Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 15 - 15 agosto 1902

RIVISTA POPOl,ARE DI POLITICA. LETTERE B SCIENZE SOCIALI 405 d'Europa sono brachicefali? E trova a nord llel1'ln<lu-Kush, e diste~i dal Pamir al Caspio, i Fagicclli ed i Golcia, frammisti agli Usbecchi e dello ::;tesso tipo antropologico di questi, cioè brachicefali, çon barba abbondante, occhi oriz:wntali, ecc. precisamente come gli Arii d'Europa. I nominati popoli sono con tutta evideza una razza ibrida di Arii e di mongoli; ma mentre gli Usbecchi parlano mongolico, 'J'agicd1i e Golcia parlano a.rio: ecco dunque in quest'ultimi i progenitori dei brachicefali europei, non A.rii genuini quindi, ma ario-mongoli di razza, ed ariizzati• nella lingua. Spiega poi il Sergi l'origine degli A.rii genuini, ammettendo dm la stessa razza dolicocefala costituitasi in Africa e propagatasi in tempi preistorici in Ruropa si fosse <litfusa anche in Asia, di[~ ferenziandosi quindi nelle cinque varietà seguenti: bruno-africana, mediterranea, biondo-nordica, semitica ed indo-irana (aria). Nel lo stt1sso libro il Sergi - elle ru già accusato di voler sostituire ad un« miraggio asiatico" nn « miraggio africano » - con molta copia di argomenti di varia natura dimostra che anche la civiltà ebbe origine dallo stesso continente dove ebbe origine la razza do! icocefala in parola, e conelude che la coltura degli A.rii fu di molto poste• riore ed inferiore a qnella mesopotamica dalla quale procede, e che questa a sua volta procede li all'egizia. Non lascierò l'argomento senza far ço.nstatare, cvn viva compiacenza personale çome quest'ultimo libro del Sergi (la rlenominazione stessa di mongoloidi od ario-mongoli che ora egli dà agli invasori brachicefali d'Europa lo dice) venga ad avvalorare l'opinione già da me espressa che tutte le schiatte brachicefale debbano ascrirnrsi ad un unico tipo primitivo, il mongolico, come l'isulta ,!alla mia memoria sull'Homo mongotus inserita nel N. !HO del 1900della Rivista rtatiana cli Scienze Naturali di Siena, e riprodotta sul~- 1-2 d'el 1901 delle Comunicazioni cl' un Collega di Bergamo. l' l'O f. (-;-. B. C,\CCIA111ALI. PeCl ampanile diS.Marco 1W Le responsabilità. Quando, conosciuto il contenuto della relazione BASILE-DALZOTTO-F ALDI, in un giornale napoletano d'art'l che quetamente tramontava portando come saluto e come inno gli ultimi accordi della lira breve ma gloriosa del Van Westherouth, noi, con modesta parola ammonivamo: •oh! non dite che « qualche cosa rovina!. .. rovina tutta <1uesta no- • stra arte• ed invitavamo, anche, con grido sincero ed augurio fervidissimo: • si provveda ben • presto, ed efficacemente, per l'onore d'Italia» .... non prevedevamo, no! che il dubbio crudele che . ci faceva dolorosamente l)alpitare esclamando: • palazzo ducale, ideale, purissima gioia che splen- • rii all'azzurra lacuna della luce di secolari vit- • torie; palazzo dei Dogi, fulgente bellezza che « canti a.Il'Adriatico la pompa di secolari magni- « ficenze; palazzo dei Dogi, testimonio di secolari e< potenzie; ripiega ormai le tue arcate gloriose « fatte di trafori gentili, riversa i tuoi muri fatti « di smalto e di colori; sgretola i parapetti dei • tuoi finestroni; abbandona le sculpite orn ie; al- • larga le fessure che i tuoi becchini ricoprono • di fresco intonaco perchè restino nascoste • ai « vigili occhi; strapiomba le tue colonne; schiaccia « i tuoi solai e ripiega su di te, siccome giacque • già il glorioso Leone di 8- Marco, richiuse le ali, « perduta la legge, abbandonata la. spada!• do- • vesse incominciare così presto a tramutarsi in realtà, col precipizio della fida e grande Scolta che avrebbe dovuto vegliare poderosa nei secoli dei seccli, i destini meravigliosi dell'arte della nostra Venezia! A.dunque il Campanile di S. Marco giacque davvero, nè più risonerà, per ora, la sua campana il cui ritocco, nelle dolci sere autunnali, ci da va fremiti inenarrabili, che eran delirio di passione se veniva a contrapporsi alle note della musica cittadina, quetata dopo un patetico inno volante alla languida laguna ! Ahimè che sembraci uscire appena da sogno eù ancor fosca ci tien esso la mente ! Ben però le vod diversissime clamanti la responsabilità; il palleggio della ragion del disastro; le batacchiate che si scambiano i contenditori, siano i singoli architetti, siano le fazioni politiche!; gli osanna al capomaestro che, biblicamente, aveva ammonito: • Cristo insegnò a mettere pietra sopra pietra, qui invece si vuol mettere pietra sotto pietra•; il ci·uci/tge agli eunuclti preposti da mezzo secolo alla fabbriceria gloriosa; la rimozione dalle fun• zioni e gli assalti di velenosi strali oggi, ai lodatissimi di ieri; le smargiassate dei salvatori dell'arte d'Italia che strepitano di voler stritolare i giudid se gli accusati saranno assolti; tutta una baraonda insomma di voci e di grida che però di già è queta e si adagia nell'aspettativa di una immancabile inchiesta, ci dimostra ancora una volta che in questo bel paese, non è già alle cause prime che si ama risalire, si intende porre riparo; ma alle momentanee e personali arrestarsi, mentre le ragioni vere sono poi nella sistematica azione inspiratrice delle nostre istituzioni tecniche ed artistiche. Certo nel caso attuale, tutto concorre a dare la parvenza che responsabilità personali esistano, poichè si citano, una ad una, tutte le ferite inferte alla fabbrica; i leggiadri cuci e scuci per Gui si svelsero finanche i legamenti angolari di pietra per sostituirvi catenelle di mattoni concolori al resto, con la stessa disinvoltura con cui un dentista potrebbe strappare un vivo e grosso dente per sostituirlo con due piccoli ma morti simulacri; si cita un insensate taglio orizzontale niente-

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