• RIVISTPAOP.OLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Direttore : Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce 1n Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nuDl.ero separato Oent. so ~Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA ~ AnnoIX. - N. 13 Abbonainento postale Roma,15 Luglio t 903 8O~1'<:1:ARIOa Noi: Gli avvenimentie gli uomini (La malattia del Pontefice Il fatale andare - Loubet in In,. ghilterra - Il bisogno di educazione). - On. Prof. Napoleone Colaianni: Il trionfo della c;incerità e gli sdilin- ..D uimenti unitari. - La parola onesta di un Settentrionale. - Dott. Jacopo 'l.'ivaroni: · .\.ncora dell'Irredentismo· (Programma di aspettazione). - Avv. G. Di Palma C!astiglione: Il protezionismo inglese e gli Stati Uniti d'A,. mcrica. - Annunziato Criserà: La vita economica in Calabria (..Agricoltura e lavoratori della terra). - Antonio l\1la1:'tino: La Guerra. -: Antonio Agresti: Rassegnascientifica. RivistadelleRiviste: Leopoldo imperatore del Congo (Review of 'R._eviews ). - Il giorno dopo dell'elezione al Reichstag ('R...evue àe Paris). - Carnegie e la Gran Bretta,...na (Revue occidentale). - La co~quista per mezzo di banche e ferrovie (Nineteenm Century). - La formazione dell'Umanità (Fortnigt:,y Review). - L'educazione domestica delle ragazze (Die Frauen Zeit). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. . .. Il 30 giugno essendo scaduti la maggior parte degli abbon.a:rnenti della « Rivi sta >) preghia~o vivamente tutti coloro che non si sono ancora messi in regola col pagamento anticipato a volerlo far subito per risparmiare a loro il disturbo di ricevere sollecitazioni, a noi Il rincrescimento di scriverle. Il prezzo dell'abbonamento è cosl modesto che siamo sicuri nessuno dai nostri amici - che ormai ci seguono da nove anni, e hanno constatato a constatano tutti l p,rogressi che ha fatto a fa la Rivista - vorrà non rispondere al nostro invito. Ringraziamenti e saluti. Dirigere cartolina vaglia On. Prof. NAPOLEONE COLAJANNI NAPOLI GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI La malattia del Pontefice. - Mirabile la resistenza di questo vecchio nella sua lotta contro le forze dissolvitrici che ne minano l'organismo ; e più mirabile ancora il brillare vivido di questa intelligenza che sembra sopravvivere, sola, allo sfacelo del corpo. Certamente egli. fu uomo d'una intelligenza eccezionale, ebbe molti lampi di genialità ; e la sua opera in favore della sua Chiesa, specialmente l'opera dei suoi primi anni,fu improntata da una grande forza di volontà, da una grande indipendenza di pensiero e da una profonda intuizione dei fatti e delle cose. Anche senza essere papa egli sarebbe stato uno degli uomini più notevoli del nostro tempo. Non ha potuto fare quanto, forse, avrebbe voluto perchèl'ambiente fu, in certi dati casi, più forte di lui; ed in quei casi egli dovette piega,rsi; ma là dove, anche lottando, egli non ebbe contro di sè tutte le secolari ipocrisie, e le ambizioni dell'ambiente, egli impresse la forte sua orma, il suggello della sua alta intelligenza e della sua volontà dominatrice. Eg·li trovò la Chiesa in condizioni deplorevoli ; screditata nella sua politica, indebolita nella sua fede ; perduta di valore e di considerazione e si diede all'opera, ardua, di ridarle pregio, stima, valore ; volle riportarla allo splendore dei tempi antichi e molto fece e molto ottenne verso la realizazione di questo scopo .. Ora egli stà spegnendos~. La scienza, le cure amore,. voli e solledte avranno forse ragione della maJattia immediata, ma la sua vita è :finita. Pochi giorni ancora e dovrem) e intenderemo dire: - Leone XIII fu. La nostra fede non è la sua ; le sue non sono le nostre credenze. Eppure non possiamo a meno. di riconoscere la purità della vita , "la fortissima fede, la volontà superiore, la intelligenza luminosa· di questo vegliardo, che nei nostri tempi di materialis.mo ha saputo circondare la sua Chie.sa di tanto prestigio; ha saput_o imporre a tutti n· rispetto della sua fede, come in tutti suscita oggi un senso di~ ammirazione in questa sua tragica e rassegnata lotta contro la morte. Ègli sente che il debole suo sofiio stà per spengersi per sempre, e, uomo, vorrebbe che il momento d~l riposo non scoccasse mai ; ma egli è anche l'uomo d'una iede che promett~ la gioia al di là della vita e sereno, pronunzia una forte parola: - Ecco ci avviamo per · l'eternità. - Vada, a questo forte, a questo venerando dai ca pelli l;>ianchi, dalle membra stanche, ma dalla volontà ancora potente, e dalla intelligenza lucida il nostro vale : egli h.a vissuto rettamente secondo la sua coscienza, Egli ha bene impiegate le ore della sua giornata.. Non dì tutti gli uomini si può dire altrettanto. .. Il fatale and-are. - La condotta del Signor Genais direttore delle " Savonneries ,, di Bari e il conseguente sciopero dei suoi operai; il look-out di Genova; lo sciopero dei contadini a Portomaggiore sono tre differenti scaramucce d'una identica battaglia che si combatte in /
338 RIVISTA POPO/.AR/f DI POLITICA, LEITERB • SCIENZE SOCIAU tutto il mondo e che fra noi tende a prendere il carattere più acuto che altrove. Ormai a nessuno più è possibile negare il fatto che noi ci avviamo, più o meno rapidamente, verso una trasformazione degli organamenti economici che si / prepararono nel XVI e XVII secolo e ai quali la Rivoluzione Francese e lo sviluppo dell'industrialismo diedero la sanzione dei fatti e la ragione d'essere. In America i Trusts preparano la trasformazione soci~le, la nazionalizzazione della ricchezza sociale, in modo molto più ra.pido che non si possa fare nella nostra vecchia Enropa ancora impastoiata di feudalismo, d'idee autoritarie e di vecchi principii che accentuano' il dissidio e lo rendono più aspro fra proprietari e lavoratori. Certamente noi non siamo alla vigilia, neppure in America, di vedersi realiz_zare_ le previsioni catastrofiche - chè chè ne dicano i socialisti - di Karl Marx; e potrebbe darsi che certi principii di economia enunciati da· Giuseppe Mazzini aprissero la via alla. trasformazione, in seguito più radicale, dell'organismo economfoo. È un fatto però che tutto tende alla. rinnovazione, e che l'evoluzione oggi non più procede ma precipita verso forme diverse. ·E resistere è opera vana. Naturalmente, come ogni variazione nell'ordine fisico delle cose non si compie senza sacrificio e danno di qualche cosa - sacrificio e danno compensati poi dal migliore stato della costituzione che succede - così le variaziolli nell'ordine sociale non si possono attuare senza che ne vengono scompaginate e sacrificate e danneggiate