Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IX - n. 5 - 15 marzo 1903

130 ( RIVISTA POPOLARE DI POLITIC'A, LETTERE E SCIENZE SOCIA.Ll. · del caso Frezzi, si ostacolarono in tuLti i modi gli sforzi onesti del magistrato, biasimandoli pubblicamenLe, e si escogitarono alla sua azione limiti, chb non sono nelle leggi? Chi non sa che il Generale Mirri. pure in fama di onesto, per le sue sollecitazioni, da Commissario straordinario in Sicilia, ad un alto magistrato, dovette in seguito dare le dimissioni da Ministro della Guerra? • L'enumerazione potrebbe continuare, ma gli esempi addotti dimostrano a sufficienza, a chi possa dubitarne, come per i larghi meati dell'ordi~amento attuale siano possibili le infiltrazioni più impure. Eppure le pressioni dirette sono ben piccola e trascurabile cosa di fronte a quelle tacite e suggestive. L'azione della magistratura prende sempre l'intonazione dal programma del Ministero al potere. La costituzione giudiziaria, quale siamo venuti disaminandòla, dà per prodotto spontaneo l'asservimento legale della magistratura, asservimento che è causa dei più tristi effetti generali. Esso agisce con efficacia costante e rende superflue le istruzioni dirette, le quali sono surrogate con uguale successo da quelle presunte e sgorganti naturalmente dal legame che unisce il giudice al governo. Allacciàta la propda fortuna al volere e alla influenza degli uomini., chi non voglia guastarla deve in tutto o in parte subirne gli influssi. Ed è cosi che, anche senza pressioni esplicite, certi processi mettono in moto procuratori generali e procuratori del Re; è cosi che se ne ricorda qualcuno attendere, ansioso, dietro la porta di una sala, attigua a quella di udienza, i risultati di un dibattimento, per comunjcarli al Ministro, che coll'opporre il pronunziato dei giudici doveva rispondere vittoriosamente ad una interpellanza. Come non intuire quel che nel, segreto degli uffici avranno fatto quei funzionari, onde la decisione del magistrato corrispondesse alle attese? Nè, ad infirmare l'osservazione, vale l'agitare l'esempio di qualche caso clamoroso, in cui le ragioni della giustizia hanno realmente trionfato. Il successo, più che a merito del magistrato, il quale non ne avrebbe avuto la forza, è da ascriversi allora a quelle correnti irresistibili dell'opinione pubblica, che livellano tutto e spazzano, come festuche, gli ostacoli più forti. Da questa piaga madre altre minori ne rampollano. Il potente,.che viva a contatto col governo o che abbia modo di essere ascoltato, costituisce per ìl giudice una· fon te di preoccupazioni, che gli fanno vivamente desiderare di trovare prevalenti le sue ragioni. Chi niente niente ~onosca le liti, chi sappia quanto incerto sia dove stia la ragione e dove il torto comprende tutti i pericoli di simile situazione dell'animo, e tutta l'intuizione del danno, che ne consegua agli interessi della giustizia e della verità; e se vi è qualche animoso, capace in .ogni occasione di giustizia, nort ad esso occorre guardare, ma alla media degli uomini,. che non è fatta cli eroi. Il po- . tente incute timore, percha si sa che, soccombendo, quando non possa vendicarsi subilo, col provocare insidiosamente (e il caso è successo) una misura, che scende sul magistrato colla brutalita di un colpo di fulmine, 10· attende al vàrco per accopparlo, ap- .pena si presenti il destro oppor-tuno. Non per nulla il Manzoni ebbe a dire: Vi è giustizia contro il povero ! . E che dire dell'altra piaga, tutta contemporanea: gli avvocati politici~ Il buon •senso collettivo ha in- • tuito il vero lato debole della magistratura, ed è li ove essa viene insidiata ed attaccata. Da un lato il giudice, nella sua vest~ di umile impiegato dello Stato. e dall'altro un uomo potente e rivestito del prestigio politico : come si pùò tranquillamente, lasciare il pl'imo, cosi mal garentito, alle prese col secondo? Il cittadino non paga la dottrina, ma l'influenza dell'avvocato politico, il quale assorbe così tutti i grossi affari indistintamente, realizz~ndo onorari sovrabbondanti e favolosi. Se una delle parti affida il suo patrimonio ad un uomo politipo, l'altra non si sente sicura, finché a una volta non gliene contrapponga un secondo, che bilanci l'azione del rivale. Certi ex-guardasigilli o i futÙri guardasigilli sono i più altamente quotati, ~pecie quando la loro scelta sia additata oppo1·tuna dallo studio della•vita, delle relazioni, delle speranze del magistrato. Come pretendere che in mezzo a ta.nti vincoli e a tante preoccupazioni questi parli l'alto e coraggioso linguaggio della verità, quel linguaggio, che fa tanto bene e che eleva e rassicura l'animo~ E' tempo di concludere. E la conclusione non può essere diversa da quanto già é stato osservato a titolo dI premessa. Pc::irun complesso di ragioni, che si riconnettono al suo ordinamento, la magistratura è oggi incapace di rendere giustizia, e vive all'infuori della vita del popolo, che non riconosce più la sua azione rispondente, alle esigenze moderne. E' giuocoforza che sia rifatto, infondendole sicurezza e danélole la potenzialità di esercitare il suo ufficio moderatore e di fronteggiare viLtoriosamente le forze malvagie, che fremono e si agitano intorno a lei. Dante Alighieri espresse l'avviso che la giustizia dovrebbe essere amministrata dal Sovrano. Si colga nell'insegnamento quello che vi è di pratico, e si attui: è inutile attendere giustizia, se il magistrato non venga posto al di sopra della sfera delle influenze e del timore. Il giorno, in cui si compirà, il progresso avrà conseguito una delle su·e più splendide e genuine vittorie, che assicurerà il trionfo pratico e non accademico dei grandi diritti conquistati. e rivendicati. Il nuovo progetto, presentato alla Camera d_agli on. Zanardelli e Cocco-Ortu, segna un passo notevole nella via delle libere aspirazioni. Esso dà un colpo mortale alla gerarchia e all'U fficio· del P. M., così com'è oggi costituito, circonda di garenzie, se non complete, certo mollo più efficaci delle attuali, la funzione giudiziaria e la carriera dei magistrati, eleva la cifra dei loro stipendi. E' trascurato, è vero, qualche desideratum fondamentale, e la necessità di conciliare due esigenze opposte - una riforma radicale dell'ordinamento e il rispetto degli interessi locali - ha.determinata la creazione di qualche organo nuovo e sùperfluo, assolutaviente inammissibile. Ma in complesso nel progetto, che d'altronde, e necessariamente, dovrà essere ritoccato ed emendato, vi è del buono. Sperare nella realizzazione, i.n una volta, di tutt.i gli ideali, è utopistico. Colle riserve espresse, accogliamo pure, giacchè segna indubbiamente un passo in avanti, il progetto, e intanto non perdiamo di vista le ulteriori conquiste dell'avvenire, che dall'accettazione· non rimangono pregiudicate. x. Y· .. • .. •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==