Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 12 - 30 giiugno 1903

RIVJSTA. POPOLARE Di POLITICA. LE1TERE E SCIENZE SOCJ.ALJ 331 alla ricchezza; mentre gli. altri tributi, che colpiscono i comuni, sono progressi vi a rovescio. 2.0 Di questi 20 milioni la maggior parte andrebbero a favore di ricchi latifondisti. A quale. uso verrebbero destinati questi 20 milioni, rinunziati dallo Stato ai contribuenti fondiari? Per tutte le ragioni che abbiamo dimostrate in queste pagine, si presume che la parte più impor- . tante di questi 20 milioni, andando a beneficio di ricchi pr1,prietari, prenderà la via_ che conduce al l'espansione delle spese di lusso, .una piccolissima parte, quella relativa alle quote minime dei piccoli proprietari, verrà assorbita da un'insensibile dilatazione dei consumi necessari; una porzione, per l'arbitrio del regime privato capitalistico, s'investirà in que11,, forme produttive, che menano. alla eliminazione del lavoro umano. Alfine, dopo tutte queste detrazioni, dei 20 milioni resterà una frazione impercettibile, se pure resterà, per cercare un impiego nelle opere di bonifica agraria, nelle industrie che danno un valore a materie inutilizzate, in quegli inv,estimenti insomma, che, conducendo alla moltiplicazione della ricchezza) corrispondono aJ vero interesse collettivo, perchè traggono seco la sparizione della disoccuvazione, la di:ffusion.e del benessere. Noi pensiamo che lo Sbi.to deve continuare a esigere nella sua interez~a l'imposta fondiaria; che quei 20 milioni devono essere restituiti alle regioni meridionali, ma non per allargare la voragine delle spese di lusso, non ver il miracolo di creare la ricchezza dove non c'è, ma unicamente per essere in vesti ti in quelle opere, che, oltre a procurare un lavoro immediato agli operai disoccupati, aumentino la potenzialità produttiva dei nostri mezzi di produzione. Ci sono regioni vastissime ove l'anofele domina sovrano. Quelle pianure paludose, quelle vaste con tra de ricche di miasmi, che servono di letto a . fiumi indisciplinati e devastatori, possono essere conquistati alla coltura feconda, e potrà essere fugato il terribile· fl,1.gello della malaria, disseminatrice di dolori e di disagio economico. Il problema della uti.lizzazior.e dell'energia idraulica merita la più benevola attenzione. Converrà incoraggiare nelle città, grandi e piccole, sistemi nazionaU ,di fognatura, elle impediscano il disperdimento dei tesori di materie fertilizzanti, tanto necessarie per le nostre terre; come pure potrà tentarsi la costruzione di vasti serbatoi per uso d'irrigazione, serbatoi inopportuna1oente proposti per fecondare le sabbie abissine. Queste ed altre opere formano le prime linee di un vasto programma, che certamente ,il contributo dei 50 milioni annui non potrà risolvere in breve volger cli tern po; ma che indubbiamente avvierà Ù mezzogiorno d'-Italia verso la sua redenzione economica, morale e civi)e. Pensiamo che questo progeamma è fecondo di grandi benefici : per i proprietari, le cui terre verranno migliorate dalle bonifiche; per le classi la• voratrici, allè quali non mancherà il lavoro ed il pane; per la collettività, percl;lè l'accresci mento della potenza produttiva della terra e per noi con• •dizione essenziale, se non vogliamo ancora per molto tempo, o per sempre, rimanere .alla coda dei popoli. che ci precedono nel cammino della civiltà. TOMMASO V A GLIASINDI. " ASPETTANDO L'AURORA " Ho le mie ragioni se scrivo di qnesto libro (*) con qualche mese di ritardo. Per nessun altro durerej. tanto sforzo a dimenticar l'autore nella sua opera; a sopprimer la fisonomia personale del primo che all'altra osti-,. natamente, quasi insidiosamente, si sovrapone e si frammischia, compromettendo l'im.passibilità del critico. Sfido ! È di pochi il privilegio d'imprimersi, come Antonio Oippico, incancellabili nella memoria e nell'affetto : è di pochi il condensare in sè, come lui, tante note e ragioni di simpatia. Questo mio caro fratello, zaratino ed irredentista, vive in un'atmosfera d'entusiasmo costante e comunicativo, elastico e leggero: che irrepresso rampolla, schizza, esplode; adorante al cospetto d'una zolla ove bellezza di storia o di natura instighi la fantasia; pulsante rapido avanti a un po' di colore che brilli su un fabricato di questo nostro Mezzogiorno pompeiano e idolatra; a fiotti dirompente per un modello d'arte figurativa antica o per una vergine che cucini il cibo domestico su la via con pagano profilo; a vampe montante presso una calante pianura di mare ondoso o per una strofe che lo imparadisi. Egli ha la vibrante smania del moto, a trave_rso i meridiani e i paralleli; da' più insospettati angoli del globo vi perviene, memore, il suo saluto: e se improvvisamente due braccia· stringono a sè l'amico distratto e meditabondo, costui, senza esagerare, giurerebbe che son le sue. Ma, innanzi ogni altra cosa, Antonio Cippico è un dicitore di versi furiosamente stupendo. Or io, che contro chi mi affiiga di recitazioni poetiche professo un'a- · lacre ira; io che, a canto a codesti piazzaioli volgarizzatori della musa chiamo a raccolta tutti i sensi della serafica pudicizia (e della pazienza) ostentando me vittima, non complice, dell'indiscreto energumeno inviso a Orazio e al Leopardi; io godo, quando ascolto il Cippico dir versi. A mensa su 'l partenopeo mare, presso le acque che s'incornano grandiose contro i sassi sbavando e spruzzando e irrigandoli d'una svanente luce, con la luna pendula da un colonnat~ fantastico di nubi negre e argentee ne' mille 'scherzi e amoreggiamenti della vòlta ceieste co 'l sirenico mare, qual complemento il suo proromper di canti all'incantesimo ! Quale sbocciante fiore tra i luoghi comuni del Vesuvio e della marina diffamati da miriadi d'imbrattatele dei due sessi; qual compenso al Falerno contemporaneo che bisogna " tagliare ,, (direbbero i vinicoli) con troppe reminiscenze classiche, e che le cb.itarre de' triviali aedi avvelenano ! Qual ratto su ambrosie ali allo zenit dell'ubriacatura ! Non ad ozio rimesto in tali ricordi. Accennai al Cippico entusiasta, afiinchè la parte di vitalità assente per avventura in q~esto libro - che tanta pur ne racchiude, (*) ANTONIO CrPPICO, Aspettando l'aurora. - Zara, E. de Schonfeld, editore.

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