RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LE_ITERE E SCIENZE SOCIAU 415 V. Principalicapitoli d' entrate in milionidi sterline. <Capitolodell'entrata 1861 Dogana 23.3 Accisa 19.4 Bollo 4.9 Income-tax 10.9 Land tax House duty Successioni Poste e telegrafi Entrate diverse Entrate incassate per conto dell' autorita locali: Dogane Accisa Licenze ·successioni 3.1 3.4 3.4 1.19 Totale 70.4 » » » >> 1901 26.3 33.1 7.8 26.9 0.8 1,7 17.3 13.0 3.6 130.4 0.2 1.4 3.9 4.1 Totale 9.6(1) VI. :Popolazione.Nascite.Morti.Matrimoni.Agricoltura.Produzione. Consumi.Importazioni ed esportazioni. 1861 28,900,000 34,6 21,6 ~~=~» » 1~ Produzione di carbone. Milioni di ton. 83,6 .Popolazione del Regno Unito ab. Nati per 100\l ab. (media di 3 anni) Morti » » » di acciaio » Costruzioni navali (esclusa marina di guerra) Migliaia di ton. Miglia di ferrovie in esercizio in migliaia Area di terra coltivata iu milioni di acri » a cereali · » pascoli permanenti Bestiame bovino. Milioni capi. Pecore Tonnellaggio legni a vela. Milioni >J » a vapore >> Importazioni di merci in milioni sterlin1:1 Riesportazioni , Importazione netta » Esportazione » Eccesso delle importazioni » Esportazione carbone in milioni di 3.7 200,8 10,9 45,4 11,4 22,1 8.7 33,8 3,9 0,4 217,5 3i,5 183,0 125,1 59,9 7,9 tonellate Manufatti di cotone. Milioni di yards 2,563 » ~ ~ne » Consumo per abitante di zucchero libbre » di thé » " alcoolici in galloni )) birra )) » vino » > farina e frumento libbre » carne fresca, salata in conserva ecc. (importata)libbre Petrolio nel 1875 in galloni 16i,4 35,Ml 2,69 0,86 (l) 0,37 134,51 1,97 0,29 1901 41,500,000 28,9 17,9 15,4 225,2 9.0 736,9 21,9 47,8 8,5 28,4 11,5 30,8 2,0 7,4 522,2 67,8 454,4 280,5 173,9 43,8 5,364,6 156,2 87,7 6,11 1,12 31,75 0,39 245,24 54,33 6,14 (1) Queste entrate erano prima compr~se nelle entra_te dell~ Stato. Solo dopo il 1888-89 esse sono destmate alle autor1ta locah per sopperire alle spese locali. (2) Nel 1861 si calcolava l' orzo che si adoperava per la birra: 1,61 bushels per ab. RIVISTADELLERIVISTE P. Valera: La rettorica del funerali (1). - Eccomi col lapis e il calepin in mezzo alla moltitudine che aspetta il carro del defunto nel cortile del grande Ospedale cittadino. Io sono sempre un ragazzo. Non conosco i miei contemporanei. La vita é così breve ~he mi ~are che la gente non dovrebbe aver tempo da perdere per i morti. Il carro funebre non é ancor giunto e io sfollo a disagio. I veicoli antidiluviani che vedo arrivare mi rivelano le torture che i comuni del cosidetto ducato infliggono agli ammalati. Il pubblico s'immalinconisce e piange per uno che non sente più niente e rimane. indifferente alle torture dei poveri diavoli che arrivano qui impolverati fino agli occhi, con le ossa rotte dai trabalzi. I giornali della maggioranza non sono al disopra della intelligenza dei loro lettori presi in massa. Muore un uomo che si é appena distinto fra la sua classe, ed eccoli impigliati nella vecchia commozione che produce la monumentomania. Sembrano tutti romantici inebbriati degli estinti, come ai tempi delle urne cinerarie negli atrii delle case. Non sanno spastoiarsi dalla tragedia della morte. La morte li impietosisce. La persona che scompare assume le proporzioni di un nume. La ripartizione dei lavori sociali o l'obbligo di ogni cittadino di contribuire a tenere in piedi l'edificio di noi tutti non entra nel loro cervello. Ogni movimento dell' uomo che se n' è andato diventa un sacrificio della virtù personale. Malati! La colonna per il ricordo al senatore é aperta. La prosa lagrimaiuola é andata al cuore dei soliti personaggi che affliggono nei giornali il loro dolore per i trapassati. Ah, se sapessero come sono ridicoli e come si maligna sui loro biglietti di grosso taglio tenuti dinanzi gli occhi del pubblico per parecchie ore, si asterrebbero dallo sprecare tanto denaro per la vanità umana. Se siete cristiani e terrorizzati dall'ira ventura come il Porro, vuotatevi le tasche e sfamate gli affamati e date un po' delle vostre ricchezze a coloro che trascinano l'esistenza grama per il selciato, a coloro che sono senza pane, senza casa, senza abiti. Ma tutti questi signori, che hanuo i visceri sottosopra per i morti, lasciano poi crepare d'inedia i vinti della vita 1 Il mio funerale é inglese. L'uomo divenuto freddo non appartiene più che ai becchini. La cassa del morto viene caricata sul tiro a due e, salvo il minuto di sosta per l'ufficio religioso, va al cimetero a pancia a terra. Nessuno lo segue, nessuno gli può tener dietro, nessuno ha bisogno di commuoversi dietro un cadavere in incipiente putrefazione. L'inglese non si occupa più di lui, neanche se si trattasse di un grand'uomo. Ho veduto calare in una tomba di Rochdale, Giovanni Bright, il cosidetto leone del popolo, alla presenza di cinque o sei persone della famiglia e di Chamberlain che gli era intimo e che era stato ministro con lui. L' inglese si contenta del ricordo di chi passa. Non ha neppure la passione dei monumenti. Per le piazze della Gran Bretagna trovate qualche re, qualche ministro, qualche riformatore e basta. È anche troppo. Sono dunque un antifuneralista. Eliminerei il funerale colle processioni dei dolenti, e perché il tempo é denaro e perché io posso sentire la tragedia del disfacimento della vita assai meglio nella solitudine, coi miei pensieri conturbati, con le mie emozioni, col passato che (1) Ci associamo completamente alle parole del Valera scritte in occasione dei funerali del senatore E. Porro. N. d. R.
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