.. ( . RIVISTPAOPOLARE I ' ... DI POLITICA LETTERE E SCIENZE. SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) , Esce ln Roma 11 15 e il 30 d'ogni mese I TAL I A : anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO :· anno lire 8 ; semestre lire 4,50. Un nu:rnero separato Oent,. 30 ~ Amministrazione: Via Campo Marzio N. 43. ROMA ~ I Anno IX. - N. 5 Abbonamento postale Roma, 15 Marzo f 903 e1il0ì'\.'.l:.NCA"RIO: Noi: Gli avvenimen'.i ·e gli uomiAi (I socialisti italiani imparano! - I saggi di critica del. marxismo di G. Sorel - La commemorazione di Mazzini e il governo del Re - La schiavitl'.1 al Benadir - Per Felice Cavallotti - Corruzione parlamentare inglese - La tempesta macedone - L'antimilitarismo in Ungheria - Lo czardi Russia e le riforme), - On. Dott. Napoleone C)olajanni: Verso la fine della commedia. filp-rneridionale? Avv. t;. P;.,rato:r•c: Per la riforma giuàiziaria. - x. y.: La magistratura ed i vizi del suo attuale ordinamento. - N. C.: La eloquenza delle cìfre e gl'indizi della miseria dc:! Me21.ogiorno - Imperialismo e colonizzazione. - Ing. Leonardo Car·pi: A proposito del Campanile di S. Marco. - l"ranc,~seo •~~eta: Un poema singolare: Il « Terzo peccata » di Arturo Colautti. - Rivistadelle Riviste: The first Parliament of Australia (T/Je .A111erican9vCont!Jly). - The Macedonian Question (.Vort/J,.American Rwiew). - Le falsificazioni alimentari a Parigi: Ciò che si mangia e ciò che si beve (Co,rrespondettl). - I disoccupati a Londra (Nouvelle Revue). - L'educazione morale nelle scuole ame.ricane (Revue des 'l?.._evues). - Recensioni.- Illustrazioninel testo. Superata l'ultima grave malattia, nel tornare al lavoro sento il dovere di rivolgere una parola di vivo ringraziamento agli amici e lettori della RIVISTA, che in numero straordinario mi hanno mo· strato un affettuoso interessamento · . ' NAPOLEONE COLAJANN-1. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI I soeiali..;ti italiani i:upar:~no ! I socialisti italiani spesso ueg-ano aL1dacemente le -buoue ragioni degli avversari o degli affini; non rare volte verso le medesime -adottano l' abile tattica della cospirazione del silenzio, del :fingere di non accorgersene. Ma essi poi ruminano e meditano sulle lezioni delle cose; s~ ne ricordano a tempo debito e, dando p,rova di avera impan-to alla scuola dell'esperienza, modificano il loro linguaggio e la loro con'clotta. Ciò fanno con qu1,lche rit:u-clo, non già perchè manchino d'ingegno e siano lenti nel percepire, ma per non dare a vedera' di piegarsi agli ammonimenti degli altri, e per conservare di fronte alle masse l'aria, tanto necessaria, d'infallibilità. Di ciò vogliamo da,re un esempio fresco fresco. I lettori della Rivista non avranno dimenticato le aspre paroJe nostre all'inclirizLo dell'accozzaglia politica, con base reazionaria, che nel settembre scorso votò per Ferri in Bari. K noi risposero con insolenze e con menzogne che rasentavano la calunnia due giornalettucciacci socialisti delle Puglie e degli Abruzzi. I socialisti autorevoli non fiatarono; solo per sottolineare l'antagonismo tra Turati e Ferri vi si accennò al Congresso d'I,mola. Viene l'ultima elezione di Bari, ed ecco come ne parla L'Avanti! in un articolo che porta questo titolo signi- ,ficativQ: Insegnamenti. · " Vedete il caso di Bari. Oolà nello scorso settembre si raccolgono più di ottocento voti sul nome çli Ferri. Allora. si 'disse, e si tentò di negarlo, che gran parte cli q uéi voti fosse data clai fautori' del Ca pruzzi - il ra ppresentante più autentico della reazione pellusiana. Ma ecco il risalt:1to delle elezioni di iei:i rivelare la verità cli quelle del settembre: i capruzzisti trovano il loro candidato, il Petroni, e il numero dei voti s-..J nome di ]?erri discende a poco più di duecento. La camorra del Uaprazzi si era dunque valsa della affermazione intransigente socialista per levare alto la sua bandiera. L'intransigenza aveva servito di comodino ai peggiori elementi loca.li ,,. (Num. del 3 Marzo). · Noi potremmo riprodurre e sottoscrivere qùasi integralmente l'articolo d-ell'organo ufficiale del socialismo italiano; ma, per l'assunto· nostro, per ora basta il brano riportato., Ce ne gioveremo del resto quando avremo occnsione di occuparci del socialismo meridionale. I sa~gi di. critica del ma1·xismo di Giorgio Sorel. - I lettori assidui della nostra Rivista ricorderan- ' no che questa ha avuto spesso l'onore di pubblicare artic-0li origi~ali di G. Sorel, nei q aali non si sapeva se più ammirare la dottrina, l'acume critico, la intuizione prof0nda degli avvenimenti prossimi a svolgersi, o là indipenden:t,a e serenità clel giudizio. Ma nella nostra Rivista, per ragioni di spa~io, non poterono trovar posto che studi brevi e di ordinario su quistioni di attu:•alità; a,ltri più impor.tanti e di carattere scientifico vennero pubblicati in riviste francesi di maggior mole. • Il prof. Vittorio Racca ha avuto la, felicissima idea di raccogliere e kadurre i saggi cli critica del marxismo<'' che hanno trovato un editore intelligente in Remo Sandron (1). (I) Ecco i titoli clei saggi contenuti in qu• sto volume edito dal Saadron (Palermo. 1903. L. 3,50): Osscri,azioni intol'nO alla co •icezione materialistica delta storia; La necessità e il fatalismo nel marxi:,n-w; L'inf[aen.::,a clelte ro,.~ze;Le spiegazioni economiche; Vi è clell'Litopia nel ,narxismo ? Marxismo e :,Cien,;asociale; Le idee giurùlichP. nel mar.ri mo; I tre •sistemi sto1°ici di Marx; Bern,-,tein e lfoatslc.lf; Lo si,ilu,ppo Llel capitalismo; PreJa~iòne al SO'::IALISJ!O cli Colajanni.
