RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE. SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce 10 Roma il I 5 e il 3o d'ogni mese ITALI A : anno lire 6 ; semestre lire· 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nuniero separato Oent. 30 +>Amministrazione:. Via Oampo Marzio N. 43. ROMA ~ AnnoIX. - N. 8 Abbonaniento postale Roma, 30 Aprile t903 l!!iìlONCNCARI01 Noi: Gli avvenimentie gli uomini(Mazzinigiudicatoda G. Sorel. - La visita del Re d'Inghilterra. - La disoccupazione in Italia. - Il partito repubblicano in Spagna. - La situazione al Marocco). - On. Dott. Napoleone Colajanni: Giovanni Bovio: Lo scienziato, il politico, l'oratore, l'artista, l'uomo. - La Riviida: La farsa rivoluzionaria nel socialismo italiano. - Prof. c•. N. Bresca: Misticismo mazziniano. - A. Agresti: L'assoluzione di Millcrand. - Giulio Sanfelice: Brevi appunti sulla presente situazione napoletana. - Paul Louis: Il Regim~ socialista. - Prof. '1ario Pilo: Stelloncini letterari. . · · RivistadelleRiviste: I resultati dell'inchiesta sull'anticlericalismo e il socialismo (Mouvement Socialiste). - La traduzione de;l manifesto dello Czar (Review of Reviews). - I pretendenti della Macedonia (Contemporary 'R._eview). - E' l'uomo il centro dell'Universo? ....... (Fortnightly Reviews). - Quello che la donna più ammira nell'uomo (foung Man). - Il tempio del Caso (Reuue Bleue). - Il paradiso dei sociologi ( Vita Internazionale). - Illustrazioninel testo. GLI· AVVENIMENTI. E GLI UOMINI La visita del Re d' Inghilterra. - Re Eduard o è v,enuto a visitare Re Vittorio Emanuele ed è stato accolto con tutto l'entusiasmo con cui il nostro popolo sa accogliere gli ospiti suoi. Egli deve avere avuto l'impres~ione che non ci so11:.odiversi partiti politici in Italia. E' stato acclamato, salutato, applaudito e per un'istante è sembrato che le divergenze politiche fossero sopite in Italia. In realtà è che tutti ha~no obbedito a q ael sentimento· di diL'uomo che occupa un'alta posizione pubblica è pm di chiunque ·altro obbligato a dare esempio di virtù private, perchè molta più gente si modella sa lui. E Re· Eduardo ha dato prova di non essere soltanto l'arbiter elegantiarum del nostro tempo. I suoi cappelli, i suoi abiti, i suoi guanti hanno fatto furore ed anche gli episodi discutibilissimi della sua condotta. • Il popolo italiano ha la megnità, altissimo nel popolo ita- . liano, che fa sacrq l'ospite finch'egli è nelle pareti domestiche. Mazzini giudicato da G. Sorel . moria labile. Noi abbiamo dimenticato un certo processo di telegrafisti, che ebbe luogo a Londra e nel quale Eduardo, allora Principe di· Galles, fece una fìg:ura discretamente brutta, e abbiamo dimenticato che nel processo del colonnello Caro Caro Colajanni) Ora egli è partito e noi possiam'o fare quelle brevi considerazioni che il caso ci offre, e diTe quelle verità che crediaHo letto col n1assin10 con1p1acimento la vostra bella rivendicamq nostro dovere di dire. zione di Mazzini. Eduardo, allora sempre PrinciNon vogl~amo parlare delle migliaia di lire spese per piantare gli spauracchi sopra i tetti; e per stendere da muro in muro, lungo via Nazionale, dei budini· di broccoli. Quando l'ospite arriva deve trovare più bella ~he si può la casa. Se non si poteva far di meglio, ciò è bene. Non siamo· neppure stati sorCome i socialisti italiani possono essere tanto ingrati verso l'uomo che ha più onorato il proprio paese nel secolo XIX e che tanti buoni pe di Galles, ebbe, dall'Attorney General,. Lord Coleridge, una severissima ramanzina nella quale il giudice gli ricordò che, come principe, egli av·eva il gravissimo dovere di non fare trascinare il proprio nome per i tribunali, e come uomo doveva non mescolarsi ai peggiori rifiuti della società e non •giudici considerano come uno dei più grandi della Storia? presi che i festaiuoli d' obbligo, e gli stamburatori di fausti eventi, alla ricerca affannosa e costante d'una qualunque sbandierata, si siano battuti i fianchi, per trovare la espressione più magnifica del loro più caldo entusiasmo. Ci piace soltanto osservare, ciò che è vero cioè che se invece d'essere Re d'Inghilterra, Eduardo di Hannover fosse un cittaaino qualunque non c' è persona che si rispetti che lo vorrebbe avere per amico o per parente. G. SOREL. doveva far noto all'universo che i suoi costumi era.no tali da renderlo accettissimo fra i Romani della decadenza e gli Orientali. Ma E-. duardo non se ne diede per inteso, e noi al,biamo dimenticato che per altre due volte, dopo ciò, il nome dell'allegro principe, ora re, ha scandolezzato gli orecchi degli inglesi amici dell3: correttezza ed ha costernato le anime mona,rchiche della pudibonda Albione. 11 Re d'Inghilterra è stato salutato ed applaudito,
.. 198 RIVISTA POPOLAR• DI POLI11CA, L•1TER11 • sc1•NZB SOCIA.U ~ome colui che rappresenta la nazione amica. E sta bene. Soltanto però 1ìon bisogna dimenticare che 1~ nazione amica, ci ha dato il calcio dell'asino tutte le volte che le è sembrato opportuno, e che è suo costume farsi o disfarsi con molta disinvoltura gli amici, quando ci trova il suo tornaconto. Bisogna non dimenticare che i nostri interessi sono in parte, identici a quelli dell'Inghilterra, ed in parte, la parte maggiore, assolutamente diversi. Salutare l' ospite è doveroso; dimenticare 9.uafe egli è, personalmente, è da imbecilli; lasciarsi adescare dalle sue moine, non tenere ben d'occhio alla sua politica ed esserne vittime sarebbe colpevole. Ora egli è partito per Parigi dove, malgrado le fanfaronesche promesse dai nazionalisti, sarà bene accolto e ben ricevuto. Il fatto - dopo Faschoda, e q uantunque questo ricordo sia stato inopportunamente rinfrescato - è significante. La sua importanza non sfugge agli occhi di nessuno; e quanto giovi alla Francia, tutti lo in tendono. I socialisti - che pur non sono so- -verchiamen te teneri per le teste coronate - se ne rallegTano. Infatti il riavvicinamento dell'Inghilterra alla Francia può dare dei risultati molto utili per que- .st'ultima e spostare di un pò l'orientamente generale •Che la politica Europea ha seguito :fin'ora.. E di questo la nostra diplomazia deve tenere grandissimo conto. • Il viag;io a Parigi è Lm monito ben chiaro per quel1i fra i nostri uomini