RIVl$TA POPOLARI bl PoLITTCA. lE1'TERÉ È SCIENZESOCI.Hl 44$ ~ vantaggiosamente l'estrema varielà d'imposle che noi subia1110:e gli si darebbe per base la propoi-zionalità o la prog1·essivilà secondo la concezione che si ha dello Stato, della sua missione e dei suoi poleri. Quelli che c1·edono lo Stato un ente d'un'essenza superiore posla al di sopra delle individualilà per dirigerle a suo modo e fare la 101·0 felicità, polrebbl:lro optare per le forme progressive. Quelli che credono che il governo non sia 11ltro che il gerenle eletlo degli interessi comuni, che non abbia ali ra missione se 11011di far regna1·e l'ordine '!~Ila_~ocietà, e _ch_en?n _ha alcun potere proprio sulI 1nd1v1duo, al d1 luon d1 quello che è necessario al compimenlo di queslo fine, sarebbero senza duLbio partigian_i dell'impl)sta proporzionale. Perché l'imposta progressiva non può assolutamente spiega1·si che come un mezzo per cor1·egge1·e l' ineguaglianza delle ricchezze individuali, il che po1·terebbe di riconoscere allo ~lato molli altri poteri. Ma proporzionale o progressiva, una nuova imposta generale sulla rendita 11011ha r:agione d'essere che se fotte le rendite di tutti i cittadini non sieno sufficientemente tassali':. Ora le rendite, oltre quelle che provengono dal lavoro presente, si dividono in rendite provenienti da capitali mobili e in rendile provenienti dalla p1·oprietà fondiaria. E' di quest'ultima che io intendo parlare, e mi propongo di dimoslrare coi fatti ch'essa è . attualmente colpita dall' imposta al di lii di ogn,; nusura e che, conseguentemente, una nuova imposta global_e su di essa sarebbe la ingiustizia più mostruosa che s1 potesse c0mmettere. P:~µderò gli e~empi sul mio pict:olo patrimonio. Se tutL11 propr1etar1 facessero come me ne verrebbe fuori un dossier interessantissimo. lo possiedo nel Calvados una proprietà di 30 ettari, composta di due parti che, nei tempi prosperi, erano affittate per 3000 franchi l'anno. Se si tien conto del depre1.zamento che le terre hanno subito da allora, dei p1'e111di.'assi.::urazioni, e sopratutto delle riparazioni necessarie, é impossibile fissare a più di 2000 l'ranchi l'attuale reddito netto. Nel 1902 lto versato all'esattore L. 588,19, vale a dire mnlto pùi rlw il quarto della rendita. Se da tale somma si deducano L. 1'2085 che pago per una ca;:;a, a titolo di pol'le e finestre - un'altra imposta mobiliare sulla stessa rendita! - restano Li1·e 467, ossia presso a p'•eo il quw·- t" delltt rendita. Ma 110n basta. lo ho nel Calvados una proorielà a e1·La di 50 ettari che 25 anni or sono rendeva 7000 hre, nette da imposte. Cinque anni or sono non si volle prendere in affitto quella proprietà per 4500 lire, e l'ho dovul11 co!tivare direttame ,te non riuscendo a ricavare nemmeno la detta somma. Le imposte soltanto si elèvano a L. 907,64, ossia al quarto dnlla rendita che si sarebbe potuto aoere e 1·he si r! lontani du avere. M11 non basta ancora. lo possiedo nel dipartimento dell'Eu1·e una proprietà di 50 ettari di mediocre qualitù. Fino al 18!)9 era stata affittata per L. 1700. Cessalo l'aflÌtlo io trovHi un solo contadino che mi offerse 1200 annue. Rifiutai. Ma imputandomi le responsabilità del mio r·ifiuto, e prendendo per base la somma di lire 1200, e_calcol_an~o a L._200 le spese per riparazioni annue,ass1curaz1om ecc. sr ha - che per una propr·ietà che nelle migliori condizi ni non olt,·apa~sa le 1000 lire nelle annue - ho pA.~ato per imposte piu di cm quarto della rendita che aerei potttt,) avere, e che non ho. E non basta ancora. Un altro esempio. Io possiedo un'11llra µroprietà di 4i- ettari nelle vicinanze di Caen. F.ssa è affittata per L. 3500 annue: prima ne rendeva 5000. Contiene una piccola casetta d1 abitazione di cui la rendita può essere calcolata al maximum a 200 lire annue: in tutto 3700 lire di rendita lorda, ridotta per riparazioni e spese a L. 3300 annue. Questa proprieta è g1·avala da una tassa di L. 1064,1?. Notate chd la casa 11011 é gravala da lassa essendo attualmente disabitata; ma deducendosi L. 47,92 per la lassa di porle e finesi re, resta una somma di L. 1016,2(:iper una proprietà di cui la rendila non va al di là di L. 3300. Il fisco dunque preleva il terzo della rendita. In conclusione, per quattro proprietà di cui la rendita netto, nelle condizioni più favorevoli, non oltrepassa L. 10,500, io ho pagalo quest' anno Lire 2878 d' imposte. Questi esemµi polrehbero essere moltiplicali, perchè io credo di 11011essere in una posizione eccezionale· ~n capitalista invece