114 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCI.A.LI ~ l saggi del Sorel sono preceduti da una interessantissima prefazione del Racca, in cui la critica obbiettiva e 1'ispettosa è commista all'ammirazione più schietta. Di tale Prefazione crediamo opportuno riprodurre d~~~L . " Giorgio t:)orel è uno dei più grandi sociologi contemporanei, uno degli spiriti più chiari più acuti, pm analitici e nello stesso tempo più sintetici. I suoi saggi di analisi, d'interpetrazione e di cri- • tica del marxismo e delle facce multiformi della vita sociale antica e moderna sono dei veri modelli di pre- ·cisione e di lucidità, alla lettura dei quali si scopre -quanto poco noi conoscessimo i fenomeni che pur stimavamo di conoscere perfettamente. Il Sorel è un matematico di prim'ordine; egli occupò una gran parte della sua esistenza nella vita pratica; non fu mai ascritto ad un partito politico o scientifico. Tutto ciò fece sì che egli fosse mirabilmente predisposto per gli studi sociologici; tutto ciò gli diede l'assenza di fronzoli e di sciocche sentimentalità, lo stile conciso e chiaro, la lucidità delle idee, l'obbiettività, la franchezza piena ed assoluta contro e malgrado tutto e tutti ,,. Il Racca dopo aver fatto la critica di alcune ide~ del Sorel chiude la prefazione con queste parole : " Dicono che il Sorel sia socialista. Ma noi seguendo il nostro aut9re nella sua franchezza assoluta, la quale dopo che egli ebbe tanto studiato Marx lo porta a chiedersi se q•uesti fosse comunista, ~i chiediamo se e quanto il Sorel sia socialista nel senso corrente della parola. Se si vuole accettare la sua definizione che,_sono anarchici coloro che, denunciando la corruzione e l'ignoranza di tutti i governi mostrano l'inverosimiglianza di un rinnovamento sociale ottenuto da un parlamento, e preconizzano l'organizzazione delle classi operaie .. in società capaci di migliorare la sorte dei lavoratori ,,, il Sorel è anarchico. Difatto è uno scienzato, un grande scienziato che vede (come il nostro maestro, Vilfredo Pareto) che in mezzo al generale sfacelo di una società in decomposizione, non è al socialismo che spetta l'eredità, ma all'intelligente, forte e seria aristocrazia di lavoratori che è in via di formazione ,,. I,a cr,n1 mcn1ora.zione cli \fazi".ini e il Governo del Ile. - Quest'anno la più bella delle commemorazioni l'avrebbe fatta il ministro dell'Istruzione Nunzio Nasi, raccomandando ai " Regi Provveclitori agli studi e " e ai Presidenti delle Giunte cli Vigilanza per qlì istituti "Tecnici e Nautici,, i Doverdi ell'Uomo di Giuseppe Mazzini. Ma siccome il nostro governo, anche quando è rappresent:1,to da uomini che dicono di.non aver paura dicerti vieti pregiudizi, trema come una foglia quando fa una cosa buona, e la fa quindi male: questa volta, d'accordo, -- parrebbe persino impossibile, se non fosse vero! - con la Commissione Editrice delle Opere di :nfazzini - doventata così un'agenzia succursale del Ministero - ha raccomandato una edizione (Firenze. G. C. Sansoni) dei Doveri dell'Uomo, decapitata della scultoria prefazione di Mazzini - ch',è la spiegazione e la sintesi del libro, inseparabile dal medesimo come la testa dal corpo - mozzando qua e là il testo dell'aureo libretto nelle parti che potessero urtare i delicatissimi orecchi dei nostri monarchici più ortodossi che, si sa, alle note dell'ideale preferiscono sempre quelle della marcia del Gobatti. t Riservandoci nel prossimo numero di tornare su questa indegna mistificazione dei Reverendi Padri della Minerva e della Commissione Editrice delle Opere di G, :M9,zzini, non possiamo a meno che a:.sociarci ai nostri amici del gruppo repubblicano dell'Estrema che non vogliono un Mazzini castrato, un Mazzini diverso da quello che è. Per fortuna il resultato di certe ipocrisie che dimostrano tutt'altro che " l'illurninato discernimento del Governo del Re ,, proclamato dalla Commissione Editrice delle opere di Mazzini, che sostituisce una flaccida e vu, ta prefazione - capolavoro di tartuferia - a quella vigorosa e densissima del filosofo genovese: per fortuna il risultato, non sarà che quello d'invogliare parecchi italiani, curiosi di sentire genuinamente certe bestemmie politiche, a leggere il testo autentico dei Doveri clell'uom,o di Giuseppe Mazzini. Ed è a spert1rsi che leggendo i suoi Doveri s' invo,'.";lieranno anche a leggere almeno qualcuno dei 20 volumi delle opere di lui, tanto che basti, se non altro per non spropositare, come in odio ai repubblicani fa l'Avanti! del 13 marzo: che la teoria di Mazzini salvata la Repubblica, lascia " intatta la sostanza, ossia il fondamento mi- " stico ed autoritario su cui si rizzano tutti i troni e " tutte le dominazioni di classe ,,. * La schi:,vitù al Ben,atlir. - In questi ultimi tempi hanno fatto viva presa sull'opi~ione pubb}ica le pùbblicazioni del Secolo di Milano e di altri giornali che citando fatti e documenti denunciar9no la esistenza della schiavitù nella nostra colonia del Benadir, concessa in ge::;tione ad una Società anonima di capitalisti milanesi. La cosa fu portata alla Camera, principalmente da una interpellanza del deputato Gustavo Chiesi, intesa a conoscere le condizioni morali e materiali di quella Colonia ed i rapporti del Governo colla società concessionaria, e da n,ltre interpellanze degli on. Cottafavi, Mel e Santini, queste ultime specialmente ~·iflettenti la. quistione della schiavitù. ' .L'on. Chiesi diede a~pio svolgimento a tutte le quistioni inerenti alla Colonia del Benadir, dimostrando, prima, come la Società si fosse accinta all'impresa con un capitale insufficiente (1 milione) del quale un terzo solo aveva versato, e che in tre anni e più di esercizio effettivo nulla essa aveva, fatto, per dare alla Colonia quell'incremento civile e morale ch'era scopo fo:q.damentale e tassativo della concessione fattale dal governo, colla convenzione del novembre 1898 approvata dalla Camera, accontentandosi di incassare la sovvenzione governativa di L. 400,000 annue - pagando su di essa il tributo di 220,000 lire dovute al Sultano del Zanzibar, in compenso del protettorato accordatoci su quel territorio - e gli introiti doganali su la merce in. entrata ed uscita dalla Colonia. Non opere di approdo per assicurare la navigazior:i.e: non miglioramenti nelle vie di comunicazione per l'interno, o fra le varie località del territorio; non provvedimenti per la sicurezza pubblica, e per la giustizia; non tentativi di vera colonizzazione agricola, nulla insomma di tutto quello che la Società avrebbe dovuto fare e che solo avrebbe potuto combattere la piaga della schiavitù. Quanto alla schiavitù, la esistenza di questo stato sociale inferiore, nel Benadir, non era un mistero nè per il governo, nè per la società, nè per q nanti si occupano di studi e di cose africane. La colpa, la responsabilità, vera, innegabile, che si fa n,lla società del Benadir, e che il Chiesi largamente dimostrò alla Camera, è l'aver non solo tollerato, ma sanzionato ed in certo modo, anche tratto profitto, dalla schiavitù, o ·da quello che è il commercio degli schiavi. L'on. Chiesi presentò all'a. Camera alcuni docurr: P-nti interessanti s-
