Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 12 - 30 giiugno 1903

RIVIST·APOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Direttore : D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il ;o d'ogni mese ITALI A : · anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nuD1.ero separat.o Oent.. 80 . e» Amministrazione : Via Oampo Marzio N. 43. ROMA ~ AnnoIX. - N. i2 Abbona.D1.ento postale I/ Roma,30 Giugno 4903 SONJ:l\(J:ARI01 Noi: Gli avvenimentie gli uomini (L'inchiesta sulla Marina - I pericoli dell'irredentismo. Gli ammonimenti della storia - Per la libertà intèllettuale ..... in Italia - Per la difesa della lingua italiana a Malta - Le elezioni al Reich-;tag - La diplo11+aziaeuropea e la Serbia - I massacri di Kichincv - Il significato dell'elezione Syveton - L'Inghilterra e il Mad Mullah - Efisio Tola, con ritratto). - La Rhrista: Le cose soverchiano gli uon~ini - La Hedazione: li tempo è galan_tuomo? ! ! (Confessioni e discussionisul Me:;_z_ogiorno) - I...o Zotico: Di una nuova biografia di Giuseppe Mazzini - Onesti giudizi sul problema meridionale - Avv. Lorenzo Rorioni: L'unifÒrmità nella legislazione sociale (Difetti e rimedi) - U. Rosa: Contro l'orgoglio anglo-sassone e in difesa dell'America Latina - To1un1aso Vagliasindi: Questione meridionale o questione generale? - Francesco Gaeta : « Aspettando l'aurora ». . RivistadelleRiviste: Il più antico Codice del mondo (Review of <J(eviews) - Capitali e .Coloni al Tonchino (<J(evne de 'Paris) - Il riavvicinamento latino e le relazioni Anglo-Russe (Fortnigt!~ Review) - La cura dei tisici in Amcricà (.American <J(eviewof <J(eviews) - Recensioni. - .Illustrazioninel testo. Si pregano vivamente gli abbonati in arretrato a met"'."" tersi SUBITO in regola. GLI AVVENIMENTI- E GLI UOMINI L'inchiesta sulla Marina. - Ogni giorno che passa si dimostra inevitabile; e l'Estrema sinistra, senza preoccupazione di partiti o di persone, ha il dovere d' insistervi energicamente. Le rivelazioni che viene facendo l'Avanti! la rendono sempre più necessaria. Noi intanto registriamo _;oci e notizie che sono pervenute alle nostre orecchie. Una si riferisce a serio malcontento, che avrebbe manifestato qualche Ministro per la mezza concessione fatta dall'on. Zanardelli colla mezza promessa di una Inchiesta Reale che non offre del resto alcuna garànzia di serietà e d' imparzialità. Questo Ministro, non vuole sentir parlare nè d'Inchiesta Reale nè d' Inchiesta Parlamentare, perchè convinto che nel Ministero della Marina si siano commesse continuamente tali grosse porcherie che solleverebbero uno scandalo pericolosissimo per le istituzioni. Si allude forse a quelle provvigioni gràsse che un grande personaggio percepiva sulle navi da guerra commissionate all'estero? Qualcuno lo crede; non noi. Quelli sono avvenimenti sporchi molto remoti e di cui difficilmente· oggi si potrebbero :ritrovare le tracce al Ministero della Marina. Il Ministro che avrebbe un sacro orrorQ per l'Inchiesta si preoccuperebbe di ~atti scandalosi più recenti e per così dire più attuali. Forse dalla preoccupa:,,;ione non sarebbe esclusa qualche ·influenza regionale, poichè, stando alle voci più accreditate, i grandi ladroni della Marina sarebbero tutti settentrionali - come i grandi costruttori di ferrovie - arricchitisi sul bilancio dello Stato, e farebbero impallidire la luce sinistra che tutti i Saredo dell'Alta Italia hanno giustamente proiettata sui ladruncoli meridionali vivacchianti sui comuni, sulle provincie e sulle opere pie. Questa voce l'abbiamo raccolta in certe sfere d'ordina.rio bene informate; ma :non ne garentiamo l'autenticità. Invece possiamo gar~ntire questo dialogo .tra un impiegato del Ministero della Marina ed un suo amico: - Ebbene, domandava l'amico, hai paura dell' Inchiesta? - Io? No. Forse la temeranno alcuni miei superiori. I quali si mantennero onesti per molti anni; ma quando fu notorio che un Ministro della Marina intascava illecitamente delle grosse somme, trascinati dal malo esempio, si credettero ne~ diritto anche loro di raccogliere la loro parte del bottino. In fine riferiamo non una voce, ma diamo una notizia. Nelle carte di Orispi c'è una busta sulla quale sta scritto: Terni. Sappiamo pure che all'epoca della riunione nella Sala Rossa - 15 o 16 Dicembre 1894 - Crispi, indignato per l'intervento di certuni, per un momento volle vendicarsi pubblicando il contenuto di quella busta. Prevalsero consigli di prudenza, che, certamente, non verranno smentiti dall'esecutore testamentario, Senatore Damiani. Oh! egli della prudenza ce ne ha ... • I pericoli dell' irredentismo. Gli ammonimenti della storia. - Abbiamo letto nell'ultimo numero della Vita Internazionale un articolo di Ernesto Teodoro Moneta, che ci ha procurato la più viva soddisfazione. L'amico nostro carissi~o, col quale tante battaglie abbiamo combattuto in favore della libertà e della democrazia, consacra un articolo all'irredentismo, ch'è la conferma la più luminosa e la meno sospettabile di austro:fi.lia che poteva venirci dalla Capitale morale sulle idee che abbiamo sostenute da soli, sui pericoli che possono venire all' Italia e con particolarità alla sua democrazia da una guerra contro l'Austria. Quale e quanto sia il consenso tra ciò che noi pensiamo ed abbiamo ripetuto nell'ultimo numero nostro e ciò che quasi contemporaneamente pubblicava la rivista lombarda, gli amici nostri potranno rilevarlo dal seguente brano finale dell'articolo: che riproducfamo integralmente

' 310 RIVISTA POf>OLARK DI POLITICA, LETTERE 4 SCIENZE SOCIALI " C'è in tutto il mondo civile, scrive il Moneta,· un movimento che porta alla pace; questo movimento c'era gjà · in Francia qualche anno prima del 1870 e faceva ogni giorno proseliti fra gli operai e la democrazia. Ma là c'era anche il partito della vecchia révanche, il quale, dopo Sadowa, sentendosi quasi umiliato che l'esercito ' prussiano avesse vinto una grande battaglia senza il permesso della Francia, credeva il momento arrivato di conquistare le sue terre irredente sulla sinistra del Reno, riparando i danni del 1814 e del 1815. " Come gli irredenti, essi credevano il proprio esercito invincibile. Venne la guerra, e, in luogo di nuovi acquisti, la Francia perdette due grandi provincie; invece della entrata dei soldati francesi in Berlino, vide l'entrata dei prussiani in Parigi. " Questo ricordo non è del tutto estraneo al mio assunto. C'era in Germania dal 1814 in poi un partito n~zionalista, che· aveva messo nel suo programma, la rivendicazione dell'Alsazia e della Lorena, antiche terre tedesche, ma non è probabile che la Germania avesse fatto alla Franc~a una guerra apposta per averle; fu la Francia stessa che le porse l'ambita occasione. " Or bene, ci sono anche in