404 RIVISTA POPOLARE DI POUTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALl di rilevare la parte del Gide consacrala ai rapporti tra cooperazione o collcllivismo. Si sa che lo scrillore francese nou è un collellivisla, ma egli ciò non ostante in queste conferenze non parte in guerra. contro il collettivismo; invece molle in evidenza i punti di contatto esistenti tr11 collellivisrno e coope1·azione. È notevole che egli abbia insistilo sulla parte ch'è comune ai socialisti ed ai cooperalivisli nell'epoca in cui i primi più aspramente combattevano la coo!)crazione specialmente in F1·ancia. Il Gidc ricordava loro che potevano percorrere molla strada insieme e pe1· un certo tempo salvo a separarsi più tardi pet· volgersi gli uni a destra gli altri a sinistra. Il socialismo e il cooperativismo sono anche, soggiungeva, due fratelli di origine nel senso che essi hanno avuto lulli e due gli stessi padri: Roberto Owen in Ioghilte!'ra, Charles Fourier in Francia. Da loro discendono Benoil Malon e Cesare de Pape i quali lealmente ed espressamente el'ano ad un tempo colleltivisli e cooperalivisli. Agli impazienti che disprezzavano il bene prossimo che si poteva conseguire con la cooperazione in vista dell'ipoleLico e remoto collellivismo, il nost!'o autore oppol'Lunamente ricordava queste parole di uno dei padri del nichilismo, Alessandro Herzen: « Quand'anche la polvere facesse « saltare oggi questo vecchio mondo lo si vedrebbe ri- « nascere dalle sue ceneri, aihmè ! sempre borghese!> Questo diceva il Gide nel maggio del 1888, ed oggi e gli può bene rallegrarsi vedendo coronala dal successo la sua nobile propaganda. Infatti i colleLLivisli sedotti dall'esempio del Belgio, quasi daperlullo fanno buon viso, anche conLro il parere dei loro caporioni, alle idee propugnale dall'eloquente professore di Montpcllicr; essi oggi non sono più avversari, ma fautori della coope1·azione. È lanlo di guadagnalo per la buona causa e pel miglioramento possibile e prossimo delle classi lavoratrici. Cooperativismo e statismo. - Coslrelli a lasciare i due apologisti della cooperazione che c'inspirano lanla simpatia, noi vogliamo conchiudere con una pagina del Bancel. « Quale sarà l'avvenire del cooperativismo? egli do- " manda - Sarebbe assai audace colui che osasse « p1·edirlo. La scuola della Solidarietà ha riunito in que- " sti ultimi anni le adesioni più brillanti e più clamorose « Lra i filosofi, i sociologi e gli economisti. « La stampa cooperativa è considerevole e i 1·appre- " sentanli dell'idea si dànno ad una grande propaganda " nel mondo intero. Naturalmente ciascuno di essi ha « portato nella quistione il suo punto di vista particola- << re, le sue idee personali. Tutti hanno aderito al coo- ., peralivismo per cause di molto diverse, ma in gene- « raie un grande spirito di liberalismo le penetra. « Un movimento popolare i!)conlestabile ed inconte- « slalo spinge il prolelal'Ìato nella via statista. Questo << movimento politico sin qui non ha dato presso a poco « che delle semplici promesse e non sembra imbevuto « del soffio libertario che soltanto fonda delle istituzioni « durevoli. « Il movimento cooperativo ha mantenuto sin qui più « di quello che egli non aveva promesso, perchè i coo- ,, peralori non promellono personalmente nulla all'indi- « viduo, al quale essi consigliano, al contrario, di fare « qualche cosa da sè stesso. « Noi non dobbiamo pronunciarci sulla SOl'Le futura « dello stalismo o del cooperativismo. Gli avvenimenti << spesso fanno mentire i profeti. Noi lasciamo dunque « ad altri la cura· di pronunziarsi sulla quistione. « Il cooperalismo e lo slalismo mirano alla solidarietà « Lo stalismo vuole dirigere la società verso la solida- « rielà B11cheper mezzo dell'auto1·ìlà. Il coopcralismo « vuole condurla alla solidarietà pe1·mezzo della libertà. « Agli interessali la decisione!> DIUN UOVLIOBRDOESLERSGUI GALRI II (l) Quando lo studio <lei sanst.:rito e del lo 7,e11Llo portò alla comparazione tra questi linguaggi e quelli euro1}ei ed alla scoperta dei rapporti tra essi tutti, si venne stabilendo dai glottologi una grande famiglia linguistica detta indo-Eurnpea od anche, per tenersi alla favola dei libri indiani, aria. E da allora gli storici immaginarono ondate di popoli arii che partendo dall' Indu-Kush, loro patria, si distesero da un lato fino ali' India e dall'altro a tutta l'Europa, apportatrici di civiltà. Tat:eio di altra iµotesi più recente, e sostenuta principalmente da tedeschi, secondo la quale gli A.rii primitivi sarebbero stati invece i biondi del nord d'Europa, i quali avrebbero se~uita la strada opposta cioè dal nord al sud ed all'est fino all'Indu-Kush e quindi all'India. Ma altro è il linguaggio ed altro la razza: popoli di razza differente posso110 aver assunta ·1a medesima lingua, e popoli della stessa razza I ingue diverse. Ed i detti tentati vi linguistici non fecero i conti coll'antropologia e coli' archeologia preistorica, le quali oggi entrano in campo vittoriose con una ricostruzione affatto nuova. Campione di queste nuove vedute è il Sergi: per esso, come da precedenti sue pubblicazioni, l'Europa venne primariamente popolata da una razza dolicocefala costituitasi in Africa, e che dalla Somalia si distese nella valle del Nilo, poi attorno a.I l\Jediterraneo ed infine anche nell'Europa settentrionale. Più tardi, e cioè sulla fine del neolitico, e più nell'età. del bronzo, vennero òall' Asia le orde d'una razza brachicefala, che importarono il rito della cremazione ed imposero ali' Europa le lingue arie; solo i. Baschi conservarono una lingua primitiva, affine alle libiche ed agli antichi etrusco, pelasgico, egizio. Le civiltà.egizia, pelasgica,etrusca appunto, come quelle mesopotamica, fenicia, micenica apparterrebbero alla stirpe dolicocefala; e la venuta «lei brachicefali (Arii) produsse un arresto di questa civiltà mediterranea, che riprese più tardi il suo corso colla Grecia e con Roma. Nel suo nuovo libro il Sergi va alla ricerca degli A.rii in Asia, e trova in questi A.rii genuini (della Persia, dell'India e del Sud dell'Indu-Kuslt) gli stessi. caratteri antropologici dei l\lediterranei. Ed allora egli si fa questa domanda: se gli A.rii d'Asia sono dolicocefali, come va che gli Arii (l) G. SEnGi: Gli Arii in Eu1'opa e in Asia. - Torino. 1903. - Fratelli Bocca, Editori. - PrezzoL. 2.
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