• RIVISTA POPòLA.111! Di POlt11CA, LBTTERll • SCIBNZB SOCIAU 115 simi, t:J;a cui vari di compra e vendita di schiavi, controfirmati, o tiIJJ.brati dagli agenti della' società, che in tali atti percepiva an diritto di registrazione di an tallero. Tali atti pervennero all'on. Chiesi da varie fonti. Tra cui uno per mezzo dell'on. Turati che lo ~bbe da un negoziante di Aden. L'on. Chiesi aveva fatto tradurre e collezionare questi atti dal prof. Guidi dell'Accademia. dei Linçei e dotto orientalista, che li trovò autentj.ci. L'impressione alla Camera fu enorme: tanto che essa contro la proposta di rimandare il seguito delle interpellanze al prossimo lunedì, deliberò di continuare nello svolgimento delle medesime il giorno successivo. E così fece.• La risposta del governo, per bocca dell'on. Morin, ministro interim per gli affari esteri, non neg·ò nè_ affermò i fatti denunciati dall'on. Chiesi: fu dibtoria, in attesa dei rapporti dell'inchiesta già ordinata dall'on. Prinetti al comandante di .M:onale ed al Console al Zanzibar comm. Pestalozzi che allora erano in viaggio. · I rapporti sono arrivati e si assicura siano gravi confermando in gran parte le accuse mosse alla società •sia alla Camera 1che- nei giornali.. Il ministero sta esaminando i rapporti, che verranno stampati e distribuiti alla Camera, ove la quistione. verrà nuovamente dibattuta essendosi dagli on. Chiesi, Curioni, Cottafavi, Santini, Mel ed altri presentate nuove interpellanze sui resultati della inchiesta e sull'accertamento dell~ responsabilità. Questo lo stato di fatto della q uistione - su cui ci ·riserviamo di :i;-itornare prossimamente. ... Per l◄'elice Cavallotti. - Anche quest'anno il triste sano·uinoso anniversario della morte cli Felice Ca- "' vallotti, opportunamente ricordato alla Camera, è stato un o·iorno di lutto per l'Italia democratica. che non o . potrà mai dimenticare l'apostolo armato che non po• sò mai dal combattimento e che la sciò un posto, chi sa per quanto tempo ancora, sempre vuoto. A Roma l'iniziativa della commemorazione fu presa dall'Unione Democratica. Ebbe luogo nello splendido salone dell'Associazione della 8tampa, rigurgitante di pubblico, presente, insieme a moltissimi deputati di vari partiti, il sottosegretario di St~to Taln.mo, adèrente l'on. Zauardelli che si scusò di non potere intervenire per ragioni di salute. Parlarono degnamente di Felice Cavallotti, èon affetto profondo, prima l'on. Sacchi che presiedeva, e quindi il pubblicista Luigi Lodi che fecè una finissima e completa analisi dell'uomo e dell'opera ,sua, più volte interrotto da unanimi applausi. A Milano, siscoprì una lapide a Felice Cavallotti e quindi le associazioni popolari in lunghissimo ' corteo si reciJ,rono al Teatro Lirico ove Carlo Romussi, direttore del Secolo, fece la commemorazione con quel sentimento che mette in special modo quando parla del suo fratello del cuore. Dopo lui parlò, efficacissimo, Innocenzo Uappa, dell'Italia del Popolo . A Napoli parlò agli studenti il prof. Semmola, a To- .rino l'ex deputato Luigi Guelpa, a Parma l'on. Berenini, a Treviglio l'ex deputato Tassi, altri altrove, dovunque in assemblee numerosissime vibranti di entusiasmo. ~ Corruzione parlamentare inglese. -- Nel numero del 30 gennaio il Socialistoide, a proposito dello scandalo della Lonclon and Globe Corporation; consacrò un breve articolo alla Delinquenza nella f am,iglia reale inglese, valendosi di uno stelloncino della Review of revièws. Verso la fine di febbraio il putrido affare venne portato alla Camera dei Comuni dal Deputato Lambert con un emendamento all'indirizzo ìn risposta àl discorso cl.ella Corona. Esprimendo il suo rammarico perchè il gove~·no non si fosse servito della legge sui sindacati per colpire il 'Wright - il direttore della fallita compagnia - e risalendo alla quistione delle responsabilità, Lambert disse: ' " Non voglio credere alle voci' che corrono e secon- " do le quali alcuni alti personn.ggi sarebbero immi- " schiati nell'affare, e an membro del governo sa- " reb be un capo segreto del sindacato; e che perciò " venne sospesa la procèdura. Ma si· sa che vi furono " persone dell'~ristocrazia implicate nella faccenda, " le quali serviva.no come specchietto per le allodole e " per gli ingenui ,,. L' Attorney general Atkinson, sapendo di aver torto im• bestialì nel rispondere. 'Egli dichiarò falsa, la voce che il processo sia stato sospeso per favorire gli alti personaggi e per le altre persone dell' aristocrazia che si 9-iceva fossero implicate. Se, aggiunse, vi foro-- no pe,rsone dell'aristocrazia implicate nell'affare, disgraziatamente ora• esse sono morte, e se un membro del governo era interessato il~ una Società unita al sindacato in q ù.estione, nessuno ha il diritto' di denigrarlo. Entrando poi nel merito della questione, l' Attorney generale soggiunse che se queste cose sono esposte alla condanna morale, non sono però esposte alla legge penale, e che se un processo vi deve e.ssere fatto, esso non può che essere provocato per iniziativa privata. Prese poi la parola il Balfour, che disse: " Le frodi annunziate ora non èredo possano esser '' commesse impunemente in una grande comunità com .. " merciale. Vi deve essere qualche difetto nella legge; " o nel linguaggio della legge. Mi riservo quindi di do- " mandare. una legge per re~1dere tali frodi im possi- " bili ,,. L'impressione' generale' prodotta alla Camera dei Comuni fu ·che il governo avesse voluto fuggire la questione speciale sollevando quella· più. generale del difetto della legge. Si osservò poi che il ministro della giustizia nel fare la sua difesa usò Lllla fraseologia assai strana. Perchè mentre negò che_ s.i fosse arrestato il corso del processo per un riguardo ad alti personaggi, non negò che alti personaggi fosse_ro implicati nello scandalo. La discassione si allargò ad una questione di morale e di politica generale in seguito alla mozione presentata dal deputato Mac eil, perchè la Camera esprimesse con un voto esservi incompatibilit~ fra l'ufficio di ministri della Corona e quello di direttori ,di compagnie private di affari. .M.ac Neil per dimostrare .l'opportunità di stabilire questa incompatibilità osservò che diciotto ministri tengono ventiquattro posti di direttori} e che cli cinquantasei nii11,istridella Corona, trentatrè occupano circa settanta posti i1i intraprese cli affari. Dal canto suo il deputato Lambert l'appoggiò avvertendo: " I liberali .avevano fuso di dimettersi clai posti che occupavano nelle impresè private} quando en• travano a far pa,rte del governo ,,. Il Balfour, a noine del 1 governo, rispose: " Sono perfettamente d'accordo nell'opinione che nessuno, ,il quale sia disposto a dare la migliore della sua opero• ità a,l governo del paese, dovrebbe accettare di far parte di private amministrazioni. Pei-ò, da questo, al