Germania dei patriotti che agognano a Trieste. " Badino gl' irredentisti a n,on offrire a quei pangermanisti e al loro governo l'occasione di mandare ad effetto quelle loro megalomane aspirazioni. " Poichè nessuno più crede ai miracoli, se venisse una guerra tra l'Italia e l'Austria,. o l'Austria vince e riprende il quadrilatero, o soccombe e all'indomani i tedeschi sarebbero a Trieste. " Io so che queste verità' molti le pens'ano, ma pochi hanno il coraggio di dirle. " Io mi crederei il più vile degli uomini se, credendole utili alla patria, le tacessi. '' Io so che nei giorni più dolorosi della quistione di Tunisi, fui solo coi miei compagni del Secolo e con Napoleone Colajanni a tener testa all'orgia d' improperi, di insulti e di provocaziolii che si lanciavano ogni giorno contro la Francia; soli eravamo a resistere alla corrente belligera, che aveva travolto perfino quei due elettissimi e magnanimi campioni di libertà che furono Alberto Mario e Felice Cavallotti. " Oggi, i pochi che rimasero amici della Francia, nei giorni della tempesta, son diventati milioni; la loro voce . di fratelli a fratelli è diventata la voce di tutto il popolo italiano, a cui risponde con commovente unanimità il popolo francese. " Dov'è oggi la gallofobia? Invano se ne cercherebbe traccia in qualche angolo nascosto del nostro paese; la si direbbe morta per sempre, se non ci fossero animali, i quali, dopo essere rimasti come morti una lunga stagione rivivono di nuovo. , " Stiamo in guardia. " Dell' irredentismo io non chiedo, nè desidero la morte. Che viva e si converta ricordandosi, che, oltre la sua, ci sono nel mondo altre qaestioni forse più vitali; viva, ma si purifichi al fuoco di un patriottismo . elevato, che guarda d' intorno e da lontano e a tutto ciò che vive e si muove, liberandosi di tutto ciò che è vanità e sciovinismo e rinunciando a quei modi di azione che erano proprii della gallofobia, e che, già per sua natura odiosa, la resero tanto funesta alla patria. ,, (1) (1) All'ultima _ora, mentre andiamo in macchina, ci perviene un articolo del D.r Iacopo Tivaroni sull'Irredentismo, che, pur essendo in parte dissenziente dalle nostre idee, pubblicheremo nel numero prossimo della Rioista. N, d. R. / Per la libe••tà intellettuale... in Italia. _ Non credevamo davvero che dopo aver dovuto stigmatizzare l' intolleranza politica e scientifica di una universiti ungherese avremmo dovuto, dopo pochi giorni, deplorare l'intolleranza religiosa in una delle principali università d'Italia: in quella di Torino. Eppure un vigoroso articolo di Guglielmo Ferrero - Per la libertà intellettiiale - pubblicato nel Secolo del 23-24. Giugno, ci costringe a constatare questa vergogna: è. stata negata la libera docenza in :filosofi.a morale a -Zino Zini perchè un suo libro sul Pentimento e la morale cattolica è stato messo all'Indice dal Tribunale della ~aera Inquisizione. • Prima di dire la nostra parola su questa detestabile manifestazione settaria e clericale, ricordiamo che nella stessa Università di Torino altra volta si fece una ·ostinata opposizione a chiamare Achille Loria - uno dei più illustri e geniali scrittori italiani - a succedere al Cognetti de Martiis nella cattedra cli Economia politica, perchè il Loria era un •.. ebreo! Questo precedente, ch'è sfuggito al Ferret"O, prova che il clericalismo e l' intolleranza reHgiosa non sono annidati nella sola facoltà di l~ttere e :filosofia; ma che serpeggiano pure in quella giuridica: cosa assai grave. Ora, noi che non siamo mangiapreti professionali, e che ab biamo severamente stigmatizzata la persecuzione della repubblica francese contro i clericali, che potrà riuscire pericolosa alla stessa repubblica, protestiamo con tutta la forza dell'anima nostra contro questi ac:- cenni d'intolleranza scientifico-religiosa che ci farebbe tornare indietro, se si generalizzasse, ad un secolo fa. Avvertiamo altresì che l' intolleranza clericale e la minaccia di vedere afferrate le redini dello Stato dai partigiani del Sillabo ha prodotto la controreazione giacobina in Francia e potrebbe produrla in Italia. Noi, col Fe1~rero, ci auguriamo, perciò: che il Ministro della Pubblica Istruzione a garanzia della libertà intellettuale e della esistenza e della azione di tutte le condizioni del progresso, vorrà preoccuparsi del ftnomeno della Università di Torino, che qualche volta, ci si assicura, ha cercato pure di far capolino in quella di Roma. Intanto potrebbe cominciare col dare una meritata lezione alla facoltà cli lettere e filosofia accordando la libera docenza allo Zini, ch'è un valoroso scrittore. Quanti amano l'autonomia universitaria accoglierebbero il provvedimento a malincuore; ma finirebbero col riconoscere che certe situazioni eccezionali richiedono rimedi non ordinari. Per la difesa della lingua italiana a Malta. - Altra volta ci siamo intrattenuti sulla prepotenza inglese che si sbizzarriva a Malta contro la lingua italiana. Pareva che Chamberlain, per far cosa gradita al nostro paese, volesse mutare indirizzo; ma la sua violenza imperialista contrariata in Inghilterra ha voluto sfogarsi contro i Maltesi a confermare che egli è e ri. mane quello ch'è stato: un piccolo autocrate germogliato in terra di libertà. Il Ministro delle colonie, togliendo a pretesto l'opposizione che i membri elettivi del Consiglio di governo facevano precisamente per protestare contro le precedenti disposizioni che miravano a sopprimere la lingua italiana, h~ fatto un colpo di Stato sopprimendo la costituzione del 1887, restituendo di fatti la somma delle cose nelle mani del solo Governatore. Quando avvenne il primo attentato contro la lingua nostra, ch'è quella dei Maltesi, nella Camera italiana •

RIVJSTA POf ·JLARE DI POLITICA. LET'TltR.E E SCIENZE SOCIALJ 311 si sentì una voce di protesta per bocca dell'on. Oolajanni e poscia di altri; e speriamo che anche ora la cosa non passi inosservata, pur essendo convinti che il nostro Governo non può rispondere che con un fin de non recevoir. L'Inghilterra, che si è resa sempre solidale col suo J oè nella lotta contro le repubbliche africane, anche questa volta ne approverà le brutalità., tanto più laide in quanto si sa che non possono provocare una resistenza armata come non la provocano quelle della Russia contro la Finlandia : troppo grande è h sproporzione tra gli oppressori e gli oppressi. L'Inghilterra, com'è rappresentata in Parlamento, come avevano previsto ha lasciato libertà di azione ; ma abbiamo appreso con piacere. che anche nella Camera dei Comuni si sia levata la voce autorevole di Bryce, l'illustre storico della Repubblica Nord-Americana, -a biasimare vivamente il ministro delle colonie ed a smascherarne, insieme al Boughey, i sofismi. Nella stampa la causa del diritto