Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 12 - 30 giiugno 1903

312 RlVlSTA POPOLARE Dl POLITICA, LETTERE B SCIENZB SOCIA.Li ( mpouevano a loro delle corvées che facevano di loro dei. facchini. ll re non spendeva niente per l'esercito; il re inon amava l'esercito e le riviste e le parate militari e così di seguito. Ui pare che quelli eroici ufficiali abbiano assassinato proprio nel loro interesse. Si dice: il popoio approva .. Di due cose l'una: o il popolo è una accozzaglia di barbari che ha bisogno ,d'essere civilizzato ed allora l'Europa se ne deve incaricare; o il popolo è obbligato ad api:laudire perchè i malfattori della notte orribile gli tengono la spada alla gola: -- e questa e la cosa più probabile - ed allora l' Europa deve intervenire perchè il popolo possa liberamente esprimere la propria opinione. In ogni modo è un dovere dell'Europa lo esigere la punizione degli assassini. È vero; è indiscutibile che Alessandro Obrenovitch e sua moglie Draga non erano persone piacevoli, forse non erano - malgrado la loro posizione - neppure interessanti; ma se questo bastasse a legittimare l'assassinio di tutte le persone sciocche o spiacevoli, le stragi dovrebbero stare all'ordine del giorno. C'è anche di più. Draga si è rivelata, durante il tempo relativamente breve, del suo dominio, una donna di grandi ambizioni: torse ebbe anche un grandioso sogno d'indipendenza del suo pae~e dalle influenze euro-pee, sogno che essa non potette, non che attuare, neppure discutere vista la generale avversione cui era fatta segno; in ogni modo, e malgrado• le proscrizioni, e le violenze commes5e ·da suo marito. non era con una aggressione notturna che il paese doveva liberarsi del suo re. Non era con la strage vigliacca, compiuta nel cuore della notte, che il popolo doveva liberarsi del suo o de' suo,i tiranni; non era coll'incrudelire bestialmente dilaniando a sciabolate i corpi morti; non era assassinando i fratelli della regina, i ministri del re, <:: la fanciulla di diciotto anni che il popolo doveva farsi giustizia. Non così i popoli che si son fatta giustizia, anche col ferro, hanno agito. Bisogna ricordare che i tanto famosi septembriséurs giudicavano.Noi comprendiamo benissimo che Pietro I dei Giorgio il Nero non voglia o non possa accingersi a punire i suoi complici; ma l'Europa deve ricordarsi che l'esempio sbrigativo offerto dall'esercito serbo agli eserciti d'Europa può essere eminentemente contagioso. Non si sovvertono o si lasciano sovvertire impunemente le basi della morale um.ana senza che una profonda traccia di corruzione risulti dal male fatto e dal male tollerato in silenzio. Anche gli anarchici partigiani dell'azione individuale affermano di agire nell' interesse della umanità, e, veramente, essi credono di agire in quel senso; pure contr'essi - e non a torto - noi affermiamo il diritto innegabile, la santità intangibile, la inviolabilità della vita umana; e quand'essi raccomandano al ferro quella ch'essi pensano la vendetta dei popoli oppressi, o la speranza di migliori giorni futuri; noi dimandiamo che in essi sia punito lo sfregio più grande fatto alle leggi della natura, all'ordine delle cose, con l'attentato alla vita umana. Quando essi agiscono, i giornali dell'ordine, ufficiali, semi-ufficiali e ufficiosi, strillano come oche spennate e invocano vendetta, eppure, raramente gli anarchici hanno ucciso più d'un uomo alla volta: ora perchè codesti tali giornali non gridano altrettanto forte contro gli assassini Serbi?- Perchè un re, diventò re per mezzo dell'assassinio, è da questo fatto forse nobilitata la missione di sgozzatore di donne e di trucidatore di uomini disarmati e nudi? L'Europa sopporterà che questi M.ascin, Aramovic, Nicolic diventino ministri, aiutanti di campo, generali di Pietro I? Sarà curioso vedere come i nostri ufficia.li, i nostri soldati, i nostri generali accoglieranno questi trucidatori di femmine quando il loro re verrà - poichè l'etichetta glielo impone - a far visita ai regnanti, ai capi di Stato Europei. Perchè il popolo Serbo può cuoprirsi di fango e di sangue la faccia e le mani quante volte gli pare; e urlare poi all'universo: Io sono pulito! Il diritto delle genti, e il sentimento umano obbligano tutti i popoli civili a non avere nulla di comune con lui, e l'interesse stesso delle Uase Regnanti d'Europa deve obbligare la Diplomazia a non permettere che si possa pensare, nell'esercito, che quando un capo dello Stato diventa scomodo, bastano cinquanta mascalzoni bene intenzionati per levarlo di torno, cambiare la costituzione d'un paese, ed obbligare il popolo ad urlare un evviva che forse altrimenti non pronuncerebbe. Gli ufficiali dell'Esercito Serbo hanno seminato dei brutti g-,:mni; bisogna che l'Europa pensi bene se le conviene che i seminatori passino impuniti e che la sementa germogli. Ma del resto, data la compagine politica· internazionale dell'Europa, è possibile un intervento armato senza che sull'Oriente si scatei1i quella tempesta bellicosa che si cerca di scongiurare ? Il meglio che c'era da fare, quindi, era di fare una protesta morale che tanta più sarebbe riusçita imponente quanto più .unanime; ed è da deplorare che la iniziativa presa dall'Inghilterra - ancora lorda del sangue dei Boeri - e dal Sultano - il grande assassino, per antonomasia - non sia stata seguita dagli altri Stati civili ; e ci duole che nel nostro Senato la causa della civiltà e della umanità in questa occasione sia stata rappresentata da un reazionario, il Vitelleschi, mentre chi rappresenta la parte progressista, il Pierantoni, immemore della critica profonda fatta da G. Mazzini all'egoistico diritto di non intervento, ha difeso il governo italiano, che ha lasciato assistere il proprio Ambasciatore all'insediamento del nuovo .re di Serbia. Se tutte le potenze, come fecero l'Inghilterra ..... e la Turchia, avessero ritirato da Belgrado il proprio rappresentante, ai serbi assassini che rinnovano le gesta di Roma imperiale e di Bizanzio sarebbe stata data una lezione non qmde la meritano, ma sempre abbastanza severa. . I mas~aci:•l di liichinev. La tragedia di Bel- ~ grado ha fatto dimenticare una tragedia non meno atroce anzi molto più atroce, che s'è svolta poco lontano da Odessa, e per la quale ormai sembra passata la parola d'ordine di non parlarne più. Del resto si capisce l'imperatore dello Knut stà per venire far noi, e non è bene rinfrescare la memoria del popolo con la narrazione dei fatti e gesta della sua polizia e della sua amministrazione. Questo però è buono per i giornali e i giornalisti cui legano alle alte sfere vincoli più o meno saldi d'interesse; noi invece ci teniamo a far vedere al popolo le virtù e qualità morali del governo degli Ozar. E a proposito dei massacri di Kichinev, è opportuno avere bene in mente un fatto che dà, forse, la spiegazione - non però la giustificazione - dell'accaduto. Gli Ebrei in Russia sono la parte più intelligente dei lavoratori. Se le nuove idee sono penetrate fra gli operai delle officine si deve a loro, e se oggi accanto alla agitazione della classe borghese per la costituzione, c'è l'agitazione della classe operaia per il miglio-

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