politici che contavano su l'antagonismo fra la Francia e l'Inghilterra. Le nuove relazioni che si disegnano all'orizzonte obbligano il nostro mondo politico a stringere vieppiù quei legami che da poco sono stati stretti con la Francia e dai quali Pitalia può trarre non indifferenti vantaggi; al° tempo stesso che è doveroso ricordarci che è bene essere amici di tutti ma di se stessi, .e se occorre contro tutti, pr.i.ma. La tliso('(~HJ)azione .in Itali:>i. - Mentre si ·spendono migliaia di lire per i ricevimenti a re Edoardo· mentre a Nardò si stanziano centinaia di lire per rinnovare l'uniforme della banda del paese, in Nardò stesso, nel Ferrarese, nel .Ravennate ed in tutto il Mezzogiorno la disoccupazione prende proporzioni spaventose. Nel solo circondario di Ferrara si calcola che vi siano più di 30 mila contadini disoccupati. E' un problema gra- ·vissimo al quale non è facile porre rimedio. Non è facile perchè bisogna lottare contro forze egualmente po- :potenti •cbe determinano il [fenomeno. In diversi fattori bisogna ricercare l'origine del doloroso fenomeno che affligge una così larga zona del -.nostro paese. Da parecchi anni la coltivazione degli ulivi e della vite ha sofferto molto per le malattie crittogamiche e per le cattive stagioni. I raccolti sono andati male fino dal 1900 e questo ha ritardato e mandato a male le raccolte suc.cessive; quindi i contadini, i fittavoli e i mezzadri si son trovati di più in più oppressi dai debiti e n~lla impossibilità di prov- •.vedere alle necessità dell'avvenire. D'altra parte alcuni scioperi ed una continua sorda ostilità fra padroni e contadini portarono nl"i diversi punti ove oggi la disoccupazione infierisce, un grande numero di operai avventizzi, i quali oggi, sono più che tutti gli altri, col-· ;piti dalla miseria. La propaganda socialista, fatta inopportunamente, ha aggravato in molti punti la situazione. Talora ha sospinto i grandi proprietari o alla trasformazione della ,coltura o all'uso il.i macchine che spostano braccia . \ umane: ne conviene l'Avanti! Tal'altra - specialmente nel Mezzogiorno - i contadini domandano aumenti di salario e diminuzioni di ore di lavoro, che sono assolutamente incompatibili colle condizioni dei proprietari. Infine va :~ricordato, che la natalità italiana elevata ha come conseguenza una eccedenza dei nati sui vivi sproporzionata al risparmio e al tenore di vita, che si cerca di elevare dappertutto.: A questa ~:sproporzione non c'è il rimedio dello incremento dell'industrialismo, che potrebbe assorbire grandi masse di lavoratori. Si è dunque ad un passo dal quale l'uscita non è facile. In una lettera all'on. Roux, l'on. Maggiorino ]?erraria propone alcuni ·rimedi alla situazione attuale e pensa che le proposte di ~ui potranno - e potrebbero veramente se praticate - allegerire il male. Ma, (c'è un ma) ma il grande male non sta soltanto in ,ma organizzazione economica paurosa e retriva, il problema della disoccupazione si complica con quello della ignoranza. L'ignoranza è la piaga generale. ! proprietari ne sono malati quanto i contadini. E, del resto, questi son mali che non si guariscono in breve tempo, I tumulti a Galatina, i tumulti a Nardò sono l'indice della educazione dei contadini e dei proprietarii. Ora con un simile' popolo è impossibile non aver0 i resu]- tati che abbiamo oggi. ' Quanto possa contribuire ad aggravare i nostnt ma-· lanni la sbagliata educazione, la. de:fìcientissima :iistru-· zione tecnico-industriale 1 si dirà leggeudc un l'i.bro recente in cui si esamina perchè l'Italia è povera. Twiie sbagliato indirizzo, in una alle istituzioni vigenti, creano un grande numero di spostatir che non scorgono salute' se non nella caccia all'impiego, nen1occupazione buro-· cratica. Ciò contribuisce a sviluppare lfistinto del mendicante ozioso nelle nostre classi medie. Scopo costante della borghesia Italiana è stato quelfo di vivere senza far niente o facendo il meno possibHe. Dove la rendita non bastava, la borghesia ha chiesto allo Stato, al paese la propria sussistenuv sotto un' altra forma. L'impiego. Noi, con un commercfo 8 volte minore dell'Inghilterra; con uno sviluppo industriale 6 volte 112 minore della Germania; con un:a popolazione che non arriva ad 113 di quella degli Sta.ti Uniti ab- ~iamo una burocrazia 2 volte maggiore deH'Inghilterra, 1 volta della Germa,nia e, propqrzione fatta, 3 volte e 112 maggiore degli Stati Uniti, e per giunta infinitamente più misoneista, ignorante e cretina. Ora. tutto questo è, da un lato, denaro che si perde senza nessun risultato utile, dall'altro sono attività, e bisogni che se lasciati alle loro risorse avrebbero dovuto l;>enetrovare altre vie per vivere e darsi all'industria, al commercio, a.Ila cultura, alla navigazione, offrendo così ricchezza al paese, in vece di mangiargliene. E un'altra grave colpa ha la borghesia Italiana; l'odio, il disprezzo del lavoro; del lavoro attivo manuale o intellettuale ma utilmente produttivo: questo odio, questo disprezzo ha fatto sì che per la grande maggioranza della borghesia Italiana i proventi della piccola, sommaria e antiquata coltivazione delle terre che possiede invece di essere stati spesi per m.igliorarle e renderle di più in più produttive, sono stati impiegati a creare dei cattivi avvocati, dei medici ignoranti, dei letterati di venticinquesimo ordine, degli artisti asini, tutta una enorme folla di spostati che, perchè vivono, vogliono mangiare e :finiscono sempre per mangiare, sotto un titolo o sotto l'altro, a spese dello Stato. I