è stata sostenuta dal J)aily News, dal Daily C,;oniclee dal MornÌ1'f!JLeader. ' Le elezioni al neichstag. - Era un fatto facilmente prevedibile che i socialisti sarebbero riusciti vittoriosi dalle elezioni al Reichstag. L'Imperatore Guslielmo aveva preso troppo chiaramente posizione contr' essi e troppe volte aveva dato occasione all'intelligente capo del partito socialista tedesco, Augusto Bebel, di rimbeccarlo e di fargli rimangiare le proprie mirabolenti affermazioni. Prima fu la lezione _di storia e di serenità storica che gli ebbe a dare Bebel a proposito della lettera all'ammiraglio Hollmann sulla questione che va sotto il nome di: BibelBabel-Bebel; _poi venne l'indipendenza delle opinioni dei deputati al Reichstag; poi l'affare Krupp ; l'ultimo disastroso affare, nel quale l'imperatore si lasciò sfuggire una bellissima occasione di ... stare zitto. I discorsi di Guglielmo a :proposito dell'esercito, il suo volerne fare quasi una casta separata dal popolo, J nemica del popolo; la sua altezzosità contro tutto ciò che è veramente opera e aspirazione di masse popolari e che quindi contrasta e contraddice al " diritto divino ,, di cui egli è strenuo campione; tutto ciò non poteva a meno di alienargli la parte maggiore delle simpatie popolari; e gliel'ha alienata. Ma un'altro fatto anche ha meravigliosamente contribuito al trionfo dei partiti socialisti; ed è stato l'incredibile egoismo del partito agrario. I socialisti avrebbero n;v:uto qualché voto di meno, fors'anche molti voti di meno, se la minaccia della politica agraria che, trionfando, av_rebbe cagionato la rovina della Germania industriale, cioè della grande maggioranza dei lavoratori, non fosse stata a far capire al popolo che, in queste elezioni, si trattava, più che altro, del suo diritto al pane o della consacrazione della s.ua servitù morale e materiale ai pochi latifondisti del paese. E il popolo ha votato:per quelli che egli pensa essere i suoi difensori contro le bra- ' me egoistiche, contro i monopolii e li sfruttamenti dei partiti che pur dicendosi amici suoi, altro interesse non hanno e non rivelano che fare .l'interesse dei ricchi e dei potenti che ne sono a ca po. I socialisti hanno guadagnato al primo scrutinio parecchi seggi; sono stati eletti in numero di 58; i ballottaggi ne mandarono al Parlamento altri 25. Il gruppo socialista al Reichstag sarà composto di 83 membri. A loro s'impone dunque una grande opera. Berlino è ora intieramente rappresentata da socialisti, e così Oldemburg Altemburg, Duisberg e parecchie altr~ grandi industriali città tedesche. Tutto, o quasi - 22 collegi su 23 - è in mano loro. Il movimento socialista s'è esteso in seguito alla a,gitazione agraria, e per la politica del-. l'Impero che non è stata _consona ai sentimenti del popolo tedesco. L'indifferenza verso i Boeri, dopo che un telegramma dell?Imperatore gli aveva quasi spinti alla lotta; l'atteggiamento remissivo verso l'Inghilterra; l'ostentazione della visita di Guglielmo al Papa il rincaro del pane, e le proibizioni di riunioni pubbliche a Berlino, a Essen e altrove hanno prodotto i loro frutti, che sono amari, per il palato dei conservatori. Ora tutti predicano la cosa impossibile: - e in parte durante i ballottaggi hanno cercato di attLrnrla - unirsi in blocco con.tro i socialisti. Senonchè i socialisti non rappresentauo soltanto un programm.a politico ; essi sono il resultato di un fatto politico ed economico dell'Impero tedesco. La politica Imperiale estera ed interna è ·stata sbagliata: i socialisti raccolgono - era facile prevederlo - il beneficio dell'errore. A loro ora starà il compito, uon facile, di dimostrare al popolo che essi, dal Parlamento, possono veramente qualche cosa per lui. Fino ::i,dieri essi potettero dire noi siamo pochi e non possiamo ave1·e che una efficacia negativa, che una influenza di critie,a; con gli eletti ai ballottaggi essi saranno uno dei più forti gruppi politici al Reichstag per numero sono secondi solo al Centro. Il popolo aspetta da loro un opera forte e duratura d'iniziative e di riforme. Essi sono abbastanza numerosi per potere; avranno l'energia di volere? Li vedremo presto alla prova, che per il popolo, e per il partito sociali.sta tedesco dovrà essere decisiva. .... I.a diplomazia Eui:•opea e la Serbia. - Dunque il temuto e potentissimo popolo serbo ha deciso che dei suoi misfatti nessuno deve parlare; non solo, ma ha stabilito che agli assassini morti durante la esecuzione del loro misfatto si innalzerà, a spese pubbliche, un monumento; e che l'Europa deve occuparsi dei proprii affari interni e basta. Noi 'non vogliamo seguire i polemisti Serbi che confessano francamente di non essere - in fatto di civiltà - più avanti dei signorotti e bravacci dei secoli XIII e XIV'; discutere con barbari che per confessione propria si riconoscono tali, è tempo perso. Noi vogliamo piuttosto mostrare all' Euroopa - e per lei alla diplomazia Europea - il pericolo grande dell'esempio che ci viene di Serbia. Poichè l'atto compiuto da quelli ufficiali, e più ancora l'amnistia e le lodi ed il plauso dal popolo Serbo concesso a codesti notturni aggressori, sono il rovesciamento di tutte le idee di morale, di giustizia, di lealtà, di coraggio che fìn'oggi ci hanno guidato ne' nostri rapporti e ne'. nostri giudizi nella vita pubblica e nella vita priv·ata. Un atto che commesso da uno è criminale, diventerebbe per caso meno criminale o più onesto se commesso da molti? In questo caso i Serra-Sauna (emeriti banditi Sardegnoli) sarebbero più onesti di Varsalona (l'introvabile)? E questi, a sua volta, sarebbe meno onesto di Achino che lavorava... in compagnia? È vero che gli aggressori Serbi hanno lavorato nell'interesse ... del popolo, dicono loro. Perchè dunque i primi lamenti, le prime querimonie - anzi quasi le uniche - che si siano intese , riguardano l'esercito? Riguardano gli ufficiali? Vogliamo riassumerle? Draga spregiava l'esercito; Draga vo1eva imporre al re, quale erede al trono, suo fratello Alessandro, il quale era mal visto dagli ufficiali. Gli ufficiali éd i soldati non erano pagati; si

