Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 13 - 15 luglio 1903

\ 342 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl ponga, però, che tale agitazione sia promossa da pochi e gretti produttori di vini: stanno a capo della medesima l'on. Villa - ex ministro eJ ex presidente della Camera - e la maggior parte dei senatori e deputati del Piemonte; ha per organo ufficiale il più antico, il più liberale e il più diCfuso giornale del Piemontè, La Gazzetta del Popolo; ha tenuto un rumoroso Comizio di protesta in Casale Monferrato; altri allrove ne ha indetti, ed ha tenuto una riunione di Deputati e Senatori in Torino, che hanno votato il seguente ordine del giorno all'unanimità - compresi i due deputati socialisti N ofri e Vigna: ne prendano nota i deputati socialisti del Mezzogiorno che colla disciplina del partito giuslificano ogni cosa brutta o danno.sa per la loro regione - : « L'adunanza parlamentare di Torino, ricono - scendo quanto sia opportuno il provvedimento favorevole all'industria agricola del Mezzogiorno, convinta che ciò non debba tornare mai nocivo alle colture vinicole del Settentrione, invita il Governo ad adottare pei vini, mosti ed uve, le riduzioni di tariffe a11Pgate nella relazione Vendramini della Commissione pef gli sgravi, limitando gli effetti del decreto ed actordando anche maggiori riduzioni per le esportazioni dei prodotti del Mezzogiorno. ,, Ora quest'ordine del gtorno è un capolavoro d'ipocrisia, che non si può abbastanza stigmatizzare, e che conta,per vassare come oro di coppella, sulla minchionaggine dei meridionali. Infatti colla riduzione delle tariffe che si accorderebbe ai Yini da esportare all'estero non si acchiapperebbe che un pugno di mos_che; dappoicllè il vino italiano viene battuto sul mercato svizzero da quello spagnuolo non !:Jer cinquanta o settanta centesimi all'ettolitro di d itferenza, ma per una differenza che osdlla attorno alle lire cinque! Avvertito ciò passo all'esame intrinseco delle obbiezioni che si sono mosse contee, il Decretolegge ùel 26 giugno in di::;cussione. Sono tre. 1° Le vestali dell'uniformità legislativa, tipo Tribuna, si ribella no perchè il prov,redimento ha un carattere di aiuto speciale e di legislazione regionale. Ora quando tutli si convinc0no della nece~sità di una legislazione S)Jeciale - anche Zanardel li, che fu sempre il campione più el.evato e più sincero dell'Unità questa obbiezione dimostra che ci sono ancora dei ciech:L che si rifiutano di vedere la luce; e sono ciechi pericolosi che non si accorgono che senza una J egislazione speciale non si attenueranno le grandi sperec1uazioni regionali, mantenendo le quali mancherà. sempre l'unità morale. l\'.fancahdo questa l'unità politica è una menzogna ed un insulto per-coloro che ne subiscono i danni e non i benefizi. 2° Si· movono aspri rirn pro veri al Decreto-legge peréhè lede i diritti del Parlamento. La lesione riesce tanto più deplorevole in quanto che il ritfinistero, cioÀ i testardi on. Carcano e Di Broglio, respinsero prima, le proposte della famosa Commissione degli sgravi, e~pressione della volontà della Camera òei deputati, che la riduzione delle Tariffe accordava ai soli prodotti agricoli del Mezzogiorno da esportare all'estero come onerosa tJer il bilancio; mentre ora propone esso stesso un provvedimento che i danni del .bilancio aggrava estendendo ai trasporti per l'interno le facilitazioni che volevansi adottare solo per l'estero (Sta1npa di Torino u0 del 4 luglio). .,Questa obbiezibne è grave dal punto di vista delle buone regole parlamentari e della logica più elementare; ma è addirittura nauseante che la facciano µroprio alcuni elle furono tra i sostenitori più accaniti dei Decreti-legge della buonanima del Generale Pello'ux. Ciò dimostra che razza di· sincerità ci sia in coloro che oggi improvvisamente sono divenuti teneri dei diritti del Parlamento. Ma la cattiva qualità degli avvocati non intacca la bontà della causa; perciò deve ammettersi come ben fondata l'obbiezione che si traduce in biasimo pel Ministero. · Questo non può che invocare 1e circostanze attenuanti, confessando di non essersi accorto prima della gravità del fJroblema me.cidionale rivelatagli dal caso Lecce; e elle la premul'a della Camera nel µrendere le vacanze lo costrinse ad un provvedimento di urgdnza anche nella forma più antipaticamente incostituzionale. 3° La ragione più forte che fa ribellare i settentrionali è quella economica; e l'ha esposta l'onorevole Villa. Non è lecito, egli dice, toccare indirettamen,te alla djstribuzione della ricchezza agevolando le condizioni di concorrenza di una regione a danno dell'altra. L'on. Villa !:JOtrebbeastrattamente a vere ragione; ma è in ritardo nel fa.cla valere. Oh! perchè mai non se ne accorse tutte le volte che si toccò clirettamente alla distribuzione della ricchezza agevolanù.o le condizioni di concorrenza de[ Settentrione a danno del Mezzogiorno? Egli potrà dire che in questi casi non si tratta cl i. legislazione speciale, ma di misurn clte a vevano carattere generale e che valevano per tutte le regioni e per tut1.t i cittadini del Regno. Peggio pei :neriJionali se non seppero avvalersene!. Ma l'on. Villa è io. tema di concorrenza e non dovrebbe dimenticare che essa nasconde un pernicioso inganno, tale dimostrato non solo dai so cialisti odierni, ma anche da illustri economisti, qual'è ad e empio il Sismondi, per citarne uno che mi viene alla mente mentre scrivo. I ricchi si affidano alla libera concorrenza per stritolare i poveri. I forti e i bene armati amano invocare la giustizia e l'uguaglianza della concorrenza per combattere contro i deboli e gl'inermi. E sono deboli e inermi i meridionali, che mancano di capitali, di organizzazione, di coltura tecnica. Quanto sia cnH.lelmente sofic:;tica questa argomentazione lo prQVé\.U0i precQ,lenti storici della tariffa doganale.

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