che abbia 10,000 lire di rendita dello Stato, per un privilegio inaudito, esorbitante, ·ingiustificabiie non paga nemmeno un centesimo. . Ora coll'imposta globale sulla rendita si propone di colpire, chi ha terre come chi ha capitali, con una nuo- ~a tassa eh~ colpirebbe egualmen~e tanto chi paga già il quarto o 11 ter.;o delle sue rendite, come chi non paga niente, e che per di più può esporta~e il suo capitale all'estero per sfugg11·e all'imposta. In verità non è soltanto una questione di giustizia, ma è una questione di buon senso'. E' invece con ritocchi parziali che bisngna opera1·e. li nostro sistema d'imposte che s'è sviluppato progressivamente ed empiricamente, è fatto di pezzi e bocconi, e con_molta _inegu~~lianza ?he bisogna ~ttenuare il più che sia poss1bile. Ma non e però appaiando tassali e non tassati, con misure cieche e generali, che si realizzerà più giustizia nell'imposta. ·Ce1·to vi sono molte, riforme da fare nel nostro regime fiscale, ma vi è sopratutto -da dare ne·( liilancio• della spesa molti seri colpi. Un ~overno saggiamente riformatore t.-overebbe il mezzo d1 alleggerire cou !'economie, e anche di sopprimere alcune delle nostre imposte di consumo le più aspre. Se nel momento presente, il legislatore stabilisse un11 imposta_ ~eue'.al~ sulle rendile senza e_sentarne i p1·0pr1etam lond1ar1, commetterebbe la più grande delle miquità, la più odiosa delle spogliazioni. Il suo scopo dovreblie essere non di aggravare, i carichi della proprietà fondiaria che agoniz:::a, ma di attenuarli al più presto colla perequazione da tanto tempo promessa, a meno che non si voglia definitivamente andare al colleltivismo, verso il quale u11a buona parte di strada è stata fati.a in quel che riguarda la propriet;', fondiaria. (flevue d'Economie politique - Luglio). .. La difesacontrogli scioperi - Fu detto, al rigu!ll"do dei numerosi scioperi avvenuti in Italia in quesl' ultimi tempi, che i loro effetti si risolvevano in un aumento di parecchi milioni nelle !nercedi degli operai e quindi in u11 bene auspicato miglioramento della loro classe·; ma 11essu110 ha dello finora quanto danno abbia prodotto la sospensione di lavoro, quanto scompiglio abbrn portalo l'alterazio11e del c:osto di produzione, e 'luali ripercussioni ne abbia110 risentito necessariaìneute i prezzi di ve11dita e perciò anche la entità dei consumi. Certo è che tra l'eventualità più te111ibili che minacciano l'industria è sicu1·amente lo sciopero il quale, 11011 soltanto costringe l'ofni:ina alla sospensione immediata del lavoro - come le catastrofi naturali o accidentali, quali l'inondazione o il l'ulmine, l'esplosione o l'incendio - ma produce di frequente degli effetti lontani, con le conse11:uenzeche i sacrifii:i consentili a favore degli operai fanno risentir·e i11appresso sul costo di produiione. .J~ dunque naturale che si cerchi di premunirsi contro il rischio dello sciopero mediante il rimedio applicato con successo agli altri flagelli, cioè col mezzo dell' assicurazione. Si obietterrà fo,·se che é dubbio se il l'ischio dello sciopero sia suscettibile di assicurazione; ma è da avvertire che i soli scioperi ai quali s'intende di applica.re attualmente l'assicui·azione, sono quelli 11011p1·ovocati dall'atteggiamento del padrone: come gli scioperi che risultano sia da pretese degli operai incomµatibili con la situazione· economica del!' impresa o col rispetto dell'autorità necessaria alla direzione, sia dal licenziamento o dalla entrata in servizio .di un operaio o di un impiegato·. Si potrebbe obiettare che il rischio non dipende unicamente dall' a;,:zardo o da forza maggiore, e eh' è in parte subordinato alla volontà individuale; ma la volontà cui si allude in questa obiezione non può essere che la volontà de1tli operai che hanno cessato il lavoro per motivi inaccetlabili del padrone. Ora, relativamente a quest'ultimo, la volontà dell'operaio è un fattore tanto estraneo quanto in materia di accidenti lo è la negligenza di un operaio che cagiona la morte dei suoi cnmerati. · Non si potrebbe del resto sostenere che gli elementi di l'requenza e di gravità del rischio siano poco conosciuti, perché la statisticu degli scioperi è ora accuratamente compilata in lutti i paesi con la distinzione delle cause e con la indicazione dei 1·isullal.i. Lo sciopero puù senza duLLio risullare,.per una data otlicina, dalla cessazione del lu voro in una o in molte altre officine, di guisa che uno sciop~1·0 non giustificato
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