312 RlVlSTA POPOLARE Dl POLITICA, LETTERE B SCIENZB SOCIA.Li ( mpouevano a loro delle corvées che facevano di loro dei. facchini. ll re non spendeva niente per l'esercito; il re inon amava l'esercito e le riviste e le parate militari e così di seguito. Ui pare che quelli eroici ufficiali abbiano assassinato proprio nel loro interesse. Si dice: il popoio approva .. Di due cose l'una: o il popolo è una accozzaglia di barbari che ha bisogno ,d'essere civilizzato ed allora l'Europa se ne deve incaricare; o il popolo è obbligato ad api:laudire perchè i malfattori della notte orribile gli tengono la spada alla gola: -- e questa e la cosa più probabile - ed allora l' Europa deve intervenire perchè il popolo possa liberamente esprimere la propria opinione. In ogni modo è un dovere dell'Europa lo esigere la punizione degli assassini. È vero; è indiscutibile che Alessandro Obrenovitch e sua moglie Draga non erano persone piacevoli, forse non erano - malgrado la loro posizione - neppure interessanti; ma se questo bastasse a legittimare l'assassinio di tutte le persone sciocche o spiacevoli, le stragi dovrebbero stare all'ordine del giorno. C'è anche di più. Draga si è rivelata, durante il tempo relativamente breve, del suo dominio, una donna di grandi ambizioni: torse ebbe anche un grandioso sogno d'indipendenza del suo pae~e dalle influenze euro-pee, sogno che essa non potette, non che attuare, neppure discutere vista la generale avversione cui era fatta segno; in ogni modo, e malgrado• le proscrizioni, e le violenze commes5e ·da suo marito. non era con una aggressione notturna che il paese doveva liberarsi del suo re. Non era con la strage vigliacca, compiuta nel cuore della notte, che il popolo doveva liberarsi del suo o de' suo,i tiranni; non era coll'incrudelire bestialmente dilaniando a sciabolate i corpi morti; non era assassinando i fratelli della regina, i ministri del re, <:: la fanciulla di diciotto anni che il popolo doveva farsi giustizia. Non così i popoli che si son fatta giustizia, anche col ferro, hanno agito. Bisogna ricordare che i tanto famosi septembriséurs giudicavano.Noi comprendiamo benissimo che Pietro I dei Giorgio il Nero non voglia o non possa accingersi a punire i suoi complici; ma l'Europa deve ricordarsi che l'esempio sbrigativo offerto dall'esercito serbo agli eserciti d'Europa può essere eminentemente contagioso. Non si sovvertono o si lasciano sovvertire impunemente le basi della morale um.ana senza che una profonda traccia di corruzione risulti dal male fatto e dal male tollerato in silenzio. Anche gli anarchici partigiani dell'azione individuale affermano di agire nell' interesse della umanità, e, veramente, essi credono di agire in quel senso; pure contr'essi - e non a torto - noi affermiamo il diritto innegabile, la santità intangibile, la inviolabilità della vita umana; e quand'essi raccomandano al ferro quella ch'essi pensano la vendetta dei popoli oppressi, o la speranza di migliori giorni futuri; noi dimandiamo che in essi sia punito lo sfregio più grande fatto alle leggi della natura, all'ordine delle cose, con l'attentato alla vita umana. Quando essi agiscono, i giornali dell'ordine, ufficiali, semi-ufficiali e ufficiosi, strillano come oche spennate e invocano vendetta, eppure, raramente gli anarchici hanno ucciso più d'un uomo alla volta: ora perchè codesti tali giornali non gridano altrettanto forte contro gli assassini Serbi?- Perchè un re, diventò re per mezzo dell'assassinio, è da questo fatto forse nobilitata la missione di sgozzatore di donne e di trucidatore di uomini disarmati e nudi? L'Europa sopporterà che questi M.ascin, Aramovic, Nicolic diventino ministri, aiutanti di campo, generali di Pietro I? Sarà curioso vedere come i nostri ufficia.li, i nostri soldati, i nostri generali accoglieranno questi trucidatori di femmine quando il loro re verrà - poichè l'etichetta glielo impone - a far visita ai regnanti, ai capi di Stato Europei. Perchè il popolo Serbo può cuoprirsi di fango e di sangue la faccia e le mani quante volte gli pare; e urlare poi all'universo: Io sono pulito! Il diritto delle genti, e il sentimento umano obbligano tutti i popoli civili a non avere nulla di comune con lui, e l'interesse stesso delle Uase Regnanti d'Europa deve obbligare la Diplomazia a non permettere che si possa pensare, nell'esercito, che quando un capo dello Stato diventa scomodo, bastano cinquanta mascalzoni bene intenzionati per levarlo di torno, cambiare la costituzione d'un paese, ed obbligare il popolo ad urlare un evviva che forse altrimenti non pronuncerebbe. Gli ufficiali dell'Esercito Serbo hanno seminato dei brutti g-,:mni; bisogna che l'Europa pensi bene se le conviene che i seminatori passino impuniti e che la sementa germogli. Ma del resto, data la compagine politica· internazionale dell'Europa, è possibile un intervento armato senza che sull'Oriente si scatei1i quella tempesta bellicosa che si cerca di scongiurare ? Il meglio che c'era da fare, quindi, era di fare una protesta morale che tanta più sarebbe riusçita imponente quanto più .unanime; ed è da deplorare che la iniziativa presa dall'Inghilterra - ancora lorda del sangue dei Boeri - e dal Sultano - il grande assassino, per antonomasia - non sia stata seguita dagli altri Stati civili ; e ci duole che nel nostro Senato la causa della civiltà e della umanità in questa occasione sia stata rappresentata da un reazionario, il Vitelleschi, mentre chi rappresenta la parte progressista, il Pierantoni, immemore della critica profonda fatta da G. Mazzini all'egoistico diritto di non intervento, ha difeso il governo italiano, che ha lasciato assistere il proprio Ambasciatore all'insediamento del nuovo .re di Serbia. Se tutte le potenze, come fecero l'Inghilterra ..... e la Turchia, avessero ritirato da Belgrado il proprio rappresentante, ai serbi assassini che rinnovano le gesta di Roma imperiale e di Bizanzio sarebbe stata data una lezione non qmde la meritano, ma sempre abbastanza severa. . I mas~aci:•l di liichinev. La tragedia di Bel- ~ grado ha fatto dimenticare una tragedia non meno atroce anzi molto più atroce, che s'è svolta poco lontano da Odessa, e per la quale ormai sembra passata la parola d'ordine di non parlarne più. Del resto si capisce l'imperatore dello Knut stà per venire far noi, e non è bene rinfrescare la memoria del popolo con la narrazione dei fatti e gesta della sua polizia e della sua amministrazione. Questo però è buono per i giornali e i giornalisti cui legano alle alte sfere vincoli più o meno saldi d'interesse; noi invece ci teniamo a far vedere al popolo le virtù e qualità morali del governo degli Ozar. E a proposito dei massacri di Kichinev, è opportuno avere bene in mente un fatto che dà, forse, la spiegazione - non però la giustificazione - dell'accaduto. Gli Ebrei in Russia sono la parte più intelligente dei lavoratori. Se le nuove idee sono penetrate fra gli operai delle officine si deve a loro, e se oggi accanto alla agitazione della classe borghese per la costituzione, c'è l'agitazione della classe operaia per il miglio-