.. IUVJSTA POPOLARE DI PoLJTjCA, L!tTTERE È SCjENZE SOCIALI 199 E non vogli9:mo, neppur lontanamente,_ accennare ai milioni e miliardi che nel seguito ininterrotto degli anni lo Stato ha sprecati per i cannoni, i fucili, le sciabole, e tutte le altre inutili ferrarecce della guerra e della marina. Queste enormi spese improd~ttive necessariamente haJrno aggravailo le conseguenze della sproporzione tra l'elevata natalità_ e lp scarso sviluppo delle industrie. La disoccupazione è legata a tutti questi problemi e i rimedi proposti dall'on. Maggiorino Ferrar,is, dall'on. Luzzati, sono palliativi del momento, _pannicelli caldi su la gamba rotta. 11 .p:ll'Uf,o repuhhUcano in Sp_agna. - Come una grande resipiscenz·a, un rimpianto delia. antica , grandezza perdut3:, ~na viva s_ensazione. di cordoglio per l'abiezione nella qu_ale è ormai cadut,a la Spagna, ha in .. vaso il p0polo spagnolo, e la manifestazione di ,questi .suoi sentimenti si traduce in aperte dimostrazioni ostili alla, mçmai;chia e plaùdenti allQ, Repubblica. 1 Meetings che hanµo avuto luogo ultimamente in tutte le c~ttà. principali della Spagna ed a Madrid hanno fatto cadere la benda dagli occhi dei monarchici, ed è ormai certo che la monarchia in Spagna è alle sue ultime· ore. Nè poteva essere altrimenti. Troppe colpe, troppi errori, troppo male è resultato dal governo della casa, .di Borbone perchè il popolo non si sia :finalmente persuaso che la Casa nefasta al paese, deve cessare di governarlo. Maria Cristina raccoglie i frutti amari d_el suo big_ottjsmo e della influenza gesuita che l'ha dominata e la domina tutt'ora. , La Spagna è diventata i,1 paese più degradato d'Europa. Non c'è più educazione., non ci sono più scuole, non c'è più_ dignità nazionale, n~n c'è co.mmerciò, non c' è marina, 1ton c'è armata; non ci sono denari, non c'è arte, _nulla. C' è una grande rovina , nna nazione che si dibatte negli s.pasimi dell'agonia._ Solo esiste potente, e regna, col suo nefasto potere dissolvitore jl clericalismo. Il clericalismo capitanato dai ges1i.iti più esosi e più feroci; il clericalismo autentico che non rifugge dai metodi di tortura del castello di Montjuich, c~e imbav_aglia la stampa, che impone a tutto il popolo il rosario, l'abiezione e la miseria. Ma il popolo comincia ora a ridestarsi. V ~ramente l'incosciente capo del govàno di Re Al- . fonso pronunzia dei bons nwts su la situazione, e cerca d'illudersi e d'illudere su la grnvità. dei fatti e dello svolgimento depe cose in Spagna. La _ rlébade è vicina.. In tutta Spagna 900.000 cittadini sono intervenuti ai Meetings organizzati dai repubblicani, e la popolazion~ ha pla"lidito alle dimostrazioni che nelle varie città quésti cittadin:i hanno fatte contro la monarchia. Il partito repubblicano si prepara a dare. il cròllo definitivo ai Borboni. La Spagna deve ridiventare un paese vitale, ",un paese che qualche cosa deve pesare e contare su i destini d'Europ~; e perchè questo . sia, bisogna che la monarchia sia abbattuta in Spagna; bisogna che il governo del paese sia affidato ad uomini ben d0eterminati ad aprire una lotta,. senza tregua con Ìa potenza che :fin'ora ha dominato la Spagna; il gesuitismo. Bisogun. che i preti, i frati, le monache trovino in Spagna la medesima guerra implacabile, 113 medesime leggi infie•ssibili ché oggi la_'Franda ha decretato contro di,loro; e quando· l'ultima ~onaca avrà. passato i Pirinei, la_Spagna potrà cominciare a, sentirsi rivivere. E francaJJl~nte, ,il partit? repub1?lic1;1:no capitanato da quei due uomini di grande valore, e_d_i gr~n~e_. ac~ortezza che. sono.il Salmeron e il U.r Costa, dichiara che questa è la sua politica. La Spagna .è un paese avvilito perchè lo governano i preti; la monarchia in Spagna rappresenta il regno dei gesuiti, bisogna che la monarchia sia bandita dal paese e i preti con lei. Ed è una delle cose più tragiche del nostro tempo l'avvenire c-he si prepara al re di Spagna. Questo ragazzo di sedici anni che dovrà pagare gli errori commessi dai suoi consigli~ri, che dovrà pagare per la crudele fede della madre, e per la libidine di dominio ,dei consiglieri di lei; questo ragazzo che tenuto isolato d,al mondo, non sa e non può sapere altro che le menzogne che gli raccontano continuamente i suoi ministri, inspira un senso di pietà; lui che dovrà. essere_ il capo espiaÙ)rio _delle malvagità e delle imbecillità altrui. Ma " salus popul-i suprema lex esto ,,. Il D.r Costa,. nel suo discorso• al Meeting repu bblicano di Madrid ha detto che bisogna creare di nuovo il popòlo spagnolo e la Spagna; potrebbe darsi che, con grande sorpresa del Costa ,stesso, il popolo spagnolo ,facesse sapere che esiste, sbarazzandosi rapida.- mente di quella parte dei suoi governanÙ che hanno portato il paese all'avvilimento, alla vergogna e alla mi!,eria; e allora la monarchia, il regno dei Borboni, il potere dei gesuiti avranno veduto splendere il loro ultimo giorno in Spagna. E_ questa nostra osservazione ~on ci sembra desti-• nata ad essere smentita. Le elezioni generali testè avvenute, sono il prodromo dell'avvenire. Fino a poco tempo fa,. il partito repubblicano· - potentissimo in Spagna - si· divideva in varii gruppi che obbedivano a di versi ca pi, la lotta div_enta va difficile e li#vittoria, poco probabile. L'opera unificatrice di Salmeron, coronata dal più splendido 'Successo, è venuta a buon punto. Contr"o la monarchia il partito repubblicano si leya ora unito d'intenti e stretto in una salda compagine per 1~ lotta. E la monarchia subisce le prime sconfitte. Le elezioni generali sono la prima ardente battaglia guadagnata dal partito repubblicano. E che battaglia! E che vittoria ! A Madrid, a Valenza,. a Barcellona, i repubblicani hanno assolutamente esclusi i monarchici, in molte grandi città della Spagna sono riusciti la maggio1·anza, in altre hanno ottenuto significanti votazioni. Essi si presentano al Parlamento con· una forza, non supposta fin'ora, e maggio:ri sarebbero stati i resultati se l'accordo stabilito col Canalejas ed i suoi gregari fosse stato da questi mantenuto. Comunque sia la vittoria é importante; è un pril?o gigantesco passo verso un avvenire dal •quale la Spagna può sperare la sua redenzione civile. Il popolo ha sentito duramente la sprezzante condotta di Re Eduardo eh~ nella sua visita ai regnanti d'Europa ha -completamente negletto il Re Alfonso. Il sentimento. di dignità - fortissimo fra gli Spagnuoli - ha fatto loro dolorosamente constatare a qual punto di degradazione la monarchia abbia condotto la Spagna. La resipiscenza è venuta; con lei il tentativo di rimediare gli errori del passato. Il popolo spagnolo comincia ora a sperare in una nuova forma di governo: e se il partito repubblicano sn.pr:i.mantenersi compatto, ed agire consn.guentemente ai <l.esiderii del popolo, non · a...:rà che da percorrere una breve linea retta per arrivare a quella rigenerazione morale e sociale di cui la Spagna. sente tanto bisogno. . ..... A dfre il vero 1-a * ...
