Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 13 - 15 luglio 1903

RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll 355 Povero Nicola! sentiva affondarsi nell'anima i pianti dei. suoi bimbi e ripensava con un ruggito aJla sua gamba lasciata in Africa, e si consumava e si macerava nel dolore dell'impotenza alla quale sentivasi irrimediabilmente dannato, in tanto che i suoi bimbi gli intristiYano ad ora ad ora intorno e la Margherita sofl'riya ih si.lenzjo ben più terribile martirio che la fame. Più di una volta Margherita gli aveva detto: « Poi che nella nostra casa non rimane altra forza viva se non quella che è nelle mje braccia, percllè non vado io in America, come fanno tanti altri? Il lavoro della donna vi è ricercato e retri• buito bene. Lo so: mi parrà di lasciare qui la mia ani.ma, soffrirò pene atrocissime, ma, infine, non soffrirò pe1· te? non soffrirò per le nostre creature? Il pensiero di te e dei bimbi mi accrescerà lena e vigore e la speranza di rivedervi mi alle-· Yierà la tortura della solitudine ». ' Ma Nicola aveva sempre respinto con orrore questo partito, alla fine aveva ceduto: se fosse stato egli solo, si sarebbe lasciato dh,fare della fame senza un lamento, ma c'erano i bimbi, che dovevano viYere, che non dovevano morire. Margherita vin~e. * .,, .. Tutta notte aveva vegliato; dopo che ebbe posti a letto i bimbi, girando come pazza per la casa povera aveva riordinato per la centesima volta i loro vestitini e le cassette del loro correduccio, facendone la consegna con voce strozzata alla sua mamma ormai povera. vecchia cadente. Ad ogni camicina che prendesse, un singhiozzo le spezzava la parola; Nicola non le vedeva quelle lagrime: in un angolo, co'l misero corpo ab banùonato su una sedia, teneva a terra lo sguardo immobile: queste lagrime egli le sentiva. Quando la Margherita abbandonò, forse per sempre, la sua casetta umile, era già l'alba. Non aveva avuto cuore di svegliarli i bimbi; sentiva che avrebbe. versata tutta l'anima sua fra quei braccini, che le sarebbe venuta meno la forza riel momento supremo, ed era partita senza destarli. Li avrebbe più riveduti? o sarebbero essi morti, più che di fame e di stento, di dolore? e nel momento estremo avrebbero ancora ricercato il seno e le labbra della mamma lontana? Più d'una volta a questo pensiero terribile fu sul punto di tornare indietro e prendersi in collo le creature sue e a perire con esse; poi un altro pensiero, più spaventoso di quello, il pensiero di vedersele morire di farrie tra le braccia senza forza con tutto lo strazio• e l'angoscia dell'agonia terribile, la spingeva innànzi quasi inconsapevole. Quando si accostò alla dilip:enza, la sua risoluzione era già presa: non vedeva il Dio degli infelici il sacrificio ineffabile che in quel momento compieva? Però ella aveva fede che ct_uel Dio avrebbe avuto misericordia di lei è le avrebbe risparmiato l'estremo martirio. Ma Nicola rimasto, solo a trascinar peno_samen·· te nella stada buia dietro la diligenza pesante, vide ora tutta la brutale grandezza della- sua sciagura; fino a quell'ora, più clrn della sciagura medesima, egli s'era lagnato del la causa di essa, della sua impotenza; ma ora, ora sentiva che la separazione incominciava. Anche quest'ultim·a pena gli riserbava la miseria! Gli anticipava lo strazio della separazione per farglielo risentire più duramente e più brutalmente. Non piangeva: aveva versato in Africa tutte le sue lagrime, non in cospetto alla morte, ma durante l'ingrata prigionia tormentosa, perfin questa sorgente di conforto la guerra gli aveva inaridito! * >t- * Quando giunsero alla stazione non· era ancora giorno. Nicola sedette sul grosso sacco e Margherita gli si pose a lato; non parlavano e avrebbero potuto dirsi tante cose; ma quali rose aveebbe detto la parola elle nella intensa comu niono perfetta non si fossero scambiate in quel momento solenne le due anime? Forse, per q_uella straordinaria virtù che · vien dal dolore, essi intendevano che le più care paro• le sarebbero sonate come note discordi nel.la inef'- fabile poesia di quel silenzio . A poco a poco la stazione si risvegliò e venne popolandosi: arrivav~no a mano a mano i viaggiatori, chiusi i più in lunghi abiti pesanti, con nel volto un manifesto senso di scontento per aver lasciato il le 1 tto troppo presto; ora, masticfìndo il suo sigaro, era un uomo d'affari che arrivava sul quale pareva che nè il freddo avesse presa nè il dispiacere d'aver lasciato il letto; ora era un povero soldato dallo stanco viso emaciato che andava a cercar la salute fra' suoi monti dopo due mesi d'ospedale; ora un gruppetto di muratori che andavano a ripigliare un gro.sso lavoro già intrapreso a Paceco. E il mostro sbuffava; innanzi a lui, in una dolce curva, si stendeva la duplice linea di ferro, dalla quale or sì "or no veniva iri quell'incerta luce crepuscolare un bagliore sinistro; il mostro pareva impaziente di liberarsi ;:,t. divorar quella strada, <li portare con sè, nella sua corsa sfrenata, tant'anime con tanti desideri, con tante speranze, con tanti dolori. Sporgendo mezzo il busto dal finestrino, Margherita non staccava gli occhi da Nicola, il quale ora non la guardava più. Egli guardava là, su1la duplice rotaglia luccicante sotto il tormento di un pènsiero fisso; un'idea terribile gli attraversò la mente; quel bagliore lo tentava lo tentava: se avesse cercato sopra quelle linee luccicanti la liberazione, la fine del suo martirio~ Margherita gli lesse nell'animo con spavento, lo· chiamò dolcemente e - sai - gli disse - il cappellino di Paolo, quello della festa, è nell'ultimo cassetto dell'armadio e le scarpine belle della Nina in fondo al cassetto,ne grande del nonno; te ne ricorderai il giorno della Madonna?

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