RIVISTA POPOLARE Dl POLITJCA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 313 ramento di condizioni dei lavoratori, a,umento di paga, otto ore di lavoro, protezione dei minorenni, leggi su l'infortunio; se fra gli operai russi, :fino ad ieri stupidamente devoti ai loro santi ed allo Czar, si è manifestata una forte corrente socialista; si deve agli Ebrei. Il governo Russo aveva bisogno di far sentire che può se vuole, aggravare la mano su loro; e rinfocolando l'odio di religione e di razza ha dato loro un terribile monito. Un avvertimento di sangue. Ha fatto capire che farà loro pagare a furia di massacri la pr.opaganda e l'azione contro l'autocratismo. A ricordare adesso i massacri di Kichinev ci offrono propizie occasione gli articoli pubblicati da B. A. Henry sul giornale " Le Siècle ,, dei 14 15, 16 e 18 Maggio u. s. e che ora ci giungono riuniti in opuscolo. Egli racconta spassionatamente gli orribili fatti e dalla narrazione sorge la convinzione spontanea che il governo centrale e le autorità locali vollero la strage. La folla era stata suggesti0nata durante lungo tempo da un giornale libello " Il Besarabek ,, il quale da à:ue anni faceva, senza contrasti, una sfrenata propaganda antisemita. Nella città nessun altro giornale era tollerato. Un giorno fu trovato assassinato un bambino. Si era vicini alla Pasqua, il Bessarabetz insinuò il sospetto dell'omicidio rituale. Il giorno di Pasqua scoppiarono i tumulti e durarono due giorni. La domenica, il lunedì, poi improvvisamente cessarono. Il governo centrale, fece sapere che, pér un'avvertimento, quel che era stato fatto bastava. C'erano sessanta morti, ottantasei feriti gra.vemente, e cinquecento più o meno leggermente, Duecento donne erano state violate; quattromila famiglie erano e sono senza asilo. Il go-verno russo ha proibito che sia spedito a questi miseri il denaro raccolto in Europa per venire in loro soccorso; il governo russo ha proibito che essi si rivolgano con circolari pubbliche ai loro correligionari; il governo russo ha proibita la loro emigrazione! Ed è un governo che la diplomazia Europea chiama civile e come tale lo tratta! Ed è un governo che osa, a proposito di altre stragi, parlare di umanità! - Ipocriti, dice Cristo, voi vedete il bruscolo nell'occhio del vicino; e non vedete la trave che è nel vostro! Ah! il monito dato dal governo dello Czar non anderà perduto. Gli Ebrei sono una razza tenace e paziente. Sono essi ora alla testa del nuovo movimento rivoluzionario russo . Essi pagano col sangue la loro azione, e la loro propaganda: eppure, di questo può bene persuadersi il governo dello Czar, essi sono determinati a sommergerlo, e dovessero, per ciò, affogarlo in tutto il loro sangue; essi son pronti a darlo. E i massacri di Kichinev ad altro non servono che a vieppiù spronarli nella loro implacabile azione liberatrice. • Il significatodella elezioneSyveton. - Pareva cl;i.e il nazionalismo, battuto :fieramente in breccia da tutte le forze coalizzate in difesa della repubblica, non avesse, ormai, altro che da morire in pace. Invece ecco che , • con l'elezione Syveton rialza la testa, e, a detta dei suoi maggiori corifei. si rivela più vivo di prima. Il fatto è più apparente che real~. Mentre durante l'agitazione anti-dreifusista il popolo, se a torto o a ragione non è ora il caso di discutere, parteggiava per il nazionalismo e lo credeva una forma di difesa della repubblica; ora il popolo s'è staccato da quel movimento e o vi assiste indiffereute, o vi si schiera risolutamente contro. Egli è che esso s'è accorto del pericolo che c'era per la rep1lb bticu. ~ lasciarsi pol't&.re a spasso dai generali, dai gesuiti, e dui realisti camuffati da repubblicani. Egli s'è accorto che il movimento nazionalista era, in fondo, un movimento diretto contro la repubblica; e che i principali meneurs della agitazione - ancorchè nascosti - erano i preti e i frati. Ora il popolo Francese quantunque più credente del popolo Italiano non è un popolo bigotto. Egli ama che il prete lo confessi, lo comunichi, gli dia l'olio santo; lo metta in buoni rapporti col Padre Eterno; ma non gli piace che il suo curato sia anche il suo rappresentante politico. Pe1·chè dunque la riuscita de' Syveton, che rappresenta appunto il nazionalismo, il militarismo, il clericalume e l'odio alla repubblica? Lasciamo da parte che l'elezione di Syveton ha avuto luogo nel più reazionario dei cfrcondarii Parigini; lasciamo andare che tutta la forza e tutto il veJeno delle classi che odiano la repubblica s'è riunito là in uno i:iforzo disperato e supremo; l'elc:done ha un significato più alto che non la semplice lotta di partito: essa vuol dire che il governo, ha sconfinato dai suoi limiti; ha esorbitato nel suo potere; ha esagerato nella difesa dei diritti repubblicani. E questo è un male; è nn male che diventa una debolezza. Era logico che il governo Francese difendesse la repubblic::t daglt atta.echi dei realisti alleati ai clericali; non era logico però che nella difesa egli arrivasse a ledere la libertà delle opinioni e della fede. Poichò nessuno può affermare di possedere la verità assoluta, di fronte ad una opinione, ad una fede in una qualunque 0reduta verità: il governo non aveva il diritto d'intervenire. L'educazione civile è una cosa; la religione è un'altra; il governo può imporre che la educfLZione del popolo sia impartita in una certa maniera; non ha però il diritto di impedire che quelli che credono insegnino ai loro figli la loro medesima l'ede. Può darsi che arrivati alla età di ragione, i giovani abbandonino le al)itudini della infanzia; e non credano più agli insegnamenti dei loro genitori, in materia di fede: questo è un'a±fare di coscienza; e stà a loro stessi il risolverlo. Il governo non deve, in fatto di credenze religiose, di insegnamento catechistico, ,di fede, frapporsi fra i membri d'una medesima famiglia. Egli ha il dovere e il diritto di difendere quella-forma di reggimento che il popolo liberamente s'è data; . ma ha anche l'obbligo strettissimo - e l'elezione Syveton ricorda questo al governo - ha anche l'obbligo di non esorbitare nella difesa e di non farsi oppressore in nome della libertà. L'IoghHterra e il !\tac.I ì\1ullah. - Ormai nessuno più in Inghilterra nega c-he lo scopo della spedizione contro il Mad Mullah sia fallito intieramen te . Per :fino le dichiarazioni del 1'Var Office, per il solito sibilline tanto da non permettere a chicchessia di tapirci qualche cosa., e redatte in modo da far sì che ognuno ci può leggere quello che gli comoda, o che gli fa piacere, abbandonano questa volta la consueta ambiguità e dicono c4iaro e tondo che il Ma.cl .Mullah è sfuggito a quell'accerchiamento che doveva liberare le tribù amiche dell'Inghilterra, del loro incomodo e temuto vicino predatore. Il generale :tlfanning ha fatto tutto quello che era possibile per riuscire. S'è trov[LLo ad avere un. insu(:. ficiente numero cli soldati; lrn dovuto lottare contro 1ft difficoltà dei mezzi logistici, contro la esuberante mortalità dei cam:ffielli, conti·o la impossibilità di avere ..

