Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 13 - 15 luglio 1903

338 RIVISTA POPO/.AR/f DI POLITICA, LEITERB • SCIENZE SOCIAU tutto il mondo e che fra noi tende a prendere il carattere più acuto che altrove. Ormai a nessuno più è possibile negare il fatto che noi ci avviamo, più o meno rapidamente, verso una trasformazione degli organamenti economici che si / prepararono nel XVI e XVII secolo e ai quali la Rivoluzione Francese e lo sviluppo dell'industrialismo diedero la sanzione dei fatti e la ragione d'essere. In America i Trusts preparano la trasformazione soci~le, la nazionalizzazione della ricchezza sociale, in modo molto più ra.pido che non si possa fare nella nostra vecchia Enropa ancora impastoiata di feudalismo, d'idee autoritarie e di vecchi principii che accentuano' il dissidio e lo rendono più aspro fra proprietari e lavoratori. Certamente noi non siamo alla vigilia, neppure in America, di vedersi realiz_zare_ le previsioni catastrofiche - chè chè ne dicano i socialisti - di Karl Marx; e potrebbe darsi che certi principii di economia enunciati da· Giuseppe Mazzini aprissero la via alla. trasformazione, in seguito più radicale, dell'organismo economfoo. È un fatto però che tutto tende alla. rinnovazione, e che l'evoluzione oggi non più procede ma precipita verso forme diverse. ·E resistere è opera vana. Naturalmente, come ogni variazione nell'ordine fisico delle cose non si compie senza sacrificio e danno di qualche cosa - sacrificio e danno compensati poi dal migliore stato della costituzione che succede - così le variaziolli nell'ordine sociale non si possono attuare senza che ne vengono scompaginate e sacrificate e danneggiate cose che ci eravamo abituati fino ad oggi, a considerare come solidamente stabilite, perenni e intangibili. Ci sembra però che gli uomini dovrebbero, nel loro stesso interesse, procedere in modo che la tra: sformazione avvenisse senza troppo dolore per gli uni e per gli altri; senza necessitare quelli attriti, che poi fanno quasi pensare che ùn giorno o l'altro dovremo pure arrivare al punto in cui la soluzione non si presenterà altro che sotto la forma catastrofica ; mentre, veramente, questo non è. I cambiamenti sociali duraturi si compiono attravers::> evoluzioni lente di forma <) di stato e di legislazione, nelle quali la coscienza più elevata di una classe ed un· più profondo sentimento morale hanno una grandissima pa,rte. Ora questa nuova forma di educazione delle masse popolari, quantunque non sia ancora arrivata alla perfezione, si va lentamente facendo; coscienza di classe, coscienza di diritti, sentimento di doveri si fan11;0strada, ancorchè lentamente, fra i popoli, e preparano l'avvenire. Vogliamo dire con questo che la borghesia dovrebbe, legati mani e piedi, darsi vinta• senza battaglia? o che siano giuste ed opportune tuttte le lotte che attualmente intraprende il proletariato? No certamente. Saremmo stupidi se lo credessimo, e non sarebbe umano se potesse essere fatto, e quindi non si fa. Intendiamo però osservare che la trasformazione - poichè è fatale che avvenga - potrebbe essere resa meno d·olorosa - e forse anche meno rapida e più organica - se i proprietari mettessero da parte le idee e le borie medioevali e feudali che li caratterizzano, specialmente in Italia, e i lavoratori fossero più cauti e meno impazienti. Questi dovrebbero comprendere che i lock-outs, quantunque sinora non riusciti sono un grave segno della organizzazione dei padroni, che finirà col rendere inutile. o quasi, l'arma dello sciopero. Gli esempi citati in principio di questa nota ne stanno a far fede. Alle Savonneries di Bari c'è quel Genais che tratta con gli operai come un barone del Medio-evo co' suoi vassalli: è prepotente, è violento, è superbo : quando poi è costretto a cedere cerca il cavillo per tirare in lungo qualche giorno di più; eppoi cede miseramente. Avrebbe fatto meglio, sarebbe stato più intelligente se si fosse accordato subito. Gli operai, che hanno l'intelligenzà di chi è in progresso ascendente, erano dispo• sti a trattare ed a recedere da qualche loro pretesa. A Genova i proprietari carbonai chiudono le loro calate. Essi pure non vogliono trattare con la Lega degli operai. Sentono che la Lega è lo strumento delle lotte economiche e si ribellano. Ma anche qui debbono cedere. È vero che hanno cercato il sottefurgio delle pa ghe per mezzo dei confidenti, è vero che hanno cercato di eliminare qualcuna delle clausole in base alle quali l'accordo è stato conGJ-uso ; non ci sono riusciti; e hanno dovuto cedere dopo aver fatto perdere agli operai, ed aver perduto essi stessi parecchie migliaia di lire. A Portomaggiore è ancora la stessa storia. I proprietari non vogliono trattare con la Lega: poi cedono e si stabilisce che si dovrà rivedere il vecchio contratto e a rivederlo saranno nominati tre rappresentanti degli operai dalla Lega, e tre dai padroni della Federazione dei proprietari. In altri paesi in Germania, in Inghilterra, in America, i proprietari non sdegnano trattare con i rappresentanti degli operai e con le loro leghe, eppure non sono degli scalzacani senza quattrini come i proprietari Italiani, sono milionari e miliardari, soltanto hanno l_a coscienza che poichè si deve andare all'avvenire, meglio è, per loro, andarci più tardi e più pacificamente _che si può e trattano più che possono con quelle Trades-Unions e quelle Leghe che essi sanno bene essere gli strumenti della trasformazione. Ma i proprietari Italiani no ; f énomenali Don Chisciotti del passato battagliano con tutte le loro forze, e pigliano le arie più spavalde e più eroiche che possono .... per poicedere. Ma chi è che non sa che la borghesia Italiana è la più scalcagnata, la più cieca e la più vanitosa. delle borghesie del mondo? ... ·Loubet in Inghilterra. - Uno dei pm notevoli avvenimenti politici di questi giorni, e fors' anche il più notevole, è stato il viaggio in Inghilterra del Presidente della Repubblica Francese. Le accoglienze son.o state entusiastiche, i brindisi significativi, e quantunque qualche giornale inglese, ora, legga fra le linee di quei medesimi brindisi e dal commento tragga conclusioni che non appaiono tanto rosee quanto il desiderio vorrebbe, stà in fatto che questo viaggio è venuto a dissipare molte nubi sull'orizzonte Europeo; e i rapporti nuovi che resulteranno da questo incontro dei due capi delle due nazioni secolarmente rivali, saranno un pegno di più per la pace Europea e un passo avanti su quella via del disarmo dal quale, forse, siamo meno lontani di quello che si pensa. Poichè non bisogna guardare soltanto alle manifestazioni rumorose, e non bisogna pensare che si può - in questi casi - cogliere il frutto prima che sia maturo. Ora del viaggio del Presidente Francese in Inghilterra si spera che derivi la stipulazione d.el trattato per l'arbitrato tra Francia e Inghilterra. La cosa, se si avverasse, non sarebbe di lieve importanza

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