116 RNISTA POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI dover dare l'ostracismo ad ogni membro del Parlamento che' fa parte di qualche società privata d'affari, in Lln paese commerciale come il no ·tro mi sembra, assurdo. Questo renderebbe più pura la posizione d'ognuno, ma la renderebbe anche più misera. " Gli uomini d'affari posseggono un elemento di cognizioni più degli altri. Essi sono in grado di comprendere e di giudicare sopra un gra.n numero cli questioni, mediante quell'elemento preziosissimo di capadtà pratica che vale più di tutta la teoria; ora escludendo gli uomini d'affari dal governo, se ne escluderebbero gli uomini più competenti; e ciò non sarebbe certamente utile per la nazione. D'altra parte non si devono obbligare uomini che hanno degli affar.i ad abbandonare i propri interessi per il fatto che entrano a far parte del governo; partecipazione code~ta che può cessare da un momento all'altro ,,. Il Balfour concluse che vi possono essere anche dei casi di incompatibilità, ma questi sono eccezionali; e che la d,ecisione per ogni caso speciale spetta all'onora della singola persona interessata. La mozione Mac Neil fu respinta con una maggioranza per il governo di 38 voti. La lieve maggioranza ottenuta dal ministero costituì il miglior commento alle dichiarazioni del ministero, e da tutti si comprese che quel voto non poteva seppellire la quistione. La quale nei primi giorni di marzo è stata risollevata da una lettera del giornalista Arnold \Vhite al primo ministro Balfour, che comincia così: " Accuso il Ministro del Re di aver fatto alla Camera dei Comuni delle false dichiarazioni per ingannarQ .. e sviare la pubblica opinione. ,, "\Vhite confronta quindi la sorte del finanziere Beirt, il quale fu condannato a molti anni di lavori forza.ti, col modo con cui fu trattato vVright direttore della Lonrlon and Globe Corporation, che i è re. o colpevole degli stessi delitti di cui fu imput~to Beirt. "\Vhite accusa anche il Primo :Ministro di sapere che, membri del Consiglio di Amministrazione della Lonrlon anrl Globe Corporation si nascondono dietro i nomi del Re e del Duca di Cambridge per sfoggi.re alla giustizia, e conclude reclamando un processo che faccia la luce più completa su questo affare. La tattica del vVhite che cerca mettere fuori causa il Re, il duca di Cambridge (o di Connaught ?), forse mira più specialmente a colpire il ministero conservatore ché a difendere la famiglia reale. Per noi intanto rimane questo ammaestramento politico: in Inghilterra si può discutere liberamente delle responsabilità penali e morali del Re regnante, mentre in Italia si sono sequestrati i giornali che s'intrattenevano delle responsabilità politiche di.. ... Carlo Alberto, morto e seppellito da oltre cinquant'anni. Ma ciò che c'importa mettere· in evidenza è la grande corruzione parlamentare e ministeriale inglese, di cui non si occupano coloro che quotidianamente assaliscono il Parlamento italiano (1). A f_luesti scandali parlamentari della monarchica Inghilterra la stampa nostrana non ha consacrato articoli altisommti: essa riserba le esplosioni della proprie indignazione alle porcherie dei parlamenti repubblicani, specialmente di quello francese. Ed è perciò che (4) A proposito: quanto non si è scritte, per lo scarso numero dei deputati che in certi momenti frequentano Montecitorio1 Ebbene pa sa inosservalo il fatto identico che si verifica nel Reichstag germanico, dove in certe sedute 1 non presero parte che dodici deputati, • noi crediamo doveroso di lumeggiarli di tanto i:p.tanto Notabene. All'ultima ora apprendiamo chesoddisfazione è stata data alla pubblica opinione inglese- iniziando il processo contro "\Vright, e che questi è st~to arrestato a bordo del piroscafo Lorraine. <O I,a ten,1pr.!iita l\lacetlone. - Dunque il furbo Abdul-Hamid cedendo alle pressioni della diplomazia, Europea ha conces. o le riforme ai Villayet Macedoni. Il riconoscimento dei diritti de1la popolazione Cristiana è formale. I Cristiani. entreranno nella gendnrmeria; là çl.ove la popolazione è in maggioranza Cristiana, le guardie campestri saranno Cristiane, si concederà una amnistia per i colpevoli degli ultimi fatti, e scuole Cristiane saranno aperte e riconosciute. Parrebbe che i Macedoni dovessero essere contenti e che l' agitazione doves e finire. Invece le riforme hanno avuto l'effetto dell'olio sul fuoco. Abdul-Hamid ha dimostrato all'Europa che se contenta di quà scontenta di là. Gli Albanesi mussulmani non vogliono saperne di riforme. Esse ledono i loro diritti ed i loro comodi di liberi briganti: ledono i loro sentimenti religiosi; e minacciano la loro nazionalità. Sono pronti e dispotissimi a battersi per il Sultano, e se si tratta di battersi contro i Cristiani essi, Maomettani, sono pronti a farlo con somma gioia: ma quanto a riforme, grazie tante; no. Ci sono le popolazioni Greche per le quali, le riforme, che se accettate e mantenute calmerebbero l'agitazione, sono un bruscolo nelli occhi e non ne vogliono sapere ; si capisce. I Greci rivcndican~ da lunghissimo tempo la riunione della Macedonia alla Madre Patria. E' vero che è discutibilissimo se i Macedoni sieno o sieno mai stati Greci. Erodoto per esempio dice di no, e la grande confusione delle razze che formano la Macedonia sembra confermare la negazione di Erodoto, ma intanto se la pacificazione non avvenisse la Grecia ci troverebbe il suo tornaconto. D'altra parte i :Macedoni stessi non si mostrano entusti per la liberalità del Sultano. In fondo la questione delle riforme è un inezia di fronte alle vere cause di agitazione che travagliano quel paese. La ragione della lotta bisogna cercarla altrove: nella differenza di razza prirn,a, e nel desiderio di predominio. di una confessione religiosa su l'altra. Questa questione della religione è quella che più d'ogni altra inacerbisce la querela fra le diverse tribù :Macedoni. N 011. sono soltanto Cristiani contro :Maomettani; sono tribù greco-scimatiche contro cattoliche; tribù che hanno una religione Cristiana loro propria, contro altre ché ne hanno una speciale Maomettana. Se a questi conflitti religiosi aggiungiamo le diver ·e necessità economiche e la questione politica, si capisce subito il perchè del mancato benefico effetto delle riforme. ~ Gli Ebrei hanno fatto di Salonicco una città Isdraelita, hanno ridotto nelle loro mani tutto il commercio del pa~se; sono, quasi esclùsivamente, i padroni della ricchezza di quei paesi. . D'altra parte. le Potenze, pur cercando di non provocare una guerra, tirano, ognuna, l'acqua al proprio mulino. All'Austria piacerebbe estendere il suo dominio nei Balcani; alla Russia non dispiacerebbe una occasione qualunque che le permettesse un' intervento - pacifico, si capi ·ce - negli o.i.fari di Tm:chia. La Germania, per conto suo, cerca il proprio tornaconto nei Balcani, e, dietro il Montenegro, l'Italia non sarebbe scontenta di fare bene ..... i propri affari. Il