cose che ci eravamo abituati fino ad oggi, a considerare come solidamente stabilite, perenni e intangibili. Ci sembra però che gli uomini dovrebbero, nel loro stesso interesse, procedere in modo che la tra: sformazione avvenisse senza troppo dolore per gli uni e per gli altri; senza necessitare quelli attriti, che poi fanno quasi pensare che ùn giorno o l'altro dovremo pure arrivare al punto in cui la soluzione non si presenterà altro che sotto la forma catastrofica ; mentre, veramente, questo non è. I cambiamenti sociali duraturi si compiono attravers::> evoluzioni lente di forma <) di stato e di legislazione, nelle quali la coscienza più elevata di una classe ed un· più profondo sentimento morale hanno una grandissima pa,rte. Ora questa nuova forma di educazione delle masse popolari, quantunque non sia ancora arrivata alla perfezione, si va lentamente facendo; coscienza di classe, coscienza di diritti, sentimento di doveri si fan11;0strada, ancorchè lentamente, fra i popoli, e preparano l'avvenire. Vogliamo dire con questo che la borghesia dovrebbe, legati mani e piedi, darsi vinta• senza battaglia? o che siano giuste ed opportune tuttte le lotte che attualmente intraprende il proletariato? No certamente. Saremmo stupidi se lo credessimo, e non sarebbe umano se potesse essere fatto, e quindi non si fa. Intendiamo però osservare che la trasformazione - poichè è fatale che avvenga - potrebbe essere resa meno d·olorosa - e forse anche meno rapida e più organica - se i proprietari mettessero da parte le idee e le borie medioevali e feudali che li caratterizzano, specialmente in Italia, e i lavoratori fossero più cauti e meno impazienti. Questi dovrebbero comprendere che i lock-outs, quantunque sinora non riusciti sono un grave segno della organizzazione dei padroni, che finirà col rendere inutile. o quasi, l'arma dello sciopero. Gli esempi citati in principio di questa nota ne stanno a far fede. Alle Savonneries di Bari c'è quel Genais che tratta con gli operai come un barone del Medio-evo co' suoi vassalli: è prepotente, è violento, è superbo : quando poi è costretto a cedere cerca il cavillo per tirare in lungo qualche giorno di più; eppoi cede miseramente. Avrebbe fatto meglio, sarebbe stato più intelligente se si fosse accordato subito. Gli operai, che hanno l'intelligenzà di chi è in progresso ascendente, erano dispo• sti a trattare ed a recedere da qualche loro pretesa. A Genova i proprietari carbonai chiudono le loro calate. Essi pure non vogliono trattare con la Lega degli operai. Sentono che la Lega è lo strumento delle lotte economiche e si ribellano. Ma anche qui debbono cedere. È vero che hanno cercato il sottefurgio delle pa ghe per mezzo dei confidenti, è vero che hanno cercato di eliminare qualcuna delle clausole in base alle quali l'accordo è stato conGJ-uso ; non ci sono riusciti; e hanno dovuto cedere dopo aver fatto perdere agli operai, ed aver perduto essi stessi parecchie migliaia di lire. A Portomaggiore è ancora la stessa storia. I proprietari non vogliono trattare con la Lega: poi cedono e si stabilisce che si dovrà rivedere il vecchio contratto e a rivederlo saranno nominati tre rappresentanti degli operai dalla Lega, e tre dai padroni della Federazione dei proprietari. In altri paesi in Germania, in Inghilterra, in America, i proprietari non sdegnano trattare con i rappresentanti degli operai e con le loro leghe, eppure non sono degli scalzacani senza quattrini come i proprietari Italiani, sono milionari e miliardari, soltanto hanno l_a coscienza che poichè si deve andare all'avvenire, meglio è, per loro, andarci più tardi e più pacificamente _che si può e trattano più che possono con quelle Trades-Unions e quelle Leghe che essi sanno bene essere gli strumenti della trasformazione. Ma i proprietari Italiani no ; f énomenali Don Chisciotti del passato battagliano con tutte le loro forze, e pigliano le arie più spavalde e più eroiche che possono .... per poicedere. Ma chi è che non sa che la borghesia Italiana è la più scalcagnata, la più cieca e la più vanitosa. delle borghesie del mondo? ... ·Loubet in Inghilterra. - Uno dei pm notevoli avvenimenti politici di questi giorni, e fors' anche il più notevole, è stato il viaggio in Inghilterra del Presidente della Repubblica Francese. Le accoglienze son.o state entusiastiche, i brindisi significativi, e quantunque qualche giornale inglese, ora, legga fra le linee di quei medesimi brindisi e dal commento tragga conclusioni che non appaiono tanto rosee quanto il desiderio vorrebbe, stà in fatto che questo viaggio è venuto a dissipare molte nubi sull'orizzonte Europeo; e i rapporti nuovi che resulteranno da questo incontro dei due capi delle due nazioni secolarmente rivali, saranno un pegno di più per la pace Europea e un passo avanti su quella via del disarmo dal quale, forse, siamo meno lontani di quello che si pensa. Poichè non bisogna guardare soltanto alle manifestazioni rumorose, e non bisogna pensare che si può - in questi casi - cogliere il frutto prima che sia maturo. Ora del viaggio del Presidente Francese in Inghilterra si spera che derivi la stipulazione d.el trattato per l'arbitrato tra Francia e Inghilterra. La cosa, se si avverasse, non sarebbe di lieve importanza
RIVISTA. POPOLANE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCJALJ 339 se consideriamo che le due nazioni hanno identici ., interessi che frequentemente le 1:1ettono di fronte una all'altra nella necessità di prevaler una all'altra. Nè questo è tatto. Noi trascuriamo le esagerate dimostrazioni di simpatia manifestate dai cittadini e dalle autorità Londinesi al loro ospite, e spinte al punto di cuoprire i bassorilievi della facciata del Guild-Hall, perchè istoriati delle vittorie riportate dagli Inglesi sui Francesi. Trascuriamo i troppi hoiirrà, perchè sappiamo che i sentimenti del popolo - di tutti i popoli - sono rapidamente e subitamente mutevoli; ma quello che non può essere trascurato è il significato profondo di questo riavvicinamento, e il carattere che questo imprime . alla politica Europea. Francesi ed I11glesi sono stati secolarmente nemici; la storia delle due nazioni è piena degli episodi delle guerre combattute fra loro; ma sono però stati dei nemici che si sono sempre rispettati. - quasi quasi oseremmo dire che si sono sempre voluti bene - diversi in ciò dal loro rispettivo sentimento verso i Tedeschi, egualmente detestati cordialmentetanto dai Francesi quanto dagli Inglesi. Ora questo ravvicinamento fra due popoli che hanno comune una profonda antipatia per un'altro, obbliga quest'ultimo a tenersi in guardia e ad agire con molta