevole di quanto comunemente si creda. A questo programma se ne contrappone un alaltro, secondo cui gli Italiani, pur senza rinunciare all'ideale di completare l'unità della patria « cura e onore dei padri, e come loro sacro e diletto •, credo no più opportuno di rimandare lo sforzo decisivo, a quando le condizioni saranno migliori di ora, di guisa che esso possa richiedere meno pericolo e meno sacrificio. Ed è anche necessario dichiarare che nel caso (molto difficile, del resto) in cui la politica austriaca prendesse un indirizzo verso un ben intero federalismo, con il reciproco rispetto di tutte le nazionalità che formano il vicino Stato e tale da soddisfare gli Italiani di oltre confìne, verrebbe meno ogni occasione di intervento ed ogni pensiero di annessione. Questo programma Ji aspettazione offre, a mio avviso, parecchi vantaggi sull'altro, ed anzitutto tien conto delle scarse visioni economiche d'Italia. Perchè se è vero che un individuo può far sua la divisa di quell'esploratore del M. E « non vioere, sed navigare opo-rtet >, è altrettanto vero che questa norma di vita non può adattarsi ad un po- . polo. - Non alla guerra dobbiamo noi ora pensare, ma alle arti. della pace, ai componimenti del ben vivere civile ed a quella proporzione di uomo ad uomo, la · quale, come scriveva l' Alighieri, servata cioitatem servat, corrupta corrumpit. E per quanto non gli infimi strati di un popolo, ma quelli medi debbano dare l'indirizzo alla sua politica non si può negare che una Nazione, la quale anzichè curare le proprie ferite sanguinanti e rialzare le depresse sorti del suo lavoro, partisse di sua volontà armata in guerra contro un'altra di essa più ricca e più forte, offrirebbe uno spettacolo, per quanto eroico, sempre pietoso e dissennato. Il provocare una corrente di ostilità contro l' Austria sio·nificherebbe allontanare il capitale dagli investir~enti produttivi a lunga scadenza per il timore di complicazioni poli.tiche e militari. Noi per· contro abbiamo bisogno non di aumentare le spese per l'esercito, ma quelle necessarie per l'incremento della scuola, dellla coltura, dell'igiene, del lavoro. Noi ahbiamo città capo-luoghi di provincia che ven0·ono meno a molte esigenze dell'igiene e delo . . l'edilizia, in cui gran parte della pop_olaz10ne vive in miserabili abituri accanto al majale e al so- ·marello: abbiamo numerosi comuni privi di acqua potabile, estese zone di campagna de;:;erte di abi · tazioni; che più 1 alle porte della capitale della terza Italia, della nostra Italia, vi sono dei casali di contadini che hanno l'idea di un villaggio abissino. Per colmare la misura noi siamo soggetti ad un sistema· tributario che fiacca ogni energia produttrice, e contiamo intere classi di pubblici funzionari che debbono sottoporsi· alle più dure privazioni pur cìi sbarcare il lunario. Hic opus, hic lrrbor, e questa opera di redenzione, già in molti luoghi iniziata, ha bisogno, per essere HfOseo·uita ;on la necessaria energia, di t' . b tranquillità e cli ricchezza, la quale ultima per contro non potrebbe essere in vestita a questo scopo se dovesse servire alla preparazione della guerra. Quando, e ciò non potrà accadere che in futuro lontano, si sarà posto rimedio a questa lunga serie di inali, allora sarà ragionevole, e sarà doveroso rimettere sul tappeto la questione irredenti.st;, con la serietà e la energia che ci fornirà la coscienza del la nostra forza, ricorrendo anche alla ragione delle :~mi, se la ragione del diritto ~ della pace, il cui trionfo viene augurato da tutti gli animi buoni, dO"'.'esse dimostrarsi insufficiente. Rese floride le condizioni dell'Econo:nia nazionale, fattosi meno grave il tributo per lo aumento della ricchezza privata, sarà possibile rinvigorire con ogni. cura la compagine dell'esercito e~ affrontare la lotta con probabilità di vittoria. Nè mai, a mio avviso, ci dovrebbero accertare su q.uesta via, le obbiezioni m'3sse innanzi dall'on. Colajanni, che in tal guisa ridarebbe lustro al militarismo ed alla Dinastia, osservazioni esatte senza dubbio, ma di cui la seconda non contiene per me, che non sono repubblicano, alcuna minaccia, e la prima rappresenta un danno incomparabilmente minore dei vantaggi di ordine ideale e materiale della liberazione di terre italiane da· servitù straniera. Questo il programma per un futuro, ahimè, molto remoto. Per il presente, e quì sono lieto di trovarmi pienamente d'accordo con gli egregi Colajanni e Moneta, io, coerentemente alle considerazioni quì esposte, stimo dovere di buon cittadi.no e specialmente di coloro che hanno l'onore e la responsabilità di educare la gioventù, non d'infiammare i
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