. ' 200 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA.. lErfERE 8 SCIENZE SOCIAU questione Marocchina si presenta tantò iinbrogliata che, a vederci chiaro, ci vuol più pazienza e 'più arte · di quel che ci vuole a spiegare i geroglifi. E un fatto èhe la politica Orientale tiene l'Europa ·nel permane11te · pericolo di una conflagrazione che avrebbe, certamente,_ risultati gravissimi. La questione Maè·eà'one si p1~esenta male, ma.le assai, e la ribellione nel Marocco, che sembrava cosa di poco momento. e tale da poter essere sedata in breve temp.o,.diventa di più in più violenta. E, ad essere 'imparziali, bisogna riconosçère che f ribelli non hanno poi tutti i torti. · · · il Sultano ha voluto europeizzare -- non .diciamo civilizzare - i suoi sudditi ed ha fatto male; principalmente perchè ha voluto, lni primo, dare l'esempio. della trasfò;·mazione, e non si è accorto chè trasformando di punto in bianco _urtava troppo violenteménte i pregiudizi è i sentime1iti che costitùiscono lo spirito in.ti- . " . mo, in quei sentimenti e pregiudizi coltivato e svilupp,atosi da secoli, delle popolazio~i More. 11 suo ev·ident~ disprezzo per la religione Musulmana ha colpito profondamente il suo popolo ed ha schierate çontro di lui · le tribt\ eh.è ritengono se stesse come le più fedeli seguaci del Profeta. IL suo vestirsi all'europea, vivere all'eurppea più che poteva, il fatto di essersi circondato di consiglieri Europei e ostentatamente Cristiani, la bicicletta, le canzonettiste di caffè cçmcerto · predilette dal Snltano lo, hanno reso impòpolare a Ftiz e odiato al di fuori. Per dei popoli tanto attaccati alle loro tradizioni quanto lo sono i Mori, gelosi della loro nazionaÌità e, dei louo costumi, questi errori 'del Sultano, dovuti: in pa.rte alla sua inèspertà g·iovinezza, e · molto più aì poco avveduti consigli degli Europei, sono stati tante offese mortali al sentimento· patriottico e religioso dei Mori, e .Bu-Harnara, il pretende0:tè, non • ha dovuto faticare molto p'ei· ra<)cogliere intorno• a sè quell'esercito di fanatici che il Sultano non. riesce a, domare, e che è fortemente convinto che i1 Sultano non è più uno scrupoloso osservante dei precetti del Corano e che, per conseguenza, può essere, ,a buon diritto, det1:onizzato. A questa questione, cli carattere tutto morale e però influentissima in mezzo al popolo,. mi'a\tra s_e n'è aggiunta e non piccola. Le spese del Sultano. I popòli Maomettani sono, per disposizione naturale, molto sobri e poco esigenti ~n fatto di igiene e di ma\ltenimento di strade e di. servizi pubblici; tutt3:via se si contentano di poco, il puì1to gli scontenta; e a~-rivanò essi pure a gustare le delizie della crisi .economica. Ora il Snltano assorbiva p~r sè, per ·i suoi· -consiglieri, per i suoi tentativi di europ.eizzazione la parte migliore dei magri proventi dei pa~se. Il •pretendente, che si è rivelato u.omo di sottile ·accorgim.entò e di chiara intelligenza, ha potnto senza difficoltà provare lo sper:pero clella ricchezza a beneficio esclusivo dei piaceri del Sultano, e le popolazioni haO:no, t~ovato in lui l'eco, a1ta e forte, dei loro intimi pensieri. Questo spiega il perchè dell'ultimo manifesto del Sultano. EgH ha sentito la necessità di giustificarsi, dinanzi alle popolazioni, ~.delle accuse su.le quali BnHamara fonda il diritto e ·la giustizia della s1ia rivolta. .Egli ha dovuto dire e spiegare, che è, ed· intende rimanere, un buon .Mussulmano, fedele difensore_ della religione del Profeta, pra,ticante del Cò~·ano e nemico della religione Cristiana. Ha dovuto promettere di licenziare i consiglieri europei e di dedicarsi interamente al mantenimento delle antiche istituzioni marocchine. Ma il manifesto non ha avuto nessun resultato_ pratico. - Promesse di marinaio! - pen,sano probabilmente i buoni ribeli. E la rivolta continua co_n più furore di prima e il · buio diventa più fitto a propositJ della sitnazione, e come vad~no le. cose laggiù nessuno riesce a capire. Al1mne settimane fa, era . il Sultano che vinceva su tutta fa linea; le test.e dei ribelli· facevano mostra di sè, i~ralate su le mura di Fez, e Bn-Hamara pareva ridotto alle sue ultime risorse, disertato da' suoi, fuggiasco, cir~ondato di gente sfiduciata e però pronta a tradirlo, a un pelo dal cadere nelle· mani del Sultano. L' Eùropa, e specialmente la Spagna, ·1a Fi·ancia e l'Inghilterra cantavano già il Te Deurn per la faccenda terminata bene; ora, invece, le-parti s'invertono, è BuHamara che taglia le teste, brncia• i villaggi e vince le battaglie. Mula i· '.A.rafa,'zio del' Sulta1{0\ "è çìrfd11."dato dalle truppe del pretende:nte; Mulai Hassa,n,. il ministro della gnèrra, è stlato abbandonato da parècchie · tribù, i Kabìli del Jtiff - gra'ndi battaglieri e ph~ati dell'universo - che fin'ora forono fedeli al Sultano hanno fatto' ca1ì.sa comuhe con i i:ibelli e si preparano ad assa!ire.le tribù rimaste ancòra fedeli. Non solo·.ma già si è preveduto il ~aso della detronizazione ·a.ei sultano e Bu-Hamara già fa s:1.pere che s'intenderà con le' potenze perchè, appena entrato ·in Fez, sia ricon:os~iu- · ta, la sua suprenia autorità. Nè sembra lontana1'ora di questo avvenimento poichè Bu-Hamara è ormai obbedito dalla g-rande maggioranza delle tribù Marocchine. Intanto Abdul Azis, a COl;todi quattrini, contrae prestiti e trova chi gli fa credito; ma n~n bisogna ilhi~ dersi; il prestito è di soli sette milioni di franchi, e non bastano per far0 la gnerra e soprattutto per vincerla, · specialmente. ora che il pretendente aumenta il proprio prestigio, vince le battaglie come il telegra fo annunzia, e vede aumentarsi intorno i par_tigiàni. Come finirà. la faccenda? E se il Sultano è fi.110.lmen:te costre~to a cedere il trono - come pare sia il caso - quali ~aranno le intenzioni di Bu-Hamara '? Egli non è eu:ropeizante, punto; lo si sa, e lo dice chiai.:amente. Egli afferma che s'intenderà con le potenzé. per creare un niotlu.s vivendi; ma intant~ non garantisce nè. la vita salva, nè gli fLVeri intatti agli euro~ pei specialmente Cristiani, e l'esodo di questi da Teutan e da Fez è oramai compiuto. Forse le potenze vorranno intervenire: e allora? Thàt is the q1,~estiQn. E una questione intricatissima e cl~e_potrebbe dive'ntare minacciosa. Una questione alla quale l'Italia deve tenere attentamente d'occhio perèh~ potrebbe molto perdere o anche molto guadagnare,· secondo l'oculatezza di chi è incaricato di coglie1;e la palla al balzo. Certa.mente l'Italia deve aver presente questo fatto, sempre: che _il Sultano perde il trono - se lo perde - perchè ha. voluto troppo francamente europeizzare il paese. E questa è la morale del fatto ed anche il monito e l'indice dell'avvenire. NO.I .. Dott. ANTONIOVACIRCA IL. PROBLEMA .AGRARIINOSICIL'JA con pr•efazione tli N. Colajanni_ Palermo. - A. Reber Editore 1903 · • Prezzò Lire ~. Riduzione del 60 °ro per gli-· abbon.a.-tt. del•: la Rivista Popolr;,re; . '