prudenza. Il che, dato il carattere dell'Imperatore Guglielmo, non è poi un malanno. Ma c'è anche un'altro fatto, non insignificante, che dobbiamo rilevare; ed è la probabilità d'una più profonda intesa, dopo le prime manifestazioni di amicizia, di due fra i tre popoli eminentemente industriali d'Europa. È una specie di alleanza, una associazione contro il concorrente temuto: la Germania. Le guerre future saranno guerre di capitali, e già assistiamo alla prime scaramuccie, guerre di prodotti, guerre per il predominio nel mercato industriale mondiale. L'unione della Francia e dell'Inghilterra a questo scopo, diventa un potentissimo strumento di lotta sul terreno della concorrenza; e l'Italia che, proprio ora, s'avvia a diventare - in certe sue regioni - paese eminentemente industriale, viene obbligata a vegliare a che· l'amico antico, e i due amici nuovi non facciano i loro interessi a suo detrimento. Perche - questo è ovvio non dimenticarlo - l'Ing·hilterra è abilissima a tirare l'acqua al proprio mulino; e la Francia ha fatto di tutto per riuscirci sempre meglio che poteva. Loubet è stato applaudito e ben ricevuto, noi possiamo rallegrarcene con lui; ma non bisogna dimenticare che i due buoni amici hanno interessi che prospererebbero meglio a danno dei nostri;, ed è quindi doveroso di bilanciare quanto più possiamo quello che le nuove amicizie potrebbero avere di spiacevole o d'incomodo per noi. Bisogna non dimenticare che mentre da un lato la Francia ci fa dei complimenti, e, platonicamente, ci ab braccia: dall'altra crea tariffe che inibiscono l'entrata sul suo territorio certi nostri prodotti. Oertamente è bene che le Nazioni Europee si stringano tutte in ·accordi reciproci, e che le inimicizie e i livori dei popoli si attenuino, eppoi scompaiano completamente, ma bisogna vegliare bene attentamente affinchè, se qualcuno deve andarne a testa rotta, quest'uno non siamo noi. Il nostro Re, andrà in Francia eppoi in Inghilterra, . sarà il caso allora, per no.i, di " tirare più che potremo l'acqua al nostro mulino· ,,. La cosa, enunciata cosi pare brutale; eppure è proprio in questo modo che bisogna fare se non si -vuol essere il Carlo Gianni fra i popoli Europei. Il biso:?.·no rli educazione. - A breve distanza di tempo a San Piero in Trento e a Figline, in .Romagna e in Toscana, sono occorsi terribili -fatti di sangue. Là socialisti contro repubblicani; quà anarchici contro monarchici. E il coltello e il revolver hanno agito come ultimi e supremi argomenti della controversia. I giornali. nei due casi, hanno pa-rlato di complotto e 1'3ire di partito hanno cercato di rendere la tragedia anche più orribile di quel che di per se stessa non sia. Sfruttando, o cercando di sfruttare, abilmente la indignazione pubblica sollevata dai fatti, i partitanti e gli amici dei morti hanno sperato di coinvolgere in una identica rovina, in una sola e comune riprobazione gli assassini ed il partito politico al quale appartenevano. E quantunque, ora, si sappia la verità tutta - o quasi -; quantunque ora gli uccisori abbiano parlato, e le responsabilità politiche cedano il posto alla responsa• bilità individuale; ed i complotti dile,g·uino per rimanere soltanto il fatto di uno sfogo di odio personale, d'una uccisione in rissa, e d'una privata vendetta; non di meno fra i gruppi, i circoli, le associazioni dei paesi degli uccisi e degli uccisori, gli odi sono rinfocolati dal_la polemica aspra ed ingiusta di quei capi dei di• versi partiti che sperano avvantaggiarsi nella stima del paese e nella propaganda delle idee, dai resultati, a loro più o meno favorevoli, dei truci fatti. Dalla uccisione del Giani a Figline rmalgrado la dichiarazione del Capanni, d'avere agito di propria iniziativa, sotto l'impulso d'un rancore da lungo tempo covato contro il Giani e delle beffe con le quali, la mattina della uccisione, il Giani lo aveva salutato) i monarchici Figlinesi sperano la dispersione dei partiti socialista ed anarchico che in quel di Figline sono, a quanto pare,,, numerosissimi. Dal ferimento del Cortini i repubblicani di Villa Filetto sperano la loro prevalenza avvenire su i partitanti socialisti, quà pure numerosi. Ora tutto questo è scoraggiante assai. La popolazione Italiana, quella parte della popolazione che è pm sveglia e più intelligente, che più si occupa dei proprii intèressi economici e della vita politica del paese si rivela ancora la popol:Zione medioevale delle parti e delle fazioni; la popolazione violenta che intendeva ed intende la libertà nel senso di essere sola a goderne; nel senso di obbligare gli altri a pensare, a credere, ad agire come vuole lei; o come vuole il partito più forte per audacia e per numero, fra i diversi partiti ne' quali si suddivide. Una grande, una incessante opera di propaganda si fa in mezzo al popolo, e i socialisti specialmente cercano di renderlo cosci ente della propria forza e dei propri diritti. I repubblicani fanno altrettanto e i monar~hici ed i clericali essi pure si rivolgono al popolo in nome di diritti fin oggi misconosciuti e che il popolo ha ragione nel volere affermati e rispettati. È dunque una certa educazione dello spirito popolare che gli uomini di tutti i partiti cercano di fare in mezzo alle masse lavoratrici. Perchè dunque si hanno, di tanto in tanto, degli scoppi di ferocia brutale quali ultimamente a S. Piero -in Trento e a Figline ? Poichè, non bisogna voler affermare, come qualche giornale cerca di fare, che questi sono scoppi parziali che non indicano altro che una mera perversione organica in chi commette il delitto. I fatti si ripetono frequentemente e se non sempre con esito letale, pure hanno sein pre il carattere della violenza impiegata a persuadere l'avversario politico del suo torto. * (
