204 RIVISTA POPOLARK Dl POLITICA., LETTERE 4 SCIENZE SOCIALI fallimento e il danno della cosa pubblica, die esso avrebbe arrecato. · Rimangono artistic..:amente vere e immodificabili le silhouettes che egli ci dette di Vittc;rio Emmanuele il fortunato occupatore; di Bertani dal pro~ (ìlo di Cassio che da scienziato positivista è co,1dizionat-imente monarchico e condizionatamente repubblica,io; di Saffi, Mal'io e Campa1~ella, elle fuol'i del Parlamento l'appresentano il popolo; di Petruc..:celli della Gattina, uno dei solitari rleHa Camera; di Ferrari e di Cattaneo ecc. Perc..:iòAure] io Saffi dopo la lettura di Uomiai r> tempi gli scriveva: - « Il vostro Jibro -- e, a veder mio, guida sapiente; perchè. in que-,te poclle pagine, voi a. vete comi1endiata e scolpita, con esattezza scientifica, ·1a ragioné del momento storico t:he oggi l'ltalia attraversa, e disegnato l'ordine e ht ne,:essità dei quesiti proposti dalla natura stessa delle co:--eal suo progresso come Nazione. Voi collocate al posto che loro spetta nella via d~lle soluzioni aspettate, Istituti, Uomini e Partiti, giudicando resistenze e imp~zienze, falli e Yirtù, difetti e pregi, con mente civile, come uomo clel mondo esperto e degli . umani vi!ii e del valore. « E questo esemµio d'imparziale urbimitù nel pronunziari-> sentenza intorno a. uomini e cose, ad amici e ad avversarii, parrni non ultimo merito del vostro scritto, fra. le volgari intemperanze di .molta parte della stampa contemporanea ». Il nome di Mazzini, più che quello di tutti gli altri grandi italiani, ricorre negli scritti e nei discorsi. A parte l'e::,egesi meravigliosa che fece · della dottrina del _grande genovese nel rliscorso pronunziato in Napoli nella sala Marroccelli al Vico Nilo nel 1872, e ch'è gran peccato che non sia stato ristampato, in Uomiai e Tempi e nel discorso commemorativo del XX settembre (Firenze 1897), di Mazzini e della sua repubblica del 184~ dice: «. Mazzini non fu un filosofo propriamente detto, non un letterato, un critico, un professore, un erudito e nemmeno un agitatore, un profeta, un apost~lo : uomo maggiore di ciascuno di questi titoli, ei fu ciò che si p·uò chiamare fondatore di ~iviltà, uno cioè di quegli uomini massimi, che non lnsciano sistemi, ma annunziano l' idea e sanno e vogliono e aspettano che altri dietro di loro la vengano a ststemare. Uomini di tal fatta sono insieme pensiero ed azione, non ciò che il Macchia velli a scherno -chiama va profeta inerme, ma ciò che ad onore chiamerebbe pensatore ar- ·mato. Tali uomini sogliono dar no me ad esun colo, ma ne superano l'orbita di assai. « Vien primo il suo nome, perchè egli primo pose i due concetti, l'unità e la libertà; e pose il metodo, l'unità cioè che svolgendosi conduce a libertà > ( Uomini e Tempi). Nel citato discorso commemorativo del XX Settembre aggiunge: « Ci ru, se la memoria agli uomini non vien meno, nel 1849 a Roma qualche cosa, un ombra, una larva di Stato che pure aveva un profilo de-· ciso in religione, in poHtica, in economia, \nell'indirizzo educativo, e d1e più, mentre non turbava la pace degli altri in casa loro, ~apeva far la guerra, con onore, contro molti. uniti insieme e nel medesimo tempo. • « A me vare, che in re1igione, quello Stato non era ateo e non era confessionale. Riconosceva Dio. 111a gli dava interprete la coscienz,t u111c.rna.Era dunque ess •nzialrnente laico. » « In politica non chiudeva la bocca al !JOpolo, ma gli consentiva effettuale ed intera la sovranità. » (( In economia., giunse ~ µruclamiLre la nazionali,;zazione della terra •. cc Nell'indirizzo educativo, affermò l'ufficio civile delle lettere e delle al'ti ». « Non sognò imperi coloniali, ma difese Rorna romanameute. >> « E i modera~ori Ji 4.uello Stato non affamarono i cittadini. non trescarono colle banche, non mentirono nell'a:;semblea, non foderarono di porpora il tabarro indossato con di versa fortuna e di verso avvenire. Vi ha cadute, che rappresentano la catastrofe di tutta una evoluzione compiuta, e cadute, elle sono il prologo di un· dramma venturo. Il XX sette in bre che voi celebrate non ris11onde a nulla di reale,. a nessun segno delle cose presenti o passate, ma risponde acl una idea che è dentro di voi, ad una Roma vaticinata, ad un bisogno dell'anima civile, ad una Cede, che nessun disinganno arriva a •spegnere. Il XX settembre è intimo, non è storic 1>. Non vi pal'rebbe opera ci vi le trarla questa idea dal fondo dell'anima e lumeg0·1·arla 'l b ....... c, Non poteva essere narrato da Livio quello 1Stato1 Tacito lo avrebbe raccolto sotto le poche date ricordabili della rara felicità dei tempi>. e< Certo se il Papa si rosse dit'eso come quella repubblica, a que~ta ora non solo Roma sarebbe stata chiusa al Parlamento, ma la via di Firenze ». (Discor·so). Questa la repubblica di fatto di quell'uomo, che i socialisti ita'liani disonestamente denunziano come una esplicazione della Santa Alleanza! Bovio portò la stessa equanimità nel giudicare i partiti che aveva messo nel giudicare gli uomini: non li menomò e non li esaltò fuor di ragione. Non è esatto, però, se la memoria non mi tradisce, che egli abbia guardato con speciale simpàtia ad un partito medio, ad una specie_ di Centro, come e stato detto nel Giornale d'Italia, in un buon articolo del Torre che gli fu discepolo. Egli invece sostenne che lo Stato doveva essere termine 1nedio tra i partiti estremi. Ciò ch'è una altra cosa. E' naturale che Bovio manifestasse il suo pensiero sull'Estrenia, e quando questa errt rappresentata da pochi individui e con una compagine
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