• • RIVISTA POPOLARE I>1 POLITICA.· LETTERE E SCIENZE SOCIALI 201 GIOVANNI BOVJO- · LO SCIENZIATO,IL POLITICO,L'ORATORE L'ARTISTA, L'UOMO "Nella primavera del 1868. quanrlo era più ar dente •là febbre della cospirazione, ravvivata dalla catastrofe di Mentana, :Edoardo Pantano, per incarico di· Giuseppe Mazzini, percorse le riroviricie meridfonal i per r,t vvi v_:.trvi o suscitarvi la fèùe repubblicana, per riannodare antiche relazionj, per apprezzare de visu, se e· quanto potevasi contare sul loro concorsò in un probabile tentati~o rivoI uzionario. Ritornato· irl Napoli Pantano appena mi vidè, se~za nascondermi o attenuarmi lo ·scoraggiamento ·che portava nell'animo per la grande mi$eria mo rale e politica che aveva potuto constatare, qua~i a conforto ed a compenso, col calore della parola sua, non superata che dalla energia che si_ sprigiona dai suoi occhi luccicanti, stringendomi forte il braccio, come suol fare quando il ·pensiero brillante desidera che s'imprima in chi l'ascolta da vicino, mi disse: Nel Mezzo{liorno rion ho trovato nemmeno le tracce cli un_.partito repubblicano; nia in Trani ho · conosciuto un uu1no che vate un vartito! E calcò la vor..e sulla parola: uomo, quasi a farmi intendere che qnell'o fosse l'uomo per eccellenza, è ad irì1pedire che ih me esplodesse quelt"a certa ironia ài cui mi ~èrvivo spesso per calmare i suoi entusiasmi. · Pantano~ sapendomi ·un divoratore· di libri, mi fJOse subito tra Je mani mr gTos;so volume (Il ve·rbo nove,Uo), che egli non aveva nemmeno sfogliato, e soggiunse:· Non giu,.dlcàre t'autore'·cta questo libro. Giovanni Bovio, · l' uomo · che 'Vate quanto un partito," è in(lnilam,ente superiore atle-pagi/1/! stampo,te. Per giùrficario at giusto bisogna conoscerlo; bisognà sopratutto· aver contersato con lui nella inti?nità e ne';, momenti cli espcinsionf'. Confesso·:che rimasi alquanto incredulo; e dalJa i"ettura del Verbo novello argomentai anche, cheditiì.cflmente tra me e l'' uon1.o si sarebbero stabilite relazfoni intime, perchè lo giudicai troppo di~forme dal!a ·mia indole. Poco dopo, ·usciti dalla prigionfl, dove per un anno cfrca il governo italiano ci aveva· tenùti durante il 18o9 a meditare sul le nostre sveranze repubblicane, e ritornato in Napoli, dopo \rn breve soggiorno in SiciJia, vi trovai l' uoin.o, che mi affrettai a voter conoscere personalmente. Gli fui presentato da comuni amici in quel Riposto urnido e angusto dello storico Caffè d'Italia, e che fu per molti anni una cattedra·sui generis,dalla qnale'l'uomo,ad un ristretto numero di amici in~egnava,nella forrn·a più geniaie e più seJ ucente~ tutte le cose bellè e b11orie e· i'nnumerevoli, ch'erano nella sua mente. Conoscerlo· ed amarlo e legarmi a lui aa amicizia profonda e sincera, non offuscata mai in tante svari~te vicende, fu tuttp, una cosa. Sentii il bisogno di comunicare ad Edoardo Pantano, che avevo trovato Giovanni Bovio anche superiore ali' UODl.O da lui d,elineatomi con schietto entusiasmo. ·01tre trent'anni di amicizia e Ji comunanza. di. lotte e di aspirazioni non ismentirono, ma con- . · solidarono la impressione del primo· giorno. * * * Ora egli non è pm; ed a me non resta che il compito doloroso di dire dello sc~enziato, del politir..o, dell'oratore, deJl'artista, dell'uomo, nel modo· più sintetico e il meno peggio che pér me si possa; certo, ad ogni modo - e mi. preme farlo sapere al letfore - che· le mie parole saranno inadeguate al valore dell'a~ico, ~ all'affetto che g~i portai. A ventisei_ anni, nel 1_864; Giovanni Bovio pub blica Il verbo noveuo: sist_enia di (ìloso(ìa u,,iver- · sale in cui già si sente il ribelle innamorato di libertà. Quale la sua concezionP- .sociale si può Tilevare da questa dedica in versi intestata nel volume: A.i tribuni della libertà È sacro il verbo novello Chè i destini del vivere civile Non sono nefla polve;e del campo · Nè sulla ruota dèlla fortuna · Ma nella inerme onnipotenza del verbo. Nel Verbo no1..,ello che Bovio se non isconfessò nella· maturUà, certo non predilesse, si sentiva la influenza di HegeJ, che ~ quei tempi nella filoso-. fia e nella scie.1 1za significava innovazione ardita. Nel 1872 p·ubblic_a il Sa[Jgio critico del Diritto p1nate e clel nuoi-o fonclamento etico; nel lx7(? il Corso di scienza ·del Diritto dettato nell' Università di Napòli; seguì It sorinnàrio delta storia del Diritto; e poi ·un volume di Scritti (ìloso(ìci e politici, Lo schr?madel natitralism.o matem,àtico, cui doveva seguire Il Naturalismo in tre volumi, che era l'opera sua. cui aveva dedicato tutta la_ sua attività intellettuale e di cui discorreva sem1Jre. con passione. È ·grave· da.nno per la scienza -che sia rimasta inedita e incomµiuta; 1!1a credo che la prima parte, La fenomenologia potrà ritrovarsi completa tra i suoi manoscritti, e dobbiamo tutti augurarci che veda presto là luce. Molti dei suoi discorsi e delle sue prolusioni hanno carattere e importanza scientifica. Rir..ordo tra i primi quello. pel monumento a Giordano ]Jr-uno, per Giovan Battista, Vico, per Galilei, pe1· To1nmaso Campanella, ec.c.; tra le ser..onde: Le in"(luenze dello Stoicismo e del Cristianesimo nella legislaziune romana ; It. Diritto nella Patristica e netta Scolastica, ecc. nelle quali egli « filosofo ateo, come scrive un suo anticq discepolo, illustrò il cristianesimo con intelletto d'amore, dalla sua genesi alla costruzion~ dei p.ogmi nella Patristica - che difese contro Lonibroso - alla illustrazione dei dogmi della Scolastica, ·alla decadenza che comincia con la. protesta di Dante e segue sotto il piccone demolitore della Rinascenza.> Nella pri:- mà ritenne minore di quella del Cristianesimo l'influenza dello Stoicismo.
