Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 9 - 15 maggio 1903

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 241 « unico oggetto fu l'interesse delle persone che « consigliavano. In queste condizioni io non vedo e su che sia basata la domanda degli attori, per- « chè tutte le volte che d.ellu rotture di contratti « hanno dato luogo a risarcimento di danni e i.n- « teressi, si. è considerato come essenziale che vi « fosse l'elemento attuale della malizia attuale, « cioè un'intenzione_ fraudolenta reale di far torto « agli attori )). E in appoggio di questa teoria, il giudice Bigham citò una lunga serie di sentenze, tutte con .. formi, emanate dalla Corte di Appello e della ca_ mera dei Lords. E terminando: « E allora i ratti del caso presente costituisco- « no una giustificazione o una scusa i << Io ho già trovato che non vi era nè malizia, nè « desiderio cli causare un pregiudizio. Perchè l'or- « dine di sciopero fu dato i Perchè i minatori ave- « vano domandato al Consiglio rlella Federazione « di dar loro dei consigli di tempo in tempo, e di « dire quando era il momento opportuno di ces- «_ sare il lavoro. Lo sciopero ebbe per conseguen- « za, senza alcun dubbio, una rottura del contrat- « to che legava i minatori ai conduttori. Ma se « un uomo domanda consiglio ad un altro per · « sapere s'è savio o no rompere un contratto, il « consigliere non ha dunque il diritto di dare il « suo parere e, se è seguito, le circostanze non gli « forniscono una scusa sufficiente 1 I parenti, gli ~ amici, i confessori sono giornalmente consultati • per sapere se è preferibile di continuare ad a- (< dempiere le condizioni di un contratto disastro- « so, o di romperlo sottomettendo i ad un'azione « per danni e interessi. Si rendoniJ essi passibili, « dando ques~o co!lsiglio, di una condanna per « pregiudizio,. o il fatto che si è loro domandato • un consiglio, ch'essi. hanno dato onestamente, non « li scusa sufficenternente per ciò ehe hanno fate tor Un uomo si pe1·suarìe che deve rompere il << suo contratto e la sola conseguenza è che chi lo « persuade si trova sotto l'azione d'un processo per « danni e interessi: non si crea contro di lui un al- <! tro motivo di azione. Nel caso attuale, io trovo « che la FeJerazione e gli altri difensori hanno « agito onestamente· e senza alcuna"' malizia; ardi- « nando gli scioperi essi non fecero altro che agi- « re per il migliore interesse dei loro mandanti « - almeno secondo loro -, ed io tro.vo ch'essi « hanno una giustificazione e una scusa legittima « e legale per quel che hanno fatto, in questo: che « essendo stati sollecitati dai minatori per consi- ' « sigliarli e guidarli in questa questione, era loro ,, dovere e loro diritto di dare il consiglio e di « fare ciò che era necessario per assicurare l'ese- « cuzione. Con l'opinione ch'io esprimo su questo «· affare, io non ho elle a dire una parola sull'a- « zione basata sul motivo di Conspiracy. Non vi « può essere azione altro cl1e se degli uomini si « coalizzano a fine di fare sia un atto illegale, sia ~ un atto legale con mezzi illegali ciò che non è « il caso qui, perchè non vi è stata mai un'inten- « zione maliziosa. Il mio giudizio è quindi in fa- « vore del difensori. ,, · E' facile immaginare l'emozione che si è manifestata dopo questo giudizio, e come i padroni ne sono stati atterriti. Essi consideravano nel corrente mese di agosto ehe non sussistesse più niente del monumento inalzato dai Lords, dal momento che bisogna dimostrare l'intenzione attualedi nuocere 'per poter guadagnare la causa, e lord "\Vemyss, presiLlente del Consiglio parlamentare degli intraprenditori, dal quale noi siamo stc1,ti ricevuti il giorno stesso in cui fu pronunziato qùesto giudizio del Banco del Re, diceva: « A che serve dunque che i Law Lords diano una « interpetrazione se il primo giudice venuto può « annichilire la loro decisione ! » I sollecitatori e avvocati che noi abbiamo veduto consideravano questo giudizio di un'importanza capitale, perchè pensavano che non vi sa- - rebbe stata Corte per infirmarlo, essendo dati i motivi invocati dal Banco del Re; ed essi ritenevano, in fatti, che sarebbe difficilissimo far condannare i sindacati, la pruova rlella malizia:attuale essendo quasi impossibile portare in tribunale nei conflitti tra operai e parlroni. Il giorno dopo di questa sentenza, il consiglio cli Morgan, segretari'o degli. intraprenditori delle miniere d'antracite di Manmouthshire, era che il Banco del Re dava un gran c0lpo agli intrapren• Jitori, dichiarando legittimi da parte degli ope- . rai la rottura del loro contratto nelle attuali circostanze. Di fatto però il Tribunale non aveva detto quello: esso aveva dichiarato legittimo il fatto di. consigliare, nel caso speciale, agli operai di rompere il loro contratto. Intanto, notiamo che in questo caso gli operai - nell'interesse comune - non hanno fatto che usare della reciprocità, i padroni essendosi frequentemente arrogato il diritto di ridurre, senza preavviso, il numero settimanale delle giornate di lavoro, allorquando il prezzo di vendita del carbone ribassava al di sotto di un limite considera. to come quello di un'impresa rimuneratrice. E non si saprebbe comprendere. secondo i principì cli equità, una differenza secnndo che l'atto fosse fatto dai padroni o dagli operai. I padroni si sono appellati, ma il loro non è stato che un appello per principio, perchè erano decisi a lasciar cadere la cosa. Ed essi hanno convocato i minatod ad una conferenza (dicembre 1902) per studiare i mezzi onde evitare il ritorno di simili brusche cessazioni di lavoro e per agire in seguito di comune accordo nel caso che avvenisse un nuovo ribasso dei prezzi di vendita. La sentenr,a dei Law-Lords l:)Oteva dunque essere consirlerata come singolarmente attenuata nelle sue conseguenze, ma un giudizio recentissimo del Banco del Re, fatto dal giu.dice w·ills il 19 dicembre 1902, ha modificata la situazione, applicando integralmente la sentenza dei Lords: si

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==