. . ' 314 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA.. LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll l'acqua, contro la lentezza delli approvigionamenti, e soprattutto contro la ignoranza del War Offì,ce. E il Manning, ch'era stato mandato nella Somalia per riparare gli' errori di altri militari, ha subito anche lui uno scacco gravissimo. È un fatto che dovrebbe sorprendere, ma ch'e, :fin'ora, pare non aver dato abbastanza sull'occhio al popolo ed all~ stampa inglese: la ignoranza fenomenale del ministero inglese della guerra. Quegli alti ~fliciali, generali, colonnelli, capitani: quasi tutti appartene.nti alle più aristocratiche famiglie inglesi non sanno nulla di nulla. Quando il paese s'ingaggia in una guerra essi che dovrebbero aver tutto disposto per la vittoria,che dovrebbero conoscere le risorse, le possibilità, le forze del nemico e, tanto quanto è possibile, ·il terreno d'azione, e, che quasi esattamente, dovrebbero poter dire la durata della campagna - salvo casi imprevisti e imprevedibili - e dovrebbero conoscere le forze e i mezzi indispensabili a raggiungere fintento propostosi, non sanno nulla. Essi mandano pochi soldati e ungenerale qualunque a compiere un'impresa per la quale occorre un forte corpo d'armata ed un comandante che abbia capacità e qualità speciali. Affermano, dinanzi al pubblico, che la spedizione è cosa di poca conseguenzà e quando i rovesci arrivano solo allora -t> si accorgono che la cosa er,t parecchio più seria di quello che dicevano. Tale fu la condotta del War offì,ce all'inizio della guerra boera; e tale è ora in questo affare della Somaliland. Si capisce che l'Inghilterra :finirà per ave1).a vinta; ma intanto il Mad ·Mullah che pareva .finito ·è più vigoroso è più forte di prima: e, in seguito all'essere egli fortunatamente, o meglio, accortamente sfuggito all'accerchiamento Anglo-Etiopico gli rende favorevoli assai e a lui propense quelle tribù amiche dell'Inghilterra e che appunto per questa loro amicizia, hanno ·tutto da temere da lui. L'Italia non s'è mescolata più che tanto in questa questione; e crediamo faccia bene continuando a tenersene estranea .. Il Mad Mullah non minaccia i nostri possessi e le tribù d)t lui osteggiat~ son più amiche dell'Inghilterra che nostre. È bene dunqu'e - poichè è l'Inghilterra che, se mai, ricaverà buoni frutti da,lla distruzione delle orde Somale - è bene dunque che l'Inghilterra si occupi dell'affare e se lo porti a buona :fine; se le riesce. , . Per ora il Mad Mullah le dà seri grattricapi, e prima di tutti quello di dover triplicare il corpo di spedizione manda.to contro di lui: senza contare che parecchi competenti di cose Africane affermano, che fìnchè non sara'nno costruiti un paio di tronchi di ferrovia attraverso la Somalia, il Mad Mullah 11011 potrà essere definitivamente debella;~o. E se questo è esatto - e ci pare assai probabile - il Mad Mullah ,può dormire fra due guanciali; non è tanto vicino alla ·sua fine quanto il War Offì,ce Inglese· desidera e promette. Efisio 'l'ola. - Bisogna quando arrivano le date crt1.enti, ricordarle alla memoria della nostra genera- . . zione di frolli e di indifferenti. Bisogna' non dimenticare i nomi gloriosi dei forti caduti per dare, alla nostra generazione una patria. Bisogna mostrare come esempio alla generazion~ senza carattere, senza çoraggio e senza virtù, che oggi cresce, i virtuosi, i coraggiosi caratteri, perchè ella si specchi in loro e, se può, se riesce ad essere da tanto, si faccia. della loro vita, della loro condotta, e della loro morte l'esempio; la regola, della vita e della morte. E bisogna anche, in questi' tempi in cui la storia è tanto supinamente servile, tràrre dall'ombra in cui la ,Storia compiacente relega le belle :figure e le vittime della bieca tirannide, e portarle alla luce del giorno, e mettere il loro nome· e l'opera loro su le labbra di tutti; e far che per ·tutti diventi tavola di bronzo il ricordo delle loro speranze, dei loro sogni e del loro sàcri:ficio. Di questi Efisio Tola fu uno. Il 17 di questo mese sono trascorsi cento anni dal ,giorno della sua nascita - il 17 Giugno 1803 - e la cittadinanza Sassarese e la studentesc)t hanno reso onore alla memoria dell'eroe che il piombo dei soldati di Carlo Alberto freddò, perchè fo trovato colpevole di amare l)t patri::,,. Sia a lai imperitura la gloria, e viva eterna, fra gli uomini, la memoria della grande sua anima. Egli si diede, sereno ed impavido agli esecutori, certo che l'Italia sarebbe risorta un giorno a vita novella; certo di scrivere col suo sangue una pagina immortale, e di bollare d'un marchio che i secoli non cancellano, 1~ fronte a chi lo volle ucciso. Egli fu colpevole di pensare, di pensare soltanto, che l'Itali_a avrebbe· potuto essere retta da una. forma politica diversa: egli fu colpevole di sogp.are, in tempi in cui i sognatori del suo sogno erano pochi e perseguitati, che l'Italia poteva diventare una repubblica, dalle Alpi al mare di Sicilia: repubblicana ed una. Non agì. Lesse la Giovine Italia. Conobbe altri che la leggevano, ma con loro non cospirò, non agì: li conobbe e com'essi speravano in cuore, egli in cuore sperò. Ma• sic.come non fece la spia,- come quell'amico suo Degubernatis cui la delazione guadagnò la vita ed evitò la galera - nè vacillò, come quel de bple, altro suo amico che confessando si risparmiò la pena di m,orte, dinanzi ai giudici --- giudici o servi? - egli, non piegò la fronte nè colle invilire l'anima indomita; egli come gli amici suoi Degu.bernatis - fratello alla spia - e Tamburelli fu condannato e morte. Ben cercarono_ i gian,niz~eri del monarcà Sabaudo di .. j

IUv.ts tA P6POLARRDI Pòt1tié1, LEITÉRÉ fl tétkNZE JoétALl 815 strappargli di bocca la confessione d'un complotto, di una progettata azione, d'una qualunque ombra di colpa. Egli questo soltanto disse ai giudici: " Non sono ren, nè ho complici; e se pure ne avessi nè il nume Sardo, nè il mio farei pru::·o rli tanta infamia e rli tanta viltà ,,. Alle sei antimeridiane del giorno 11 Giugno 1.833dodici palle foravano la schiena all'eroe - lo vollero condannato alla morte iguomìniosa - e Carlo Alberto sepper quel giorno che l'esern.pio: esempio non oscuro: era stato dato a coloro che osavano pensare all'Italia e alla libertà. L'esempio, 16 anni dopo, ebbe il suo logico epilogo a Novara,. NOI nocxmcxOUXYlOQ..ooocQéZ ~~eoooococ ~ oxx½ca @mcxoxx ?OOOCX>Oc Datt. ANTONiOVACIRCA ILPROBLEMA AGRARINIO SICILIA con prefazione di N. Colajanni Palermo. - A. Reber Editore 1903 Prezzo Lire 2. Riduzione dal 50 °ro per gli abbo1v-.t, la Rivista Por;olr;,re. del li IIIllllllI llll IIIII111111111111111111111111111111111111111111 IIIIII1 1 IIIIIIlll li IIIIIIIIIIIIIlì111111111111111111111 I Leco~seoverchiano gli u mini. La crisi provocata dall'on. Giolitti, la sua soluzione provvisoria, le controversie socialiste che ha provocato il voto del. 26 Giugno colla schi.accian- - te e inattesa maggioranza ottenuta dall'on. Zanardelli, si _prestano alle più svariate e interessanti Tiflessioni, che portano a questa conclusione : le ,cose soverchiano gli uomini. Contro e in favore dell'on. Giolitti si è detto e ·scritto molto; ma un giudizio sereno ed imparziale :sulla sua condotta non sarà possibile sino a tanto che noil saranno perfettamente noti i motivi che lo indussero a dimettersi; ed egli non è affatto disposto a farli conoscere, come ha dichiarato a qualche ingenuo giornalista che, mal conoscendolo, tentò con abilità e con insistenza di farlo sbottonare. , La posizione dell'on. Giolitti in quanto alle cause della crisi, però, rimane enigmatica per una - circostanza - l'appoggio annunziato