340 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Il giornale "L'Avanti! ,, ha stigmatizzato fieramente i due fatti, ed è buona cosa; ma non basta. Non basta perchè è più che certo che per gli amici: e compagni. im.mediati dei feritori il torto era dalla parte dei morti e de~ feriti, ed è dalla parte dell' "Avanti!,, e di chi disapprova apertamente la violenza contro le persone. In fondo è che il nostro popolo manca di quella educazione solida e logica che fa degni della libertà. Non basta insegnare ad un popolo che egli ha diritto al benessere e alla gioia; non basta creare nelle masse popolari la coscienza di classe - cosa alla quale si limitano i socialisti -, bisogna insegnargli a.nche che insieme ai diritti ci sono i doveri; che una somma maggiore di diritti acquisiti porta seco una maggiore somma di doveri da com pi ere e, primo -di tutti, il rispetto della libertà. Il rispetto della libertà al_trui nella azione e nella opinione; il dovere, l'obbligo di combattere l'opinione dell'avversario con la parola e con l'esempio; con la violenza mai. Ora questa specie di educazione non è impartita al popolo. Già per temperamento naturale egli è incline alla violenza. Opera principale dei partiti avanzati dovrebbe essere di insegnargli a rispettare la libertà altrui pur volendo rispettata la sua. :fy[achi ci pensa in questi nostri tempi di materialismo? Giuseppe Mazzini insegnava che l'uomo ha, nella società, non solo cliritti, ma anche, e forse in maggior misura, cloveri. Con quel suo insegnamento egli t~ndeva ad elevare la coscienza morale del popolo per farlo degno della libertà. Ma già, si sà .... le idee di Giuseppe J\fazzini, per i nostri tempi di progressu, son roba da museo. Intanto, malgrado le prediche dell'<<Avanti», dopo i fatti di S. Piero in Trento, accaddero quelli di Figline. Ciò prova che non basta ·parlare una volta tanto; ma bisogna in.segnare instancabilmente, sempre; e ci pare che tanto i nostri amici repubblicani quanto i socialisti dimentichino troppo sovente e troppo alla leggera l'educazione morale - che è, secondo noi, la vera edut:azione che manca al nostro popolo - per la educazione economica e la educazione politica che - noi ne siamo fermamente convinti - non potranno dare buoni resultati :fìnchè l'educazione della coscienza all'esercizio sereno e al rispetto assoluto della libertà. 11 on sarà diventata patrimonio delle masse popolari. NOI ILTRIONFDOELLASINCERAIT' E GLI SDILINQUEMENTI UNITARI Per mostrare che il tempo è galantuomo - sebbene galantuomo semi impotente - mi ero intrattenuto nel N.0 precedente di un articolo dell'on. Alessio e mi ero proposto in questo numero di occuparmi della interessante relazione Massimini che la ·stampa del Mezzogiorno con soverchia leggerezza ha lasciato passare inosservata. Ma l'uomo propone e gli avvenimenti dispongono. E gli avvenimenti di fronte· all'agitazione del Piemonte COJ?.tro il Decreto legge sulla riduzione delle Tariffe ferroviarie hanno fatto l)assare in seconda linea la relazione Massimini di cui avrò occasione altra volta di dire. Questa agitazionP- del resto non devia dalla quistione principale di cui volevo occuparmi, e conferma sempre più elle il tempo è. un gran galan tuomo e dà ragione a chi deve averla. Essa, infatti, conferma ciò che più volte ho detto e scritto, e the, c:onsule Di Rudinì, procurò un sequestro alla Rivista; cioè: che it sentiniento unitario è super(ìciale e perciò sostanzialmente pog• giato su di un,a menzogna, di cui moltz non si accorgono quando in tutta buona fede sclilinquiscono per l' Unità .... Vediamo. Il Mezzogiòrno si trova in uno stato di profondo malessere economico; questo malessere esagerato, forse, in qualche punto è pitì generale e più prol'ondo di quèllo che si dica in molti altri. Non ci sono dubbi sulla sua -realtà: e il Presidente ciel Consiglio lo ha constatato coi propri occhi a Napoli e in Basilicata; molti lo hanno documentato - e la Rivista ,Popolare prima di tutti - colle cifre; le cose, più eloquenti degli uomini e dei . loro discorsi, hanno suggellato il giudizio. Il governo italiano, dopo lunghi tentennamenti e dopo una inazione pel bene elle dura da -quarantanni, da quanto dura attivissima la sua azione malefica·, spronato da tutti i lati - dal Sud, come dal Nord - e in tutti i modi, si decide finalmente a fare qualche cosa in favore del. Mezzogiorno e tra tanti provvedi1nenti anodini ne formula uno che lia una apparenza di serietà: il Decreto Legge, cl1e in via di esperimento accorda la riduzione delle· tariffe ferroviarie dal 1 ° Agosto 1903 al 30 Giugno 1904 iii prodotti agricoli e della pastòrizia; del Mezzogiol'no, della· Sicilia e della Sardegna per la esportazione all'estero ed all'interno. Non reputo necessario scendere a dettagli sulle modalità di questo Decreto-Legge, che i lettori della Rivista potranno trovare in tutti i giornali quotidiani. Credo invece opportuno mostrare rapidamente la convenienza, la razionalita del criterio, che condusse al suddetto Decreto-legge. Per in enderla si deve premettere: 1 ° che il Settentrione nell'espòrtazione verso il continente europeo st trova in una condizione privilegiata rispetto al Mezzogiorno. E ciò non solo pel maggiore sviluppo della coltura tecnic.?,, del capitale e della iniziati va; .ma anche, e forse prevalentemente, per ragi.oni geografiche: le spese di trasporto pel Settentrione d'Italia ch'è in contatto immediato col grande mercato europeo, sono mol· to minori che pel lontano Mezzogiorno; 2° che per molti prodotti agricoli c'è una forte differenza nei prezzi tra il Sud e il Nord. In certi momenti il vino, ad esempio, si vendette appena a 10 centesimi il litro nelle P uglie e in Sicilia mentre si mantenne a 50 ed a 60 centesimi in Lombardia, nel Piemonte, ndla Liguria; e ciò a causa del maggiore consumo determinato dalla maggiore ricchezza del mercato ed un PQCOanche per la minore produzione locale. Ora è evidente che se non fosse per la disgra-
RIVISI'A P'JPOLA.RE DI POLJTIC,t, LETTERE E ~CIENZE SOCIALI 341 ziata configurazione geografica straordinariarnenté allungata, si ristabilirebbe facilmente, l'equilibrio nei prezzi sul mercato interno, perchè i prodotti del Mezzogiorno esuberanti sul consumo locale affluirebbero sul grande e ricco mercato del Settentrione con sensibile vantaggio dei consumatori del Nord e dei. produttori del Sud. Un governo intelligente e previdente - e parlando di governo non alludo a questo o a quell'altro ministero -; un governo veramente nazionale che ·si fosse propo;;to di produrre la maggio- ' re uguaglianza possibile nelle condizioni economiche - e di conseguern~a nelle condizioni intellettuali e morali, intimamente connesse colle prime, come da tutti si ammette anche senza essere rigidi sostenitori del materialismo storico' - avrebbe spiegata tutta la· sua• azione colla maggiore . energia nel tentare di correggere o di attenuare le cause di disuguaglianza; disuguaglianze che per essere regionale e accompagnate da tradizioni e da precedenti storici diversi, costituiscono una perenne sorgente di debolezza per ia .naziòne e d'insidie per la sua unità politica, perchè questa pongono in contrasto colla sua m,mcata unità morale. Questo dovere catègorico di un governe meritevole del nome d'italiano fu avvertito da qualche scrittore indigeno; lo fu precivuamente da un eminente scrittore tedesco: Teobaldo Fiscller. Ma fu ,precisamente il solo governo italiano· a non avvertir~o. Esso, anzi, spiegò la sua azione molteplice per aggravat"e in cento