35 4 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIALI na e averne elci figliuoli, come ne aveva don Pietro il suo padrone. tJna YOlta tra i due innocenti cor::;equalche parola e nn complimento: Abbade~sa non avendo voglia di dar latte al suo na'to, clte rnina('ciava di cti~saognarla; gli fece per la prima volta il viso brutto, e il torello, levandosi corrucciato sulle, ue quattro gambe, si allontanò dall'armento; poi, o volesse far di~petto a Nicola, che lo lasciava maltrattare dalla madre, o compensarsi della morti-- ficazione snbita, si pose· a far le capriole sopra una canò.ida pezza di tela. Accorse la l\Iargherita per allontanarlo, mentre I icola, levatosi a sgridare l'amico screanz-ato, s'incontrò· colla fanciulla la quale teneva ancora in mano il lembo della tela u cui il torello aveva lasciato l'impronta delle sue piccole unghie biforcute. I icola cercò di scusarsi, e, per darle una sodisfazione, prese pel collo il torello coll'intendimento di punirlo della sua tracotanza; ma quando vide levato sul suo volto r1uel musetto leggiadrissimo e i due occhioni cerulei imploranti pietà, non ebbe cuore di picr,hiarlo e lo mandò assolto con una carezza. Anche la Margherita gli aveva detto: « Non lo picchiare, è tanto grazioso I » Rotto il ghiaccio, non si parlarono però frequentemente, e, anche tl nelle rare volte, erano parole rotte, monosillabi balbettati ad occhi ba si, mentre sui loro visi si spargeva un vivo rossore. Quando venne iJ novembre, Margherita non uscì più a sciorinare la tela e Nicola fu strappato all'armento; lo portarono lontano lontano, lo vestirono in guisa stranissima e gli tolsero la sua zampogna. Poi lo chiusero in un gran cortile dove molte cose gli dicevano elle egli non intendeva, e lo si faceva correre e saltare; Nicola non capiva, ma sentiva che lo si rimproverava spesso, <.;he quelle corse e quei salti non erano più le corse co'l cane e co'l torello traverso al prato tutto verdeggiante e i salti audaci oltre le macchie e i burroni, e che gli parlavano assai meno dolce della ~'1argherita e ancora più forte di don Pietro il suo padrone. E ripensava triste triste ai suoi am~ci fedeli, al suo prato tutto Yerùe, ai suo cielo purissimo, al le due stelle lucenti che splendevano sul viso di Margherita, mentre aggirav!:lsi come stordito nelle dolorose vie di Asti Janguenti ·otto un denso velo di nebbia uggiosa. E <)uando trovò un caporale letterato che gli scris:se per carità una lettera per la sua mamma, dopo averle fatto chiedere un grosso mazzo di penne di cappone, questo rimpianto volle espresso cli tante cose l>erdute; e ,-olle che la marn ma gli al uta~se il torello e il cane fedele e la magnifica Abbadessa e la lunga fila dei pioppi ondeggianti e il pn.drone e..... la Margherita. A maggio ebbe dieci giorni di permesso e volò , in Sicilia; avrebbe voluto andar-e a. Pasqua per farla in famiglia; non fu possibile e si contentò d'andare in maggio. Uhe festa il ·uo ritorno a Paparella ! Ormai s'era addome-ticct.to alla nuoYa foggia di vestire, am~i se ne teneva e compiaceva ·i d'essere guardato e ammirato, mentre, girando per quello misere viuzze lasciava svolazzare al vento il gran pennacchio di penne di cappone. E quei pochi giorni come volarono! Ma la matLina della partenza da una pentola fiorita posta su I breve davanzale d'una povera finestra una rose;- L manina grassoccia spiccò un garofano vermiglio, lasciandolo cadere innanzi a lui elle si allontana.- va e lo raccolse frenando a fatica le lacrime; era la mano della .Margherita, arti nata dall'acqua del fiumicello, elle dava il buon viaggio al suo fidanzato. Quell'altr'anno s1Jo.sarono: I icola non tornò più al suo padrone e ai suoi compagni della fanciullezza; tolse in affitto un podere con io mezzo una bella fontana e un piccolo agrumeto; egli cura va gli aranci, Margherita la tela. Da-tre ann1 la famigliola innocente vi vevrL serenamente felice tra il quieto stormir delle foglie e il mormorare lento della fontana; due e erini, in tanto, erano sbocciati da queile due giovinezze forti e mescolavano il loro dolce ballettio ai trilli armoniosi degli uccelli svolazzanti per gli aranci in fiore. Tutti i giorni il sole levandosi 1i badava. e li benediva felici, ma venne la guerra e Nicola partì. Que:-3ta volta lo portarono assai più lontano, dove il sole era più ardente del suo, e il suolo arido non assomigliava per nu I la a <1uello fresch'issimo su cui verdeggia va o fioriva l'odoro.)o giardino di aranci. 'l'ornò ùi lì a un anno, anno di spasimi atroci rincruditi dalla prigionia tormento a, più tormentosa che per gli. altri per lui nato e cresciuto nella campagna libera, addest1'ato i alla cor;-;a co'l cane e co' l torello. ' Gli avevano fermata una medaglia ·ul petto, ma dopo avergli amputata una gamba, troncatagli per met.:ì. dalla mi traglia abissina! Era il magµ·io otloroso. Gli aranci languivano percllè mancava da un anno clii li coltivasse e i bimbi piangevano poicltè piangeva la mainma. Paolo, già grandino, parlava ormai e domandaxa del paùre suo; Nina pure diceva le prime parole e pronunciava assai b(me le sillabe che primo risnonano sulle boècucce canore rlej bimbi « mà ... mù... pà... pà ... ». E papà venne, ma, sfignrato e alJl,attuto, si celò nPll'ombra. S11 quella casa che prima rideva tutta e s'allegrava del canto sodi.·f"atto di ~icola ritornante dal lavoro e della Margherita in tosa a ripiegare la tela e dall'allegro e incomposto cinguettio dei bambini, pe··ava ormai In, tl'istezza, lJOi che la miseria era venuta con tutti i suoi tormenti e colle sne ai-rt izioni.. Che giorni erano-tt uelli ! semprn collo stento snervante dell'oggi e l'incertezza Q1'rihile del do~nani, e in fonf10 tetro e minac ·i oso 1'a vveni rr. non lontano foe.,e, :--enzauna speranza, ·enza un solo raggio di luce. "
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