' ' • RIVISTA POPOl,ARll DI POLITICA, LETTERE 8 SCIENZE SOCIAU 117 Così la questione Macedone diventa una questione Europea. E così fatalmente, doveva essere, poichè ormai il trattato di Berlino non ha più che un valore relativo. E questo lo capiscono tanto bene i ribelli Macedoni, che malg-rado sieno inferiori cli forza e di numero alle truppe Turche opposte a loro , pur tuttavia si guardano bene di volere e di richiedere l' aiuto diretto dalle Potenze. I capi clel movimento insurrezionale J ankoff, Sarafoff e Mikhailowsky non si fanno illusioni su la sorte che sarebbe riservata al loro paese, e essi chiedessero all'Europa un intervento armato ; e quindi preferiscono lottare da soli; e cercare, da soli, di redimersi dalla oppressione Turca. E fino ad oggi tutto ha proceduto bene, si può dire. Le potenze si sono limitate a consigliare e, qualche po', a volere le riforme ; . la Turchia le ha concesse col fermo proposito di non attuarle, aiutata in questo dalle diverse frazioni della popolazione Macedone. Soltanto mentre in un altro paese, la rivolta sarebbe da lungo tempo o spenta o riuscita vittoriosa; in Macedonia dove le comunicazioni son tutt'altro che facili, e l'accordo poco e malint~so ; piglia un carattere ferocemente resistente e le Potenze tosto e tardi dovranno intervenire. E allora chi può dire dove arriverà o. dove si fermerà l'intervento ? .r oi saremmo lieti di essere cattivi profeti, ma, dall'insieme delle circostanze ci pare che resulti questa verità ; cioè che prima assai di ciò che si pensa l' Europa si troverà impegnata in una guerra l'esito della quale sar~, forse, la liberazione dei Macedoni della oppressione Turca; certamente un nùovo assestamento dei Balcani, del quale, se accorto, profitterà. Ferdinando di Bulgaria, il quale da assai tempo cerca di ampliare i confini del proprio regno. E il Montenegro ? Questo è il piccolo bruscolo che darà da fare, clopo che la situazione sarà. stata sistemata un'altra volta. Certo è che la logica comanderebbe che i Balcani fossero sede cli un solo regno Balcanico, e l'avvenire accomoderà le cose così; ma per ora la. diplomazia Europea cerca, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, contentando un pò la Turchia un pò le popolazioni Balcaniche di menare il can per l'aia, e non s'accorge clie prepara una bella guerra. Ma la soluzione vera, la definitiva, non potrà trovarsi nei Balcani se non colle realizzazione clell'ideu.le preconizzato da Giuseppe Mazzini cinquant'anni or sono e da noi più volte ricordato: colla federazione dei vari elementi etnici che si sono sottratti o si sottrarranno al Dominio _del grande scellerato. ~ J...,'antimilitarismo in Ungheria. - Mentre la quistione militarista s'agita in tutti i paesi; ed in tatti più o meno aspra è la lotta contro il mostro divoratore della ricchezza nazionale; mentre i socialisti in Francia, in Germania ed in Italia assumono un contegno di battaglia, e cercano quanto più possono di indebolire l'organismo inutile e dannoso ad un tempo e:per il quale scopo, necessità e ragion d'essere è la guerra ; in Ungheria la questione diventa acuta ed i socialisti agiscono con una energia, ignota :fin'ora·· nelle altre Nazioni Europee. Delle ultime dimostrazioni avvenute a Buda-Pest, poco dicono i giornali tedeschi, ad eccezione della Zeit, quasi nessuno fa commenti, e si capisce; la disciplina, la compattezza e la energia delle masse socialiste hanno loro rivelata la potenza dell'avversario; s'accorgono che una forza di più. s'è aggiunta alle tante che minano la compagine dell'impero Austriaco e li impensierisce, e pernon confessarlo ne tacciono. Invero il momento che l'Austria traversa è critico: la questione delle lingue, non è risolta, quantunque sembri. per ora, pacificata; la questione dell'autonomht del Trentino è un'altra delle tante cause di discordia in Austria, e la promiscuità e l'avversione l'una per l'altra delle razze che formano e popolano l'Impero Austro-Ungarico è un'altro dei tanti guai che turbano 1 i sonni di Francesco Giuseppe. In Ungheria poi a tutte queste cause si aggiungono l'opera e le aspirazioni di due potenti partiti politici: il socialista da un la,to e il nazionalista dall'altro. Il primo forte di tutte le rivendicazioni economiche che proclama, e della speranza - nutrita dai fatti - di diventare il partito predominante nel paese. Il secondo erede delle aspirazioni a'indipendenza che furono un tempo validamente propugnate dal Kossuth. E questi due partiti lottano fra loro e tutti e due contro l'unità dell'Impero. In modo diverso però. Il partito socialista negativamente affermando che non ci può essere nel popolo desiderio di patria, finchè la patria è la matrigna che non concede il benessere della vita; gli altri combattendo per la separazione dell'esercito Ungherese dall'esercito Austriaco. Ora la questione s'è acuita al massimo grado e ha dato luogo a manifestazioni che si ripetono periodicamente, ed a tumulti che, qualche volta, hanno epilogo sanguinoso. Così è accaduto, giorni fa, dinanzi al palazzo del Parlamento a Buda-Pest. I Kossutiani - campioni del partito nazionalista - si erano riuniti davanti al palazzo per protestare contro le spese militari, fatte dall'Ungheria in comune con l'Austria, e reclamare in favore d'un esercito nazionale. I socialisti della città a loro volta, si diedero appuntamento dinanzi al palazzo ed intervennero al Comizio in numero di quindicimila. Le associazioni operaie erano intervenute in massa e da parte loro era unanime l' affermazione: Il popolo non può avere ]patria se non ha bendsere. N aturalmente i Kossutiani s'accorsero che la folla degli intervenuti era ostile ed abbandonarono il campo. La dimostrazione continuò durante tutta la serata e da parte dei partigiani delle due idee ci fu lotta contro la polizia, e ci f--t1ronoferiti dai due lati. è la quistione finì quel giorno. I meeting continuano ed un risveglio fortissimo si nota anche in quei gruppi popolari che fin'ora si mantennero estranei all'agitazione. Certamente l'ora del" Finis Aust•ria ,,~non è ancora suonata e non suonerà finchè vivrà il vecchio Imperatore;dopo lui vedremo parecchie novità e, data la forza e la compattezza del partito socialista, probabilmente novità che anderanno oltre la separazione dell'Ungheria del1'Austria, oltre l'autonomia del Trentino, ed oltre anche il militarismo che nell'Impero è battuto in breccia da quei che lo vogliono, perchè lo vogliono diverso; e dai socialisti che non lo vogliono punto. -¼ Lo Czai:• di Russia e le riforme - Il De Witte continua la sua opera di consigliere liberale dello Czar, e questa volta un rescritto imperiale è venuto a sanzionare uno schema di riforme, che, - se date altrove che in Russia - potrebbero recare qualche beneficio al popolo in favoTe del quale sono state escogitate. Infatti le assemblee comunali " le Zenistwo ,, si erano tutte pronunciate in favore della Costituzione, e della istituzione del~Parlamento.
