... r: RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 403 tà umana, perciò bisogna r1ualche altra distim.ione: 1·iserha il titolo di cooperazione a <1uella del senso ordinario etimologico che si esercita pe1· la via capilttlisLa o statista, per mezzo della coercizione; il coope,·alismo invece s'ispira alla libertà d'ogni individuo e 11011s'indiriua che all'iniziativa privala pc1· agire non in vis La del pl'OfìLLodi un solo, ma in vista del profitto colleUivo; non per la concorrenza e la lolla per la vita, ma per couseguire l'unione; non a be11efìcio dei p1·oprie tari e dei commercianti, ma in rruello dei consumatori e dei prod11tto1·i associati (1). «.:1·it.ica della pt•c,..cnte organizzazione sociale. - Dei due scrittori, il Gide è un economista eterodosso dalle la1·ghe vedute; il Banccl è piuttosto un ana1·coide. lnta11to è il primo che si preudc la cura di rendere più salda la base della coope1·azionc facendo la critica della Ol'gauizzazionc economica-socia.lo vigente e della scien- :t.a che la rapp1·e:se11ta: l'economia politica ortodossa. Due p1·i11cipiiinformano e dirigono la presente socie, tà, dico l'illusL1·e Profc,so,·e di Montpcllicr: quello della libcrlù clcl lcworo e l'altro della lotta pe1· vita. Accolla il primo e respinge vigo1·osa111enle il secondo prendendo anche di fronte il libro di Yvcs Guyot: La morale dc la con,.;w'1·encc, in cui p1·etende dimosL,·ai-e che la conco1Tcnza produce 11011solo, il progres~o economico, ma anche il p1·ogresso mo1·ale. Gidc co11Lradicc fie1·11mcnLc coloro che vedouo ncll'atLiviLit co111111ercia e ed i11dustriale il dcside1·io di rendere sc1·vi:t.io altrui, mentre, iuvecc, essa 11011mi1·a che ad assicurare il pl'olillo individuale e riesce all'apoteosi dell'egoismo; e sono egoistici e dannosi alla società umana lauto i Grandi maga,.zi11i che vanno assorbendo i mcdi co111111c1·cia11ti, quanto i piccoli co1n111crcianti che :si fanno lra 101·0 una 0ucr1·a spietata riuscendo ad csse1·e dcgl'i11Lcr111ediari i11uLili t1·a produtLo1·ie consumalo1·i. I.a co11corrcnza lc11La anche co11da11nal'ia collo parole di •1ucll'llcrbcrl Spence1· che co11 Darwi11 l'u l'i11vc11LOl'C dello i;truggle Ji,,· /ife ed uno dei 111acst1·i della scuola i11dividuali::;Lica. È il éi•·andc lilosol'o inglese, i11ftttLi,eh.! dichiara il regime eco110111icoattuale 11011esse,·c che un rcgi111c L1·ansilo1·io, una fase <lcll'11,dusL1·ialisn10bellicoso. Sollo l'aspeLlo della 01·ga11izzazir,ne pc1· la vc11dila che più da vicino si conuclle alla coopc1·a,.i1ml', il Gidc giuslalllente 11011vede che tre soluzio11i possibili: 1° la solur.ione capitali;;ta: il µ-rande magazzi110; 2• la soluzione ,r•cialista: il magazzi110 municipale; :l' la solur.ione e ,operativa: la sociclu cli consumo. i\ Ila cooperar.ione il Gide ce1·ca da1·e sc•mpre pit'l salde IJasi coml,aUcndo a•1cltc gli cconornisti co111cLe1·oy-Boaulicu che ltan110 fallo l'apologia del salariah proclaman- <lolo un modo no1·malc e dcfi11itivo, la fwllla pc,· eccellcn;a del conL,·aLlo libe1·0, uni1 tibcra;ione. Egli 11011nega cito il :sala1·iato possa esse1·0 stato u11p1·ogresso nl·I passalo; ma oggi è uno stato relativamente inf'c1·iorc che sarà condau11ato alla sua voll11 dalla 1ncdesima legge del p1·ogresso per l'a1· posto ad uno slaLo superiore, l'as- ;;>Jcia..:ionc, o ad altro stato anco1·a innominato le cui forme si delinee1·a11no 11cll'avvcnire. La i11feriorilà atLualc (I) li Bancel si occupa separatamente di ciascuna delle forme cooperative, datdo molte notiz'e storiche e nati statistici che arrivano sino al giorno del la pubblicazione del libro. Le formecoope,·ative diverse le classifica in otto categorie genPrali : 1. Le associazioni cooperative cli consumo; 2. Le associazioni cooperative cli consumo e cli produzione; :3. Le as ociazionicooperali«• clipro• duzione; -I. Le associazioni cooperative di lnvol'O; 5. Le associazioni cooperative ,li