e dato ·con empressement all'attuale Presidente del ConsiL'uonw era inviso a molti, ai più onesti deputati di destra e di estr-enia sinistra. Ma le cose si. imposero; e l'esperimento della libertà riescito meravigliosamente sotto l'on. Giolitti sospinse i suoi più fieri avversari di una volta a sostenerlo ed a difenderlo con calore anche contro amici politici carissimi. Basta citare gli ·on. Colajanni e Turati: l'uno lo combatté fieramente per sette mesi continui, dal Decembre 1892 al Luglio 1893, per l'affare délla Banca Romana e della nuova legge bancaria; l'altro pubblicò una serie di brillanti e inesorabili articoli, raccolti poscia in un opuscolo in cui la tr•iplice incarnazione di' Tiburzi-Giolitti (1) venne illustrata 00110 stile meraviglioso del deputato per Milano. Ma queste possono sembrare conversioni individuali che si prestano ad essere spiegate con una aberrazione intellettuale anche quando non le si vogliano ingiuriosamente sospettare interessate. Ma la spiegazione -diventa inaccettabile quando si trova che cònsentono nel giudizio sulle cose connesse all'uomo altri che transitoriamente Ò permanentemente stanno agli antipodi coi primi. E' il caso delle dichiarazioni degli onorevoli Bissolati e Sonnino. N 0n avrebbe valore il fatto che l'on. Bisso lati abbia riconosciuto il significato dell'es.Q_erimento della libertà compiutosi sotto il ministero Zanardelli -Giolitti, essendo noto che egli da Direttore dell'Avanti! tale pensiero aveva manifestato in perfetta armonia con Filippo Turati; però Bissolati il giorno 25 parlò non in nome proprio, ma in nome del gruppo parlamentaré sodalista, in cui in questo quarto d'or:1. esercita una vera egem<;mia l'on. Ferri, che al Turati soprattutto, sconoscendo la logica preponderante delle cose, ha rimproverat-o il filogiolittismo attuale mettendolo in contraddizione colla cennata illustrazione della Triplice incarnazione di T'iburzi-Giolitti. E se Bissolati avesse esorbitato dal mandato affidatogli · dal gruppo, l'on. Ferri che non ha peli sulla lingua, a quest'ora glielo avrebbe aspramente rimproverato (2)• Ha importanza maggiore l'ultima confessione del giorno 26 fatta dall'on Sonninu: questi esplicitamente dichiarò ch'era fallito in tutto il programma del gabinetto Zanardelli-Giolitti, meno che nella politica inte,~na. . Si osserva dai super-critici che tutto, che questa dichiarazione del malignano su Deputato per glio - di cui alcuni maggiormente lo lodano. Che co- (1) Tiburzi, pei nostri lettori che non lo sapessero, fu un celebre sa può egli rispondere a chi pone questo dilemma: . _bri~ante della ·campagna romana . ... se il ministero Zanardelli ha ed eseo-uisce un pro- (2) Il grnppo parlamentare socialista delegando Bissolati a O' • h 1 • • 0 , • parlare contro il Ministero Zanardelli commise un errore : co5 I am~a c e col.ima col v_os:ro perc~le ve ne sie- strinse l'ex direttore dell'Avanti! a fare sforzi acrobatici e sfog te uscito? se lo stesso nunistero vien mcpo al gio ùi sofismi sottili. Il solo nell'ultima discussione che si t;rovava vostro programma, perchè lo sostenete 1 al suo posto fu l'on. Mirabelli, che fece una carica a fondo Joo-ica . o Il ritorno dell'on Giolitti a pala7Zo Braschi in- e vigorosa. E_ giacch~ ricord_iamo il car~ssimo deputato per Ra• t t · · t l' l t • , . t t l veuna segnaliamo a1 leltor, un suo importante articolo nella an ° sommims ra e ~men ° prn m eressan e a la Nao(')a Antologia def 1° giugno sull'Articolo 45 dello Statuto sopraccennata conclus10ne. net Pal'lam,ento Italiano- *

316 RIVISTA POPOLARK DI POLITICA. LB1TERB 8 SCIENZE SOCIALJ San Casciano •venne suggerita dalla intenzione di offendere l' onorevole Zanardelli esaltando !'on. Giolitti. Ora per q11anto l'nn. Sonnino abbia dato prove non poche di mancare' cli un grande tatto politico - quel fiuto dell'eccellente cane da caccia _che dà valore a tutte le altre qualità accessorie -, pure, noi che crediamo di averlo studiato obbiettivamente, non lo crediamo nè così maligno,nè cost sciocco da prestargli hle intuizione E' c!Jiaro che la confessione sare.bbe stata superlativamente ingenua, perchè anela va a totale benefizio del l'on. Giolitti che potrà essere il Presidente del Consiglio di domani. Noi invece riteniamo che la forza delle cose si sia imposta anche al Capo del Centro, che non avrà potuto dim9nticare la lotta dell'ostruzionismo e non rimanere abbagliato dagli insegna~enti che scaturiscono dallo esperimento della libertà (1). • . ., Per quanto poco entusiasti ciel valore delle previsioni sociali, adesso cerchiamo di vedere dal passato in quale senso le cose potranno imporsiagli uomini nel futuro prossimo. L'ultima discussione e la maggioranza ottenuta dall'on. Zanardelli ce ne porgono il destro. Non negheremo del tutto che il lavorìo dei sottosegretari di Stato agitanti la minaccia delle imminenti elezioni non abbia influito net determinare la conversione dei ministeriali per prores - sione e per tempipramento; ma nessuno oserà sospettare che ta'le minaccia abbia potuto esel'citare la benchè menoma influenza sui deputati del gruppo Marcora, sul Dall'Acqua, sul Luzzatto e sullo Zabeo - appartenenti al gruppo repubblicano _:__ assai noti per la loro fiera indipendenza. E nel!e condizioni dei medesimi si saranno trovati parecchi altri appartenenti alla destra o al centro. Egli è che le cose si sono imposte a questi ministeriali' di occasione, che pur ieri votarono contro il ministero nella questione della Inchiesta sulla Marina. Essi si saranno domandati anche ' se convinti della impossibilità del ritorno alla reazione: chi può raccogliere l'eredità del ministero Zanardelli nelle contingenze attualj, se Di Rudini · e Sonnjno non si possono mettere di accordo, se Giolitti dichiara risolutamente di non volerla raccogliere 1- E si conceda pure, sebbene questo non sià il nostco avviso, che nel risultato non abbiano contrjbuito: l'eloquenza dell'on. Zanardelli, l'affetto grandissimo ·che a l uì molti portano, la. grande e meritata stima personale che per lui universalmente si professa. .. L'induzione dal passato - l'abbiamo avvertitonon è mai sicura pel futuro.Ma vogliamo tentarla! Le cose s'imporranno agli uomini; e in quale senso nell'avvenire immediato1 (1) Col titolo: L'Esperimento della libertà l'on. Colajanni pubblicherà nella Nuo1JaAntologia del 1 Luglio un articolo di cui ci vennero comunicate le bozze di stampa e in cui ha dimostrato · ci6 che qui è• appena ricordato. Sembra a noi che esse condannino fatalmente il Ministero Zanardelli qual'è uscito dall'ultima crisi a t'allire del tutto al suo programma ed anche alle promesse fatte colle migliori intenzioni e colla massi ma buona fede. La riforma giudiziaria e il divorzio da un lato, il problema ferroviario e la rinnovazione dei trattati di commercio dall'altro, sono in sè dei punti interrogativi assai paurosi per qualunque ministero; lo sono di più per l'attuale che ha già assunto degli impegni morali e che dai suoi precedenti è stretto come in una cerchia di ferro. Ma due sono i problemi che inghiottirannp non questo solo, ma parecchi ministeri successivi e sui quali peseranno formidabilmente le cose: la riforma tributaria e la questione del Mezzogio1·no: due anelli indissolubili ù1 una medesima catena. Una riforma tributaria, che vada al di là delle apparenze e dei nomi è resa indispensabile ed urgente pel fatto stesso che gli uomini di governo di ogni parte tale l'hanno di continuo proclamata. . A forza di ripetere che si deve fare, ch'è necessa • rio farla, hanno fatto 'nascere il desiderio prepotente della medesima nell'animo dei contribuenti. Se non venisse, la di$illusione sarebbe