Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 13 - 15 luglio 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCI.AL! 349 ma di quanto produce; e siccome il latifondo produce poco, così è r..onsiderato come terra di terza qualità e paga meno delle proprietà settentrionali coltivate bene e. delle stesse piccole proprietà meridionali fecondate dalla pratica del coltivatore e quindi tassate come terre di prima qualità. I grandi proprietari meridionali non sono oppressi dalle tasse: questa è la verità», (La questione meridionale). · Nè si dica che la mancanza di capitali sia un ostacolo al miglioramento agricolo, poicllè il capitale può mancare al piccolo proprietario, il quale ha continuamente dinanzi lo spettro dell'esattore e vive fra mille disagi, non al grande. A questi non è il capitale, nè l'intelligenza che fan difetto; è la volontà. Egli non si dà alcun pensiero di migliorare tutte le su~ terre, perchè la cultura, più o meno bene, fatta ad una p ir..cola parte dei suoi possessi, gli dà l'agio di vivere da gran signore e di far sempre nuovi acquisti. Nessuno meglio del grande proprietario potrebbe dedicarsi all'opera sì prodigiosa della redenzione della terra,· perchè nessuno, al pari di lui, dispone dei mezzi di produzione necessari. Al contrario il ricco possidente, tranne, s'intende, le doYute eccezioni, perchè anche da noi non mancano dei provvidi grandi proprietari, affitta i suoi terreni o li dà in colc,nia e se ne .sta la più gran parte dell'anno lontano, curando solo di esigere il fitto .alla scadenza o di dividere coi coloni il prodotto al momento del ricolto. Egli è assenteista per eccellenza e la sua abituale noncuranza- e il suo ùannoso assenteismv hanno dat9 luogo ad aspri attacchi.. Vi è stato, infatti, chi ha inveito contro « qnei milionari e arcimihonari che, addormentati sui loro tesori non sentono lo stimolo dell'attività e del lavoro», contro « quei proprie-:- tari che, avendo per essi il presente e l'avvenire si sentono dispensati dal laYoro e dalla ricerca di miglioramenti, sia nella pratica agricola elle nell'allevamento», contro, infine; « quei privilegiati di cui tutta l'attività consiste ad accumulare i risparmi considerevoli che fanno sulle loro rendite per acquistare delle terré o dei titoli di rendita, senz'altra cura che di percepire gli affitti o di staccare ad ogni semestre t loro cuponi ». È il barone Marincola che attacca, così aspramente, nelle Forze econoiniche della provincia di Ca- . tanzar·o, la noncuranza dei proprietari calabresi. (Cfr. <ì-oyau. - Régtme cle la grancle proprieté 4ans les Calabres). * * * Le cause della poco fiorente agricoltura in Calabria· sono parecchie; ma le più importanti sono: l'indifferen1/.a degli agricoltori, l'assenteismo, l'ignoranza <li cultura agraria, l'esodo dai campi, le i.mpost8 e i. dehiti gravissimi, la maneanza di un ben costituito credito agrario. La noncuranza e l'assenteismo, che il Ferri chiama un fenomeno cli patologia economica, non si limitano solo al grande proprietario, ma si estendono pure al medio e al piccolo. Questi sono spesso dei professionisti, degli impiegati o dei commercianti, por cui sono costretti quasi sempre ad affidare ad altri, in affitto od in colonia, la coltura delle loro terre. Accanto a costoro abbiamo il medio e il piccolo possiclente che, liberi da ogni altra occupazione, vi prodigano tutto il loro tempo e le migliori cure alla coltivazione dei loro possessi. Però in generale, sono quasi sempre privi di cultura agraria e le innovazioni della scienza non arrivano fino a loro. L'aratro virgiliano, sostituito di già con altre macchine altrove, squarcia ancora le loro terre; lo stallatico continua ad essere il concime preferito perchè si sconoscono o non si apprezzano abbastanza i concimi chimici. Il piccolo proprietario, poi, in particolar modo, si trova nelle condizioni più deplorevoli, perchè spesso è costretto ricorrere all'usuraio per avere il seme o il denaro occorrente e restituirlo, al tempo del ricolto, gravato da un forte interesse e spessissimo, per mancato pagamento d'imposte, si vede togliere quel po' di terra che formava l'unica sua ricchezza e la sola risorsa della sua famiglia. La fondiaria grava, in Calabria, in ragione di L. 2.97 per ab. ed essa supera quella della Liguria (L. 1.35), della Sicilia (Lire 2.15), degli Abruzzi (L. 2.61), della Toscana (L. 2.66). Del le pro vincie calabresi quella di Catanzaro paga Lire 3.43, quella di Cosenza L. 2.97 e quella di Reggio L. 2.50 Le prime due pagano, prese separatamente, più del l'intiera Liguria. La provincia di Ca- • tanzaro, infatti,·• con una superficie di 5258 Km2 • ed una popolazione di 474.243 ab. paga L. 1.669. 033,02; la Liguria con una superf. di 5278 Km 2. ed una popolazione di 994,716 paga Lire l .364.243,25, lo stesso confronto vale, a un dipresso, per 13.: prov. di Cosenza che paga circa un milione e mezzo di lire. Inoltre 1a prov. di Catanzaro paga più di moltissime altre provincie d'ogni parte d'Italia. La fondiaria, così com'è imposta, è una piaga · sopratutto per il medio e per il piccolo proprietario, un verme roditore che, lentamente ma continuamente, fiacca la vita agricola e conduce fatalmente alla sparizione della piccola proprietà. La produzione, intanto, va sempce più scemando a causa dei parassiti sterminatori; le migliori coltivazioni, fra le quali, specialmente., quella dell'uli ,-o, che qualche anno addietro, ha dato un mancato prodotto di circa 13 milioni, deteriorano ogni giorno più; 1e crisi succedono alle crisi: è naturale quindi che, con tutti questi mali, accompagnati di frequente dalla furia degli elementi, l'esattore debba costituire un doloroso incubo, di cui spesso si rimane Vittima. Un indice assai elo• quente òel la crescente miseria a cui. va incontro il piccolo proprietario lo troviarno nelle espropriazioni foriate per mancato pagamento cl'imposte. Nel 1894, per mancato pagamento òella fondiaria fino a 5 lire, mentre in- Piemonte vi. fu una sota espropriazione, in Calabria ve ne furono 233 (media Regno 192), da lire 5 a lire 50, mentre in Pie-

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