l • 423 RIVJSTA POPOLARE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCJA.LJ · che ora è giunta all'estremo della sotferenza e della pazienza. Quando si aspetter-à a ·provvedere~ Quando forse si avrà perduto irremissibilment.e l'animo in una no'tte di sangue 1 >. ,A questo noi non abbiamo da aggiungere che qu~sto: vi sono dell9 zone in Sicilia, nelle C~labrie· vi è tutta la Sardegna, in cui non si · sta ' . meglio che nella provincia di Lecce. C'è da aspettarsi., quindi, che si ripetano altrove i fatti che hanno fatto parlare di sè una parte delle Pu.glie. Li uniformitànel là I e~iaszl ioeòsuie.ael DIFETTI E RIMEDII 1. -, « Ho fatto il colpo, ho cacciato giù i campanili e costituito un governo• solo. Àd anno nuovo da Piacenza a Cattolica tutte le leggi, tutti i regolamenti, i nom_i ed anche gli spropositi, saranno piemontesi ... ». •Così Farini scriveva al Castelli il 7 Dicembre 1859 e in quelle parole sta tutto il program~a pensato e svolto ,dai maggiori uomini di quei giorni memorandi. . Il metodo era giacobino e 'gli spropositi introdotti furono molti; dato però l'orientamento che aveva preso la rivoluzione, date le gravi necessità cui doveasi provvedere, i danni che ne derivarono furono allora senza dubbio inferiori al beneficio ·ottenuto di aver potuto spazzar via, ad un tratto, le vecchie '1.inastie che infestavano l'Italia, con tutte le loro tradizioni, costumi, leggi, buone e cattive, procurando di farne scomparire perfino le traccie. Ma liberata la patria dai suoi oppressori, fondata l'unità nazionale, il sistema che aveva potuto rispondere alle esigenze del momento rivo~ luzionario, lungi dall'essere abbandonato o corretto, fu conf;ervato e spinto fino alle ultime sue conseguenze. Ognuno sa quale accoglimento ebbe lo stesso Farini quando nel 1860, ad un' anno di distanza dalla sua lettera al Castelli, da illuminato statista, presentò lo schema di un riparatore riordinamento amministrativo a base regionale, e qual sorte t9ccò al Minghetti che ne raccolse l'idea con un più ampio sviluppo! Si gridò allo sfacelo d'Italia, e così forte, che fino a pochi anni orsono, era per molti, in buona ·rede, magnum {acinus in patriam parlar di regioni e d interessi regionali, quasi che questi non esistessero effettivamente, quasi che la regione in Italia, come disse Marselli, nnn sia rimasta ·un fatto reale sebbene non sia riuscita a diventare un fatto legale. E da· allora molte idee si snaturarono, molti e gravi errori si commisero. L'unità nazionale fu confusa con l'accentramento politico amministrativo, e lo Stato ar,centratore .necessariameute ci apµrontò quella legislazion·e uniforme che ben fu paragonata dal. Sighele ad. ·un letto "di·-Procuste in cui debbono adagiarsi per forza gl'individui cli tutte le stature, e dove poi tutti si trovano a disagio: donde i legittimi mal- ·contenti, le fiere proteste, e talvolta anche la ?e• viazione patologica dello spirito regionale che, se fosse rispettato nei suoi giusti limiti, sarebbe la forza e la fortuna della patria. Contro i danni incalcolabili arrecati dall'uniformità in ·materia amministrativà, finanziaria,, tributaria, molto si. 'è parlato in questi ultimi tempi: notevolissimo proprio in qu~sti. giorni il vigoroso discorso pronunziato in Potenza dal Professore F. 3. Nitti., che esaminando il problema meridionale con la sua alta competenza, ha sostenuto la necessità di una legislazione speciale pel mezzogiorno, ed importante l'articolo dell'on. Prof. Angelo Majorana comparso poco tempo fa in questa Rivista (1), nel quale criticandosi in ge• nere il fatale sistema della cosÌ' detta legislazione media, vengono specialmente messi in rilievo i grandi inconvenienti che derivano dal voler determinare norme e prescrizioni uniformi in materia di provvedi.menti sociali. Reca giustamente ad eseµipio 19on. Majorana le incongruenze, i danni economici, l'luapplicabilità della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli: ma, e cosa dire dei" disegni di legge sul regime forestale, sul contratto di. lavoro agricolo e sui patti agrarii L. Vediamolo brevemente. 2. - Il disegno, già approvato dal Senato ed oggi innanzi. alla Camera allo scopo di conservare le foreste e di riparare ai danni di irrazionali diboschimenti, vien.e a vincolare ciecamente tutti i boschi, e i terreni nudi e cespugliati saldi sulle cime e pendici dei m_?nti; ◄~omunque inclinati. ... E' evidente che tanto per offrirci un nuovo. saggio di quella legislazione unica, cotanto deplorata, si è creduto con no_rme generali ed uniformi di ben provvedere tanto ai bacini montani Pie - montesi quanto alle valli Toscane o ai monti e ai boschi della Sila, senza tenere conto alcuno delle grandi disparità geografiche e geologiche della nostra penisola, senza per nulla pensare alle differenti condizioni economiche delle varie regioni. Invece di seguire il semplice e razionale criterio di applicare ed estendere il vincolo forestale là dove fossero accertate la necessità o l'opportunità di provvedere alla consistenza dei terreni, al sistema delle acque, all'igiene pubbl'ica, si dettarono generali prescrizioni restrittive e vessatorie che significano esclusione a prz'ori di ogni altra cultura a.graria,a favore della cultura silvana,con la relativa diminuzione çli altri più importanti e ri~ munerati vi prodotti. (1) N. 21 del 15 Novembre 1902. I
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