, , 118 RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA.. LETTERE E SCIENZE SOC/ALJ .. Le riforme concesse dicono chiaramente che lo Czar non intende punto abbandonare l' Autòcratismo. Egli concede, è vero, la libertà dei culti; certe franchigie ai conta"din1, maggiori libertà alla stampa, ed agli studenti; ma J.·iforme politiche no; nepp1-1r una. Eppure, si dice, lo Czar è animato dai sentimenti più liberali; egli è, tanto quanto è possibile esserlo ad un autocr~ta Russo, favorevole allo sviluppo sociale moderno. Ma lo Czar non è solo a governare, di fatto, la .Russia ; anzi quegli che meno la governa è lui. Troppo potente è il partito d~lla Imperatrice madre ; e questo partito, formato di alti dignitari dello Stato, di capi della aristocrazia, di nobili influentissimi a Corte, costituisce tutto l'entoiirage dello Czar e ne paralizza l' azione. La reazione non intende cedere d'un passo il terreno dinanzi alle nuove idee, e lo Czar, fosse anche più liberale di quello che è, fosse anche sinceramente socialista, sarebbe impotente a concedere la minima seria riforma al suo popolo, e sopratutto a far si che fosse efficace. Non bisogna dimenticare che in Russia c'è sempre pronta la sciarpa di qualche ufficiale per chiudere in gola allo Czar le parole che potessero appae troppo liberali. Con grande fatica, e soltanto perchè il carattere ostinatamente superbo di ,Podiebonostezeff gliene . porse il destro, Niccolò II _potette liberarsi dall' incomodo e intransigente Procuratore del Santo Sinodo. Non cos~ facilmente però egli potrà liberarsi dalla Im pcratrice Madre, e di tutti i consiglieri di lei. ,. D'altra parte il popolo Russo entra in una nuova · fase del suo sviluppo sociale. La liberazione de i servi conceduta in modo imperfetto da Alessandro II 0 , rovinò gran parte della nobiltà Russa senza recare ai servi un vero sollievo: la questione economica per loro rimaneva impregiudicata, anzi era peggiorata dal fatto che i nobili rovinati non erano più obbligati a nutrire ed ospitare. - sia pur male - i loro contadini. Tuttavia tanto era grande la loro ignoranza che essi rimasero fedelissimi allo Czar, e il movimento rivoluzionario (il Nihilismo) non li ebbe alleati nella sua lotta contro l'autocrazia. Quindi fu vinto e dovette trasformarsi. Nella trasformazione ha trovato il segreto di penetrare fino alle masse profonde dei contadini e scuoterle da.Ila loro inerzia. L'industrialismo, che ora si sviluppa gigante in Russia, ha empito le 'grandi città di uom~ni venuti dalla campagna, e questi sentono e soffrono i danni di una cattiva organizazione economica, ed imparano le teorìe che dall'Occidente penetrano in Russia, malgrado le visite dei passaporti alla frontiera, e la censura e la polizia nell'interno. E ·queste i~ee sono da loro comunicate ai loro compagni· rimasti a vivere nei· villaggi e nella steppa. Così l'agi~azione, avente non più carattere politico ma economico, s' è estesa a tutto il popolo Russo. Finehè la lotta era combattuta in nome di princ1pn politici, il contadino se ne disinteressava. Infatti egli nel Mir si sentiva libero, partecipava alla vita pubblica ; lo Zemstwo era, in fondo, una organizazione politica fatta da lui e per lui; egli non poteva capire la necessità d'una costituzione e l'utilità d'un Parlamento rappresentativo. I suoi rappresentanti, quelli de' quali poteva sentire il bisogno, ·erano gli avent_~diritto alle assemblee del Mir - i capi di famiglia -. Bisognava che la questione economica si acuisse perchè il contadino potesse farsi persuaso che gli ci voleva qualche cosa .di più potente, di più vicino allo Czar, delle Zcmstwo i ed è la questione economica infatti che hà portato il~ contadino a coope1;are al movimento costituzionalista - e rivoluzionario che ora ag·ita la Russia. Noi non sappiamo molto bene, nè frequentemente, nè precisamemente che cosa accade nell'interno dello stermina-to Impero. Di tanto in tanto ci giungono notizie di rivolte disperate e di repressioni feroci, poi tutto torna nel silenzio ; ma chi segue con un pò d'attenzione il movimento è costretto a convenire che da più d'un anno in tutte le parti dell'Impero i contad!- ni durano nella rivolta. Ora più, ora meno violenta, ma sempre intesa ad un unico ~copo: il possesso della terra da parte dei contadini, un differente assetto economico della società. Ed è appunto questa rivolta che ha obbligato il partito di Corte a permettere allo Czar la concessione di qualche riforma. Troppi sono però i· problemi che si agitano in Russia e che hanno urgente bisogno di essere risoluti perchè le riforme attualmente concesse non sieno una goccia d'acqua in mare. Il giornale " Free Russia m organo dei Russi rifugiati a Londra, dice chiaramente che queste riforme sono illusorie, e che i contadini non se ne contenteranno perchè non ne trarranno nessun beneficio. Lo Czar avrà dunque fatto opera vana; ed è naturale. I probleblemi della civillà chiedono di essere risolti in Rùssia, come negli altri paesi. La Costituzione, la Rappresentanza Nazionale, un nuovo assetto economico sono il primo passo verso quel. meglio al quale, ora, tutto il popolo Russo co)werge i suoi sforzi; ·e bisognerà che-il pn.rtito di Corte, lasci lo Czar libero di agire - se questi intende di agire veramente in senso moderno e liberale - o dovrà rimproverarsi d'avere provocato catastrofi delle quali la storia oft're esempi che, a quanto pare, non ammaestrano punto gli alti circoli della Corte di Russia. Noi Versola finedellacommedia filomeridionale ? -------·-··~ojf····-· .. • . --~ Il viaggio dell'on. Zanardelli in Basilicata, come osservai più. volte, doveva avere un risultato positivo notevole, e forse l'unico risultato: con vincere il capo del governo della realtà delle tristi condizioni del Mezzogiorno. E l'ebbe: I discorsi del Presidente del Consiglio, che nessuno - nemmeno i suoi avversari acerrimi - suppone capace di manifestare sentimenti che non vibrano nell'animo suo, ne fan'.no fede. La convinzione dell'illustre deputato di Brescia non poteva non trasfondersi nei membri del Gabinetto: i quali alla prima occasione dichiararono solennemente che il legislatore doveva tener conto speciale « dei risultati della rapida inchiesta ese- « guita sulla faccia del luogo in Basilicata dal « Presidente del Consiglio ». Così si legge nella Relazione sul disegno di legge sugli sgr·avi gradual~ presentato . dal Ministero alla Camera nella seduta del 26 novembrè 1902. In conformttà di' tale convinzione in detto disegno di legge ·si manifesta esplicito il proposito di venire in aiuto alle provincie· tormentate maggiormente dal malessere. Vi si dichiara
