Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 15 - 15 agosto 1902

l ► RIVISTA POPOLARE DI POLITJCA, LETTERE ll SCIENZE SOCIJ..Ll 397 '1n signit'lcato più importante e diverso di quello che abbia il viaggio del Re in Russia. Il primo fu lentamente preparato e rispose ai desideri ed ·alle aspirazioni di parte popolare; il secondo, invece, rispose più che alLro a sentimenti personali della Corte, sopraggiunse quasi impi·ovviso, e se fu interpretato benevolmente lo si deve al fatto di essere stato preceduto dall'altro. Il primo attÉmua o eliroina pericoli antichi; il secondo accenna chiaramente a crearne dei nuovi. Ora se la esistenza della Triplice non imped i il riavvicinamento colla Francia e il viaggio in Russia, perché dovremmo essere più esigenti del ministro della repubblica nel giudicisrla, e dovremmo prenderla troppo calda nel combatterla -come una volta ? La parte democratica mostra una discreta dose d'ingnoranza nell'accennare alla lesione dei nostri interessi economici colla esistenza della Triplice. Questa certamente ci nocque nel per·iodo della denuncia del trattato di commercio del 1881, che ci era stato tanto vantaggioso. Ma è giusto ricordi di un passato triste, apparirà chiaro che i nostri pericoli politici maggiori nell'Adriatico e-iverr~nno dalla Germania. Intanto nel momento presente per interessi dinastici la nostra politica estera cerca accentuarsi in senso antiaustriaco. Così l'Italia subì i danni della Triplice per fare il comot!o della dinastia; e potrebbe sentire i danni della lotta contro l'Austria sempre per volere o per interesse della dinastia. Il nuovo indirizzo di politica estera, che pare voglia sostituirsi a quello seguito sinora, ha il suo punto di partenza visibile nel viaggio del Re a Pietroburgo, illustrato e sottolineato dalla stampa che rispecchia i sentimenti della Corte o che vorrebbe ingraziarsela. Si prenda ad esempio :n Mattino di Scarfoglio. In un numero si deplorano le scortesie della Corte di Vienna e si chiama già bisbetica l'Austria. In un altro si inneggia ad una monarchia intraprendente, che non faccia il comodo dei repubblicani ; si parla di una politica estera amata dal Re come ricordare che allora più che la Triplice ci nocquero l'ignoranza delle cose economiche di Crispi e la malignità dei suoi ispiratori. Oggi, poi, le mutate condizioni della produzione in Francia renderebbe ro inutili sotto questo aspetto i rapporti politici più intimi con la vicina repubblica. che non ha più bisogno dei nostri vini e di molti altri nostri prodotti agricoli, e che potrebbe arrecare gravi danni alle nostre industrie se reciprocamente attenuassimo le difese doganali. Per la condanna di Palizzolo cosa sua e che farà ,·inverdire la monarchia. In un terzo articolo si denunziano le colpe dell' Austria, affetta da mania suicida, che la sospinge vers') la Jatatità storica, che sembra connessa al nome di Vittorio Emanuele, 3°. « Per poco che « l'Austria continui « come ha incomin- « ciato, soggiunge < Tartarin, v sarà « in Italia tale un 'e. « splosione del senti- « mento di naziona- « lilà, che nessun « governo avrà la « forza di conteuer- « lo. » Né vale il dire che la Triplice perderà la sua ragione economica se trionferanno illa che campami ! Sonèmm el campanon Che l'é 011 commendator che ,,a lu presou ! E evidente il peric.olo di tale politica di Corte, perché essa si svolgerebbe nel senso della minore gli agrari in Germania e se l'Austria-Ungheria non ci rinnoverà Ja clausola di favore pei nostri vini. li protezionismo tedesco in tutti) modi non supererebbe le asprezze del melinismo francese; e la clausola austriaca, se anche rinnovata tale qual'è, non ci darebbe più - e comincia già a non darceli - i benefizi passati, per le stesse ragioni per cui il vino italiano non potrebbe più penetrare in Francia, nache se venissero abolite le attuali barriere doganali. Più fantastiche poi mi sembrano le speranze alimentate da taluni sulle conseguenze economiche del viaggio di Vittorio Emmanuele II[ in Russia. Chi vivrà, vedrà. E vengo al punto più importante e più scabroso. Indubbiamente delle due nostre alleate imperiali la piÌì invisa al popolo in Italia è l'Austria per ragioni storiche appartenenti ad un passato non remoto, ben conosciute nel Lombardo-Veneto, e per l'attitudine sconveniente dei ~ircoli della Corte Austriaca, che si risente del bigoLtis_mocattolico del vecchio imperatore. Ma a chi guarda all'avvenire con criteri positivi e con animo libero dei (Uomodi Pietra di Milano). resistenia ; la si baserebbe sulle profonde e generali antipatie di cui è circondato il nome austriaco in Italia. Contro questa corrente che si vorrebbe rinvigorire, e che già· e!:,iste, la democrazia ha il dovere di contrapporsi vigorosamente come si contrappose altra volt.a alla corrente gallofoba. Ciò nell'interesse suo e del 'paese. Infatti nello interesse dell'Italia e della democrazia giova la scomparsa dell'Impero austriaco, o è preferibile la sua trasformazione 't La risposta al dilemma va preceduta dall'esame del1' ipotesi apparentemente più favorevole: di una vittoria italiana contro l'Austria. Tale evento ci condurrebbe alla prevalenza del militarismo e alla conseguente rovina economica, e per lunghi anni ali' ecclisse della democrazia che non potrebbe conciliarsi coli' auspicato rinverdimento della monarchia. La villoria del!' llalia collo sfasJ;liamento dell'Impero austriaco sarebbe un minor male, se a noi in tale caso fosse consentito di trarre tutti i vantaggi della vittoria

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