. -, 202 RlVlSTA POFOLARE DI POLITICA. LEITEliE E -Se-IENZE SOCl.~LJ Un suo scritto: Il Dir·itto pubblico e le razze umane, in r,ui in nome della scienza affermava che le nazioni. civili pos~ono e devono portare ai bar""'\ bari la ci viltà venne interpetrato. come approva.! zione della politica coloniale e provocò polemiche tra i repubblicani ed una risposta vigorosa· di Arcangelo Gllisleri, che fu da me ribqdita nella P.ò.:. litica coloniale. · Negli ultimi anni, per combattere le teorie di Lombroso, pubblicò Il Genio, ch'era atteso come un lavoro scientifico, ma che riuscì opera d'arte. Il suo Naturalismo,· ~he egli contrapponeva al1' idealismo di He,~el e al Panteismo di alt~i filosofi - benchè il suo sistema non -respingesse interamente nè l'uno nè l'altro - derivò da Pi.:.. tagora e da Bruno; aveva perciò impronta sèhiettamente italiana. Lo noto perchè molti lo rilevano pur accordando alla cosa uno scarso valore, percltè la marca di fabbrica nazionale nella scienza .non toglie, nè accresce merito, Ciò che fosse veramente questo suo Naturalismo bisognava saperlo dalla sua opera rimasta incompiuta; ma a coloro che dai pochi fragmenti pubblicati parlano della sua nebulosità, della s:ua oscurità sarà bene ricordare rlie l'argomento trattato in sè stesso è o~curo e nebuloso. ·Vorrei sapere chi ne capisce troppo dell'i cosciente di Hartman n, della 'Volontà di .schopenhauer, dell'inconoscibile di Spencer. Ed Hegel? Si narra che tra i sùoi più ardenti discerioli non se ne trovarono due che lo interpetras- , sero in ugual modo e non un solo elle lo comprendesse interamente! Ciò non ostante Hegel passa per uno dei più grandi filosofi.· Un filosofo eminente, il Tarozzi, allo annunzio della su:t morte, alludendo per lo appunto allo inane tentati,·o di meno.mare la fama di Gi1wanni Bovio, scriveva testè s?-viamente: - I • « Giovanni Bovio trionfò, durante la sua vita, di due opposte ingiu·stizie che avrebbero potuto feri're meno 3alda temrra di quel la che egli ebbe,· intaccare meno ginsta fama di quella che egli a sè intorno rlifl'use; l'una fu l'ingiustizia del pedantismo ufficiale accademico che volle negargli il valore e il contenuto di filosofo vero e dar~li taccia di rètore; l'altra fu l'ingiustizia del gior- ·nalismo friyolo mondano che lo dileggiò come nebultiso e,t o:scuro, come solitario creatore <li formale incomprensibili. Egli vinse l'una e l'altra colla sola forza della verità e ·della fe<le in sè stesso; vinse la prima perchè il suo pensiero si costruì con forte architettura e appal've rispondente ai più profondi bisogni del tempo, e l'acca- ·demia dovette onorarlo; vinse la seconda, perchè la sua penna e la sua parola trovarono la via del• l'anima popolare, e dal popolo fu amato con venerazione consapevole. E ciò avvenne anche perchè l'ingegno suo ebbe il pregio di esprimersi in manifestazioni secondarie, e parallele all'ossatura principale del suo pensiero· sistematico, dal quale· però non discordavano; la frase veramente ispirata di una sua epigrafe, l'el-oquenza caratteristica, ~ ~. < severa e pur_ profondamente soave, òe' suoi personaggi dramatici, giungevano all'anima del pubblico; e questo "omp.r~ndeva come raccolto in una ~onclusione di sentì.rriento, il pensiè'ro che il filo- ~ofo aveva elaborato. » Rinunziando ad intrattenermi del suo sistema, mi piace rammentar<: elle nei suoi libri ci .sono Yedute su· alcuni punti tra i ·più controversi nei quali è impressa tutta la grandezza del suo pensiero. Co:,Ì per dare_ qrn_tlc~leesempio, si _trove~ ranno sempre vigol'Ose e splend iJe ·le pagipe consacrate alla famiglia e alla proprietJ privata dal punto di vista giuridico; rimarranno e saranno ammirate, per la genialità del I a forma e per l'~cu · tezza del contenuto, le altre consacrate alla inver - sione della formula· maltt1 ··iana - è la niise~ia che genera le due progres.;;iòni maltusiane e non le dtie progression_i c_hegéqerano la ,miseria - ; inversione dm interpetrai · diversamente v0enendo con lui a cortese polemica· nella 1a Edizione del • • ' ' 1 mio socialisnio. · Il Saggio criticp dPl piritto 'peJì°ale poi 'rimane come un vero gioiello, .che sarà sempre ammirato da quanti vorranno trattare del diritto di punire, della commisurazione tra il delitto e la pena e della proporzi<llle delle pene. Non posso, p_ur?,v'endone ardentissimo il desiderio, ·notare tutti i punti che sono degnissimi di essere rilev,ati; dovrei riprodurne almeno una metà! Ma voglio solté!,nto invitare. gli ammiratori e i detrattori di Giovanni Bovio a leggere le pagine magnifiche consacrate al principio di finalità e alla illustrazione del principio di Maccbiavelli: il fine giustifica i mezzi; e alla parte che hanno.la natura e la società nel1a consumazione del delitto. « I due grandi complici vanno impuniti, osserva Giovanni Bovio; il delin·.:. quente - il meno r8spon~abile - paga per tutti». Questo aureo l'ibrio,_;inofrimane la critica iJÌÙ inesorabile della repressione e dei Codici pe-· nali, la dimostrazione più brillante delle loro inutilità sino a tanto che ·rimang, 1no immu;tate · le cause che generano i delitti e la dimostrazione · della ne'cessità della prevenzione sociale che ~i deve esplicare colle riforme politiche· e· sociali. Nel Saggio· Critico precede di due anni' Giuseppe Ferrar i, che nei Per·iocli politici ·ra il tentativo ardito di sottoporre al calcofo la: storia e i fatti, u- . . ' mani; e precede di parecchi anni nei punti principali la scuola di diritto penale po,iti vo elle, con· quel la disonestà scientifica che caratterizza alcuni suoi caporioni, finge d'ignorare l'esistenza· di Bovio e del suo Saggio sino a quando nel J889 nella mia Socioloqia Criminale non la richiamai ' .. al dovere di rammentarsene., Ed è davvero doloroso che ne1le poche linee consacrat~ a lui da uno dei più autorevoli rappre'. sentanti della. stessa ~cuola non si sia fatto alcun cenno di tale benemerenza scientifica del Bovio. Dissi che non potevo in questa piccola Rivista riprodurre gran parte del Saggio Critico per far lo tene apprezz~re 1• ina non :;;o re.sistet'L', nel d1iudere
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LErTERE E SCIENZE SOCIALI 4 uesto cenno sul filosofo e sullo scienziato, al desid_erio di dare integralmente la )Jagina da lui consacrata al compìto ed alla funzione della statistica di fronte al diritto penale Dopo avere ricordato che Pagan~ completa Beccaria continua: (( Questi peccati di competenza sono inevitabili e, e si riferiscono al risultamento negativo della « dottrina del respectus criniinum. Ne seguita la « procedura non potere mai scientificamente asse- « guìre il suo fine: vuol collocarsi dopo il Risor- « gi mento e per necessità rimane scolastica; ruba « le forme al Risorgimento, ma immobilmente « scolastico è il suo r,ontenuto. « Ad empiere questo difetto della procedura e << scoprire le 1ntime cause e riposte dei reati si « adoprarono le statistiche. Generoso intendimento « davvero questo delle stati-;che se fossero lavo- << rate e condotte senza presupposti, se non si ri- « ducessero spesso a incerto ammasso di cifre, e « fossero governate da r,riteri conformi alle pre- « senti necessità della scienza. Statistica lavorata « non colla sola pazienza e con la virtù del dorso, « ma con mente franca e nudrita conduce a ri- « sultamenti contrari a quei ciechi rendiconti <e che vanno attorno col nome di statistica e sono (( elenchi morti, che a rizzarsi aspettano il soffio « della mente. « Empiono