modi lo squilibrio, le disuguaglianze che derivavano dalla natura del suolo e dalla configurazione geografica. Fu sopratutto energica la sua malefica azione a da._nnodel Mezzogiorno, per mezzo della sua politica doganale. Gli nocque in un primo stadio, facendone intisichire le scarse industrie, imponendogli il liberismo;' gli nocque maggiormente in un secondo stadio, col rovinare alcuni rami della · sua agricoltura - precisamente quelli per i quali erano più adatte te condizioni del suo suolo e del suo clima -· imt)onendogli il protezionismo nel 18.87. Così se la natura fu matrigna verso il Sud, il governo it~liano fu assolutamente il suo nemico implacabile. L'opera sua riuscì a miglioeare le condizioni natura E del Settentrione favorendone col protezionismo lo sviluppo delle industrie; riuscì del pari ad aggravare, ad intensificare l'azione delle condizioni naturali avverse nel Mezzogiorno danneggiandone gravemente i più ricchi rami di agricoltura collo stesso mezzo con cui aveva giovato all'altra parte dell'Italia: colla po1 itica dogana~e. Dati questi precedenti, elle nessuno oserà conte5tare, qualunque misura intesa a venire in soccorso del Mezzogiorno allo stato attuale delle c.;ose non rappresenterebbe più un atto di buon governo intelligente e veramente nazionale; ma un semplice atto di giustizia riparatrice.· E il. DecretoLegge è stato preci:·mmente apµrezzato come tale da nn deputato del Settentrione, l'on. Ourioni, in una lettera al Giornale d'Italia, che còstituisce il migliore commento a ciò che ho sostenuto e sostengo da anni, a ciò che più ampiamente svolsi in una conferenza tenuta nel Politeama di Palermo un giorno prima che il Curioni scrivesse la sua notevole lettera. (1) Assodato che un provvedimento in favore del Mezzogiorno al giorno d'oggi non rappresenta nè .una generosità, nè un atto di sapienza unitaria, ma un sempUce atto di giu~tizia riparatrice,giova esaminare. la portata del Decreto-Legge in discorso per conoscere quale benefizio potrà arrecare al Mezzogiorno. Ebbene, sono gli stessi giornali ufficiosi che sostengono il mini~tro Zanardelli a proclamare altamente, allarmati dalle proteste del Setten~rione, che il provvedimento è una povera e meschina cosa, che non può nuocere alla produzione settentrionale .... e quindi può giovare pochissimo a quella meridionale. Sentiamo l'autorevole Tribuaa: « Anzitutto que• • « ste riduzioni (delle tariffe) non vanno fino al- « 1'80 per cento, ma si limitano a ·un ribasso del « 15 per cento per i vini nei serbatoi e del 20 pér << cento per i vin i in botti. > « Per una percorrenza cli 'mille chilometri la « riduzione oera si limita ad un vant0ggio di « 53 centesimi per ogni ettolitro •ai vino traspor- « tata in serbr1toi, e di 70 centesimi per ogni et- « tolitro trasportato iti botti. • <l Evidente~nente non è un vantaggio cosi esi- « guo, di poco più di mezzo centesimo per « litro, concesso ai-vini meridionali, chepossa dan- « neggiare e compromettere la produzione vini- « cola delle provincie piemontesi e settentrfo- « nati ... l) (n° del 10 1 uglio 1903). Di fronte a queste constatazioni, corrispondenti a 4.uelle ratte dall'on. Niccolini sotto segretario di 1 Stato ai lavori pubblici e forte produttore di vino toscano, emergono lampanti queste due conclusioni: 1° la riduzione delle tariffe ferroviarie fatta per mezzo del Decreto-Legge è una solenne canzonatura pel Mezzogiorno: 2° l'agitazione del Piemonte e ùi una parte della Lombardia contro quel Decreto-Legge è semplicemente scandalosa e mostra quanta incoscienza e quanta menzogna ci sia negli sdilinquimenti UI;J.itari ù i certi uomini del Nord in certi momenti e in certi ambienti: a Montecitoeio, per esempio. • • • • Ho parlato dell'agitazione contro i.l Decreto-legge sulla riduzione delle Tariffe ferroviarie e aggiungo. che riguarda prinçipalmente il vino, come si può comprendere dal brano della Tribitn,t. on si sur- / (1) QuesLa lettera dell'oo. Curiooi p<'r la l'egione che gli dette i natali e che rappresenta in Parlamento è tanto inte•essante chE' credo utile e doveroso riprodurla iotegralmeuto in questo stesso numero,
\ 342 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl ponga, però, che tale agitazione sia promossa da pochi e gretti produttori di vini: stanno a capo della medesima l'on. Villa - ex ministro eJ ex presidente della Camera - e la maggior parte dei senatori e deputati del Piemonte; ha per organo ufficiale il più antico, il più liberale e il più diCfuso giornale del Piemontè, La Gazzetta del Popolo; ha tenuto un rumoroso Comizio di protesta in Casale Monferrato; altri allrove ne ha indetti, ed ha tenuto una riunione di Deputati e Senatori in Torino, che hanno votato il seguente ordine del giorno all'unanimità - compresi i due deputati socialisti N ofri e Vigna: ne prendano nota i deputati socialisti del Mezzogiorno che colla disciplina del partito giuslificano ogni cosa brutta o danno.sa per la loro regione - : « L'adunanza parlamentare di Torino, ricono - scendo quanto sia opportuno il provvedimento favorevole all'industria agricola del Mezzogiorno, convinta che ciò non debba tornare mai nocivo alle colture vinicole del Settentrione, invita il Governo ad adottare pei vini, mosti ed uve, le riduzioni di tariffe a11Pgate nella relazione Vendramini della Commissione pef gli sgravi, limitando gli effetti del decreto ed actordando anche maggiori riduzioni per le esportazioni dei prodotti del Mezzogiorno. ,, Ora quest'ordine del gtorno è un capolavoro d'ipocrisia, che non si può abbastanza stigmatizzare, e che conta,per vassare come oro di coppella, sulla minchionaggine dei meridionali. Infatti colla riduzione delle tariffe che si accorderebbe ai Yini da esportare all'estero non si acchiapperebbe che un pugno di mos_che; dappoicllè il vino italiano viene battuto sul mercato svizzero da quello spagnuolo non !:Jer cinquanta o settanta centesimi all'ettolitro di d itferenza, ma per una differenza che osdlla attorno alle lire cinque! Avvertito ciò passo all'esame intrinseco delle obbiezioni che si sono mosse contee, il Decretolegge ùel 26 giugno in di::;cussione. Sono tre. 1° Le vestali dell'uniformità legislativa, tipo Tribuna, si ribella no perchè il prov,redimento ha un carattere di aiuto speciale e di legislazione regionale. Ora quando tutli si convinc0no della nece~sità di una legislazione S)Jeciale - anche Zanardel li, che fu sempre il campione più el.evato e più sincero dell'Unità questa obbiezione dimostra che ci sono ancora dei ciech:L che si rifiutano di vedere la luce; e sono ciechi pericolosi che non si accorgono che senza una J egislazione speciale non si attenueranno le grandi sperec1uazioni regionali, mantenendo le quali mancherà. sempre l'unità morale. l\'.fancahdo questa l'unità politica è una menzogna ed un insulto per-coloro che ne subiscono i danni e non i benefizi. 