tUV!STA POPOLARÈ j)J POL!TICA, LETTERE E scikNZE SOCIALI 4-11 Come si rizzerebbe ancora stupendo e sublime il suo colossale fantasma, laggiù tra San Marco e Palazzo Reale, nelle placide nolli sognanti, nel vasto silenzio delle acque, quando l'anima di Venezia, più solenne e più affascinante, invade l'anima del pellegrino, che vegliu per ascoltarla solo e non disturbalo ! *** « Trionfa il sole, e inonda la Lcrra a lui devota: ignea ncll'ari11 immola l'esLP.le immensa sta ». « Laghi di fiamma, sollo i domi azzu1·ri inerte, paiono le deserte piazze della cillà ,., Ed io, che ogni anno faccio la mia villeggiatura .... a Milano, gua1·do infatti ardere avanti a me, bianca ed immensa, Piazza Castello, e, con un g1·an bicchiere di caff6 ghiaccialo a portala di mano. 1·ileggo Mameli. La 11uova edizione che dei suoi Scritti editi ed inediii ne ha falla or ora (Genova, Società Ligure) il Barrili, raccoglie o.~ni minima reliquia del pensiero, del sentimento, della fibra del poeta adolescente; ogni sua parola é con SCl"Upoloreligioso collezionata e serbala per sempre al ricordo e all'amore dei posteri: ci sono, nel gl'Osso volume, p1·osc e versi, studi' ed appunti, ispirazioni anco1·a informi e creazioni elalio1·ale e compiute. F. c'è dentro lulla la fresca anima lirica del biondo martire genovese: e questa é la sola ma grande bellezza del libro, il quale va lello con spirito patriottico più che estetico; o meglio, va lello al di là dell:i forma, perché al di là, più addentro, nella vita meglio che nell'ar'.e, 6 veramente la poesia. * Che contrasto, ahimè, col pallido e mesto e travagliato sognatore di Recanati! Come apparisce vuoto, nella sua perfetta retorica classica, il patriottismo verbale dell' « armi, quà l'armi, io solo combatterò, pl'Ocomherò sol io », di scolastica reminiscenza! Pensavo a questo, e pensavo alla cretina vuotaggine dei p1·of'esso1·idi retorica e dei compilatori d'anlologie, che dei Grandi non insegnano ai giovani che le cose men buone e sincere e inspirate, leggendo nei giorni medesimi La vita di Giacomo Leopardi, scritta da G. A. Cesareo (editore Sandron) e contemplandone il suggestivo busto monteverdiano riprodotto in capo al volume: un abulico, invece, quest'altro, un inerte, un profugo della vita e del mondo, un rejetto dalla Natura m11trigna e dalla Società ostile, un artista ma non un uomo, quasi un fenomeno psicologi,:o a parte, che va spiegato più coi suoi intimi fattori personali che non con gli esterni e comuni: ciò che tenta infatti il Cesareo, più che non accanendosi ancora, come lant'altri, in ricerche intorno alla ver:tà materiale e preci,;a dei pove1·i casi della sua vita grigia, cercando d'estrarne i significali spirituali, di combinarne insieme la varia efficacia sull'anima sensitiva e dolo1·ante, d'illuminurli infine coi riflessi rivelatori del carallere innato ed acquisito del Poeta, cio6 della legge, del fato, che da denl1'0 ne governava le convergenze, e ne determinava le meLamol'fosi nel pensiero e nella poesia. * E, sempre a proposito di poesia: Giovanni Marradi, nell'edizione che si dà per completa e definitiva, delle PoP-sie da lui com~•osle a tutt'oggi, ha tolto ogni cosa che nelle edizioni precedenti sapesse appena lontana111ented'audacin politica o di vivacità morale: non più come un tempo egli « disprezza chi lo disprezza, odia chi l'odia », nè « mostra denti di lupo agli orsi filistei che lo guardano biechi trascinando le retrograde zampe >>, ne più « sen'infischia giulivamente »; né, riverso in grembo alla sua cara, « guardando gli occhi suoi, le stelle, il mare », sorride con sapienza epicurea delle