Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 13 - 15 luglio 1903

RIVIST'A. POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCL~LJ 351 mi, che avevano spinto i proprietari ad ·estendere su larga scala la coltivazione degli agrumeti, sono addirittura precipitati giù; gli splendidi uliveti, che facevan risalt.al'e una volta per bellezza e per riccltezr-a larghe contrade, sono ora quasi intieramente ùistrntti dalla moscc:1.olearia; la filossera, invadendo circa 150 sui 409 comuni, ha compiuto la. sua opera devastatrice nelle vaste estensioni di terra coltivate a vigna. Le condizioni quindi del 1:JOVeroagricoltore si aggravano sempre più. Egli, ùupo un anno di lavoro, vede spesso distrutto ora dall'inclemen:.rn del temporale, ora dal continuo avvilimento dei prezzi, il frutto delle diuturne fatiche e ogni speranza di ·possibile sostentamento per il nuovo anno svanisce. E mentre il proprietario, non di raro, costretto ad un'occu1ta· miseria, trova, sempre, nell'uno o nell'altro modo, il mezzo di riparare alle conseguenze del, mancato prodott<! o della scarsa rendita, egli - il contadino - non sa proprio come pagare il fornaio e sopperiprendersi fra i 230 e i 250. Se il salario è appena sufficiente ad un'alimentazione poverissima, do □ de attingerà il contadino i mezzi per soddisfare i bisogni della sua casa per i 135 o i 115 giorni hl cui non lavora 1 È evidente che o deve condannarsi ad una miseria straziante, oppure, smarrito ogni sentimento di ones~à, a.arsi alla campagna per rubare qualche sacco di bergamotte o per aggredire e derubare l'infelice viandante che si tr1)- va a passare. Ma fortunatamente, piuttosto elle piombare nel baratro del male, egli, se ancora la miseria non ne lta del tutto abbrutito l'animo, preferisce lasciare il suo paesello per correre lontano dove il lavoro è più continuato e meglio retribuito. Intieri paesi si spopolano, quotidianamente, come in quasi nessun'altra regione d'Italia; ma, non ostante questo continuo spopolamento, la popolazione agricola versa sempre in una crescente povertà e dalla povertà al delitto breve è il passo. E' infatti un crescendo spaventoso di furti re a tutte le altre spese indispensabili, mentre lo assale il timore che l'u- :::;ciere gli venda i pochi mobili per pagare i creò itor.i che non vogliono più aspettare. Ed è allora una gàerra continua nella famiglia, una· serie intiriita di patimenti e (1i privazioni senza nome cl1e non possono n,m ripercuotersi sulla vita morale-e fisica della famiglia stessa. Italia, Inghilterra, Francia. che preoccupa continuamente, e le sentenze dei vari tribunali, uhe hanno inflitto, in questi ulti.rn i an11i, secoli di galera a vaste associazioni di ladrun·coli sono là a dimo- :5trare di quale e quanta miseria sia teatro la spleIJdida terra di Calabria! .Più gravi ancora sono 10 condizioni dei conta- ~ ' . ' / ~✓):~~ ... ~. !~ .. I " _. ~ d ini salariati che lavorano alla giornata. Costoro, infatt~, secondo si rileva dagli Atti clell' Inol1iesta aoraria ( vol. lX), ricevono una mercede giornaliera elle va da un minimo di 85 centesimi ad un massimo di 1.50, e la media, aggiunge il relatore, Ascanio Branca, si avvicina più al minimo che al massimo. In alcuni punti, poi, il minimo è ancora molto più basso; leggiamo, infatti, nell'Almanacco nuovissimo del i 908 (pag. 606) che « a Brancaleone Ci:1,labro, stante l'emigrazione e lo spopo1;;i,mento delle campagne, i' contadini riuscirono a Carsi pagare a dieci sotcti, invece di otto » Come si vecle non si è molto lontani dai famosi 25 cente- :simi dei contadini di Nardò l Si pos:3ono con sì scarsa merc~de soddisfare i bisogni pil). limitati d'una famiglia 1 Ma vi è da fare un'altra osservazione. Il povero lavoratore, costretto a rendere i suoi servigi ora a questo ed ora a quel proprietario, è afrlitto da un altro male: la discontinuità del lavoro. 'I1ogliete, infatti, tutti i giorni di fesb, ·quelli in cni ·l'imperversar della bufera non permette i lavori di campagna e 4uelli <·lte hanno ben'altra origine e vedrete come i giorni <li lavoro pos ono com- (Pwich di Londra). * * * Non crediamo oppprtuno, perchè faremmo un torto al lettore, intrattenerci siaanche brevemen- , . te, a dimostrare la suprema importanza dell'alimentazione nella vita d,ell'uomo, importanza che niuno può mettere in dubbio. « In generale - se.rive il Riccardi - in ltal ia si nasce deboli, si cresce male; alla maggioranza dei poveri e non agiati manca un nutrimento sn l'- ficiente eù iginnico. E· gli organismi della maggioranza aumentati di s.tenti, cresciuti di privazioni, di patim.enti) superano con poca Corluna il periodo critico della pubertà, ovvero se ne muoiono, dopo aver molto consumato e nulla ·prodotto » (Antropotooia e peclagogia, pag. 34) Se non 1iete sono le condizioni del popolo ital iano in genere,che dire di quelle della Calabria, data l'alimentazione 'della più gran parte della regione 1 Qui, inCatti, il nutrimento è molto scarso e poco sostarn~ioso. Le ristrettezze della vita economica, specialmente in certe sfagioni ed in certe lo<:alità, sono la causa JJrima della pe~ ·ima alimentazione. E.' uno stato di cose che fa pietà, massime .nPi pae~i dj montagna, dove, in generale, la miseri 4 regna sovrana. . Per dare, in tanto, un'i(lea di che cosa si al imentino i contadini calabresi, ricorriamo alla Re- 'I ..

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