2° Si· movono aspri rirn pro veri al Decreto-legge peréhè lede i diritti del Parlamento. La lesione riesce tanto più deplorevole in quanto che il ritfinistero, cioÀ i testardi on. Carcano e Di Broglio, respinsero prima, le proposte della famosa Commissione degli sgravi, e~pressione della volontà della Camera òei deputati, che la riduzione delle Tariffe accordava ai soli prodotti agricoli del Mezzogiorno da esportare all'estero come onerosa tJer il bilancio; mentre ora propone esso stesso un provvedimento che i danni del .bilancio aggrava estendendo ai trasporti per l'interno le facilitazioni che volevansi adottare solo per l'estero (Sta1npa di Torino u0 del 4 luglio). .,Questa obbiezibne è grave dal punto di vista delle buone regole parlamentari e della logica più elementare; ma è addirittura nauseante che la facciano µroprio alcuni elle furono tra i sostenitori più accaniti dei Decreti-legge della buonanima del Generale Pello'ux. Ciò dimostra che razza di· sincerità ci sia in coloro che oggi improvvisamente sono divenuti teneri dei diritti del Parlamento. Ma la cattiva qualità degli avvocati non intacca la bontà della causa; perciò deve ammettersi come ben fondata l'obbiezione che si traduce in biasimo pel Ministero. · Questo non può che invocare 1e circostanze attenuanti, confessando di non essersi accorto prima della gravità del fJroblema me.cidionale rivelatagli dal caso Lecce; e elle la premul'a della Camera nel µrendere le vacanze lo costrinse ad un provvedimento di urgdnza anche nella forma più antipaticamente incostituzionale. 3° La ragione più forte che fa ribellare i settentrionali è quella economica; e l'ha esposta l'onorevole Villa. Non è lecito, egli dice, toccare indirettamen,te alla djstribuzione della ricchezza agevolando le condizioni di concorrenza di una regione a danno dell'altra. L'on. Villa !:JOtrebbeastrattamente a vere ragione; ma è in ritardo nel fa.cla valere. Oh! perchè mai non se ne accorse tutte le volte che si toccò clirettamente alla distribuzione della ricchezza agevolanù.o le condizioni di concorrenza de[ Settentrione a danno del Mezzogiorno? Egli potrà dire che in questi casi non si tratta cl i. legislazione speciale, ma di misurn clte a vevano carattere generale e che valevano per tutte le regioni e per tut1.t i cittadini del Regno. Peggio pei :neriJionali se non seppero avvalersene!. Ma l'on. Villa è io. tema di concorrenza e non dovrebbe dimenticare che essa nasconde un pernicioso inganno, tale dimostrato non solo dai so cialisti odierni, ma anche da illustri economisti, qual'è ad e empio il Sismondi, per citarne uno che mi viene alla mente mentre scrivo. I ricchi si affidano alla libera concorrenza per stritolare i poveri. I forti e i bene armati amano invocare la giustizia e l'uguaglianza della concorrenza per combattere contro i deboli e gl'inermi. E sono deboli e inermi i meridionali, che mancano di capitali, di organizzazione, di coltura tecnica. Quanto sia cnH.lelmente sofic:;tica questa argomentazione lo prQVé\.U0i precQ,lenti storici della tariffa doganale.
· RIVISTA POPOLARE DI POL111CA, LET'TERE É SCIENZE SOCIAU 343 Perchè le industrie settentrionali vollero 1.nsistentemente dal 1872 in poi. ed ottennero nel 1887 la protezione contro la Svizzera, contro la Franci.l;l, Ace 1 Perchè erano deboli e inermi di fronte all'estero come oggi lo sono i meritlionali di front.e ai settentrionali. E lo erano indipendentemente dalla debolezza speciale che loro vi.ene dalla configurazione geografica e di cui, voglio al men.o sperarlo,. non saranno resi responsàbili l * * * Quid agendum adesso che si è scatenç1,ta tempestosa ed irata l'opposizione dei settentrionali con tro il Decreto-legge del 26 giugno1 L'on. Zanar- <lelli. lla promesso formalmente, in una intervista con un corrispondente della Stampa, che si troveranno ùei compensi pel Settentrione. Ma, come bene osserva L'Avanti!: « Un governo « il f(uale sappia quel che vuole, non può senza « contraddirsi, eliminare, con concessioni speciali << rll Nord, il carattere differenziale del provvétli- « mento. Se no, tutto l'effetto utile che si sp~1~ava « poter ritrarre dalla strombazzata riduzione si « ridurrà ad un mastodontico iero. » Precisamente. A mio avv,iso, poi,· hanno torto i meridionali elle se la prendono calda pel mantenimento del Decreto-legge del 26 giugno - come ad esempio il Municipio di Palermo. I meridionali intelligenti devono fare qualche cosa di più semplice in questa occasione: prendere in parola l'on. Villa ed aifidarsi alla concorrenza invocando la riduzione delle tariffe ferroviarie, non cbme un privilegio - che la Germania ha saputo organizzare bene per tirare il movimento delle merci verso il porto di Amburgo -; ma come una mi-. sura generale: da e per il Sud. E la riduzione . tlevono invocarla più radicale. Il Baccarini sin dalla discussione delle convenzioni ferroviarie del 1885 propugnò il sistema belga delle tariffe differenziali per correggere gli svantaggi della configurazione geografica. Il sistema ungherese del Baross - tariffe a zone - sarebbe altrettanto utile. Una riduzione di tariffe per i prodotti agricoli cFaltronde s'impone come un provvedimento di eiementare giustizia ristabilente una minima uguaglianza di condizioni tra il Nord e il Sud: il Nord asporta prodotti industriali di molto valore e di poco peso e volume, e perciò può sopportare le alte tariffe; il Sud deve esportare prodotti agricoli di molto vol urne e di poco valore, ed ha bisogno assoluto di tariffe basse . . . Questa controversia in ultimo mostra la sapienza dell'umoristico Pro Calabria che siede in Roma, che in nome dell'unità consiglia ai meridionali di desistere da ogni agitazione in difesa dei loro interessi. Già, il consiglio è eccellente per mantenere perpetuamente il Mezzogiorno nella umiliante e disastrosa condizione di colonia rli sfruttamentò del Nord; colonia in condizione inferiore a quelle tropicali, perchè queste ricevono i prodotti industriali della metropoli, ma possono almeno esportare i prodotti agricoli. I meridionali sono costretti dalle vigenti tariffe doganali a prendere i prodotti industriali del Nord; ma non possono contraccambiarli con p_rodotti agricoli perchè le tariffe ferroviarie vi si oppongono l Perciò contro il romano Pro Calabria che consiglia hi · politica degli schiavi e degli eunuchi io raccomando l'intensificazione dell'agitazione. All'on. Villa e ai