autorità burocratiche e lellerRrie. Il poeta cl1e un giorno ai:sulLani e ai pascià dell'Oriente non invidiava i tesori o il potere, ma, potendolo, « avrebbe loro rubale le mogli », ora sempre potendolo, irromperebbe negli ha,·ems unicamente per .... ridonare la libertà alle affa.scinant.i recluse: il poeta che un tempo, pensando a Lady Mac1.ieth, confessava con bella franchezza che « per il gusto di quel bacio atroce », « per dormirle sul cor bianco e feroce », avrebbe dato mano anche lui a conquistarle il regno « e a trucidare il vecchio re Duncano >>, ora ... sopprime con ogni cura· il criminale sonello, e s'augura, pare, che nessuno più lo ricordi. Ebbene: se °tutto ciò 6 effetto d'un mutamento sincero e spontaneo dell'animo dell'artisl11, io non posso accogliere soppressioni e ritocchi che col più profondo rispetto; ma se invece in fondo ai nnovi scrupoli, all"auto-censura peggio che papalina ed 11ustriaca, s'annidas• sero preoccupazioni esl1·aneé ed inferiori al sereno s11ce1·dozio dell'arte; se fosse il 1·egio p1·01 1veditorn agli studi ohe avesse ardito metter la mano sac1•ilega nelle ca1'le del poeta; se fosse il Mal'l'adi cavaliel'e della Co1·ona d'll::ilia e funzionario burocratico del Ministero, che si fosse permesso di dettar leggi alla musa di quell'altro Marradi che noi amavamo e gustavamo libero amatore della sua musa; allora .... allora, poi, mi arralibierei propr'io sul serio. A Dumas padre, il suo piccolo paese di Piccardia ha elevato, celeb1·andone il centenario, l'inevitabile monumento. I monumenti, per i grandi mori.i, sono ai miei occni quello che le croci ed i nastri pei vivi: u1rn menzogna per chi non li me1•ita, una supc1·fetazione per chi n'è degno; ognuno è o non è cavaliere da sé e per sè, checché faccia o non faccia il gran Magistero di questo o quel!' Ordine equestre; e ognuno che sappia erigersi il proprio monumento nell'anima del suo popolo, può bene infischiarsi nei secoli di lutti i Comitoli e di tutti i Polentali, di tutti i marmisti e di tulli i fonditori del-, l'Universo: <t Io non chiedo i tuoi marmi, o Serravezza per il mio monumento I » Una statua a Dumas ! A' quoi bon 1 O non basta dunque la immane piramide dei suoi romanzi? Una effigie scolpita I O non basta, o non é anzi meglio, il suo ritratto, fotografalo, inciso, litografato, diffuso a migliaia di copie per l'universo? O non è egli di già un colosso, fisicamente e psichicamante, senza esagerarne in bronzo le proporzicni ~ Guardale che magnifico testone di semid'10, chiomato e pletorico, muscoloso ed ossuto, esuberante e bonario! Lui e l'opera sua, lui e i suoi personaggi, lui e i suoi lettori, son tutt'una 1:osa: e questo, è il vero monumento: questa fantasia sfrenata, questo sogno perenne, questa lelizia e questa forza inesauribile, questa festa, fJUesta giostra, questo sbarbaglio di forme, di colori, di figure, di falli, questo miscuglio sublime di sangue latino e di carne africana, che venne dal tropico a fermentare nel cranio magnifico del D'Artagnan della penna; tullo questo, che fu un uomo e che fu insieme un popolo, che fu un'opera individuale, e che fu insieme l'anima collettiva d'un mezzo secolo di storiai *** L'infaticabile Remo Sandron, l'editore-idra che ha le sue teste a Palermo, a Roma, a Milano, continua a mandarmi i suoi libri nuovi a quintali, a tonnellate, a vago• ni completi: ecco la seconda edizione corretta, ampliata, rinforzata con nuovi documenti inediti, dell' impo1·tanle volume di GiuseppeRomano - Catania su Filippo Buonar1·oti, il magnanimo propugnatore dell'uguaglianza sociale
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