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETrE'RE E SCIENZE tSOélALl 119 ' « che col disegno di legge non s'intende dare la « soluzione intera dal complesso problema del cc Mezzogiorno, ma che ce n'è una parte colla « quale si vuol recare. sollievo alle provincie e « alle classi più disagiate, dando prova di soli- « darietà e di affetto fraterno alle patriottiche « popolazioni meridionali ». E poi a pag. 15 si dice : « verso le terre « del Mezzogiorno~ della Sicilia e della « Sardegna, sentia:rno. più urgenti e « più i:rnperiosi doveri ... > A pag. 12, e più enfati'camente, si soggiunge: . « Là dove sono maggiori e più diffuse le attività « industriali, troviamo altresì l'ag!'icoltura più in- « tensa, e la sua produzione migliore, più copiosa « e rimunerati va > • ' La disillusione mia noti potè essere p1u amara, più completa, più intensa. Nel disegno di legge non c'era nemmeno il più lontano accenno, che, rispecchiasse la coscienza di q_uei doveri urgenti ed i.rn.periosi ... Tacqui allora, sebbene più volte lo sdegno suscitato dalla indegna canzonatura mi avesse con- ' sigliato di scrivere ciò che oggi scrivo, perchè sperai che la Commissione nominata dalla Camera, e che rappresenta· il sentimento collettivo della medesima, correggesse e mòdificasse profondamente il progetto ministeriale, e il ministero richiamac,se al dovere di armonizzare le parole e le dichiarazioni coi fatti e colle pro_poste concrete. Ma l'ultima seduta di quella Commissione, non abbastanza commentata dalla stampa, specialmente « Là dove, invece, lan- « guono, o mancano le in- « dustrie manifatturiere, « che l'agricoltura secon- « <lino e aiutino, ingrato « diviene il lavoro della « terra, lento e scarso il Filantropia .. dalla meridionale, rni fa rompere ogni indugio, e mi suggerisce di scendere all'esame particolareg 4 giato .dei provvedimenti per dimostrare a luce meridiana ai lettori della Rivista, e sopratutto a quelli del Settentrione, che il disegno di legge, in quanto all'intento di venire in aiuto del Mezzogiorno, non è che una menzogna. una indegna mistfficazione. t « suo reddito, e adamitici << i metodi culturali e i si « sterni di manipolazione « e trasformazione deipro- « dotti >. « Ciò più specialmente « si verifica oggi nelle « terre del Jvfezzogiorno « e delle isole un tempo « tanto ubertose e pro- « duttrici ». La coscienza dei doveri urgenti ed hnperiosi potè tanto sulJ'animo dei ministri italiani quanto i miei voti possono pesare negli ·avvenimenti del regno della luna. e Non è qui il luogo di « ripetere la esposizione « dei mali, che tra vaglia- « no quelle provincie nè di « esaminarne le moltepli « <?icause. Soltanto giova « insistere nella concluIl signor Commendatore : Un altro mendicante_. Non gli dar nulla. Mia figlia canterà stasera in un concerto di beneficenza. * * * All'esame delle propqe' sione, or.mai pene- « trata nella I11ente e nel cuore di tutti « che a quelle provincie appunto è og- « gi doveroso far convergere le più « sollecite cure dello Stato, non sola- • mente per alleviare i bisogni più immediati, « 1na anche per preparare la via ad un pros- « simo migliore avvenire, cooperando con i mezzi « più acconci a favorire il progresso dell'agricol- « tura, e a consociarvi nuove fonti di lavoro e « di ricchezza». Quando lessi queste dichiarazioni ministeriali, l'animo mio si aprì alla speran7.a, e percorsi ansioso la non breve relazione colla certezza di trovarvi provvedimenti, non che risolYessero interamente il complesso proble1na clel Mezzogiorno - e nessuno può essere tanto stolto da potere accampare' siffatta pretesa: solo dall'on. Sonnino, i suoi avversari chiedono tale miracolo· - ma che testimoniassero dei sentiti doveri urgenti ed imperiosi verso le terre, ecc., ecc. t. ( Whare Jacob di Stuttgart). ste ministeriali si può far precedere la pregiudiziale ripetutamente da me esposta: se i mali delle provincie del Mezzogiorno, della Sicilia e della Sardegna, derivanti nel• la J:D.assi.rn.a parte da una pressione tributaria sproporzionatissi:111a alla loro ricchezza - è necessario non dimenticarlo -, se tali mali, ripeto, ivi sono più intensi che altrove - e tanto intensi da trasformare la. differenza quantitatii,a in differenza qualitativa - come si potrà ad es3i apportare rimedi con provvedimenti generali, unitari, chè si applicheranno anche alle provincie che si trovano in condizioni diverse? Se questi provvedimenti saranno benefici, giovando a tutte le provincie ugualmente, non lasceranno immutata. la presente sperequazione, che costituisce la macohia e . il pericolo immanente dell'Unità d'Italia 1 Mettiamo a' parte questa pregiudiziale, e procediamo all'esame dei singoli provvedimenti mi- *
120 RIVISTA POPOLARE PI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ nisteriàll, che servirà a confermarne la ragionevolezza." . Riclu~ione det pre~zo clel sale. Sanno i nostri lettori che noi la propugniamo in nome dell'igiene e in nome delle ragioni psicologiche, che sono dei fattori, di cui si deve tener conto in politica. Ma rasenta la follìa voler presentare ìl provved,imento come particolarmente favorevòle al ·Mezzogiorno. 4: parte che in Sicilia e in Sardegna no'n si paga da7,10sul sale, e clre perciò su oltre quattro milioni di abitanti la. riforma riesce perfettamente indifferente, c'è il fatto del maggiore suo consumo nel Settentrione. La media del consumo del sale, ~econdo la relazione del Direttore Generale delle privative, Azie,ula dei Sali, pel bilancio 1900-901 fu in I Quintali Lombardia 313,408,750 Emilia 179,028,400 Piemonte e Liguria 304,278,770 Veneto . l 79,894,55G apoletano 97G,G70,535 545,371,630 Per· ogni abitante Kg. 7,327 7,302 6,904 5,747 G,493 Quindi. un maggiore consumo del sale nel Nord di qnintaH 431,299, in ba8e al quale la diminuzione iniziale di 10 cent. a chilogramma al Nord andrebbe un beneficio df circa quattro milioni e niezzo. Qualche minchione può lasciarsi ingannare dall'accordata restituzione della tassa sul sale, impiegato nella preparazione degli ortaggi, legumi, frutta e agrumi, che vengono spediti sui mercati esteri (Art, 5;) tanto più che la concessione sembra fatta a richi~sta di meridionali (Ab1gnente, Lacava). Ma questa restituzione, se la legge passasse, si ridurrebbe a meschinissima. cosa, e non arriverebbe mai a compensare la riduzione a 12 centesimi del sale, che. sempre si è venduto pe~ l'alimentazione del bestiame e per altri usi agrari e indus!riali; cioè a beneficio del ord. Il primo provvedi mento, che forma il pernio degli sgravi, ad unq ue, _lascia circa L. 4,500,000 di maggiore benefizio al Settentrion~ sul Mezzogiorno. Sgravio delle quote minime d'z'tmposta fondiaria. (Art. 7). Si credeva, e si crede tuttora, che nella terra classica del latifondo. la piccola proprietà non abbondi; si poteva giudicare, quindi, di primo acchito che questa misura dovesse giovare più alle proyincie del Nord che· a quelle del Sud. Ma l'Allegato VII del disegno sugli sgravi, dimostra invece che le quote sotto L. 10 nel Mezzogiorno, Sicilia e Sardegna, sono nella proporzione del 60 010 del totale. E siccome lo so-ravio o sulle quote minime nelle ultime regioni ammonterebbe a· L, 3,129,800, mentre su quelle del Set- . . tentrione si riçlurr~bbe a L. 1,313,300, al Mezzogio1·no ecc., rimarrebbe un maggior benefizio di cirqa L. 1,816,500. Deducendo questa cifra dai quatteo milioni e mezzo di maggiori utili che lascerebbe al Settentrione lo sgrado ùel sale, qul3sti si ridurrebbero a poco più di due rnilioni. Per gli apologisti ministeriali, più o meno di buona