·344 RIVISTA POPOLARE DI POLJ11CA. LBTI:ERE E SCIENZE SOCIALJ del lVIezzodi' l'accesso al grande mercato n,1 zionnln ed internazionale della Valle del Po. « Ho avuto parecchie volte oc-ca:ione di capitare negli al be1·gllì de] le r~i tt;ì, dì prnv.incia del Mezzodì, e testè anche di Sardegna; e mi è semprn accaduto di vedere alla table ll'll6te veri stormi di commessi viaggiatori del Biellese, del Lago Maggiore, della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia, intenti a collocarvi i loro prodotti manufatturieri ed a raccogliere il poco danaro che vi circola frutto dei sudati risparmi degli agricoltori. « La confignrazione ·del paese pone sgraziatamente il Sud e le Isole in una condizione .di inferiorità industriale che nessun espediente accenna a poter eliminare. Ma si può e si deve attenuare il conseguente disagio col rendere più razionalmente pareggiato il costo dei trasporti a ragione di valuta più che di peso delle mercanzie e dei prodotti. <' Bisogna considerare che il valore intrinseco dei manufatti che noi 1jortiamo al Sud supera in media il migliaio di lire al quintalA, mentre i pro-. dotti agricoli oscillano in una media di sole lire venticinque. Per quanti sgravi di tariffe si facciano saremo dunque ben lungi ancora dall'avere perequato questo pubblico servizio. « Siamo ancora noi in debito e non in credito malgrado la facilitazione ora· concessa st~i vini. « La quale è a vero dire modesta assai, e tale da non avere dato, secondo me, adeguata ragione a una alzata di scudi che sgraziatamente assume carattere odioso e può condurre a. crescere ingiuste correnti di diffidenza tra le diverse region-i italiane. « La verità è che i grandi incettatori, i soli che possono valersi efficacemente del ribasso, già ne godevano con privilegio; p,3i piccoli le spese generali, i viaggi obbligatori, e le rappresentanze sul luogo assorbiranno tutto. Francamente io penso che a beneficare del provvedimento saranno le ferrovie soltanto ricevendo il compenso speciale che dianzi non percepivano dallo Stato. « La differenza tra i ribassi per l'estero e lo interno, su r,ui pare si appuntino le maggiori preoccupazioni, non mi pare neanche molto ragionata. « I nòstri vini del Nord hanno qui i loro consumatori fedeli che giurano e giureranno sempre sul Barbera, sul Nebiolo, e sul Gattinara. « Il pericolo, se sussistesse, sarebbe piuttosto per la concorrenza che i vini meridionali potessero fare alla frontiera del Cenisio e del Gottardo, ove i vini italiani hanno per la massa dei consumatori una sola etichetta: « Vino italiano ». « Non vorrei che gli agricoltori delle mie provincie obiettassero che essi non debbano a loro volta patire nessun sacrifizio per ciò solo che agli industriali del Nord torni a conto che il Sud sia sollevato dalla crisi. « Io ammonirei cotesti eventuali obiettanti che la loro ricchezza e le loro risorse sono a loro volta il frutto di quella enorme prosperità ctLe l'industria diffonde tutto intorno, e fa così doloro~o contrasto colla vovertà di altre terre italiane. « Dunque cessino le esager;tte ~H·eoccupazioni e uniamoc.i nel grido <i i pace o concordia e viva l 'Halla ». Ronia, a ll/gLio 190:J. l)ev.tno CURIONI. ww~w~~ ANCORADELL'IRREDENTISMO Programma di aspettazione. Ho ammirato il coraggioso articolo « Irredentismo e Gallofobia » di T. Moneta, in cui sono chiaramente esposti i pericoli e i danni di un irredentismo irriflessivo e a buon mercato - accademico o piazzaiuolo elle sia. Io mi trovo d'accordo con l'egregio Moneta nel ritenere che l'irredentismo sia « incensurabile e vorrei aggiungere, lodevole, quando intend~ a mantener viva la fede in un avvenire in cui non vi saranno più italiani soggetti a.signorie straniere>>. Io penso. anche, e sono certo di a.:ver consenziente il Moneta, che l'annessione all'Italia delle provinde italiane che si trovano sotto il governo austriaco, ùeva es~ere uno tra gli ideali di og:ni italiano, che non sia un evirato politico. Mi dispiace invece di essere meno d'accordo col Moneta intorno ai mezzi che egli ritiene i più adatti per raggiungere lo scopo. Il Moneta confida in quel movimento, che pervade tutto il mondo civile e che « tende a dare ai popoli organismi e rappresentanze comuni. .. ed a risolvere, come giudicate civili, le questioni che una volta si decidevano colla spada >. Il movimentò, non v'ha dubbio, esiste e si trova in armonia con le più nobili aspirazioni dell'umanità, intese ad eliminare la guerra come mezzo di ri~oluzione dei conflitti tra i popoli. E nessuno più sinceramente di me augura il trionfo di questo benefico movimento, ma allo stato degli atti, per dirla con frase curiale, io non mi sento di avere la fede del Moneta e per raggiungere gli scopi dell'irredentismo, più che nelle corti di con~iliazione e di arbitrato, oggi per oggi, io confiderei in un esercito gagliardo ed in una flotta potente. Ma non è per questo, non è per lumeggiare i motivi del mio dissenso dall'egregio Moneta, che ho preso in mano la penna, sibbene per sostenere la necessità di rimandare ogni tentativo di irre1 dentismo a tempo indeterminato e remoto. Appunto perchè non ho tutta la fede del Moneta negli effetti prossimi del movimento pacifico, trovo, ancora più che lui, necessario, combattere per ora la risurrezione del movimento irredentista. Perchè - è bene parlar chiaro - si deve liberare la mente da un errore pernicioso: che sia possibile, per ora e in un prossimo avvenire, che l'Italia ottenga •rrento e l'Istria senza la forza
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