immensa e cagionerebbe un malcontento più pericoloso di quello che potrebbe essere se l'economia nazionale si trovasse in condizioni assai peggiori delle attuali - del resto non liete. E meno male se questa ponderosa quistione non fosse complicata dal problema meridionale complesso e minaccioso: i cui pericoli crescono in ragione diretta del quadrato del tempo che passa nel ritardo per risolverlo! \ Ora e la riforma tributaria .e il problema del M~zzogiorno per essere affrontati con serietà di propositi hanno bisogno di larghe disponibilità del bilancio che non ci• sono attualmente; che si at- . tenuano o sfumano quanto più si discutono; che non d saranno mai se non si procederà ad una forte diminuzione delle spese. Come e in qualì bilanci si può praticare questa riduzione delle spese se non nei bilanci militari 1 E le cose - si può leggere: le istituzioni- quali esse sono, permetteranno la falcidia assolutamente indispHnsabile 1 Non lo crediamo. Mancheremmo. di sincerità, in ultimo, se non avvertissimo che con quel problema meridionaie le . difficoltà intrinseche sono aggravate· dalla natura e dai precedenti degli uomini che nel momento attuale sono chiamati a risolverlo. Pensiamo infatti che gli on. Carcano, Di Broglio e Zanardelli per motivi di varia indole sono gli uomini meno adatti a tale bisogna. L'on. ·Carcano è di una rara ostinazione e crede che_pel Mezzogiorno abbia fatto tutto quello che doveva e poteva battendosi valorosamente contro i soldati borbonici, al seguito -di Garibaldi. L'on. Di Broglio non crede alle sofferenze del Mezzogiorno e reputa che esse siano una inven-

-- RIVJS1'A. POPOLARE Dl POLI1ìCA, LETTEj-l.h' E SCIENZE SOClALi · 311 zioné dei meridionali per scroccare aiuti e sus sidi al Settentrione. L'on. Zani:trdelli, infine, appartiene a quella in - dimenticabile e generosa generazione che ha l'atto l'unità d'Italia e che per la sua esistenza ritiene assolutamente necessaria quell'uniformità legislativa, che fioirà per distruggerla. Egli crederebbe venir meno alle proprie convinzioni e ai doveri verso la patria ricorrendo a quella legislazione speciale, difforme per le varie regioni e adatta alle loro particolari condizioni, senza della quale il problema del Mezzogiorno non viene nemmeno scalfito. C'inganniamo sugli uomini ? Saremmo felici se cos1 fosse ; ma crediamo in ogni modo di non ingannarci sulle cose. LA RIVISTA. @@@@~@@@~@@~@@@@@@@@@@@@ ILTEMPE'OGALANTUOMO ? ! ! (Confessioni e discussioni sul Mezzogiorno). Si dice che il tempo è galantuomo; ed in un certo senso è vero. Ma il suo galantomismo pèr lo più si esplica dopo che le maggiori bricconate sono state commesse; e spesso sono irreparabili. . Il galantomismo del tempo è reale ed efficace solo in quanto serve a procurare delle soddisfazioni personali, rendendo giustizia piena a chi, sostenend-o una causa giusta, è stato caluniato o frainteso. In quanto al resto il galantomismo del tempo spesso si riduce ad· una feroce canzonatura. In quanto a me, ad esempio, posso dire che· il • tempo mi si è mostrato galantuomo. Quando nei discorsi elettorali, nella Camera, nei giornali e in questa Rivista, da una veJ?.tina d'anni in quà alrincirca, sostenevo che il Mezzogiorno (nel quale comprendo la Sardegna e la Sicilia, che sotto tanti aspetti gli si rassomigliano) era sofferente,; che la legislazione unitaria uniforme era stata un disastro; che le imposte lo schiacciavano ed erano sproporzionate alla sua ricchezza; che in compenso dei sacrifizi materiali non si era pensato meJJomamente a rilevarne le condizioni morali, intellettuali e politiche, ma lo si era trattato come una terra di conquista abitata da razze inferiori, in mancanza di fatti che potessero contraddire quelli da me addotti, si ric0rse alla retorica patriottarda e mi si trattò da nemico dell'Italia; - e per miracolo non si susurrò che ero pagato dai Borbonidi o dal Papa... . Dalla campagna onesta e imJ?Opolare raccolsi amarezze; tra tutte acutissima l'indifferenza o la ostilità aperta dei meridionali da me difesi, aggrarata dai rimproveri di amici carissimi del Settentrione, che mal sopportavano quello "he chiamavano mio partigiano regionismo (1). (lJ Conservo lettere e cartoline di molti abbonati' della Rivista del Settentrione che disdissero l'ahbonamento per tali motivi. Ad onore del vero, però, devo dichiarare che nal Settentrione la Rit>ista ha conservato i suoi migliori e calorosi amici, che ne curarono la diffusione. Il tempo mi si è mostrato galantuo.mo in quanto che oramai nel Mezzogiorno e sopratutto nel Settentri.one si riconosce già che la causa da me difesa era onesta e giusta; e ne sono soddisfattissimo anche se mi vedo messo da parte e dimen ticato rlai nuovi difensori del Mezzogiorno, che,· qualche volta, per GOmpensare la passata inerzia colpevole, esorbitano nella difesa e nelle dimande. La Rivista ha riferito spesso le dichiarazioni 'dei settentrionali in prò del Mezzogiorno; l'ultima su cui ha insistito fu quella Jell'on. Sacéhi in Torino. A suo tempo riportò, per metterne in evidenza la contraddizione coi fatti, le dichiarazioni espansi ve in prò del Mezzogiorno della rela,done Carcano sugli sgravi; oggi dovrebbe consacrare parecchi numeri alla riproduzione dei giudizi settentrionali perfettamente conformi, che, enunziati da me, altra volta si considerarono come antiunitari ed antipatriottici (1). Mi piace anche aggiungere che dal Settentrione mi vengono spesso pro~ poste concrete di rimedi per -le regioni . meridionali informati a sentimenti elevatissimi di amore pel paese tutto e pel Mezzogiorno in ispecie. Tale ad esempio un articolo mandatomi da un fittavolo di Cremona, il sig. Alessandro Bacchi-, il quale giustamente osserva che se si vuole fare sul serio si deve ricorrere a qualche cosa che rassomigli ~l progetto Wyndham per l'Irlanda - all'Irish Land bill, che è c;;tato approvato in prima lettura alla . quasi unanimità dalla Camera dei Comuni. Non importa esaminare come sia avvenuto il mutamento. Vi hanno certo 1contribuito i discorsi e le pubblicazioni dei sostenitori del Mezzogiorno e spe.cialmente quelle del Nitti; vi ha contl'ibuito il viaggio del Presidente del Consiglio i;n Basilicata (2); ma a svegliare i dormienti, a far tacere gli uomini di malafede, a convertire le persone di buonafede hanno sopratutto contribuito i fatti, le cose. Sunt lacrirnae rerum ... E le cose, ad esempio, e tipicamente a 4ecce, sono tanto lacrimevoli che si assicura che anche il Re si è degnato d'interessarsi alle sorti del Mezzogiorno: Sfido io I certi sintomi e certe manifestazioni dànno da pensare ad un Capo di Stato, e gl1 confermano che la pazienza ha i suoi limiti... · . Due delle manifestazioni intere,;santi venute sulla questione meridionale, che a gfodizio di tutti è oggi la quistione italiana per eccellenza, da parte di autorevoli· settentrionali sono quelle degli on. Alessio e Massimini. Una è consacrata in un ar.- ticolo della Nuova Antologia e l'altra in un documento uffidale. Prima d'intrattenermene dichiaro che entrambi si occupano del Mezzogiorno indirettamente e incidentalmente; ma le rilevo perchè mi dànno occasione opportuna di commentarle o di rettificarle per trarne conclusioni, che si connettono alla causa che difendo. (1) In questo numero cr~diarno opportuno riprodurre in gran parte un articolo dell'autorevole Stampa..di Torino. (2) Sulla Basilicata nella Nuooa rAntologia (i 0 maggio 1903) ha pubblicato un forte e documentato stu~io l'on. La.cava. Non me ne occupai immediatamente perché quando venne alla luce ero ammalato. Lo segnalo oggi :i.i lettori della Rioista·

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