suoi congeneri ~olleghi che temono la concorrenza dei prodotti agricoli del Mezzogiorno, rispondiamo che noi temiamo la concorrenza .dei prodotti industriali del Settentrione. Domandiamo, perciò, la barriera doganale al Tronto! Questa domanda, se fatta con energia e non in via d'ipotesi .e accademicamente come l'annunziai a Napoli prima, e poi a Palermo, metterà le cose a posto e farà rinsavire i bollenti sostenitori della concorr;enza .... a loro esclusivo benefizio. Prof. NAPOLEONECOLAJANNI. Deputa1o al Parlamento D6tt. ANTONIOVACIRCA ILPROBLEAMGARARIO INSICILIA con prefazione di N. Colajanni Palermo. - A. Reber Editore 1903 Prezzo Lire ~- Riduzione del 50 °ro per gli ab~o1J1.a.tt del la Rivista Popolare. ' li Illlllllll IlIlIIIII111111111111111 lii li I lii IIIllll li lllll li III lii lii li llllilIIIIllllllllllllllllll Ili lllllllllllllllllllll La~aroolanesta ài unSettentrionale • Ecco la magnifica e carn.ggiosa lettera sulla controversia tra Nord e Sud che l'on. Curioni lrn, diretta al · Giornale d'Italia: . Ill.mo signor Direttore, « Ho sul tavolo l'invito al comizio di Casale per domani, e non ci vado. Se ci fossi andato avrei stonato, e cresciuto verosimì.lmente l'acredine, la.<ldove penso sia molto opportuno predicare la concordia. <( Le condizioni economiche del Mezzodì sono realmente critiche e devono preoccupare seriamente tutti gli uomini politici di ogni partito e di ogni regione. « E' dovere ed è ~upremo interesse di tutti, di correr~ al riparo. Altrimenti il danno maggiore lo risentirà di riverbero il Nord. « Noi del Nord non poss'iamo, non dobbiamo dimenticare che nel Mezzodì si svolge il maggiore collocamento dei nostri manufatti. La ricchezza del Mezzodì forma una delle basi primissime della nostra. E' dunque non solamente giusto, ma anche egoisticamente opportuno il facili~are ai prodotti *
·344 RIVISTA POPOLARE DI POLJ11CA. LBTI:ERE E SCIENZE SOCIALJ del lVIezzodi' l'accesso al grande mercato n,1 zionnln ed internazionale della Valle del Po. « Ho avuto parecchie volte oc-ca:ione di capitare negli al be1·gllì de] le r~i tt;ì, dì prnv.incia del Mezzodì, e testè anche di Sardegna; e mi è semprn accaduto di vedere alla table ll'll6te veri stormi di commessi viaggiatori del Biellese, del Lago Maggiore, della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia, intenti a collocarvi i loro prodotti manufatturieri ed a raccogliere il poco danaro che vi circola frutto dei sudati risparmi degli agricoltori. « La confignrazione ·del paese pone sgraziatamente il Sud e le Isole in una condizione .di inferiorità industriale che nessun espediente accenna a poter eliminare. Ma si può e si deve attenuare il conseguente disagio col rendere più razionalmente pareggiato il costo dei trasporti a ragione di valuta più che di peso delle mercanzie e dei prodotti. <' Bisogna considerare che il valore intrinseco dei manufatti che noi 1jortiamo al Sud supera in media il migliaio di lire al quintalA, mentre i pro-. dotti agricoli oscillano in una media di sole lire venticinque. Per quanti sgravi di tariffe si facciano saremo dunque ben lungi ancora dall'avere perequato questo pubblico servizio. « Siamo ancora noi in debito e non in credito malgrado la facilitazione ora· concessa st~i vini. « La quale è a vero dire modesta assai, e tale da non avere dato, secondo me, adeguata ragione a una alzata di scudi che sgraziatamente assume carattere odioso e può condurre a. crescere ingiuste correnti di diffidenza tra le diverse region-i italiane. « La verità è che i grandi incettatori, i soli che possono valersi efficacemente del ribasso, già ne godevano con privilegio; p,3i piccoli le spese generali, i viaggi obbligatori, e le rappresentanze sul luogo assorbiranno tutto. Francamente io penso che a beneficare del provvedimento saranno le ferrovie soltanto ricevendo il compenso speciale che dianzi non percepivano dallo Stato. « La differenza tra i ribassi per l'estero e lo interno, su r,ui pare si appuntino le maggiori preoccupazioni, non mi pare neanche molto ragionata. « I nòstri vini del Nord hanno qui i loro consumatori fedeli che giurano e giureranno sempre sul Barbera, sul Nebiolo, e sul Gattinara. « Il pericolo, se sussistesse, sarebbe piuttosto per la concorrenza che i vini meridionali potessero fare alla frontiera del Cenisio e del Gottardo, ove i vini italiani hanno per la massa dei consumatori una sola etichetta: « Vino italiano ». « Non vorrei che gli agricoltori delle mie provincie obiettassero che essi non debbano a loro volta patire nessun sacrifizio per ciò solo che agli industriali del Nord torni a conto che il Sud sia sollevato dalla crisi. « Io ammonirei cotesti eventuali obiettanti che la loro ricchezza e le loro risorse sono a loro volta il frutto di quella enorme prosperità ctLe l'industria diffonde tutto intorno, e fa così doloro~o contrasto colla vovertà di altre terre italiane. « Dunque cessino le esager;tte ~H·eoccupazioni e uniamoc.i nel grido <i i pace o concordia e viva l 'Halla ». Ronia, a ll/gLio 190:J. l)ev.tno CURIONI. ww~w~~ ANCORADELL'IRREDENTISMO Programma di aspettazione. Ho ammirato il coraggioso articolo « Irredentismo e Gallofobia » di T. Moneta, in cui sono chiaramente esposti i pericoli e i danni di un irredentismo irriflessivo e a buon mercato - accademico o piazzaiuolo elle sia. Io mi trovo d'accordo con l'egregio Moneta nel ritenere che l'irredentismo sia « incensurabile e vorrei aggiungere, lodevole, quando intend~ a mantener viva la fede in un avvenire in cui non vi saranno più italiani soggetti a.signorie straniere>>. Io penso. anche, e sono certo di a.:ver consenziente il Moneta, che l'annessione all'Italia delle provinde italiane che si trovano sotto il governo austriaco, ùeva es~ere uno tra gli ideali di og:ni italiano, che non sia un evirato politico. Mi dispiace invece di essere meno d'accordo col Moneta intorno ai mezzi che egli ritiene i più adatti per raggiungere lo scopo. Il Moneta confida in quel movimento, che pervade tutto il mondo civile e che « tende a dare ai popoli organismi e rappresentanze comuni. .. ed a risolvere, come giudicate civili, le questioni che una volta si decidevano colla spada >. Il movimentò, non v'ha dubbio, esiste e si trova in armonia con le più nobili aspirazioni dell'umanità, intese ad eliminare la guerra come mezzo di ri~oluzione dei conflitti tra i popoli. E nessuno più sinceramente di me augura il trionfo di questo benefico movimento, ma allo stato degli atti, per dirla con frase curiale, io non mi sento di avere la fede del Moneta e per raggiungere gli scopi dell'irredentismo, più che nelle corti di con~iliazione e di arbitrato, oggi per oggi, io confiderei in un esercito gagliardo ed in una flotta potente. Ma non è per questo, non è per lumeggiare i motivi del mio dissenso dall'egregio Moneta, che ho preso in mano la penna, sibbene per sostenere la necessità di rimandare ogni tentativo di irre1 dentismo a tempo indeterminato e remoto. Appunto perchè non ho tutta la fede del Moneta negli effetti prossimi del movimento pacifico, trovo, ancora più che lui, necessario, combattere per ora la risurrezione del movimento irredentista. Perchè - è bene parlar chiaro - si deve liberare la mente da un errore pernicioso: che sia possibile, per ora e in un prossimo avvenire, che l'Italia ottenga •rrento e l'Istria senza la forza
RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA.. LETTERE 1f SCIENZE SOCIAL1 345 · delle armi. Io non credo allo sfasciamento dell'impero austriaco a data fissa, vale a dire, alla morte dell'attuale imperatore, ma anche, data e non concessa questa dissoluzione, sa1~ebbe più che un errore di logica, una minchioneria vera e propria il ritenere che le singole parti del colosso rovinato, potessero spettare ad -altri se non al pensiero più pronto ed alla spada più tagliente. E per ciò gli irredentisti a tutta oltranza non possono proporsi che gli scopi seguenti: combat-, tere la triplice, e una volta rimasti soli, o meglio alleati con lei Francia e la Russia, profittare del primo pretesto per una guerra e quindi rinvigorire al massimo. grado possibile l'esercito e la marina, chieil.endo l'aumento delle spese militari. Io non condivido questo programma, ma lo trovo logico e sincero: quella invece che detesto perchè assurda; ipocrita e bestiale, è la condotta di coloro che mentre da una parte aizzano il popolino contro l' Austri0-, dall'altra mirano ad indebolire la compagine dell'e-.,ercito. Ma senza' curarci di simili T;trtufi, è certo che il primo programma conta un numero di aderenti più grande e più autorevole di quanto comunemente si creda. A questo programma se ne contrappone un alaltro, secondo cui gli Italiani, pur senza rinunciare all'ideale di completare l'unità della patria « cura e onore dei padri, e come loro sacro e diletto •, credo no più opportuno di rimandare lo sforzo decisivo, a quando le condizioni saranno migliori di ora, di guisa che esso possa richiedere meno pericolo e meno sacrificio. Ed è anche necessario dichiarare che nel caso (molto difficile, del resto) in cui la politica austriaca prendesse un indirizzo verso un ben intero federalismo, con il reciproco rispetto di tutte le nazionalità che formano il vicino Stato e tale da soddisfare gli Italiani di oltre confìne, verrebbe meno ogni occasione di intervento ed ogni pensiero di annessione. Questo programma Ji aspettazione offre, a mio avviso, parecchi vantaggi sull'altro, ed anzitutto tien conto delle scarse visioni economiche d'Italia. Perchè se è vero che un individuo può far sua la divisa di quell'esploratore del M. E « non vioere, sed navigare opo-rtet >, è altrettanto vero che questa norma di vita non può adattarsi ad un po- . polo. - Non alla guerra dobbiamo noi ora pensare, ma alle arti. della pace, ai componimenti del ben vivere civile ed a quella proporzione di uomo ad uomo, la · quale, come scriveva l' Alighieri, servata cioitatem servat, corrupta corrumpit. E per quanto non gli infimi strati di un popolo, ma quelli medi debbano dare l'indirizzo alla sua politica non si può negare che una Nazione, la quale anzichè curare le proprie ferite sanguinanti e rialzare le depresse sorti del suo lavoro, partisse di sua volontà armata in guerra contro un'altra di essa più ricca e più forte, offrirebbe uno spettacolo, per quanto eroico, sempre pietoso e dissennato. Il provocare una corrente di ostilità contro l' Austria sio·nificherebbe allontanare il capitale dagli investir~enti produttivi a lunga scadenza per il timore di complicazioni poli.tiche e militari. Noi per· contro abbiamo bisogno non di aumentare le spese per l'esercito, ma quelle necessarie per l'incremento della scuola, dellla coltura, dell'igiene, del lavoro. Noi ahbiamo città capo-luoghi di provincia che ven0·ono meno a molte esigenze dell'igiene e delo . . l'edilizia, in cui gran parte della pop_olaz10ne vive in miserabili abituri accanto al majale e al so- ·marello: abbiamo numerosi comuni privi di acqua potabile, estese zone di campagna de;:;erte di abi · tazioni; che più 1 alle porte della capitale della terza Italia, della nostra Italia, vi sono dei casali di contadini che hanno l'idea di un villaggio abissino. Per colmare la misura noi siamo soggetti ad un sistema· tributario che fiacca ogni energia produttrice, e contiamo intere classi di pubblici funzionari che debbono sottoporsi· alle più dure privazioni pur cìi sbarcare il lunario. Hic opus, hic lrrbor, e questa opera di redenzione, già in molti luoghi iniziata, ha bisogno, per essere HfOseo·uita ;on la necessaria energia, di t' . b tranquillità e cli ricchezza, la quale ultima per contro non potrebbe essere in vestita a questo scopo se dovesse servire alla preparazione della guerra. Quando, e ciò non potrà accadere che in futuro lontano, si sarà posto rimedio a questa lunga serie di inali, allora sarà ragionevole, e sarà doveroso rimettere sul tappeto la questione irredenti.st;, con la serietà e la energia che ci fornirà la coscienza del la nostra forza, ricorrendo anche alla ragione delle :~mi, se la ragione del diritto ~ della pace, il cui trionfo viene augurato da tutti gli animi buoni, dO"'.'esse dimostrarsi insufficiente. Rese floride le condizioni dell'Econo:nia nazionale, fattosi meno grave il tributo per lo aumento della ricchezza privata, sarà possibile rinvigorire con ogni. cura la compagine dell'esercito e~ affrontare la lotta con probabilità di vittoria. Nè mai, a mio avviso, ci dovrebbero accertare su q.uesta via, le obbiezioni m'3sse innanzi dall'on. Colajanni, che in tal guisa ridarebbe lustro al militarismo ed alla Dinastia, osservazioni esatte senza dubbio, ma di cui la seconda non contiene per me, che non sono repubblicano, alcuna minaccia, e la prima rappresenta un danno incomparabilmente minore dei vantaggi di ordine ideale e materiale della liberazione di terre italiane da· servitù straniera. Questo il programma per un futuro, ahimè, molto remoto. Per il presente, e quì sono lieto di trovarmi pienamente d'accordo con gli egregi Colajanni e Moneta, io, coerentemente alle considerazioni quì esposte, stimo dovere di buon cittadi.no e specialmente di coloro che hanno l'onore e la responsabilità di educare la gioventù, non d'infiammare i
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