veramente le statistiche il vuoto « delle procedura 1 Non possono empirlo secondo « il fine della procedura, ma l' empiono davvero « secondo· un fine più filosofico e sociale. La pro- « cedura ormeggia e investiga la causa dei reati I « entro la malignità individuale; la statistica la • cerca e trova entro l'organismo sociale: la pro- « cedura è empirica, dimora.nell'orbita delle cause « immediate e apparenti e non esce dall'individuo; ,, la statistica generaleggiando sale dalle cause ap- « parenti e immediate alle originarie e vere. La « procedura formula l'accusa dell'autorità contro e gl' imputati; la statistica accm;a gli accusatori. « La procedura determina il vuoto scavato dal reo; « la statistica accusa il vuoto delle Leggi. La pro- « cedura denunzia i malfattori allo Stato; la stae tistica denunzia lo St,1,.toe i codici alla Bocietà. « La statisti,~a è vindice dei condannati, ma è di- « fesa postuma. « Dove giungo.no le induzioni statistiche e quale « verità nascondesi dietro quelle piramidi di cifre 1 « A· mettere insieme un numero di fatti e una « successione di numeri non è richiesta nè pro- • fondità di osservazione nè larghezza d'intelletto: « è fatica mulesca se dietro i fatti e le cifre pa « zientemente ricercate non vede la forza male- • fica produttiva di tutta quella successione. Un « fatto non ripetesi più e più volte senza la per- « manenza d'una causa comune; la quale non <e deve cercarsi nell'arbitrio individuale s'ella è « comune, ma in una necessità superiore. I con- « tenti e paghi e securi non delinquono: la causa « comune è quella dunque che fa molti infelici, e e parte dalle leggi che fa molti non paghi e « mal sicuri. Questi non avendo soccorrevole « la giustizia sociale, se la pigliano come pos- « sono, con forza o frode: ecco son rei. En- « trJ.vi l arbitrio individuale, in quanto i fatti « sono singoli; entravi ancora la complicità delle « Leggi, in quanto i fatti sono ripetuti e formano " la cifra della statistica rinfacciata allo Stato. « Questa complicità ·delle leggi~ appunto la ve- « rità nascosta dietro· le piramidi numeriche, in « cima alle quali la statistica pone sempre questa « induzione: Le cifre più piene di reati corri- « spandono sernpre al 1naggior vuoto delle Leggi, « e dove più di/ etti va è la ragion civile, più alJc, boncla l'attività criniinoso.. E' così la statistica « con documenti di cifre suggella questa grande « verità etica: Il diritto civile e il penale procd- « dono idealmente e storicamente in ragione in- « rersa e direi non secondo i quadrati delle di- « stanze nello spazio, ma se1;ondo i quadrati del « tempo nella storia. Dove più 1·istretta e oligar- « chica è la ragion civile, più abùonda la ferocia « penale, come ove allargasi la -ragion civile, più « uniti e stretti {annosi i Codici penali. » - Ricordo infine che Giovanni Bovio era un forte matematico e conosceva profondamente tutta l'arte, la letteratura e la scienza del Rinascirnento di cui parlava e seri veva con entusiasmo. * * * Sarò più breve nel dire del politico, come scrittore e come uomo di azione. Lo scrittore è noto sopratutto per le varie edi~ zioni di Uomini e Te1npi e per non poche pagine del Saggio critico del di'V'itto penale; ma sono numerosissimi gli articoli nelle riviste e nei giornali, i suoi discorsi alla Camera dei Deputati, nelJa Università, nei Comizi. Si può ançhe aggiungere elle non c'è scritto o discorso suo scientifico o letterario in cui non entri la politica; e ciò più che per la passione diremo così volgare che domina tanti uomini, per la larga e stupenda concezione· che egli aveva della scienza e dell'arte, che consi<lerava indissociabili dalla politica altamente jntesa: tutte e tre integrantesi reciprocamente costituivano la vita sociale nei mezzi e nel fine; al concetto di libertà e di repubblica, infatti, egli perveniva più che per ragioni sentimentali o per sopravvivenze quarantottesche, per forza di ragionamenti e di esperienza sociale. Amava sopratutto la libertà e ·la repubblica, come prodotto della scienza e della storia, e solo atte ed assicurare il benessere e il progresso sociale. Lo scrittore politico fu sempre ammirato per la serenità grande, per la· equanimità, cui non venne mai meno, e che i suoi giu~izii, anche severi erano resi accetti pure a ·coloro che ne erano colpiti. Oggi, dopo circa cinque lustri, ad esempio, si rileggono con diletto e con profitto [!omini e Tempi, in cui prova come la ,conoscenza degli uomini e delle cose possa rendere profeti :non sbugiardati dai fatti. E profeta egli fu pronunziando con prec1s10ne matematica l'àvvento del trasformismo e il suo * . r
204 RIVISTA POPOLARK Dl POLITICA., LETTERE 4 SCIENZE SOCIALI fallimento e il danno della cosa pubblica, die esso avrebbe arrecato. · Rimangono artistic..:amente vere e immodificabili le silhouettes che egli ci dette di Vittc;rio Emmanuele il fortunato occupatore; di Bertani dal pro~ (ìlo di Cassio che da scienziato positivista è co,1dizionat-imente monarchico e condizionatamente repubblica,io; di Saffi, Mal'io e Campa1~ella, elle fuol'i del Parlamento l'appresentano il popolo; di Petruc..:celli della Gattina, uno dei solitari rleHa Camera; di Ferrari e di Cattaneo ecc. Perc..:iòAure] io Saffi dopo la lettura di Uomiai r> tempi gli scriveva: - « Il vostro Jibro -- e, a veder mio, guida sapiente; perchè. in que-,te poclle pagine, voi a. vete comi1endiata e scolpita, con esattezza scientifica, ·1a ragioné del momento storico t:he oggi l'ltalia attraversa, e disegnato l'ordine e ht ne,:essità dei quesiti proposti dalla natura stessa delle co:--eal suo progresso come Nazione. Voi collocate al posto che loro spetta nella via d~lle soluzioni aspettate, Istituti, Uomini e Partiti, giudicando resistenze e imp~zienze, falli e Yirtù, difetti e pregi, con mente civile, come uomo clel mondo esperto e degli . umani vi!ii e del valore. « E questo esemµio d'imparziale urbimitù nel pronunziari-> sentenza intorno a. uomini e cose, ad amici e ad avversarii, parrni non ultimo merito del vostro scritto, fra. le volgari intemperanze di .molta parte della stampa contemporanea ». Il nome di Mazzini, più che quello di tutti gli altri grandi italiani, ricorre negli scritti e nei discorsi. A parte l'e::,egesi meravigliosa che fece · della dottrina del _grande genovese nel rliscorso pronunziato in Napoli nella sala Marroccelli al Vico Nilo nel 1872, e ch'è gran peccato che non sia stato ristampato, in Uomiai e Tempi e nel discorso commemorativo del XX settembre (Firenze 1897), di Mazzini e della sua repubblica del 184~ dice: «. Mazzini non fu un filosofo propriamente detto, non un letterato, un critico, un professore, un erudito e nemmeno un agitatore, un profeta, un apost~lo : uomo maggiore di ciascuno di questi titoli, ei fu ciò che si p·uò chiamare fondatore di ~iviltà, uno cioè di quegli uomini massimi, che non lnsciano sistemi, ma annunziano l' idea e sanno e vogliono e aspettano che altri dietro di loro la vengano a ststemare. Uomini di tal fatta sono insieme pensiero ed azione, non ciò che il Macchia velli a scherno -chiama va profeta inerme, ma ciò che ad onore chiamerebbe pensatore ar- ·mato. Tali uomini sogliono dar no me ad esun colo, ma ne superano l'orbita di assai. « Vien primo il suo nome, perchè egli primo pose i due concetti, l'unità e la libertà; e pose il metodo, l'unità cioè che svolgendosi conduce a libertà > ( Uomini e Tempi). Nel citato discorso commemorativo del XX Settembre aggiunge: « Ci ru, se la memoria agli uomini non vien meno, nel 1849 a Roma qualche cosa, un ombra, una larva di Stato che pure aveva un profilo de-· ciso in religione, in poHtica, in economia, \nell'indirizzo educativo, e d1e più, mentre non turbava la pace degli altri in casa loro, ~apeva far la guerra, con onore, contro molti. uniti insieme e nel medesimo tempo. • « A me vare, che in re1igione, quello Stato non era ateo e non era confessionale. Riconosceva Dio. 111a gli dava interprete la coscienz,t u111c.rna.Era dunque ess •nzialrnente laico. » « In politica non chiudeva la bocca al !JOpolo, ma gli consentiva effettuale ed intera la sovranità. » (( In economia., giunse ~ µruclamiLre la nazionali,;zazione della terra •. cc Nell'indirizzo educativo, affermò l'ufficio civile delle lettere e delle al'ti ». « Non sognò imperi coloniali, ma difese Rorna romanameute. >> « E i modera~ori Ji 4.uello Stato non affamarono i cittadini. non trescarono colle banche, non mentirono nell'a:;semblea, non foderarono di porpora il tabarro indossato con di versa fortuna e di verso avvenire. Vi ha cadute, che rappresentano la catastrofe di tutta una evoluzione compiuta, e cadute, elle sono il prologo di un· dramma venturo. Il XX sette in bre che voi celebrate non ris11onde a nulla di reale,. a nessun segno delle cose presenti o passate, ma risponde acl una idea che è dentro di voi, ad una Roma vaticinata, ad un bisogno dell'anima civile, ad una Cede, che nessun disinganno arriva a •spegnere. Il XX settembre è intimo, non è storic 1>. Non vi pal'rebbe opera ci vi le trarla questa idea dal fondo dell'anima e lumeg0·1·arla 'l b ....... c, Non poteva essere narrato da Livio quello 1Stato1 Tacito lo avrebbe raccolto sotto le poche date ricordabili della rara felicità dei tempi>. e< Certo se il Papa si rosse dit'eso come quella repubblica, a que~ta ora non solo Roma sarebbe stata chiusa al Parlamento, ma la via di Firenze ». (Discor·so). Questa la repubblica di fatto di quell'uomo, che i socialisti ita'liani disonestamente denunziano come una esplicazione della Santa Alleanza! Bovio portò la stessa equanimità nel giudicare i partiti che aveva messo nel giudicare gli uomini: non li menomò e non li esaltò fuor di ragione. Non è esatto, però, se la memoria non mi tradisce, che egli abbia guardato con speciale simpàtia ad un partito medio, ad una specie_ di Centro, come e stato detto nel Giornale d'Italia, in un buon articolo del Torre che gli fu discepolo. Egli invece sostenne che lo Stato doveva essere termine 1nedio tra i partiti estremi. Ciò ch'è una altra cosa. E' naturale che Bovio manifestasse il suo pensiero sull'Estrenia, e quando questa errt rappresentata da pochi individui e con una compagine
I RlVJSTA POPOLA.RE DI />OLJT.IC.A., LE'f1EHE E SCIENZH SOCIA.LI 205 . assai diversa dall'attuale, più di ,,enti anni or sono ad essa assegnava un compito altissimo nei termini seguenti: « L'Estr~ma Sinistra nel Parlamento italiano è tollerata ad un sol patto; al patto cl1e tenga alto l'ideale e non serva a nessuna piccola opportunità e non venga politicamente sottilizzando sui mezzucci.» « L'ideale è come un farò agli altri partiti che debbono temperarlo, modificarlo, correggerlo, !=LVviarlo secondo l'indirizzo nazionale; ma se noi vediamo l'ideale nella. sua. verità lucida e veniamo a. politicare intorno alle opportunità minori, noi usciamo dal tempo, non siamo più nè il passato nè l'avvenire, ma un presente enigmatico che viene ad accrescere la confusione parlamentare. « Orbene, noi esistiamo, specialmente. Pel' tutti i pae i: - percltè :-;econdo l ni, la leg 6 e storica è questa clìe tra due forze clrn si contrappongono e negano, trionfa una terza forza, la media, che concilia le due pri n1e; e tra la. monarchia e l'anarchia, la forma media sarebbe proprio la repubblica. - Per l'Hal ia poi, le tradizioni popolari per un verso e dn.11',tltro il pensiero che aveva presieLluto alla riYuluzione e l'aveva µre parata, indicavano tutt'e ùue la repu bblica come la forma pr.opria allo Stato italiano ~. « Il breve libro in cui il Bovio e~presse questi pensieri fu sequestrato ùalla procura del Re di Napoli., nel 1872. Bovio del resto non concepì la repubb!ica che come lo St.ato ideale della pace, della giustizia e della perfezione moralr.; e l'ultima volta c.he espose le sue idee politiche, al Congresso ò i Pisa (1902), insistette specialmente sul valore etico che egli dava all'idico, a pat 1o che ·questo · fuoco sia mantenuto; ed allora la Camera intende di questo partito la necessità e la rispettabilità, perchè in tende una part.e dei bisogni del paese ; ma quando questo ci esce di mano, noi somigliamo ai preti, e ci arroghia!no di parlare in nome di una dività dormiente .. Le riforme in Russia dealità repubblicana "· Così scrisse della sua repubbltca all' indomani della sua morte un avversario politico, e da queste parole si comprende quanta fosse l'analogia nel contenuto vero tra la sua rermbblica e quella di Mazzini. Completo questo breve cenno sul politico ricordando che per lui c'era l'utopia retriva e l'utopia progressiva. L'utopia di Savonarola. m ojriv a ne 1 rogo c o'l martire; quella di Macchia velli fu superstite e vin dice. « Noi ricordiamo qui in Roma che se le Vestali lasciavano spegnere il fuoco sacro, passavano dalle are di Artemide al Campo Scellerato; se noi lasciamo cadere l'ideale, degradiamo dalla montagna alla palude ». Le Cza1·: In avvenire starai incatenato dinnanzi a me con la catena ad un sol piede. Egli fu sostenitore del governo dell'aristocrazia. Ma la sua aristocrazia era quella della ragione Più tardi quando l'Estrema divennenumerosa e dopo il suo definirsi o scomparire, seguito dalla costituzione autonoma del gruppo parlamentare repubblicano, che fu il prodotto ad un tempo e degli avvenimenti e della reciproca gelosia con Cavallotti, affermò che tale compìto nell'Estrema spettasse al gruppo politicamente più avanzato. Accennai a gelosia reciproca tra i due grandi democratici perchè questa è la verità storica; nè credo di menomare la reputazione dell'uno o dell'altro. Fu repubblicano sempre; non per vaga sentimentalità, per impulso o per tradizione; ma per profonda convinzione che era un prodotto dei suoi studi filosofici e della osservazione storica. Fu repubblicano, perchè ritenne e sostenne sempre brillantemente che forma e sostanza si compenetrano l'una nell'altra ed esercitano un'azione reciproca. « La repubblica era secondo Bovio una necessità storica per tutti i paesi e per l'Italia ( Whare Jacob di Stuttgarda) che doveva succedere e dell'oro. all'aristocrazia :del sangue Perciò sostenne un'ideale elettorale, che a qualcuno parrà strano. « Allargare quanto si può il numero degli elettori, scrisse nel Saggio Critico, restringere quanto si può quella degli eleggibili: l'urna significherà la media della coscienza pubblica, dando per risultamento l'aristocrazia dell'ingegno ». ' , « Pochi gli eligibili quanto le provincie d'una nazione; molti gli elettori quanti toccarono la pienezza dellà mente; l'eligibile ha per esponente l'ingegno, l'elettore per esponente il senno. L'aristocrazia elettiva equilibra tutte le antitesi e. men-· tre dall'una parte salva l'altezza dello Stato, dall'altra chiama tutti a crearlo e chi può a governarlo». Bovio conosceva e commentava stupendamente gli scrittori politici italiani e stranieri, da Tacito, che sapeva a memoria tutto quanto - a Giu-
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