costruzione; (j, Le associazioni cooperative cli credilo: 7. La partecipazione ai benefizi: 8. La partecipazione ai benefici, la produzione e il consumo combinati. del salariaLo ritiene poi che sia non solame11le economico ma anche morale. L'organizzazione economica attuale e la sua scienza economica sferza a sangue in quanto l'una non mira e l'altra non glorifica che la produzione a scopo individuale egoistico, mentre per lui ha maggi,Jrc importanza la ripa1-tizione dei prodotti e il loro consumo. Qui l'aulol'e esage1·a per reazione; ma l'esagerazioue, di cui si risente la definizione, è nobile e generosa . La critica dell'organizzazione attuale, infine, l'accenna assai bene intrattenendosi delle Società per A ..ioni clte p0Lrcbbe1·0 essere confuse con una fo1·ma di cooperazione ccondo il suo significalo etimologico, come bene avve1·Lc il Bancel. « Queste forme di associazione o « parLicolarmenle le grandi società per azioni che len- « dano ad assorbire a poco a poco Lullo il dominio della « produzione, osserva il Gide, non possono essere con- « siderale che come forme imperfettissime o transitorie « dell'associalione. Capitalisti e lavo1·atori sono associa- « ti in queste Società per Azioni, ma in una forma eho « ne costituisce la vera negazione. Lavorare per conto « altrui non equivale ad esservi associato. Fra gli azio- « nisLi e i lavora lori non c'è alcuna affinità naturale, ma « antagonismo; gli uni si lamenLa110 di ogni elevazione « del salario che diminuisce i divider,di; gli altri si la- « mc11La110d'ogni distribuzione di dividendi cito diminuì- « scc di alLl'etLa11toi lol'O salari. Gli uni lavorano in u11a « i11Lrap1·esa di cui non 1·accolgono i !'rulli, gli altri 1·ac- « colgono i frulli d'un intrapresa nella quale da una par- « Le s: po1-tano le bo1·se e dall'altra i rancori, ma nella « quale nessuno poi la 1; proprio •!U0l'e, lnolLrc, l'associa « zionc ve1·a manca l1·a i lavoratori come manca de- "' Lutto Lra gli aiionisli. Tra questi ultimi manca la so- « lid81'ictà giu1·idica e manca la solidarietà di l'alto, per- « .:hè spesso essi 11011si conoscono nemmc110 lra loro: « sovente essi 11011"0nosco110 nemmeno l'inl1·ap1·csa alh1 "'quale si dico:10 associali! T1·a gli azionisti delle miniere « d'Anzin, la maggio,· parlo non ha visto mai le rninie- « 1·e, co111c l'l 111aggior pule dei 400 mila é\Zio11isli della « Co111pagnia dùl Panama, non saprebbero dil'C nemme- « 110 se Panama sia in Asia o in Arne1·ica ! Accol'dare « a queste unioni il nome di associar.ioni, è una vera « p1·0I'anazione ». Tutto sommalo Gide dà l'imagiuc fedele dcll'ordi11e di cose attuale in uua potenza di p1·oduzionc enorme, ma che non essendo messa al suo vero posto, cioè al servizio esclusivo del consumo, 11011lavora che in un modo disordinalo con cui, pe1· una terribile contradir.ionc, la polen:t.a lessa della p1·oduzione finisce per riuscire all'arresto di ogni produ;,.ione. " C'è una scuola che s'i11LiLola « anarchica! Essa è ben difficile se in fallo di ana1·chia « 11011::;i conlcnLa dell'ordine delle cose esistenti». Il uosL1·0 autore ben vede nei Tnists, nei Sindacati, nei Jlings, nei r;astctli, un mezzo per arrcsLa1·e o diminuil'e l'anarchia; llla disgraziatamente i vantaggi di Lali istituzioni rimarranno a beneficio dei pochi azionisti con g1·ave danno dei consumatori e del corpo sociale. L'ordine aLLuale di cose per Gide non essendo sufficienlelllenle confol'me né alla giustizia né alla 1·agione 11011si deve acceltal'lo come definitivo; ed è perciò che egli spera e preconizza l'avvento della repubblica cooperatiL•a. Cooperazione e collettivismo. - Se la tirannia dello spazio non c'imponesse dei limiti inesorabili noi riassume1·emmo tutto ciò che il Gide e il Bancel hanno esposlo sui benefici della cooperazione e contro gli avversari della medesima; ma non possiamo fare a meno
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