fede, se questo beneficio delle quote nii,iinie fosse vero, esso rappresenterebbe un grandioso provvedimento; i l.9,000,000 di lire di Sonnino invece non sarebbero che un' inezia! ... Jn via di giustizia distributiva que te L. 1,816,500 che al Mezzogiorno verrebbero dallo sgravio sulle quote minime sarebbe una co a assai miserevole di fronte alle L. 900,000 che ìl nuovo catasto ha dato alla sola provincia di Padova - reo-ala·to . , e , direbbe un illustre deputato del Settentrione. Ma il peggio è questo: il regalo fatto a PadoYa è reale· lo sgravio di là da Yenire pel Mezz.ogiorno è im: maginario. Una prima sottrazione fa iÌ Disegno di lerro'e ministeriale, perchè dalla di.minuzione della t;__ posta esclude coloro che oltre la quota minima d'imposta sui · terr~ni pagano altre imposte sui redditi di fabbricati o di ricchezza mobile che sommate insieme oltrepassino le L. 10. Ma, vedi ignoranza - escludo la malafede -· ministeriale l Con questa misura s'intendono aumentare i benefizi del Mezzogiorno I Ammette la relazione, cli accordo col Luzzatti e ~ol Nina, che la restrizione succennata diminuisce del 20 010 le quote che dovrebbero usufruire della ridur,ione di · imposta. Le L. 1,816,500 di vantaggio, che avreb- ~ero le regioni più disagiate,scenderebbero quindi, ipsofacto, a meno di un milione e cinquecento mila lire ... Una cuccagna ! Ma l'ignoranza mini- • steriaie viene ipustrata dalla supposizione che siano più numerosi nel Settentrione coloro che avrebbero cumulo di quote d'imposta sui fabbricati e sui terreni. Invece, se devo giudicare della Sicilia agricola elle conosco, il contrario è vero: laggiù contadini e_m~nuscoli proprietari hanno tutti il loro tugu~ ~·10 1n pr~prietà. Così credo che sia in Sardegna, 1n Calabria e nel 1·esto del Mezzogiorno; e la mia credenza trova appoggio in altri dati. Ed ammettiamo che re ·ti tutto il benefizio dél milione e 1nezzo I Esso sarebbe assai meno di una-goccia di acqua nel deserto; ma io nego che quella goccia vada al Mezzogiorno, poicllè tutto il ragionamento del ministero si fonda sul numero delle quote che si confondono col numero dei proprietari, rr:entre è notissimo che un propr•ietario possiede più quote. Dalle statistiche che possediamo sinora ~ che ' fanno fede sino a ,.quando non saranno pubbli-- cati i risultati del ceJ:).simen~ del 1901, · i ragionamenti ministeriali verrebbero brutalmente smentiti, come può rilevarsi dalla seguente tavola: .. • , ' . I •
RIVISTA POPOLARK DI POLITICA. LETI'ERE K SCIENZE SOCIA.LJ 121 • Contadini Possidenti di • Posside□ ti di n.egioni propri<1tari per terreni e f ab- soli terreni per i000abitantida bricati•ui000 chilom. qua9 anni in su. abitanti. drato. Piemonte 150 211 L tguria 99 153 Lombardia 51 113 Veneto 54 12.2 Emili a · 36 84 Toscana 36 96 Marche 35 96 Umbria 49 132 Roma 45 133 Abruzzi 102 192 Campania 35 138 Puglie- 48 149 Basilicata 73 · 205 Calabria 28 179 Sicilia 36 174 Sardegna 61 239 Queste statistiche non trasformano i miei dubbi~E non confer-. • 20,6 20,5 15,4 13,1 7,4 7,1 6,8 6,2 8 12,1 16,6 8,7 8,2 8,8 13,0 . 5,3 in certezza devoiuti al demanio,• che sono ancora disponibili. Con ciò il ministero e intende liyuidare il passato, e col doppio vanfaggio di ·dare cos! un pegno di « pacificazione da parte· del Fisco verso i propriee tari di quegli il]lmobili, e in pari tempo di li- « berare il demanio da quello che. ben giùstac mente fu chiamato un infausto patrimonio>. E' tale « perchè sono iq generale beni piccolissi- « mi, il cui valore medio è di ·appena 60' li.re, e e dai quali lo Stato non trae profitto, mentre ne e ricadono a suo carico le sovrimposte » ·(pag. 15 e 16). E' chiaro,: il Mezzogiorno, la Sicilia e la Sar:- degna avranno questo regalo ·perchè lo Stato ha bi.sogno di liberarsi di un infausto patrimoni6J, che gli dà perdite e non renditt-, secondo l'esplicita dichiarazione della Relazione. Ad ogn'i modo riconosciamo che un benefizio minuscolo verrà a quei disgraziati, cui venne tolta dalla rapacità . ' fiscale, la polverizzata proprietà - in. media, dice la relazione, sono irp·mobili che valgono . L. 60 mano meravigliosamente ciò che accennai precedentemente sul probabile maggior numero di persone che nel Mezzo · giorno posseggono case e 'terreni 1 • · Nei! Parlamenti. . per uno!_ Ma è un provvedimento,• che non può avere la benchè menoma• influenza sull' avvenire -economico del Mezzogiorno, cui mira, a parole, il ministero.· Notiamo intanto che le cifre delle colonne seconda e quarta·:·concordano perfettamente. Le con- , traddizioni per la Campa-. Provvedimenti sui fabbricati rurali. « La legge 1 marzo 1886 coll'art. 15 dichiara esenti· da imposta fondiaria i fabbricati rurali èoi loro accessori >. nia e per la Sicilia da un lato -· possidenti per chilometro quadrato più numerosi che non, appariscano su 1000 abitanti - Una a.cena a.I Relchstag. Il disegno di legge sugli sgravi (art. 10) senza attendere l'.attuazione del nuovo catasto, .anticipa l'applicazione dell'.art. 15 a tutta Italia. per la Basilicata e per la Sardegna qall'altro • possidenti per chilometro quadrato molto meno numerosi, che non appariscano su 1000 abitanti -- derivano ~alla diversa densità de~la popolazione: massima nella Campania e nella Sicilia; minima nella Basilicata e nella Sardegna. Òonclusione : la riduzione dell'imposta sulle quote minime, intrinsicamente giusta e da adottarsi come misura di carattere _generale,è una menzogna se si vuole presentare, come fa il disegno di legge ministeriale, come particolarmente favorevole al Mezzogiorno. Non mi permetto calcoli, perchè mancano i dati esatti sul numero dei piccoli pl'oprietari; ma si può assicurare che il secondo grande provvedimento ministeriale in favore del Mezzogiorno va ad aumentare i benefizi che il Settentrione riceverebb_e da quello sul sale. Restituzione di beni devoluti per debito d'imposta. L'art. 8 della legge sugli sgravi di~pone la restituzione gratuita agli antichi proprietari o ai loro eredi dei beni - quote minime, s'intende - (Jugend di Monaco). Il provvedimento è buono; ma non costituisce V un benefizio sp.eciale pel Mezzogiorno, dove per lo ap}Junto sono scarsissimi i fabbricati rurali. Gioverà, inv_ece, enormente al Piemonte, alla Liguria, all'Italia centr.ale. La mancanza di fabbricati rurali nel Mezzogiorno viene esplieitamente confessata dalla relazione sugli sgravi. (p. 18). E dalla stessa relazione si confessa che sinora nel Mezzogiorno si sono• pagate sulle ca$e di abitazione nelle campagne delle imposte maggiori; specialmente in Basilicata; come è risaputo che l'aècentramento .. della popolazione rurale nel Mezzogiorno aggrava più del dovuto l'imposta fondiaria sui fabbricati. L'ha dimostrato il Nitti. Ed è questa una delle conseguenze pessime della bestiale uniformità legislativa, che non tiene..,c. onto dellé\ diversità delle condizioni delle varie regioni. Nel Mezzogiorno i contadini vivono nelle cosidette città e le loro abitazioni pagano e pagheranno, anche col nuovo ·cata.sto, l'imposta sui fabbricati; nel Settentrione • "'
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